ATP Canada 2017: Alexander Magnus. A Montreal Zverev vince il suo 2° Masters 1000 della stagione
Sasha strikes again! Dopo il titolo di Roma Alex Zverev vince anche a Montreal ed entra definitivamente nel mondo dei grandi.
La partita
A Montreal va di scena il più classico degli scontri generazionali. Roger Federer, 36 anni appena compiuti, e Alexander Zverev, 20 anni. Già c’era stato uno scontro simile nel 2005 tra l’allora nastro nascente Rafael Nadal e il campione Andre Agassi ormai sul viale del tramonto. Allora vinse il giovane e qui sarà altrettanto. Federer vince il sorteggio e decide di ricevere. Fin dalle prime battute si capisce che per lo svizzero non sarà una passeggiata perché i colpi del tedesco semplicemente sono più potenti di tutti gli altri avversari che ha incontrato fino ad oggi. Ma ha tante frecce nella sua faretra e non sarà certo uno spilungone bombardiere a dargli fastidio, memori anche della finale no-contest giocata ad Halle. Nel primo game di battuta si fa subito ai vantaggi, ma il tedesco si tira subito d’impiccio prima con una palla che è dentro di qualche micron e poi chiude facile con una volèe. Zverev costringe Rogé a fare gli straordinari andato da una parte all’altra del campo e già nel 2° game si arriva a palla break che però Sasha non concretizza mettendo fuori il suo rovescio. Il campione di Roma tira delle badilate non indifferenti al servizio che gli procurano molti punti easy e lasciano sul posto Roger. La prima viaggia anche a 200 km orari e se si tiene questo ritmo è quasi impossibile brekkarlo, così come era stato al Foro Italico contro Novak Djokovic. 3° gioco en blanco e ancora Federer a servire. Non è preciso il 19 volte campione Slam e i suoi colpi sono deboli e si spengono spesso a rete. Si arriva presto al 30-40 e palla break che Zverev trasforma con un lucidissimo giuoco da fondo campo. 3-1 e 4-1 che viene da solo. Anche contro Ferrer Roger aveva iniziato male, ma David è un altro giocatore in confronto al giovane tedesco. Federer non è centrato neanche con la risposta oltre che con il servizio e tiene in campo anche poche risposte sulla seconda dell’avversario che arriva anche a 180 km orari. Tutto prosegue seguendo il servizio e non ci sono più sussulti. Bravo il numero 3 del mondo a chiamare a rete Sasha per fare il punto, ma oggi il suo giuoco a rete e il dropshot non sono proprio il massimo. 6-3 in mezz’ora di gioco e partita che sembra segnata.
La reazione che tanti attendevano arriva nel 2° set. Federer chiude il primo gioco a zero e mettere pressione. C’è una prima palla break e il pubblico si infiamma. Male con il rovescio, unforced e parità. Seconda palla break, niente, dritto ferale e ancora parità. C’è anche un terza palla break, ma il dropshot elvetico muore ancor prima di nascere. Ace, un altro ace e siamo sull’1-1. E’ l’ultimo treno svizzero questo, ma nessuno ancora lo sa. La patata bollente passa a Roger che deve ancora fronteggiare palla break. Non si fa scoraggiare, va all’attacco e annulla. Si vede che Roger soffre come un cane e la potenza dei suoi colpi è effimera; detta in altre parole: il dritto gli fa il solletico. Il 2-2 arriva veloce come un lampo, il 3-2 è più travagliato, ma è qui che si comincia ad intravvedere una rigidezza innaturale nei movimenti di Federer che potrebbero derivare da problemi alla schiena. Nel 7° gioco si chiude il sipario. C’è poco da dire: lo 0-40 è il manifesto di una partita a senso unico che alla vigilia pareva già assegnata all’altra parte. La prima palla break viene annullata, ma uno steccone da baseball consegna il break dirimente a Zverev. La partita finisce qui, con Roger remissivo che depone le armi, ma non si ritira. E’ la prima finale importante che perde quest’anno, e sicuramente sperava di giocarla meglio. Sasha alza le braccia al cielo. E’ il secondo titolo consecutivo per lui. Mette a segno la doppietta Washington-Montreal come Agassi nel 1995 e saluta le Next Gen Finals di Milano dicendo chiaramente: “Bravi, ma io che ci vengo a fare? A giocare contro nessuno?”
