Il Fantastico Mondo di Federer: Capitolo V, Quando conta
Poteva perdere normalmente in tre set di una partita scontata e senza avere niente da recriminare, per manifesta inferiorità. Invece Federer ha voluto ribadire a tutti che comunque vadano le cose, lui, se la fa sotto.
Contro un Djokovic buono ma non di più per due set, così così nel terzo e piuttosto negativo nel quarto, Federer si è presentato in campo imbolzito dalla tensione che quasi pareva un trentacinquenne, vanificando così anche i pronostici di chi lo vedeva giustamente sconfittto con un 6-4 6-3 7-5, e raccogliendo a malapena tre game in due set. Poi, giocando poco più che benino ha portato a casa il terzo senza che nemmeno al suo angolo capissero perché. Vero tentativo di rialzare la testa? No, preparazione alla perla in pieno stile svizzero: Federer ha appena vinto il terzo e Djokovic gioca inspiegabilmente maluccio ad inizio quarto, calando al servizio in modo evidente. Non si capisce perché ma il serbo entra in un piccolo vortice negativo. Federer dunque si trova 0-30 alla risposta, con l’avversario per la prima volta insicuro nel gioco da fondo, e decide così di far vedere a tutti di che pasta è fatto: quattro risposte da quarta categoria scarsa, sbagliate sulla seconda di Nole. La famosa seconda-bomba di Nole. Mirka fra lo sconcerto e l’imbarazzo per lui. Vederlo nudo davanti a tutti alle prese con le proprie debolezze non è il massimo in effetti. Nel turno di risposta successivo continua il momento no del serbo e… altre due o tre risposte impresentabili sulla seconda di Nole. Quando conta lo svizzero dà il meglio di se non c’è che dire. E questo da sempre, indipendentemente dai successi ottenuti. In due parole: un vero perdente, di lusso, ma perdente.
Ora visto che il mondo è pieno di persone a cui piace da matti la dialettica, vado a specificare che non c’era modo: che Federer vincesse quel match e che non sto parlando di questo. Sarebbe stato improbabile anche solo portare in fondo al quarto set un eventuale break di vantaggio, secondo me. Quello che conta è invece quel momento della partita. Lì Federer sente che c’è una chance, una chance generica, non necessariamente di vincere. Un vantaggio da prendere in quel momento, e diverso dall’aver vinto il terzo set che era stato svuotato di responsabilità dall’imbarazzante prestazione nei primi due. All’interno di quel lasso di due game a salvarlo non ci sono riferimenti mentali alla sconfitta che certamente arriverà. Diciamo che è un piccolo circuito chiuso analizzabile come fosse un tutto, che si ripete da sempre e ci dice che lo svizzero, quando conta, se la fa sotto come nessun altro.
Pensavo d’aver visto tutto il suo peggio e invece… Ma veniamo ai numeri, i mitici numeri senza i quali saremmo persi.
Punti vinti con la prima: non contano nulla perché dipende da chi risponde e, per chi può variare, da come decide di servire quel giorno.
Punti vinti con la seconda di servizio: non contano nulla perché dipende da quante prime metti in campo, da come decidi di giocare la seconda e dalla qualità di chi risponde.
Punti vinti in risposta alla prima: non contano nulla perché dipende da chi serve.
Punti vinti in risposta alla seconda: non contano nulla perché dipende da chi serve.
Conversione palle break: possono contare o no, dipende da come sono andate. Quindi in generale la percentuale non ha rilevanza.
Ora veniamo però ai numeri veri, quelli interessanti perché dipendono solo dal giocatore. In questo caso non da uno qualsiasi, ma dal campione Roger Federer, che quando conta…
Prime in campo nel torneo: 65,2%. Quando conta: 57%.
Va a servire per il terzo set: due prime su dieci, 20%.
-Altri racconti.
- Il Fantastico Mondo di Federer: Capitolo I, le palline del campione
- Il Fantastico Mondo di Federer: Capitolo II, la partita della vita
- Il Fantastico Mondo di Federer: Capitolo III, benzina!
- Il Fantastico Mondo di Federer: Capitolo IV, Medaglia di bronzo
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