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Coppa Davis 2017: Primo turno. Italia-Argentina, quasi ogni maledetta domenica

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Prima giornata

P. Lorenzi b. G. Pella 6-3 6-3 6-3

I campioni del mondo dell’Argentina giocano in casa e difendono il titolo con dei rincalzi. La punta di diamante e protagonista indiscusso della vittoria in terra croata, Del Potro, è fermo ai box per qui spetta a Carlos Berlocq e Guido Pella cercare di rimanere campioni quando più a lungo possibile. Il campo scelto dagli argentini è il Parque Sarmiento. Campo in terra battuta, classico per i Paesi sudamericani, e a questa si aggiunge l’incognita caldo. Anche gli italiani sono specialisti del clay per cui la scelta della superficie non avvantaggia nessuno.

Nella prima sfida scendono in campo il numero 1 della compagine italiana Paolo Lorenzi e il numero 2 argertino Guido Pella. Solo 2 precedenti tra i 2 e a livello challenger. H2H sull’1 pari. Paolino è un ottimo pedalatore e sa vincere sempre quelle partite che deve vincere. Non si fa irretire dal gioco del suo avversario e dimostra la sua superiorità. Nonostante sia il primo a subire una palla break riesce a ribaltare la situazione per portarsi comodamente avanti per 3-2 ed ad ottenere il break nel 6° gioco approfittando dei tantissimi errori gratuiti di Guido. Primo set che si chiude dopo 49 minuti. Partita bruttina dal punto di vista del gioco, ma non si può chiedere di meglio a questi mestieranti della racchetta. 5 vincenti di Lorenzi contro 15 non forzati, fa peggio Pella con soli 3 vincenti a fronte di 11 non forzati.

Break in apertura del secondo a favore dell’Italia e strada che diventa subito in discesa. Pella ha anche l’occasione per raddrizzare la partita, ma spreca malamente. Lorenzi può andare sul 3-0 ma non ammazza il set subito. Siamo sul 4-2, sagra degli orrori argentini ed ennesimo break azzurro. Paolino può chiudere subito, ma si complica la partita subendo il primo break della partita. Ma Pella è un coniglio. Quando si tratta di confermare il break perde per la 3a volta la battuta e set che scivola per 6 giochi a 3. Lorenzi ha messo in campo solo il 43% di prime e sono bastate. Difficile commentare la statistica, ma quello che conta è il risultato. Bene così per l’Italia che è avanti di 2 set.

Nel terzo set si ripete lo stesso copione con Lorenzi a dettare i tempi e Pella a subire. La partita è già archiviata prima che possa finire. La mazzata per l’Argentina arriva con il break Italia nel 4° game e da lì la partita scivola via. Per ravvivare un pubblico spento e stranamente poco numeroso per essere in Argentina Paolino subisce il controbreak, ma Pella oggi non ne vuole sapere di accettare regali e restituisce subito il favore. 4-2. Lorenzi chiude nel 9° gioco dopo aver avuto match point anche nell’8°. L’Italia si porta avanti nel punteggio, 1-0. Partita non di qualità, ma conta poco. Qui bisogna portare il tie a casa e basta.

A. Seppi b. C. Berlocq 6-1 6-2 1-6 7-6(6)

Berlocq scende in campo contro Andreas Seppi che ha sostituito all’ultimo minuto Fabio Fognini, assente per una gastrointerite. Anche Carlos è una “riserva”, ha prima sostituito Zeballos nelle convocazioni e poi Schwartzman apparso malamente nell’allenamento pre-gara. E’ il giorno del compleanno di Berlocq e Andreas sta per confezionargli un bel regalo.

Berlocq tiene il suo turno di servizio, e fino a qui nulla di strano, se non fosse che inizia a cedere di brutto e l’Italia sale in cattedra concedendo poco o nulla e mettendo a segno ben 6 giochi consecutivi per chiudere il primo parziale. L’Argentina ha diverse occasioni per chiudere il game o breakkare, addirittura 3 sul 4-1 ma tutto evapora nel nulla.