Il torneo
Le certezze matematiche della vigilia di questo torneo che arriva dopo 3 settimane narcolettiche e pericolosamente lunghe per i tennisti e soprattutto per i tifosi erano 2: Nadal sarebbe diventato numero 1 del mondo e Federer avrebbe vinto il torneo. Sberla intellettuale per tutti. La prima era molto più probabile ma c’è stata una gradita sorpresa ad impedirlo, di nome fa Denis, di cognome Shapovalov. E’ lui la stella più luminosa di questo torneo che ha regalato delle partite molto emozionanti e come sempre è Nadal il protagonista, soprattutto quando perde (brutta gatta da pelare questa). Per la prima volta da Roma 2014 Rafa partiva da testa di serie numero 1 e gli sarebbe bastato arrivare in semifinale per essere sul trono dell’ATP scalzando Murray ormai sicuro di perdere la corona dopo un 2017 scandaloso che fa da contro-altare ad un finale di 2016 spettacolare, il migliore post US Open dell’era Open. Per il campione spagnolo c’era Coric al primo turno, uno dei pochi che poteva vantarsi di avere gli H2H in positivo con el toro. La partita giocata l’anno scorso dal 15 volte campione Slam a Cincinnati contro Borna fu scandalosa: una prestazione da dimenticare, allora per ristabilire un equilibrio karmico meglio disintegrare il croato. Detto. Fatto. Il numero 2 del mondo non lascia scampo a Coric che esce con la coda tra le gambe e un sonoro 6-1 6-2. Nel frattempo sembra che tutti i pianeti si stiano allineando per il ritorno in vetta di Nadal. Shapovalov tira fuori una grande prestazione contro Del Potro ormai opaco e ombra di se stesso. Il 2017 doveva essere l’anno del suo ritorno, invece si sta rivelando l’ennesimo anno di fallimento, o almeno di delusione delle aspettative. Anche Goffin usciva contro il giovane Chung e il beniamino di casa Raonic dimostrava ancora una volta che non è pronto per ritornare ai suoi massimi livelli che gli permisero di arrivare in finale nientemeno che a Wimbledon. A batterlo è il Simon mancino Adrian Mannarino, di cui si sa poco se non che gioca come il suo connazionale nizzardo, quindi molta tattica e poca potenza, ma usa la sinistra invece della destra. Lo champagne dello Zio Toni era in frigo, ma tutti, compresi gli addetti ai lavori, avevano fatto i conti senza l’hostess. Dopo un primo set routine per Nadal Shapo è uscito di prepotenza dimostrando una grande attitudine per i palcoscenici che contano non lesinando qualità che in futuro lo faranno andare in alto. Ottimo servizio, servizio mancino che dà sempre fastidio, soprattutto quando lo mette in slice. Sembra di vedere qualche pennellata di McEnroe quando serve, ma John non aveva la racchetta in grafite, Denis sì, allora la sua potenza si amplifica enormemente. Il suo rovescio ad una mano è straordinario e lo tira con una potenza non indifferente. E’ a metà strada tra Gasquet e Wawrinka, ma forse siamo più vicini allo svizzero che al francese. Il dritto non è il massimo e soprattutto il giuoco a rete è da migliorare, ma c’è tempo, ha ancora 18 anni e in questo torneo batterà dei record assoluti come più giovane ad arrivare ai quarti di finale in un Masters 1000 e in semifinale. Qualcosa di impensabile alla vigilia dell’evento. Dicevano della partita. Dopo il primo set easy all’improvviso si rivede un Nadal 2015 style, che sul cemento fa sembrare tutti fenomeni, ma è lui a giocare male in primis. Non chiude i punti come dovrebbe e sopratutto si rilassa quando ancora il punto è vivo, convinto che questo sia ormai chiuso. Non è da lui e la paga cara. Shapo riequilibra la partita che si gioca sul filo di lana, si arriva al tiebreak decisivo ed è il più navigato campione a crollare. Nadal esce sconsolato. E’ una sconfitta grave questa, perché pregiudica il suo aggancio alla vetta e riporta indietro l’orologio là dove erano nati i suoi incubi che sembravano superati. Rafa è già a Cincinnati, ma l’impressione generale è che sul cemento non possa più affondare e che ci siamo molti più contendenti ad impensierirlo rispetto alla terra battuta dove ha dominato in lungo e in largo praticamente da solo.
