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ATP Barcellona 2019: Dominador, Thiem è il numero 2 della terra battuta

Non ha vinto Nadal. E questo è già una notizia. Per la prima volta un giocatore perde in un campo che porta il suo nome. Dettaglio di poco conto, considerando che prima o poi doveva succedere, ma è quando succede qualcosa che non doveva succedere si pongono delle domande: alcune hanno una risposta, altri semplicemente no.

Nadal ha collezionato 2 sconfitte in questa stagione sulla terra battuta che hanno 2 facce completamente diverse. Da una parte la batosta contro Fognini a Monte Carlo e dall’altra la sconfitta in semifinale qui a Barcellona contro Thiem. Quello visto nel sabato del Principato è stato un Nadal troppo brutto per essere vero ed è lo stesso spagnolo ad ammetterlo. Inutile tirare fuori delle dietrologie senza senso e delle giustificazioni che di certo non cambiano il risultato del campo. Il King of the Clay sa come funziona il tennis e non ha motivo di sproloquiare su una partita che non aggiunge niente alla sua legacy illegale e irreale sul rosso. Rafa, da grande conoscitore non solo di tennis ma dello sport in generale; non è un caso che guardi di notte le dirette del PGA Tour su Golf Channel, soprattutto quando gioca Tiger Wood, ha criticato molto il suo gioco espresso in quel di Monte Carlo. Essere critici contro sé stessi è un buon trampolino di lancio per una crescita, sia mentale che sportiva. Rafa lo è stato sempre, ed era qui a Barcellona che si doveva riscattare. Non l’ha fatto. Non ha portato a casa la coppa, però almeno ha portato a casa la faccia.

Già nella partita contro Leo Mayer si erano viste le crepe di un gioco lontano anni luce dal suo prime. E su questo non c’erano dubbi, visto che nel suo peak, durato anche parecchi anni su clay non la faceva vedere a nessuno, compresi aspiranti GOAT o presunti tali. È anche lontano dal grande tennis espresso lo scorso anno sulla terra battuta. Non deluxe, ma sufficiente a collezionare titoli come solo lui ha saputo fare, almeno nell’era Open. L’anno scorso stavano qui a parlare di un Nadal che collezionava set vinti consecutivamente su clay, superando il record su carpet di McEnroe che neanche il buon John si ricordava di avere. In Catalogna aveva piallato tutti, soprattutto l’avversario della finale, il giovane in grande ascesa, Stefanos Tsitsipas. Però questa è un’altra pagina della carriera di Rafa. Contro Mayer si vince, ma non si convince. L’importante era portare a casa la pelle, anche per non intaccare il NON record quale giocatore mai sconfitto 2 volte consecutivamente su una superficie.

Al terzo turno c’è l’amico di tante battaglie, il grande scudiero che ha permesso alla Spagna di fare la voce grossa nel primo decennio del nuovo millennio nella Coppa Davis, tanto da diventare noiosa e poi non partecipante ad una competizione che avrebbero vinto a mani basse. Ferru è al penultimo torneo della sua carriera. Quella che si vede nella Pista Rafa Nadal però è una partita seria. Una partita in cui Ferrer dà sempre tutto se stesso, come ha sempre fatto nella sua invidiabile carriera dove è mancato l’acuto però ben sostituito da una continuità al massimi livelli che appartiene solo alla leggende di questo sport. La partita vera però si ingarbuglia su se stessa per colpa di una pioggia-non pioggia che interrompe continuamente il gioco, anche se non è così fitta da stopparlo definitivamente. Tra una pausetta e l’altra si gioca ed è Nadal ad avere la meglio. Per la 26a volta un giocatore viene sconfitto dallo stesso avversario. Solo lo stesso Nadal ha subito più sconfitte dallo stesso giocatore: 28 da Djokovic.

Struff riesce a battere Tsitsipas, così nei quarti di finale non si ripete l’ultimo atto della scorsa edizione. Il tedesco ha poco da chiedere al suo tennis per poter stare davanti a Nadal, seppur mezzo zoppicante. Finalmente Rafa riesce ad alzare il livello. È un piccolo passo verso l’alto, però già è sintomatico di una condizione che sta crescendo, ma sempre bloccata da una preparazione che si porta dietro l’incognita infortunio che, a seconda di come tira il vento, può essere un buon riposo per preparare la parte di stagione che più conta, oppure un grande remore ad un tennis che è sempre basato sul fisico e sulla precisione dei movimenti che col tempo si fanno sempre meno automatici e sincronizzati. Struff è battuto, e l’ultimo punto è il sigillo che ti permette di stare nella hit parade dei più bei colpi dell’anno.

Si incrementa la collezione di piazzamenti su clay da parte di Nadal che si colloca dietro solo a Vilas e Orantes. 2 tennisti che hanno fatto della terra battuta il loro habitat naturale collezionando piccoli gioielli che, per numero e non preziosità, non saranno forse mai più eguagliati. I 2 terraioli doc si trovavano a giocare in un circuito con molti più tornei di adesso, e questo lo sanno tutti, ma soprattutto con più terra battuta di adesso, e questo lo sanno in pochi. Non è un caso che i 2 abbiano vinto gli US Open sul’har-tru, il fratello minore della terra rossa. Non avrebbero mai vinto a New York su erba o cemento, eppure la storia per 3 anni stava andando in una certa direzione.

