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ATP Madrid 2019: Triple Corazon, Djokovic vince in Spagna per la 3a volta

Un grande Djokovic si prende il Masters 1000 di Madrid e si prenota per Parigi.

La partita

Quando Nole decide che deve vincere non c’è santo che regga. In quest’ultimo anno ha dimostrato che se arriva in fondo non si fa soffiare il titolo. Può uscire nei primi turni, così da evitarsi la fatica, ma se gira la boa non ce n’è per nessuno. Il turning point è arrivato per una botta di…fortuna, allora meglio approfittarne per aggiungere trofei ad una bacheca che sempre di più scava un profondo solco tra lui e tanti giganti del tennis tanto da bussare alla porta dei più grandi.

Un’orrenda Caja Magica accoglie i 2 finalisti. Ci sono Djokovic e Tsitsipas e non c’è Nadal. Nel Manolo Santana non manca Manolo Santana, ma tutti gli spettatori sembrano incasellati dentro una teca per collezionare francobolli. Non c’è né arte né utilità. Però questo dettaglio conta poco. Il campo è sempre lo stesso, anche se il contorno molto spesso suggerisce il contrario.

Fin dalle prime battute si capisce che non c’è storia. Djokovic è tirato come un cavo del Golden Gate, non concede nulla e allora sono dolori per tutti. Per poter battere un Nole così centrato bisognerebbe quantomeno essere perfetti. Tsitsipas non lo è, anche se mette tutta la sua grinta in campo. I pochi errori diventano subito dei gravi errori, perché semplicemente il numero 1 è perfetto. Magari non in ogni punto, però, come ci insegnano i numeri, basta vincere quelli più importanti, anche di horto muso. La prima sgasata arriva nel secondo game quando Djokovic pressa il greco che è costretto all’errore. Non si sa se sono unforced o forced, però sempre errori sono, o quanto meno possiamo essere certi che non siano vincenti. 2 errori di dritto greci danno il primo break della partita al numero 1 del seeding che ringrazia e va avanti per la sua strada. Una volta ottenuto il break Djokovic amministra. Zizzi fa quello che può e ottiene anche dei bei punti, però se sei indietro servono a poco. Dall’altra parte Nole martella come un ossesso e si esibisce in certi recuperi pazzeschi su dropshot che sembravano definitivi. Siamo sulla terra battuta e i set durato tanto, però i 41 minuti del primo sono poco indicativi di un primo parziale andato per le lunghe ma mai in discussione.

L’impressione generale è che Zizzi non possa fare niente e che debba per forza aspettare un calo dell’avversario che non ci sarà mai. Però almeno il secondo parziale è più equilibrato del primo perché non c’è il break subito e Zizzi è più vicino, almeno nel gioco, al suo avversario. Per breakkare bisogna arrivare a palla break, ci insegna il vecchio saggio cinese Chang Michael, ma qui break point non se ne vedono. Se mai ci sono hanno tutti il flag della Serbia, come quelle del 3° game che però Stefanos annulla con un certo coraggio. Si ha l’impressione che Djokovic aspetti il momento giusto per breakkare e così è. Il break dirimente arriva puntuale nel 9° gioco, un game in cui Nole dà il colpo di fornello necessario per rosolare Tsitsipas. Break a 15 e si va a servire per il match. Il traguardo è lì e Zizzi si sveglia troppo tardi. È il primo che va ai vantaggi sul servizio Djokovic. Forse potrebbe cambiare qualcosa, ma non cambia. Nole annulla di mestiere il tentativo di girarla di Stefanos che deve arrendersi al più forte. Djokovic vince per la 3a volta a Madrid. Cuori per tutti e il numero 1 alza ancora un altro trofeo pesante.