Dopo questo splendido traguardo tutto il Canada era dietro a Shapovalov e il tabellone faceva sognare tutti i figli delle foglie d’acero. Mannarino era un avversario alla sua altezza ma lo ha fatto penare più del dovuto. Il primo set contro il francese è stato remissivo, quasi da appagamento, ma dal secondo in poi si è cambiata la musica e il canadese ha tirato fuori la grida, cappellino con visiera all’indietro, urlo ad ogni punto, ed ecco a voi Hewitt 2.0. In semifinale si è presentato Alex Zverev. I pronostici non potevano che essere per il tedesco, ma perché porre limiti ai sogni? Purtroppo lo spettacolo non è stato degno di questo palcoscenico. Brutti entrambi e partita che è andata al più forte. Grandissimo plauso a Denis però che da 144 del mondo balza alla posizione numero 67 e da qui in avanti potrà partecipare a tutti i tornei che contano senza l’obbligo di wildcard (anche se ovviamente l’iscrizione al torneo il cut off valgono anche per lui).
Ci scuserà Sasha se abbiamo parlato di Nadal e Shapo, ma nessuno si attendeva un suo exploit qui a Montreal, di conseguenza i riflettori non erano puntati su di lui. Dopo aver vinto il Citi Open ci si aspettava un rilassamento, ma così non è stato. Però non è stato tutto rose e fiori. Già la prima partita per lui è stata particolarmente ostica e addirittura ha dovuto annullare match point contro Gasquet ormai in profonda crisi di identità. Sorpassato lo scoglio transalpino si profilava all’orizzonte quello che potrebbe diventare un classico negli anni a venire: Zverev vs Kyrgios. Però Nick non è in condizione sia mentale che fisica, così l’epicità di questa “non ancora rivalità” si eclissa subito sotto i colpi facili da piazzare di Sasha e un australiano che incassa l’ennesima delusione stagionale. Ai quarti di finale per il futuro campione c’è un ritrovato Kevin Anderson che si sostituisce a Tsonga, anche lui palesemente alla canna del gas. La partita si risolve a favore del tedesco che pensava di non vincere sapendo che dall’altra parte c’era un Federer che scherzava i suoi avversari, ma ancora una volta lo sport non manca di stupire.
Favorito da un tabellone che sembrava studiato ad hoc per lui Federer sembrava lanciato verso l’ennesimo trionfo in un 2017 che per lui si sta rivelando un anno magico, ai livelli degli anni d’oro. Turno di riscaldamento per lui contro Roman, anzi no, Peter Polanski, wildcard canadese molto al di sotto del pari categoria Shapovalov. La sgambata è veloce e si chiude sotto l’ora (sono 116 le partite chiuse in meno di 60 minuti). “Nessuno batte Gerulaitis 17 volte di fila” disse il compianto Vitas all’indomani della vittoria su Connors al Masters del gennaio 1980 (stagione 1979) dopo che aveva interrotto una serie di 16 vittorie a 0 per il connazionale contro di lui. Anche Ferrer partita da un parziale netto di 16-0 e qualcuno ha tirato fuori questo aneddoto famoso per chi conosce la storia del tennis. Il Federer visto contro David è scandaloso. Molto lontano dalla sua condizione migliore di quest’anno palesata nei 2 Mastes 1000 americani di inizio stagione (lasciamo perdere i confronti con quello degli anni d’oro che sono effimeri solo a pensarci). Da buon pedalatore il valenciano ha fatto il suo facendo correre il suo avversario e mettendola sullo scambio lungo. Il primo set vinto sembrava un miracolo e infatti da lì a poco sarebbe cambiato il vento con Roger di nuovo ai posti di combattimento e Ferrer ancora ad incassare. La 17a arriva da lì a poco, ma il numero 3 del mondo non deve certo dormire sonni tranquilli, o forse sì, visto che il tabellone è più in discesa della Streif. AGUT non può e non deve essere considerato un avversario credibile. Vero è che a Miami ha fatto penare il campione svizzero, ma questa è un’altra storia. Non c’è partita e non ci sono quarti di finale. Facile 6-4 6-4 e punti che entrano nelle casse elvetiche senza faticare. Come se non bastasse la Streif diventa La Quebrada con un Robin Haase alla sua prima semifinale in un Masters 1000 in carriera e pronto a chiedere l’autografo al suo campione così come fecero gli avversari del Dream Team alle Olimpiadi del 1992. Partita senza storia, anzi Non-partita dove l’olandese ha solo il merito di portarla al tiebreak del secondo. Fine dei giochi. Dopo questo cammino tutti erano pronti a festeggiare l’aggancio a Lendl a quota 94, ma questo è senz’altro rimandato, non pregiudicato.