C’è la semifinale e la musica cambia. Che si tratti di Monte Carlo, Roma, Madrid o il meno importante Barcellona, avere nel 2 su 3 Domenico dall’altra parte della rete non è un buon presagio. Parigi è su un altro pianeta, e il 3 su 5 produce una gravitazione che solo il mancino delle Baleari sa contrastare, portandosi dietro tutto quello che lo circonda, anche a qualche anno luce di distanza. Però sulla distanza breve Thiem sa come giocarsela contro Nadal. Ne abbiamo la prova provata, documenta e certificata a: Madrid 2018, Rom 2017 e…Buenos Aires 2016, ma quest’ultima conta poco. Se Thiem gioca a tutta riesce con la pesantezza dei suoi colpi a contrastare il gioco laborioso dello spagnolo che si vede tagliate le gambe ben prima di poter affondare l’acceleratore. È ciò che succede questa volta, la 4a volta. Nel mezzo ci sono anche altre vittorie del mancino di Manacor, però queste non fanno notizia. Il 6-2 6-0, per esempio, a Monte Carlo dello scorso anno è solo una stat poco mainstream. Anche questa volta Dominic riesce a giocare il suo miglior tennis sulla terra battuta e si riscatta da un piccolo appannamento seguito allo straordinario quanto inaspettato successo ad indian Wells. La semifinale è una bella partita, però Nadal non riesce a sfondare. Per l’8a volta non riesce a breakkare il suo avversario sul clay, e fino alla fine non si era mai procurato nessuna palla break (a fine partita saranno 3).

Rafa è contento di questa partita. Se lo dice lui. I suoi tifosi sono un po’ sfiduciati. Era diventato, anzi, ridiventato troppo scontato vederlo vincere a mani bassi sul rosso. Nadal non può sempre fare i miracoli. Si sta ripetendo quella che era accaduto nel 2014 prima e poi, ancora più terribilmente, nel 2015. Facendo un po’ di conti è la prima volta dal 2004 che il numero 2 del mondo arriva a maggio senza titoli in bacheca. Nel 2014 fu un vero calvario perdere contro Ferrer a Monte Carlo e poi contro Almagro a Barcellona. Si pensava che non dovesse più vincere. Però allora c’era un Djokovic stellare. Fu la vittoria tirata per i capelli a Madrid a far girare la stagione, che lo portò ad essere ancora trionfante a Parigi, in una finale che tutti o quasi davano per scontato cambio della guardia. Però c’è il 2015. In cui portò a casa il torneo dell’amicizia di Buenos Aires, vincendo solo 4 partite, tutte contro argentini. Poi…buio totale, compresa la sconfitta, annunciata ma sempre dolorosa, ai quarti di Parigi. Il dubbio ad oggi è questo: sarà un 2014 o un 2015? Alcuni marrani sanno per quale anno tifare, altri sperano che ci sia una via di mezzo, che poi sarebbe Paris e basta, altri vogliono tutti. Impossibile dire quello che accadrà. Comunque vada Nadal sarà sempre il protagonista del rosso. E ad oggi sono 14 anni di Top 10, mai lasciata. Federer verrà superato, anche questa è una notizia.

Si è parlato troppo di Nadal. Troppo perché è lui il centro di gravità, ma il vincitore è un altro. È Dominic Thiem. L’austriaco ha messo a referto una settimana eccezionale riuscendo a vincere il torneo senza perdere un set. È la terza volta che gli capita dopo Rio 2017 e Buenos Aires 2018, ma questo conta di più. Se nessuno se ne fosse accorto è il numero 2 della terra battuta della generazione che parte da Nadal teenager e finisce con Nadal 30enne. A 25.64 anni è quello che ha collezionato più semifinali sulla terra battuta proprio dai tempi di Rafa che viaggia su altro pianeta. Neanche i Djokovic e i Federer del recente passato sono riusciti ad essere così presenti nelle fasi finali dei tornei su clay alla stessa età. Attenzione, stiamo parlando di piazzamenti, e non di coppe, troppe spesso rubate rapacemente dal cannibale del rosso. Sopra Thiem ci sono solo terraioli della vecchia generazione, quella pre-Nadal.

 L’unica partita di un certo spessore di Dominator è la semifinale. La finale è una non partita contro un Medvedev in versione vittima sacrificale e, forse, infortunato, che si becca un bagel nel secondo set.

Per Thiem sono 9 i titoli sulla terra battuta. Solo Almagro ha fatto tanto nell’era geologica chiamata Nadalozoica. Scommettiamo che presto Nicolas Almagro verrà superato, anzi forse già lo è stato, non avendo mai raggiunto la finale al Roland Garros, che pesa nel giudizio complessivo e nel confronto tra carriere o porzioni di carriere dello stesso livello.

Si comincia a delineare la griglia di partenza dello Slam parigino. A parte Nadal che è si auto-proclama incognita e favorito allo stesso tempo, sembra proprio Thiem il candidato numero 2 a vincere lo Slam più duro dell’anno. Non può sempre vincere Rafa. 11 volte (forse) bastano. Djokovic si trova sospeso in un limbo che lo vede focalizzato sullo Chatrier, e solo quello, però in un periodo di magra che dura dal post-Melbourne. Rimane solo da vedere quello che farà Federer. Da troppo tempo lontano dal rosso e per questo motivo abbondantemente pre-giustificato per quello che farà nel concreto. Se farà male sarà tutto normale, se farà bene sarà osannato, se fa il botto…puntini di sospensione.

Continua la stagione sul rosso con 2 torneini, prima della magica doppietta Madrid-Roma. Poi settimana di riflessione e dritto nella storia. Tutti a Paris!