Il torneo

Questo doveva essere il torneo di Nadal invece è stato il torneo di Djokovic. Arrivato senza titoli a questo punto della stagione dalla prima volta dal 2004, ossia quando doveva ancora nascere, Rafa sperava che il campo amico gli avrebbe dato la prima soddisfazione della stagione dopo i netti miglioramenti arrivati a Barcellona, ma si è fermato sul più bello, dando luce verde all’altro grande rivale della terra battuta della sua era. Inutile ribadire quello che si sa: Nole punta al Grande Slam. Questo passa da Parigi, per cui è implicito che ha poco senso essere in forma prima del grande appuntamento, magari sprecando energie per quello che rimane uno dei grandi obiettivi stagionali e della carriera in generale. Però è altrettanto vero che non si può arrivare completamente scarichi. La soluzione sta, starebbe nel mezzo, però è difficile dare delle mezze misure al giocatore che più di ogni altro è stato il protagonista di questo decennio tennistico. Al primo turno c’era Taylor Fritz, una delle tante promesse americane che si sono perse per strada facendo rimpiangere agli Yankee i tempi in cui avevo 3-4 campioni ai massimi livelli. Frizze è spazzato via senza troppi complimenti. Nella seconda partita c’è Chardy, ma Jeremia non esiste. Figuriamoci possa in qualche modo impensierire Nole. Il francese ha vinto l’unico titolo sul rosso, ma nel 2009…Anche lui spazzato via. Nel post Australian Open era stato battuto da tennisti non proprio top player, però con un certo spessore, sia per quello che hanno fatto, sia per quello che faranno. Ancora non si sono visti né giocatori della prima, né della seconda categoria. Per cui arrivare ai quarti di finale è prassi per un giocatore che anche al 15% può far male a tutti quelli che non sono top player. La fortuna aiuta gli audaci. Ed ecco che la dea bendata dà un piccolo premio al numero 1 del mondo che evita di giocare i quarti di finale contro Cilic. Marin non se la sta passando bene e sarebbe partito comunque sfavorito contro Djokovic. Ma è sempre meglio evitare rogne inutili e ci pensa un mal di stomaco a mettere KO il campione degli US Open 2014. Nole fa il dispiaciuto, però arriva ad una semifinale chiave che può dire molto sul prosieguo della sua stagione. I bookmakers lo danno favorito contro Thiem, però a conti fatti è l’austriaco che in questo scorcio di stagione sta giocando meglio, ma negli algoritmi dei siti di betting pesano anche il ranking, l’elo, la storia e il curriculum, almeno degli ultimi 365 giorni. Non hanno torto gli analisti, anche se in questi casi non si può dire che avevano ragione solo alla luce del risultato. Avevano ragione perché Djokovic è un campione che sa tirare fuori la grande prestazione quando serve e contro Domenico serviva essere al 110%. Il punto debole dell’austriaco è la sua potenza. Sì, perché a volte può essere deleteria per i suoi avversari, a volte è deleteria per sé stessi. Questa volta si è verificato il secondo caso. Nole non ti fa giocare come vuoi tu e ti piazza la palla in un modo così scomodo che tutti i tuoi colpi migliori sono praticamente disinnescati. È uno dei tanti modi di vincere nell’antica arte del tennis che, stupendamente, si concretizza nelle forme più disparate, anche in antitesi tra di loro. Quello che conta è vincere e farlo con 100 vincenti tuoi o 100 unforced dell’avversario conta poco se poi sei tu che porti a casa la coppa. L’atomica Thiem è disinnescata. Il numero 5 del seeding gioca una grande partita, ma la concretezza del numero 1 del mondo ti taglia le gambe ed è qui che si capisce che non è un caso che Nole sia il numero 1 del mondo, anche con ampio margine.

Tutte le note dolenti si concentrano su Rafael Nadal. Fa strano vederlo con szeru tituli qui a Madrid, però non è così fondamentale. Ha già già questo momento nel recente passato. Nell’annus horribilis del 2015. Buenos Aires è solo un 1 torneino lanciato là a caso, che pesa poco se si mette nel piatto una finale Slam e una semifinale ad Indian Wells, molto più pesanti di uno scarso 250 sulla terra battuta sudamericana. Sembra che sia ritornato quel Nadal, o meglio sia iniziato quel Nadal. Si dice che sia ritornato perché dal 2016 al 2018 ha stupito tutti ritornando con una veemenza aggressiva e violenta il cannibale della terra battuta, ma poteva benissimo anche non ritornare, e chiudere una carriera tra le più irripetibili nella storia dello sport. Queste ultime 3 stagioni hanno acceso la speranza e allo stesso tempo la falsa illusione che lui non possa mai perdere sul rosso, e che una sua non vittoria del torneo è comunque un fallimento. Il 99% dei tennisti professionisti della storia del tennis può solo sognare di fare 3 semifinali consecutive sulla terra battuta, ma per Nadal sono il minimo sindacale, e neanche quello. È un bene per Rafa che ogni sua sconfitta sia una notizia, altrimenti vorrebbe dire che è veramente finita. Le sconfitte però sono sia un lutto per qualcuno, che una nuova vita per altri. Se a vincere sono i giovani questo non può fare che bene ad un movimento che più che in altri scorci di storia cerca dei miti per il futuro.