Il copione del secondo set ricalca quello del primo. 12 punti di parziale per Andreas e in un amen siamo sul 3-0. Troppo forte la gasata, meglio risparmiare energie, per poi ripartire a 1000 nel terzo parziale. Seppi cede 2 game solo per il pubblico pagante e annulla anche 2 palla break. Break mancato, break subito e siamo sul 6-2 Italia. 2 set a 0 e 2° punto in ghiaccio.

All’improvviso si spegne la luce per Andreas. Subisce il break in apertura e inizia la torcida argentina. Bruttissimo è il 6-1 firmato Berlocq che rimette in gioco tutto. I meriti sono tutti argentini però, è Carlos che ha messo in mostra una grinta che è mancata nei primi 2 set. 6-1 e 2 set a 1 per l’Italia.

Il 3° set è solo un fuoco di paglia perché l’altoatesino che porta i colori dell’Italia scappa via subito sul 5-2 dopo 4 game di studio. Ma ancora la suspence non è finita. Quando si tratta di chiudere il giocattolo di rompe. Parzialissimo di 4 giochi per l’Argentina che addirittura si ritrova avanti 6 a 5. Argentini in festa con Maradona a fare da capo ultra. Seppi pareggia i conti e si va al tiebreak. Sagra degli errori nel gioco decisivo, per dirla alla francese, ma ad uscirne vivo è l’italiano. Prima va avanti 4-2, prende un minibreak, ma sale fino al 6-3. Non è finita. Carlos pareggia fino al 6 pari. Si gira campo. Bello il dritto che procura il primo match point all’Italia. La festa albiceleste è finita perché arriva il gratuito di Berlocq e il 2° punto va all’Italia.

Seconda giornata

Berlocq / L. Mayer b. S. Bolelli / F.Fognini 6-3 6-3 4-6 2-6 7-6(7)

“Se qualcosa può andar male, lo farà” è una delle leggi di Murphy, contestate o no, ma questa trova sempre i suoi casi verificati. Dopo il 2-0 della prima giornata ci si aspettava una chiusura in scioltezza o quantomeno una sconfitta senza dolore, invece è arrivata la beffa. Anzi, il beffone.

Come di consueto le formazioni di doppio non sono rispettate e non sono quelle dei manifesti promozionali. Il capitano dell’Argentina decide di schierare Leo Mayer al posto di Diego (l’altro) Schwartzman rimasto ai box anche nella prima giornata. Il Barazza nazionale si affida alla collaudata coppia vincitrice Slam Fognini-Bolelli, Fognelli o Bolognini (niente sarà mai tanti ficcante come i Woodies degli anni ’90). Simone finalmente torna a calcare un campo da tennis dopo l’operazione nel periodo estivo che gli ha compromesso la seconda parte della stagione. Anche Fabio non è al meglio. Doveva scendere in campo nella prima giornata ma è stato fermato da una gastroenterite. Cattivo presagio.

Il primo parziale sembra andare liscio per entrambe le compagini. Ci sono delle palle break da entrambi i lati ma ottimi i giocatori che stanno sotto a rete che annullano tutto. Gioca bene a rete Fognini, e fino a quando il suo livello è accettabile la sua psiche non fa brutti scherzi. Il problema è che se si scende sotto un certo livello Fabio inizia a fogneggiare. La prima fognata arriva nel 7° gioco quando ci sono 2 palle break per l’Italia che non vengono concretizzate e Fognini lancia la racchetta e qualche “vaffa” al sempre composto pubblico argentino. Lo sbrocco ha inizio e non si può non concretizzare in un break argentino liscio come l’olio. 5-3 albiceleste e chiusura in scioltezza. 1 a 0.