Scorrendo il tabellone vediamo qui è stato promosso o bocciato. Bocciato Rafael Nadal che manda in frantumi la facile possibilità di ridiventare numero 1 del mondo che però viene graziato dalla sconfitta di Federer in finale. Laurea honoris causa a Denis Shapovalov, records breaker a manetta e già proiettato verso traguardi fino a qualche settimana fa inimmaginabili. Male Del Potro e Coric, in profonda crisi. Bocciato con asterisco Goffin ancora non in condizione dopo il rientro dall’infortunio, così come il suo compagno di banco Milos Raonic. Rimandato Chung che butta fuori un desaparecido come Feliciano Lopez e Goffin, ma manca la prova del 9 contro Mannarino, promosso a pieni voti, anche se poteva fare di più. Non pervenuti i vari Dutra Silva (cui va riconosciuto il merito a posteriori di essere arrivato a match point contro Shapo). Fine. Bocciati i vari Gasquet e Kyrgios, incapaci di esprimere il loro potenziale. Male anche Tsonga che sta sotto di un gradino a SQN1 che si consegna a Kevin Anderson. Lorenzi vince il primo turno per qualche dollaro in più, ma perde poi con Nick. Male i vari Khach, Tiafoe e Carreno Busta. Non fa meglio Dimitrov che perde contro Haase cui va un voto molto ad di sopra della sufficienza. Bocciato Thiem che perde contro il brevilineo Schwartzman capace di arrivare fino ai quarti di finale. Dietro la lavagna Lucas Pouille, male, male, male. Non vanno meglio Paire e Young, solo Jared Donaldson fa meglio ma si porta il grande rimpianto di aver perso contro Diego e sul cemento. Nishikori ormai è fuori corso da qualche anno e la sua eliminazione nel secondo turno non fa notizia. Bene AGUT che arriva ai quarti, ma è inerme contro Rogé. Promosso anche un ritrovato Ferrer capace di battere Sock, bocciato, e che se l’è giocata con la sua bestia nera elvetica. Non pervenuti Johnson, Fabbiano, Edmund e Pospisil.
I record
- Zverev è il primo giocatore sotto i 21 anni a vincere 5 titoli in stagione dai tempi di Djokovic nel 2007
- E’ il primo non Fab-4 a vincere 2 Masters 1000 in una stagione dai tempi di Nalbandian nel 2007
- E’ il primo under 21 a vincere 2 Masters 1000 nella stessa stagione dai tempi di Djokovic nel 2007
Conclusione
Finalmente il macabro parallelo con il 2006 si è spezzato. Sembrava quasi grottesco e ilare questo gioco perverso dove tutto faceva presagire al ripetersi della stagione di 11 anni fa. Finalmente perché c’è aria nuova nel circuito e non si vede più un giocatore giocare male e vincere lo stesso i tornei, come se nulla fosse. Purtroppo questo torneo di Montreal è stato funestato da tante assenze. Non c’erano Murray, Djokovic, Wawrinka, Cilic, tutti top player e protagonisti di questa era tennistica. Il declassamento non esiste, ma di certo il field canadese non è stato il massimo che il tennis oggi possa offrire. Il favorito numero 1 ha perso contro il primo vero ostacolo che ha incontrato, dimostrando semplicisticamente che non puoi calare all’infinito e rimanere comunque a galla, prima o poi qualcuno da dietro arriva. Non è arrivato negli appuntamenti che contano, quelli che fanno la storia, ma da come si erano messi i numeri e le statistiche geriatriche questi 2 Masters 1000 sono una manna dal cielo per un circuito che cerca nuovi fenomeni, nuovi talenti da ammirare per il loro gioco prima che per i loro risultati. Salvifico è stato l’exploit di Shapovalov che a 18 ann ha dimostrato che si può essere competitivi ai massimi livelli come non capitava da più di tanti anni a questa parte. L’idea che i super-campioni di questa generazione siano immortali e comunque più forti dell’età comincia a vacillare e finalmente si vede la luce in fondo al tunnel. Tutto ciò crea inevitabilmente instabilità e l’instabilità non piace, è pericolosa, non dà sicurezze, ma è da questa che nasce il nuovo ordine. E’ sempre stato così e non sarà certo questa generazione capace di battere record su record a confutare una legge universale che trova riscontro in tutti gli ambiti del mondo che ci circonda.
