ATP Dubai 2019: 100%. Federer vince ancora e raggiunge il 100° titolo
Federer rispetta il pronostico e vince l’8° titolo a Dubai. È il 100°. Connors non è così lontano.
Il torneo
Difficile parlare di una vittoria così annunciata. Certamente raggiungere i 100 titoli ATP è un grande traguardo, ma oggi non si festeggia il 100° titolo, ma i 100 titoli di Federer. Inutile ribadire quanto già tutti sappiamo, ossia che i titoli di Connors, i famosi 109, hanno un peso inferiore a quelli vinti da Roger come ampiamente dimostrato qui, anche se la distanza non è così abissale come qualcuno, anzi molti, possono fare sembrare. È altrettanto inutile scomodare i vecchi campioni del passato che i 100 titoli non li hanno neanche visto passare. Ai vari Laver, Ritchie, Tilden, Rosewall, Wilding, Gonzales, Emerson non è mai stata preparata una festa ad hoc per il raggiungimento della 3a cifra. A dire il vero non si sa neanche oggi quale sia il 100° titolo di Laver, un discreto mestierante della racchetta che ha superato sicuramente la quota 200. I suoi tornei sono almeno 211. Però sono altri tempi, altro modo di vedere il tennis, altro modo di vedere il circuito. Chissà se anche Big Bill avrebbe desiderato una festa come quella allestita per Federer. Ma anche qui la domanda è sempre la stessa. Quale è il 100° titolo di Tilden? Non si sa. La storia del tennis purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, è così variopinta che è difficile pesare un numero di un’epoca rispetto allo stesso di un’epoca diversa. Connors tweetta come un pischello qualsiasi e si complimenta con Roger per il Triple Digit, consapevole, il volpone, che i suoi titoli sono molti di più dei 109 indicati dall’ATP. Sono almeno 147. Difficile andare a citofonare Jimbo e dirgli che almeno 38 tornei “non valgono niente”. Peggio dei Testimoni di Geova, ti risponderebbe con qualche improperio all’americana.
Chiuso questo piccolo excursus storiografico la luce fa il suo giro e illumina quello che più di ogni altro ha avuto l’attenzione del mondo intero. Federer è talmente determinante nel panorama mondiale che il suo essere o non essere è fondamentale, sia per i numeri, ma soprattutto per chi porta la pagnotta a casa grazie al tennis. Basta mettere il faccione dello svizzero sul manifesto del torneo per avere il tutto esaurito. Ecco perché gli organizzatori non hanno il minimo dubbio nel firmare l’assegno di 1 milione di ingaggio per Rogé. Il ritorno economico è senz’altro superiore. Lo sanno gli sceicchi che per loro sono spiccioli, ma perché buttare soldi inutilmente? Magari qualcuno vorrebbe vedere il 20 volte campione Slam giocare e basta, ma per chi sta sotto avere una ricompensa o non averla fa tutta la differenza del mondo.
È in questo clima che viene organizzato il torneo di Dubai che aveva visto già trionfare Federer 7 volte, e che in passato è stato di un livello eccelso tanto da sfiorare anche quelli della categoria superiore. L’edizione del 2012 è un super-torneo. Però purtroppo oggi il torneo degli Emirati ha perso tanto, soprattutto a causa di un Acapulco che ha percorso la strada tanto semplice ma altrettanto deleteria del passaggio dalla terra battuta al cemento. L’hard court attira molti più campioni, e non è un caso che le prime 3 tds del torneo messicano hanno un ranking superiore ai corrispettivi di Dubai, evenienza che in passato sarebbe stata impossibile da realizzarsi.
Gli organizzatori del torneo sperano in un tabellone semplice per la star del torneo, che, strano a dirsi, non è nemmeno la testa di serie numero 1. Questo onore spetta ad un incolpevole Kei Nishikori, arrivato qui senza nessuna pretesa. Federer è tds 2, che però oggi conta poco visto che le semifinali sono sorteggiate e non come una volta in cui c’era l’abbinamento 1-4, 2-3. Questo vuol dire che essere tds 1 o 2 è la stessa cosa. Tutti i migliori finiscono dalla parte di Sushi e per Federer è tutto in discesa fin dall’inizio. Nella parte alta ci sono Cilic, Monfils, Medvedev. Qui sotto il più pericoloso sembra essere Khachanov, anzi no, è Coric. Pericolosi per Federer?! *Sorrisino sardonico*- Nel primo turno però c’è la bestia nera di Roger, Mr. CTRL+C & CTRL+V, tale Philipp Kohlschreiber (rigorosamente copia/incollato). I precedenti parlano chiaro. Un bel 13-0 svizzero che però rimane sotto alle altre virgin streaks del campione svizzero. Ci sono anche i 17-0, come quelli contro Ferrer e Youzhny. L’inizio della partita è molto scialbo e Roger non è particolarmente in forma. All’improvviso Il Pittore si scorda dei precedenti e inizia a giocare. Ci vuole molto poco per mettere Roger in difficoltà e in questo modo, dopo la vittoria del primo parziale, Federer perde il secondo inaspettatamente. Nel terzo però il tedesco si ricorda che questo deve essere il torneo di Rogé ed esce dalla partita. Non si capisce l’atteggiamento di Philipp, però la superiorità dell’avversario è netta e non c’è nulla da fare. Siccome non vogliamo farci mancare nulla al secondo turno c’è Fernando Verdasco. Apriamo il primo sito del World Wide Web degli H2H che ci propone Google, a volte è quello ATP a volte Stevegtennis e vediamo…5-0. Non sarà il 13-0, però è quello 0 che non è così bello e rotondo come appariva una volta, soprattutto con le vecchie lire. Qui vuol dire che non ha vinto neanche una partita, ed è piuttosto grave, considerato che