ATP Buenos Aires, Rotterdam, Memphis: Thiem succede a Nadal, Klizan padrone in Olanda, Nishi le suona a tutti
Si è chiuso ieri un super weekend di tennis che ha dato molti spunti di riflessione nonostante non si fosse giocato nessun top tournament e i primi 4 del ranking erano rimasti a casa per motivi differenti. Buenos Aires ci consegna un bel risultato in ottima futuro con la vittoria di Thiem ma, ahimè, evidenzia un Nadal ormai completamente fuori da qualsiasi condizione che gli si potesse pronosticare a inizio anno. Il modesto torneo di Memphis con un field molto scadente incorona l’Elvis The Pelvis del sol levante Nishikori per la 4a volta consecutiva. Rotterdam, torneo sulla carta migliore della settimana, ha visto la vittoria dello slovacco Martin Klizan. In campo femminile registriamo la splendida vittoria di Roberta Vinci a San Pietroburgo, primo Premier vinto in carriera, e il 49° titolo in carriera della 35enne Venus Williams.
ATP Buenos Aires
Il torneo di Buenos Aires, Baires per gli amici, quest’anno ha avuto un grande successo da tanti punti di vista. il centrale è stato dedicato al grande Guillermo Vilas sicuramente il migliore tennista argentino della storia, plurivincitore del torneo della capitale albiceleste. Alla cerimonia erano presenti tutti i grandi argentini della storia, tra tutti spiccavano Guillermo Coria e Gaston Gaudio per quanto riguarda gli uomini, e per il gentil sesso una splendida e sempre in forma Gabriela Sabatini è stata la protagonista al femminile sugli spalti della manifestazione. Sarà banale dirlo, ma nell’emisfero australe è piena estate e le temperature di Baires un po’ ci fanno invidia per il caldo con oltre 30° C, ma ci ricordano che poi non è così bello quando c’è un’umidità eccessiva che fa sudare più del necessario. Tutte queste condizioni sembrano l’ideale per Rafael Nadal che sta vivendo un periodo terribile della sua carriera che magari in questo torneo voleva trovare un piccolo riscatto dopo la cocente sconfitta al primo turno patita agli Australian Open, invece il “Guillermo Vilas” si è trasformato nella sua casa degli orrori. Come attenuante per un imputato sicuramente colpevole possiamo dire che l’anno scorso aveva avuto un tabellone molto semplice con 4 turni in cui aveva incontrato tutti giocatori argentini, nell’ordine: Arguello, Delbonis, Berlocq e Monaco in finale, quindi 4 partite semplici, invece quest’anno ha dovuto affrontare avversari più tosti e al primo top 20 incontrato sulla sua strada è crollato. Per la cronaca l’anno scorso ha affrontato giocatori con il seguente ranking: 146, 59, 74 e 60. No great opponents. Come già accennato quest’anno il tabellone è stato rimpinguato da presenze eccellenti per essere un 250 sulla terra battuta con di David Ferrer tds 2, Tsonga, Isner e il vincitore.
Il mattatore del torneo è stato Dominic Thiem, austriaco classe 1993. Tennista particolarmente adatto a giocare sulla terra, anche se non ricorda tanto i cosiddetti terraioli, alla Moya o Ferrero, ma che col rovescio ad una mano è sempre più simile ad un Kuerten (sigh!). Grande è stata la sua dimostrazione di forza mostrata contro Nadal a cui è riuscito ad annullare un match point con un dritto sulla riga che poteva essergli fatale. Oltre all’ottima prova col maiorchino, c’è stata l’ulteriore confema contro Nicolas Almagro, precipitato in classifica, ma che sappiamo benissimo essere un buon giocatore con un gran servizio e come Thiem, rovescio ad una mano. Date le caratteristiche comuni, la finale sembra un gioco specchio contro specchio, con la differenza che Nicolas presenta una prima e seconda molto più pesanti dell’avversario, di contro Dominic sembra muoversi meglio in campo data anche la sua freschezza atletica. La partita si gioca sul filo di lana e a fare la differenza sono i 2 tie-break vinti da Thiem nel primo e nel terzo set che gli consegnano il 4° torneo in carriera, dopo: Nizza 2015, Umago 2015 e Gstaad 2015.
ATP Rotterdam
L’ATP 500 di Rotterdam è passato alla cronaca più per le defezioni eccellenti che per i risultati che nonostante tutto ci sono stati e danno diversi punti di riflessione. La più grave mancanza è stata quella di Roger Federer, operato al menisco dopo la semifinale persa contro Djokovic agli Australian Open. Lasciano un po’ perplessi le dinamiche dell’accaduto, ma molto spesso il marketing impone una certa omertà per non far perdere quattrini agli organizzatori dei tornei. L’operazione era ignota agli spettatori di Rotterdam, così come sembra utopistico farsi vedere da quelli che hanno comprato i biglietti di Indian Wells, top tournament che sembra essere un miraggio per chi deve recuperare da un’operazione del genere, visto che la degenza minima va dalle 4 alle 6 settimane. Oltre a Roger non si è presentato il defending champion Stan Wawrinka e all’ultimo istante anche la tds 1 Gasquet è stato costretto a dare forfait. Così nel seeding non c’è nessun top 10, il primo è Cilic numero 13 del mondo, ma comunque sia il torneo mantiene un grado di competitività di un 500 perché dietro a Cilic ci sono tanti top20; certo, non sarà il migliore 500 dell’anno, però questo non autorizza a dire che Rotterdam quest’anno doveva essere downcastato a 250.
