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ATP Indian Wells 2017*: La paura fa 90. Federer stupisce ancora vincendo il 25° Masters e 90° titolo in carriera

Roger Federer non smette di stupire. Già la vittoria agli Australian Open era stata etichettata come un miracolo, ma lo svizzero non si accontenta e aggiunge anche la vittoria nel 1° Masters 1000 della stagione. Lo fa in grande stile. Senza perdere un set e subendo solo un break. Quella che doveva essere la stagione del tramonto si sta rivelando una delle più splendenti, almeno a giudicare dai risultati.

La partita

Così come era successo a Melbourne si rinnova il derby svizzero con Wawrinka. Lì era stata semifinale, una bella semifinale tirata, ma fino ad un certo punto, qui invece assegna il titolo. Prima della partita degli Australian Open c’era dei dubbi su chi potesse essere il favorito, perché non avevamo ancora visto Roger in azione, ma oggi non c’erano dubbi. Federer super favorito e come potrebbe non esserlo con quel rovescio che ha messo a puntino? La diagonale della morte con Stan lanciatore di lavandini premia lo svizzero più titolato, per cui non c’è nulla di cui stupirsi. L’unica incognita è il caldo, 33° C nel deserto californiano, e capire quando tempo ci vuole per il trionfo.

Prima dell’inizio della finale del singolare maschile c’era stata una partita oscena tra Vesnina e la Kuznetsova. Non stiamo qui a giudicare la WTA, ma si è protratta per più di 3 ore e il derby svizzero previsto per le 21 è iniziato alle 22:50 circa (ora italiana). Quello che si vede è l’antitesi del derby russo in gonnella. Match rapido, servizio dominante, poche pause tra un punto e l’altro. Un tennis Bim, Bum, Bam per intederci. Parte al servizio Federer che concede solo un punto. Wawrinka replica e ne concede solo 2. Servizio a zero per Roger in un amen. La qualità degli scambi non è ottima e ci sarebbe poco da dire. Ma l’attenzione va sul rovescio dei 2. Putroppo per Stan l’IKEA era chiusa e si vede poco mobilio in campo. Di contro c’è qualche bel rovescio di Federer, ma i vincenti sono pochi, o almeno pochi rispetto ad altre sfide (Fedal su tutti). Gli unici episodi che danno modo di parlare sono i falchi a metà. Ma in questa edizione se ne sono visti tanti, e non è certo un punto a fare la differenza. Il tiebreak sembra la giusta soluzione della parità che si vede in campo, ma Federer è diabolico. Quando è Stan a servire sul 4-5 piazza il break chirurgico per poter portare a casa il set con il minimo sforzo. Stan non è preciso e ci mette del suo. Rovescio sparato fuori e primo set rogeriano.

Serve Federer ed è qui che crolla la prima pietra. Roger subisce il primo break del torneo. Va sotto 0-40, si riprende per un attimo fino ad arrivare al 30-40, ma un errore gratuito lo castiga. Stan sembra non volerne approfittare perché con la seconda latita. Così il 2° game del 2° set potrebbe essere un turning point. Ci sono 2 palle break per Federer, che però non ne approfitta. La festa è solo rimandata, perché dopo un turno di servizio agile arriva il breakkone a 15. 2 a 2 e parità subito ristabilita. Incredibile come serve Federer. Il suo kick da sinistra è esagerato. La palla rimbalza tanto che Stan è costretto a rispondere da Malibu Beach. Con un servizio così non c’è nulla da fare e se Roger è sicuro di sé non disdegna di scendere a rete per chiudere il punto. Qui lui è maestro, Al Maestro, il solo maestro rimasto in circolazione di quest’arte ormai in via di estinzione. Si segue il servizio fino al 5-6 Federer. Wawrinka chiamato a rimanere nel match combina un disastro. Si va ai vantaggi, ma Federer breakka splendidamente con un punto finale da rivedere. E’ suo il set, il match e la coppa. Partita velocissima durata un’ora e 19 minuti. Si è visto poco di bello, ma non ci si poteva aspettare più di tanto. Ha semplicemente vinto il più forte.