Nando ha appesi nel suo salotto gli scalpi di tanti campioni battuti in tutta la sua lunga e mai esplosa carriera. Nando è un copione e il copione è lo stesso nel match precedente. Male Federer, ma ancora vincente nonostante il set perso. Ancora il secondo. Nei quarti c’è Marton Fucsovics. Ancora una volta Federer non si esprime al meglio. La sensazione che emerge è che i colpi ci sono ancora e la tecnica non è mai venuta meno, solo che è venuta meno la precisione e soprattutto la cazzimma di giocare bene tutti i punti. Questa versione di Federer è una pallida brutta copia dei tempi migliori, ma basta e avanza per portare a casa i match. Questo perché dall’altra parte non ci sono contromosse sufficienti magari a tirare su un back che scivola via basso. Uno con questi skills ci sarebbe, ma è in vacanza a San Diego. Passa ancora la tds 2 e in semifinale c’è Borna Coric. Il croato ha avuto l’ardire di battere per 2 volte consecutive Federer. Ed è qui che arriva la svolta. Il Federer opaco e a tratti irriconoscibile setta tutti i parametri del suo DSP e cambia la musica. Basterebbe anche la metà di questo Roger per mandare a casa il numero 13 del mondo. Ma perché accontentarsi della metà se si può avere il doppio della metà? Roger pennella il campo e non ce n’è per nessuno. Il 6-2 è anche generoso nei confronti della tds 6 che nel primo parziale non ha capito granché. Lo stesso si ripete nell’altro parziale. Addirittura, è Borna a calare. Mette volèe facili a rete e si fa infilare come uno spiedino. Demolito. La streak di 2 sconfitte consecutive viene sistemata e ora si deve solo andare a prendere il titolo. Dall’altra parte della rete c’è Tsitsipas. “Ah, tu? Come mai qui? Chi ti ha invitato? Non ti bastava Marsiglia, bestia?”, “No, non mi bastava”, risponde l’ellenico, che gioca con una grande cattiveria ed è sempre concentrato sul punto. Fin troppo semplice ricordare il precedente di Melbourne, quello del cambio della guardia, quello di Wimbledon 2001 bis, di Sampras, Pippo, Pluto, bla, bla, bla… Fin da subito si capisce chi è il migliore monomane. Magari Zizzi supererà Federer nel numero degli Slam vincendo tanto a Parigi perché nel frattempo Nadal sarà diventato il campione del mondo della pesca, però oggi il vecchio Yoda le suona al giovane Luke Skywalker. I 17 anni di differenza non si sentono ed è il più anziano a giocare meglio, nonostante Zizzi sia molto volitivo. “Sono. Vecchio, sono. malato diventato, debole e vecchio. Quando 38 anni anni di età avrai, bello non sembrerai!”. Avrebbe voluto dire Federer, ma non ha avuto l’occasione. Bastano 2 break a set per andarselo a prendere.
È un titolo che vale poco. Roger aveva detto che per raggiungere Connors non avrebbe giocato “torneini”. Però lui li gioca e li vince. Anche se il peso dei tornei è un costante cruccio nella valutazione della carriera di un tennista, aggiungere un +1 non fa mai male, anche se il torneo vinto non è necessariamente uno Slam. È da Melboune 2018 che lo svizzero non aggiunge trofei pesanti nella sua bacheca (4 titoli minori da allora), però questo trofeo è importante più di altri. Questo trofeo ci dice che Federer può ancora gareggiare ad alti livelli, anche con i tennisti della nuova generazione, che dovrebbero essere più forti, almeno sulla carta. Nell’ultima finale con un così tanto differenziale di età, Sydney Indoor 1977, fu il giovane Connors a piallare il vecchissimo Rosewall. Anche se in quella tra il 43enne Gonzales e il giovanissimo Jimbo a Los Angeles nel 1971 fu Pancho il Piallatore, in quello che rimane l’ultimo trionfo in un grande torneo di un ultraquarantenne. Questa volta si è ripetuto Los Angeles 1971. E così come successo allora è sempre il più vecchio ad essere la star. Nel 1971 non c’era Internet e i Social, ma tutti volevano vedere questo straordinario campione, vecchio campione, giocare come aveva fatto in tutta la sua straordinaria, quanto irripetibile carriera. Oggi si cerca inesorabilmente Federer e non può mancare il tweet per celebrare questo traguardo storico. È lo stesso Roger che cinguetta e tutti gli stanno dietro e lo osannano, in questo Festival della Retorica, che c’è sempre a prescindere, figuriamoci per un record così rotondo, di cui anche i meno parlano.
Come già ribadito altre volte non ha senso che Federer punti ai 109, però questo potrebbe essere lo sprone per vederlo in altri tornei ed avere così una grande partecipazione di pubblico a prescindere dall’importanza intrinseca dell’evento stesso. In quest’epoca in cui i migliori sono i vecchi e tanti tornei che in passato erano ben frequentati vengono puntualmente disertati, è sempre bello vedere una massiccia partecipazione di pubblico. Magari un giorno apprezzeremo qualcuno che oggi appartiene a quella che l’ATP chiama la Next Generation, ma difficilmente si vedrà una così alta concentrazione di fan che osannano oltre modo un tennista, seppur questo si trova in cima alla lista dei migliori.
Conclusa questa lunga parentesi di tornei minori, ora Federer dovrà dimostrare che questo non è solo un fuoco di paglia in un torneo non costruito attorno a lui. Ora ci sono i Pozzi Indiani. Il 5° torneo del circuito, almeno tra quelli a eliminazione diretta. Ci sarà l’uomo da battere, Novak Djokovic. Chissà se questo Federer sarà al livello dell’uomo del destino lanciato verso il Grande Slam. Staremo a vedere.