La fognite per un attimo sembra passata. Si procede regolarmente fino al 2 pari, ma Fabio non è guarito. Errori veniali, che in certi ambiti vengono chiamati gratuiti in altri ciofeche e break per l’Argentina, che prende e ringrazia. Ma da lì in poi la formazione albiceleste non concede nulla sulla propria battuta e amministra il break. Tanto per andare sul sicuro ne ottiene un altro che consegna il set alla coppia incitata da Diego Armando. 6-3 nel primo e 6-3 nel secondo. Il punto ormai sembra andato, ma la Davis annulla sempre i valori in campo, e il doppio amplifica questo teorema trito e ritrito.

Basta poco per girare la partita, ed ecco la pechofriata argentina. Nonostante un set che segue il servizio con un piccolo brivido nel 5° gioco sono gli italiani ad avere la possibilità di ottenere il loro primo break della partita. La coppia azzurra finalmente sembra entrata in partita. Barazza incita i suoi e l’esiziale break arriva nel 9° gioco. Break ferale che taglia le gambe a Mayer e Berlocq che devono subire anche il rimontino da 0-30. 4 punti dell’Italia , 2 set a 1 e match che si riapre.

L’Argentina sbarella completamente nel quarto. Berlocq non si sa perché ce l’ha con il pubblico. Mayer non ce l’ha con nessuno, ma frega poco. Leo alla battuta e subito break azzurro. La nave ormai è quasi sul fondo dell’Atlantico quando arriva il 4-1 ai vantaggi. Set in cascina che si chiude con il punteggio di 6 giochi a 2.

Forse è nel 5° che i giocatori esprimono il loro migliore gioco. Non si sa se per scherzo o per coincidenza ma gli argentini ora hanno una maglia azzurra, celeste (da pronunciare con la “s” iniziale) e gli italiani hanno quella dell’Ungheria. Meno male ognuno gioca nella sua metà campo e non c’è pericolo di confondere i giocatori. I primi a cedere sono gli italiani. 2-0 per l’Argentina, immediata arriva la reazione dell’italico valore con Fognini che smasha la palla del controbreak. Facile turno per Fabio e 2 a 2. I 4 condottieri sembrano stanchi e il match segue il servizio fino al 6-5 Argentina. Qui l’albiceleste ha un match point che Bolelli annulla con una volèe. Non sarà l’ultimo. L’Italia si riprende prontamente e si va al tiebreak. Long set estinto come i dinosauri. Gli argentini scappano via complici un Bolelli non preciso e un doppio fallo esiziale di Fognini e siamo 6-2. 4 match point. Incredibile rimonta azzurra che si procura a sua volta un match point, ma ecco il beffone. Fabio stecca e si va tutti a casa. Berlocq aggiusta e Mayer chiude con il dritto. Punto buttato dall’Italia che aveva ripreso una partita già persa. Peccato.

Terza giornata

Berlocq b. P. Lorenzi 4-6 6-4 6-1 3-6 6-3

Come ti consueto la Davis regala emozioni a non finire anche se lo spettacolo prettamente estetico non è il massimo. L’Argentina nella giornata di sabato era stata ad un punto da perdere il titolo che detiene dall’anno scorso. Siamo a lunedì e ancora Il trofeo non ha lasciato Buenos Aires. Il protagonista indiscusso di questa “maledetta domenica” (tanto per usare il titolo di un film che qui casca a pennello) è Carlos Berlocq che firma una grandissima vittoria che pareggia i conti e rimanda tutto al lunedì. Tutti ricordano quel magico lunedì in cui Paolo Canè riuscì a sconfiggere Mats Wilander a Cagliari nel 1990. Non era il Wilander del 1988, anzi era in caduta libera, ma quella fu una grande impresa e forse Cané è conosciuto più per quella partita che per quello che ha fatto in tutta la sua carriera.