Il torneo

Indian Wells è il 5° Slam. Bugia. Inutile ribadire che il 5° Slam non esiste. Però quest’anno ha avuto il grande privilegio di avere tutti i migliori al via, e ci perdonerà Milos Raonic finalista qui lo scorso anno. Annientato dal vero Djokovic complice anche un infortunio del canadese. Si potrebbe partire dal vincitore, tanto per andare sul sicuro. Che dire? Federer è ancora lì. Continua a stupire e non vuole fermarsi. Quest’anno ha partecipato con la testa di serie numero 9, un numero che non fa onore al suo blasone, ma la scalata al ranking è talmente rapida che ben presto si ritroverà in alto, molto in alto. Inutile stare a parlare della prima partita contro Robert. Una non partita, e forse un non allenamento. Il francese è palesemente di una categoria inferiore e se servi il 33% di prime devi andare a casa. Più tenace è stato l’american Johnson, che non sa tirare di rovescio, ma ha un ottimo servizio e dritto, tipico da scuola statunitense. A conti fatti è Steve quello che ha impensierito maggiormente il vincitore costringendolo a 2 tiebreak, vinti in maniera inequivocabile, ma si sa che sono sempre a rischio per chi è il favorito.

Dopo questi 2 turni di routine tutta l’attenzione del mondo si concentra sul capitolo XXXVI della saga più bella del tennis. Il destino ha voluto che fosse un insignificante quarto turno ad opporre Federer e Nadal, ma la sfida tra questi 2 giganti del tennis è troppo appetibile e anche se si giocasse nelle qualificazioni di un Futures avrebbe sempre tutta l’attenzione degli appassionati. Purtroppo per lo spettacolo la partita non c’è stata. Si è visto un solo giocatore in campo che ha fatto il suo, ha giocato benissimo, ancora una volta con il rovescio letale come in Australia, ma dall’altra parte c’era un Nadal spento, già morto in partenza. Quello che è mancato a Rafa è stato il servizio. Troppo loffio per poter sperare di galleggiare e magari arriva al tiebreak. Roger è stato preciso alla battuta e non ha lasciato nulla al vento. Sono lontani quei momenti in cui un Rafa affamato brekkava da 0-40, ma neanche lontanamente. Oltre al servizio Nadal manca del rovescio che spesso spedisce in corridoio, risultato: 6-2 6-3 e Roger che accorcia a 23-13 la coppia di numeri più famosa del tennis.

Se Nadal è un lontano parente di se stesso, allora meglio sperare in Kyrgios per avere finalmente una partita di livello. Nick è stato eccezionale nell’annientare Djokovic, ma ecco che arriva la notiziona: l’australiano non gioca i quarti. Come? Perché? Sì Nick fa sapere attraverso i social che ha avuto un’intossicazione alimentare che non gli ha permesso di riposare al meglio, per cui non è opportuno scendere in campo. Grande regalo a Federer che non ne ha bisogno, ma lui incassa e va avanti. Inutile dire che da qui in avanti per lo svizzero è stata una formalità ed è d’obbligo l’asterisco. Tutti i migliori, o presunti tali, si sono suicidati e allora non si può sperare in Jack Calzino Sock. No, il risultato è già scritto, ma andiamo a vedere la partita. Se qualcuno si era illuso di vedere un match viene subito smentito dal 6-1 iniziale. Partita in ghiaccio che si prolunga fino al tiebreak del 2°, ma la formalità è padrona. Roger arriva così al match conclusivo senza subire break così come aveva fatto a Indian Wells 2012, Cincinnati 2012 e 2015, Madrid 2007 e Miami 2002. Federer ha 36 anni quasi ed è assurdo che riesca ancora a rispolverare record su record.

Ma veniamo alle note dolenti. Da dove iniziare? Il numero 1 del mondo, o presunto tale. La vittoria a Dubai di Murray era stata molto easy dopo l’uscita di Federer, ma c’era bisogno di conferme. Conferma che dire che è mancata è un eufemismo. Questa volta fa peggio dell’anno scorso perdendo alla prima partita contro Nothing is Pospisil, un qualificato. 2 set senza storia che non lasciano adito a recriminazioni. Il numero 1 meno amato dai Fab 4 cicca ancora l’appuntamento che conta e non si vedono vie d’uscita a questa condizione letargica visto che dopo la sconfitta è arrivata la tegola della rinuncia a Miami. In Florida difende pochissimo, ma lì doveva incrementare il vantaggio su Nole e confermare di meritarsi il trono di racchette. Ha fatto spesso bene a Key Biscane ma quest’anno starà a casa.