Il vincitore è stato Martin Klizan, simpaticamente (ma non tanto), denominato il simbolo del male, che ha sconfitto in finale Gael Monfils. Il dato statistico un po’ inquietante che viene fuori da questa finale è che lo slovacco ha fino ad ora un rollino immacolato nelle finali ATP con 4 vittorie su 4 (San Pietroburgo 2012, Monaco di Baviera 2014, Casablanca 2015), dall’altro c’è un Gael che ha collezionato la 18a finale persa in carriera a fronte di soli 5 titoli conquistati. Non proprio un cecchino.
I tornei non obbligatori servono e devono dare spazio alle nuove leve per potersi esprimere e così acquistare fiducia e disputare ad armi pari le sfide contro i top player. Così dal torneo olandese emerge Alex Zverev, wildcard tedesca, che ha lanciato un impulso nel vuoto segnalando che i giovani, tanto spesso bistrattati, possono dire la loro. Di ottimo auspicio solo state le vittorie al primo turno contro il canadese Vasel Pospisil e soprattutto contro Gilles Simon, protagonista agli Australian Open nella sfida contro Djokovic finita al quinto set. Dopo la vittoria contro il transalpino, Sasha ha mostrato evidenti problemi fisici che poi si sono palesati nella sfida contro Monfils i cui colpi si sono dimostrati troppo pesanti per il giovane tedesco che ha retto nel primo parziale per poi spegnersi inesorabilmente nel secondo. Tra gli altri in Olanda emergono anche Bautista AGUT che sta disputando la sua migliore stagione fino a questo punto dell’anno, eliminato dal vincitore Klizan e la vittoria del giovane Chung contro Garcia Lopez.
ATP Memphis
Il torneo di Memphis che, chiamato con questa denominazione fittizia, dice poco quest’anno ha avuto un’involuzione molto brusca non degna del suo nome. Come dicevano “Torneo di Memphis” dice poco, ma se parliamo di US National Indoor Championships ecco che si apre un mondo e al mostro cervello arrivano degli insight che ci riportano alla luce tanti belle storie da raccontare. Il torneo indoor più importante della storia americana ha avuto un grande lustro in passato e annovera nel suo albo d’oro grandissimi tennisti e leggende che tutti conoscono come: Bill Tilden, Jean Borotra, Renè Lacoste, Pancho Segura, Jack Kramer, Pancho Gonzales, Stan Smith, Ilie Nastase, Jimmy Connors, Bjorn Borg, Stefan Edberg, Andre Agassi, Ivan Lendl, Pete Sampras e Steve Darcis (no, Steve Darcis, no). Questo perché in passato questo torneo era tra i primi posti nel mondo ed era riconducibile ai tornei che oggi chiamiamo Masters 1000. Con gli anni è passato da simil 1000 a 500 per poi essere un semplice 250. Però ci sono 250 e 250, quello di quest’anno ha avuto un field molto scarno con Nishikori a fare da tds numero 1 e dietro il vuoto con Steve Johnson, Donald Young e Sam Querrey a completare la prima parte del seeding, quella che ha avuto un bye al primo turno. Per Nishi Sushi non ci sono stati problemi a vincere il titolo, ma dalle acque del Mississippi è emersa una pertica di 193 cm chiamata Taylor Fritz. Il teenager statunitense sta bruciando le tappe per entrare nel grande tennis e grazie ad una wildcard ha potuto mostrare il suo valore nella città del King.
Grazie alla finale raggiunta costringe gli appassionati ad aprire il libro dei record per aggiornarlo. Solo Michael Chang a Wembley nel 1989 è stato il giocatore americano più giovane di lui ad arrivare in una finale in un torneo ATP. L’ex vincitore degli US Open junior è anche il più precoce dell’Era Open ad arrivare in finale: Connors e Roddick ci arrivarono al decimo tentativo, Agassi all’11° e Sampras al 34°.
Purtroppo per Fritz il suo sogno si è infranto contro la maggiore esperienza e solidità di Nishikori che ha saputo giocare meglio i punti importanti. Dal canto suo Fritz ha mostrato un power tennis molto veloce, ma è mancata la lucidità e la freddezza di non commettere tanti gratuiti che inevitabilmente hanno fatto pendere la bilancia dalla parte del giapponese al suo 4° titolo consecutivo a Memphis a cui è andata una riproduzione di una Gibson 335. Le suonerà a tutti? Staremo a vedere, intanto, parafrasando un famoso film è nata una stella di nome Taylor che ha il futuro dalla sua parte.