Nella prima partita c’è FAA. Il giovanissimo canadese ha sgranocchiato qualche recordino di precocità allo stesso Nadal, come quello della precocità nel vincere le prime 11 partite a livello di Masters 1000. A livello di legacy non contano nulla, però possono dare una prospettiva precisa ad una carriera che è già partita a razzo e che trova risultati simili nei mostri sacri di precocità quali Borg, Becker e lo stesso Nadal. FAA è troppo acerbo per un Nadal che non sarà al suo meglio, ma basta e avanza per macinare vittorie sul rosso. Esce sconfitto FAA, ma avrà tutta la carriera per rifarsi. Tiafoe è ancora più abbordabile come avversario. Un classico americano allergico al clay che non ha nulla da chiedere a questi tornei. Sono quasi un peso per la categoria. “Damned clay!”. Esclamò 10 anni ors ono Hewitt soffrendo come un cane sui campi del Roland Garros. Francis non lo dice, ma lo pensa. Avanti il prossimo. Il prossimo è Stan Wawrinka, che è in una fase di ricostruzione e riadattamento dopo un infortunio terribile al ginocchio. Ancora è visibile la cicatrice. Terribile. Stan ha messo spesso in difficoltà Rafa, almeno quanto contava, e ci si aspetta che il suo spumeggiante rovescio possa essere letale in altura dove la palla viaggia più veloce. Il quarto di finale dura solo 3 game, poi Nadal saluta tutti e se ne va. La maggiore cilindrata dello spagnolo si sente tutta e i cavalli vapore scaricati a terra lasciano la polvere allo svizzero che raccoglie appena 3 game. È uno dei quarti di finale più brevi della carriera di Rafa sul rosso. In semifinale c’è Zizzi, sembra una formalità, ma non lo è. La partita con il greco è molto strana, ed ha almeno 3 volti. Nel primo set c’è partita, almeno fin quasi alla fine del parziale. Lo risolve Zizzi a sorpresa e si porta in vantaggio. Perdere un set ci può stare, infatti il secondo parziale è tutto di marca spagnola. Ci sono 2 break e Nadal fa la voce grossa e sembra che il risultato sia ormai segnato. C’è un altro cambio di direzione nel terzo set. Rafa gioca malissimo e Zizzi mette in difficoltà un Nadal troppo falloso e poco incisivo nei momenti chiave. Stefanos cede solo momentaneamente quando deve andare a servire per il match, ma il numero 2 del mondo si consegna ad un giovane di belle speranze. Non c’è il cambio della guardia. Nadal ha dimostrato che può dire sempre la sua, però questa partita si doveva vincere.

Il terzo petalo dei Big 3, il più profumato, si presenta a Madrid dopo aver mancano di timbrare il cartellino sul rosso per troppo tempo. Federer fa sempre lievitare le quotazioni di un torneo e Feliciano e Ion non possono che accogliere con una certa soddisfazione il vincitore del 2012, anche se allora era Grande Puffo il patron della manifestazione.  Roger non viene certo per fare una comparsata, però il suo tabellone è terribile. Non alla prima partita però quando si sbarazza di un imbarazzante Richard Gasquet che lo sconfisse a Monte Carlo nel 2005, quando era un bambino prodigio. Ora è grande e grosso, ma è inerme nei confronti di un tennista che esprime sempre una qualità superiore a prescindere. Monfils è una brutta gatta da pelare. Nonostante non riesca mai a dare la giusta zampata in un torneo che conta, in questo 2019 sta dimostrando di essere in ottima forma. È il peggiore avversario che Roger possa incontrare a questo punto del torneo e l’andamento della partita lo dimostra. Dopo un primo set a senso unico con tanto di bagel, però arrivato troppo facilmente e di conseguenza con una manleva dall’acceleratore di Gael, sicuro di perdere il parziale, il francese la gira e porta a casa il secondo set. Sale, sale fino ad arrivare a match point. Federer arrembante li annulla anche con serve&volley, la spunta lo svizzero, però non sarebbe stato uno scandalo la vittoria del transalpino. Il Karma prima o poi presenta il conto. Qui lo fa subitaneamente e contro Thiem Roger ha ben 2 match point a favore nel lunghissimo tiebreak del secondo set. Qui spreca e poi esce dalla partita perdendo alla lunga contro il primo tennista di un certo spessore. Non ha nulla da chiedere al rosso Federer che rilancia e si presenta a Roma. La sensazione è che non possa mai più vincere sul rosso, a meno che non vada a Ginevra o a Gstaad, però fa sempre piacere vederlo giocare e chi gioca ha sempre ragione.