Il sorteggio è stata una spada nel cuore di Djokovic. Assurdo pensare come l’anno scorso qui fosse stato baciato dalla Dea Bendata e molti non lo volevano ammettere e quest’anno ha ricevuto una sorte diametralmente opposta. Nel suo cammino ipotetico ci sono Del Potro, Kyrgios, Federer, solo per citare i primi 3 della lista. Il Nole visto contro Edmund è stato un buon Nole, ma lo è stato maggiormente contro Del Potro. Il sempre caldo braccio dell’argentino lo aveva messo a dura prova. E dopo la vittoria del secondo parziale da parte del gigante di Tandil ci si poteva aspettare un altro capitombolo, ma così non è stato. Djokovic ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e per un momento si è visto il barlume di un Nole versione 2011, quello di “ti breakko quando” voglio. Veemente è stata la reazione del serbo nel 3° parziale dove, dolorante per alcune escoriazioni al ginocchio, ha annichilito il suo avversario portando a casa un sostanzioso 6-1. Questo era stato un segnale positivo, ultra positivo, ma contro Kyrgios non c’è stato nulla da fare. Nick ha fatto la sua partita, ma Nole non è stato concentrato. Strano vederlo così nervoso, poco paziente nel costruire il punto, nel non sopportare qualche punto andato male. L’australiano non può far altro che raccogliere quello che resta dell’ex GOAT e portare a casa il match. Il suo servizio è letale. Arrivano ace a fiumi, anche di seconda a 126 mph. Non c’è modo di brekkkare. Primo set vinto facile con un break e tiebreak del secondo che mostra tutti i limiti di un dominatore che non è più tale. Dal Roland Garros 2016 è passato troppo tempo per parlare di momento di crisi, ormai la crisi è endemica e la rinuncia a Miami e la conseguente perdita di 1000 punti pesa ancora di più. Il ranking conta poco, ma fa morale e l’eventualità che possa anche perdere la seconda posizione del ranking ATP non è utopia.

Se i primi 2 della classe boccheggiano qualcuno deve pur inserirsi. E’ il caso di Stan Wawrinka che approfitta di un tabellone agile per poter arrivare in finale, non senza difficoltà però. Lorenzi e Kohli non sono stati un problema, lo è stato Nishi 2. Nishioka ha mostrato una grande tenacia contro lo svizzero e addirittura nel 3°set è andato a servire 2 volte per chiudere il match. Alla fine è prevalsa la maggiore esperienza del numero 3 del mondo, però…che partita!

Ci si poteva aspettare di più dallo scontro monomane con Thiem, ma quello che sono emersi sono di più gli errori che le belle giocate che non potevano mancare, ma sono state meno delle attese, anche qui si è andati al tiebreak del 3° con Stan è uscito ancora un volta vincitore. Match pleonastico per Stan è la semifinale con Carreno Busta felicissimo di essere arrivato fino a quel punto del torneo dopo aver battuto Cuevas ai quarti in uno dei match con maggior pathos della manifestazione.

Piccolo paragrafo lo merita Nadal. Quest’anno è andato oltre le attese, questo non lo si può negare. Finale agli Australian Open e finale ad Acapulco, entrambe sul cemento. Ma se non porti a casa il titolo conta poco. Quale migliore torneo di Indian Wells dove ha trionfato 3 volte per mordere la prima coppa del 2017? Niente. Contro Pella e Verdasco tutto è filato liscio ma con Federer non c’è stata partita. Forse ad oggi ci potrebbe essere sulla terra battuta, ma sul veloce Federer è avanti di qualche parsec. La logica del Fedal, degli H2H che non contano, della superiorità mentale, dello scontro dritto-rovescio è cambiata, e non si vede quale possa essere la soluzione che possa fare sbloccare Rafa. Inutile dire che gli occhi vanno come un toro sul rosso. Lì si vedrà a che gioco sta giocando lo spagnolo. Incredibile da dire, ma forse sarebbe meglio evitare Roger, magari perdere contro chiunque, ma non con lui. A Monte Carlo il King non ci sarà (probabilmente) ed è lì che Nadal si giocherà tanto, anche se Madrid e Roma non fanno schifo. E Parigi è un’altra dimensione, un altro universo.

Archiviati i grandi ci possiamo concentrare sui promossi di questo torneo. Molto più che buono è stato il torneo di Carreno Busta e Jack Sock entrambi semifinalisti per la prima volta in un Masters 1000. I meriti maggiori però vanno dati a Sock che è riuscito a battere Nishikori, che non è un fulmine di guerra, ma vale senz’altro di più di un Cuevas su cemento, non proprio il suo habitat. Pablo ha approfittato di un tabellone autostradale, lui non si lascia pregare, si prende anche il walkover con AGUT e colleziona 360 punticini. Buttali via. Oltre ad aver battuto Kei Sock ha sconfitto Dimitrov, uno degli uomini caldi di questo inizio di stagione. Altro punto a favore del giocatore che scende in campo con l’egida della USTA che ormai da troppo tempo sta cercando il campione che ha sempre avuto. Era talmente abituata ad averne che uno era il minimo sindacale.