I precedenti tra Berlocq e Lorenzi sono sul 3 pari. Ultimo scontro agli US Open del 2016 con vittoria dell’azzurro. I 2 sono dei giocatori da Challenger quindi inutile attendersi giochi di prestigio, il livello è quello e non sarà certo la Davis ad elevarlo. Purtroppo il tempo non è sereno, nonostante l’estate australe, e a Buenos Aires sarà protagonista la pioggia come lo è stato nell’ultimo Roland Garros.

Il primo scossone della partita arriva nel 3° gioco dove è Lorenzi a portarsi avanti di un break approfittando di un piccolo passaggio a vuoto di Charlie. Paolino sta per portare a casa il set quando capita il primo imprevisto. Ce ne saranno tanti. Sul 4-3 comincia a piovere e l’azzurro si distrae. La pioggia non è intensa e l’Argentina non si lamenta a differenza dell’Italia, si continua a giocare e arriva il break. Inutile andare avanti, pioggia più insistente e si sospende. Comincia a balenare l’idea che non si possa completare entro la giornata il tie per 2 motivi: non ci sono luci e ancora ci potrebbe essere il pareggio. Dopo 2 ore si riparte ed è Berlocq a dimostrarsi fragile. Spreca 3 punti per andare sul 5-4 e si fa brekkare. Paolino serve per chiudere e non tentenna. 6 giochi a 4. Avanti così.

Carlos sembra aver sentito il colpo. Lorenzi è efficace con il servizio e attacca quando è l’avversario a servire, i frutti si vedono subito e nel 3° gioco c’è il break Italia. Inutile dire che è un fuoco di paglia. Appena Paolo deve confermare il break si scioglie e restituisce il break. 2 pari. Charlie sembra essersi ripreso e questa volta è lui a mettere la testa avanti. Prima ha una palla break nel 7° gioco e poi affonda nel 10°. Lob fatale e gioco Argentina. 6-4 per l’albiceleste e 1 a 1 nel conto dei set.

All’improvviso si spegne la luce azzurra. Paolino che aveva combattuto strenuamente fino a quel momento cede di schianto. Difficile trovare parole per questa debacle. Forse Carlos ci mette del suo, ma Lorenzi semplicemente non c’è. Imbarcata di 5 giochi consecutivi dopo l’1-1 iniziale e 6-1 Argentina che pesa. 2 a 1 per i sudamericani.

Nulla è ancora perduto. Lorenzi dimentica il set volato via e resetta il suo piccolissimo radar. Svarione momentaneo per l’avversario e break che lo porta sul 3-1. E’ un grande achievement. Da lì a poco inizia a piovere e si sospende sul 4-1 Italia 40-40 e servizio Argentina. Questa volta la sospensione dura un’ora circa e alla ripresa Berlocq sta per precipitare quando Lorenzi ha la palla del 5-1 che però spreca. Si vede di tutto in campo, e non mancano neanche i lob. Carlos cerca di infastidire l’avversario ma non serve: chiusura in rovescio sul set point e la partita va al 5°.

Tutti gli schemi sono saltati. Barazzutti vorrebbe entrare in campo e ormai si gioca punto su punto. Il game della partita è il 3° quando ci sono 16 punti con 2 palle break e 4 occasioni per chiudere Italia. Vince Lorenzi, ma che fatica! E’ evidente che Charlie è in trance agonistica e il break è solo questione di tempo. Arriva sul 2-1 azzurro e subito segue il 4-1. Fognini cerca di aizzare la folla con qualche splendido epiteto, ma non basta. Ed è qui che succede il fattaccio. Una palla chiaramente fuori, una palla break Argentina viene giudicata dentro dall’umpire essendo stato lo stesso Berlocq a lasciarla convintissimo delle sue ragioni. Baraonda tra i team, ma l’arbitro dà ragione agli italiani. Lorenzi tiene la battuta, ma i buoi sono scappati. Braccino Carlos quando si tratta di chiudere sul 5-3, ma alla fine chiude. Festa argentina. 2 a 2 e non ci sono dubbi che l’ultimo rubber si debba giocare lunedì. Peccato. Ma che domenica bestiale!