I record

  • 33° Masters 1000 / Masters Series per Djokovic, 1° posto insieme a Nadal
  • 9° Masters 1000 / Masters Series su clay, 2° dietro solo a Nadal con 24
  • 74° titolo. 6° in Era Open
  • 11a stagione con almeno un Masters 1000 vinto, 2° dietro a Federer e Nadal con 13

Conclusione

Se qualcuno avesse mezzo dubbio su chi fosse il favorito per il Roland Garros ora lo può mettere pure da parte. La ruota è girata e Djokovic ha dato il colpo di gas necessario per mettersi davanti a tutti. Nadal fa quello che può e non può partire sempre da favorito. È successo già nel 2015. Poteva succedere nel 2014, ma allora Rafa fece mezzo miracolo. Lo spagnolo ha vinto a Parigi 11 volte, forse possono bastare. Il 3 su 5 che era suo alleato ora potrebbe essere un suo nemico. Insomma, ci troviamo di nuovo con le stesse impostazioni di 4 anni fa, con l’aggravante tautologico che sono passati appunto 4 anni. In un tennis in cui la fortuna aiuta sempre meno e dove le gerarchie sono bel delineate solo un colpo di fortuna potrebbe dare il titolo ad un maiorchino sempre più innocuo con le armi che l’hanno fatto andare così in alto. Anche un modesto Thiem si trova già davanti. E terminiamo qui la lista. Difficile che Zizzi possa andare molto avanti nello Slam parigino, ma potrebbe benissimo essere un avversario tosto per i quarti di finale, e una volta svoltato potrebbe essere lui la sorpresa che tanto manca a Parigi, forse l’unico Slam che in questo decennio ha riservato meno sorprese tra i 4 del lotto. Dispiace che questo Masters 1000 non sia stato uno dei tanti ormai che portano vincitori nuovi, però è un’eccezione che conferma la regola, e se c’è un trend chiaro, a volte la casistica registra un elemento che va in contro-tendenza per poi ritornare nei suoi binari. Non si può pretendere di avere 67 vincitori diversi nei tornei dell’ATP Tour. I trend registrano sempre più giovani nelle fasi finali e soprattutto c’è un abbassamento dell’età media dei partecipanti. Non si può pretendere di ritornare alla metà degli anni ’80 con una media di 25 anni, però la sola inversione di tendenza è un grosso segnale positivo.

Si riparte subito con Roma dove si sono già consumate le prime partite. Nadal ha un brutto tabellone, però non si gioca in altura. Nole pensa alla Francia e gli altri sono stanchi. Forse Rafa ce la fa, ce la fa…Non ce l fa, non ce la fa.

TML Roma Challenge 2018

Subito altro appuntamento con TML Challenge. Da Madrid a Roma il passo è breve. La modalità di gioco segue quella già testata per il torneo di Madrud. Il format è adattato ad un Masters 1000 con tabellone a 56 giocatori. Continua anche il TML Championships che in questa tornata assegna 25 punti al vincitore.

Bisogna semplicemente scegliere il vincitore di una partita. Nel corso del torneo si dovrà scommettere su TUTTE le partite che avranno il seguente punteggio:

  • 1 punto per una partita azzeccata del primo turno
  • 1 per il secondo turno
  • 2 per il terzo
  • 4 per i quarti di finale
  • 8 per le semifinali
  • 16 per la finale

In questo modo si mantiene viva la sfida fino alla finale che è la partita che assegna il maggior numero di punti (16 come detto).

Per giocare basta inserire il proprio indirizzo email usato per Disqus (non servono password) nel modulo e selezionare il vincitore desiderato. A fine giornata verranno pubblicati tutti i risultati.

Potranno partecipare tutti, anche a torneo in corso, ma, come è facile immaginare, chi inizia a giocare tardi perde la possibilità di prendere punti fin da subito.

Le giocate si chiuderanno con l’inizio della giornata.

Modulo per giocare