Facendo una rapida carrellata emergono i sommersi e i salvati. Bene Pospisil che batte Murray, ma fallisce la prova del 9 contro Lajovic. A sua volta battuto da Busta. Male Goffin sconfitto da un desaparecido come Pablo Cuevas, ma David è forse arrivato al massimo che poteva pretendere dalla carriera. Forse. Promosso Cuevas che ha sconfitto Klizan, Fognini e il già citato Goffin. Poteva avere maggiore gloria con Carreno Busta, ma è stato anche sfortunato sul finale del match quando a causa di una caduta ha avuto diverse escoriazioni sul corpo. Benissimo Nishioka che per pronuncia non si può non associare a Nishikori. Yoshihito (non c’entra Super Mario) è riuscito a battere dei morti viventi, ma sempre pericolosi quali Karlovic e Berdych. Finiti. Peccato per la mancata cazzima contro Stan. E’ entrato nel main draw come lucky loser e il quarto turno per lui è un grande risultato.

Rimandati Monfils e Thiem che non riescono a sfondare. Nella sfida di quarto turno vince facile l’austriaco che però perde ai quarti da Wawrinka. Mezza parola per Darian King che ha fatto tremare Gael per poi capitolare malamente. Inutile parlare di Isner e Piscia Zverev. Fritz ha fatto il primo colpaccio del torneo battendo Cilic, tds 6, ma ha fallito miseramente con Jaziri a sua volta protagonista di un bel match contro Sock ma dal quale è uscito perdente. Bocciato Dimitrov che doveva confermare il suo status attuale. Bocciato anche Pouille che arranca malamente. C’erano grandi aspettative su di lui dopo un ottimo 2015, ma perdere contro Young non è un buon biglietto da visita. Rimandato, ma forse bocciato Nishikori che vince contro Evans, Muller e Young ma prende bordate a destra e a manca da Sock. Chissà se vincerà mai qualcosa di importante. Un grande applauso va fatto al sempre elegante Kyrgios che è riuscito a vincere prima contro Zeballos, normale, e facile nella sfida nella Next Gen contro Alex Zverev. Capolavoro contro Djokovic. Ma chissà cosa avrà mangiato per non scendere in campo con Federer. Il mistero rimarrà in eterno.

Record

Continua a ritoccare tanti record Federer. Roger vince il 90° titolo in carriera e si porta a 4 lunghezze da Lendl a quota 94, secondo in era Open dietro a Connors a 109 (considerando solo i titoli ATP). Per lo svizzero questo è stato il 25° Masters in carriera e accorcia in questa classifica su Nadal (28) e Djokovic. Per lui è il 62° titolo sul cemento e 5° ad Indian Wells dove raggiunge Djokovic.  Con i suoi 35 anni e 7 mesi Federer diventa il più anziano a vincere un Masters superando Agassi che vinse a Cincinnati nel 2004 a 34 anni e 3 mesi. A questo record di longevità se ne aggiunge un altro che è quello di vincitore più anziano ad Indian Wells. Superato Connors vincitore qui a 31 anni anni e 5 mesi. (Primo titolo con l’asterisco per lui).

Conclusione

La leggenda di Federer continua. La nave dell’ATP sta affondando. Tutti i migliori si perdono per strada e non riescono ad essere vicini ai loro livelli standard. La nuova generazione non propone nuovi campioni e così Roger rimane il solo a galla in questo naufragio collettivo. Come se non bastasse i 2 migliori della classe non ci saranno a Miami. Il 18 volte campione Slam potrebbe ancora incrementare la sua aura vincendo a Key Biscane mettendo a segno la tripletta Australian Open-Indian Wells-Miami che fece l’ultima volta nel 2006. Sì, i risultati di questo inizio 2017 lo collocano addirittura a quello dell’anno magico, nel 92-5. Il gioco espresso da questo Federer è lontano parente da quello di 11 anni fa, ma basta per poter primeggiare e non si vede come questo primato, così difficile da pronosticare, non possa continuare. Il campione svizzero è primo nella race con grande distacco e se gli altri non si svegliano il numero 1 gli arriverà di conseguenza. Wimbledon è lontano, ma perché porre dei limiti? I limiti, se ci sono, sono nella terra battuta che probabilmente vedrà poco, forse a Madrid e Parigi, ma ancora c’è tanto cemento e soprattutto l’erba. No. Non si fermerà qui Rogiah. Il tennis non si ferma neppure (per qualcuno i  termini sono sinonimi) e questa settimana siamo subito a Miami, non ci saranno Murray e Djokovic, ma che ci frega se c’è il più grande? Miami here we come!