Il copione di Federer dominante fuori dal rosso e Nadal solo sul rosso è ancora vivo. Non è un caso che Nadal non vinca più niente al di fuori della terra battuta e le sconfitte con Muller e Shapovalov non sono così clamorose. Rafa ha dato il massimo dove lui poteva e doveva vincere e questo scorcio di stagione non è a lui congeniale. Dal canto suo lo spagnolo non ammette che non potrà ritornare quello post-2007, ossia vincente in tutte le superfici, ma deve inchinarsi alla legge del tempo che impone a tutti di non essere competitivi là dove non lo siamo per natura. E’ successo a Federer sul rosso, sta succedendo a Rafa sul veloce. Rientra tutto nella normalità. Però fin che siamo in ballo, balliamo. Allora perché essere così pessimisti? Il numero 1 per il campione spagnolo alla luce del risultato di Montreal ridiventa vivo e anche se è quasi impossibile che vinca nel velocissimo cemento di Cincinnati perché non arrivare in finale, sperando magari in un passo falso del rivale svizzero? Già. E’ sempre Federer il centro del tennis. Lui è il tennis. La sua presenza in Ohio è in dubbio, sia perché nella finale in Canada ha palesato una condizione precaria, sia perché una sconfitta non fa mai bene al morale, e soprattutto ci sono gli US Open, vero grande e ultimo obiettivo della stagione. Sarebbe consigliata la cautela, ma lui è il tennis e saprà fare la scelta giusta. Non c’è tempo per riposarsi già oggi inizia il Masters di Cincinnati e si spera nella presenza della testa di serie numero 2 in un tabellone già pesantemente rimaneggiato per forfait abbondantemente preventivati alla vigilia dell’evento.
TML Cincinnati Challenge 2017
Un altro challenge ormai appuntamento fisso per i grandi eventi. La modalità di gioco segue quella già testata nelle precedenti edizioni.
Bisogna semplicemente scegliere il vincitore di una partita. Nel corso del torneo si dovrà scommettere su TUTTE le partite che avranno il seguente punteggio:
- 1 punto per una partita azzeccata del primo turno
- 1 per il secondo turno
- 2 per il terzo
- 4 per i quarti di finale
- 8 per le semifinali
- 16 per la finale
In questo modo si ha lo stesso punteggio massimo uguale turno per turno e si mantiene viva la sfida fino alla finale che è la partita che assegna il maggior numero di punti (16 come detto).
Per giocare basta inserire il proprio indirizzo email usato per Disqus (non servono password) nel modulo e selezionare il vincitore desiderato. A fine giornata verranno pubblicati tutti i risultati.
Potranno partecipare tutti, anche a torneo in corso, ma, come è facile immaginare, chi inizia a giocare tardi perde la possibilità di prendere punti fin da subito.
Le giocate si chiuderanno con l’inizio della giornata. La prima si chiude alle 17:00 italiane.
Il modulo per la prima giornata è il seguente.
https://docs.google.com/forms/d/1J7y4DdyNqjHnu5lkSMYJFDyhJGSvlWEM05NU0I3QYCU/edit