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Laver Cup 2019: Threepeat, L’Europa mantiene a fatica il titolo

Ancora vittoria dell’Europa che acciuffa la coppa nel super-tiebreak della sfida finale. Ora sono 3 le vittorie del Vecchio Continente.

Sembrava tutto segnato alla vigilia della competizione che, per colpa dell’ATP, è stata elevata a “torneo ufficiale”. L’aggiungere un +1 alle vittorie e alle sconfitte nel rollino della propria carriera è la maggiore certificazione che l’Associazione dei Tennisti Professionisti possa dare a questa manifestazione, nata come esibizione, ma che per questo motivo di fatto non lo è più. Certo, rimane in sospeso la questione +1 nella voce titoli, però qui il discorso si complica, visto che è un torneo a squadre e quindi non individuale. Questo significa che il +1 andrebbe al team e non al singolo, così come succede per la Coppa Davis e successo in passato per la World Team Cup. Fa discutere questa decisione, però è l’ATP a decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, e bisogna attenersi alle sue decisioni. Fine della discussione.

Siamo a Ginevra, quindi Svizzera. Svizzera…Svizzera, ah, già, la patria di Federer! Nonostante l’Europa disponga di qualche arena sparsa qui è là si è deciso di giocare nella terra dei 4 cantoni, proprio perché è la terra di Rogè, l’ammiraglio della manifestazione, di cui è anche regista e produttore. Non si sa quanto il 20 volte campione Slam giocherà, per cui era opportuno spararsi queste cartucce subito, evitando inutili complicazioni. Oltre a Roger c’è anche l’amico e rivale Nadal, mettendo da un lato della bilancia ben, e dico, ben 39 Slam. Dall’altra parte non ce ne sono, neanche per sbaglio, e solo questo può bastare a capire il carisma che si porta dietro l’Europa, che magari sarà vecchia, ma basta mezza parola di quei 2 per smuovere le montagne. Team World si porta dietro il Capitano che da solo basterebbe a fare zittire tutti, anche l’arbitro che “non potrebbe essere serio!”, ma Mac non gioca, per cui conta poco quello che può fare sul campo. Come contraltare c’è la sagoma di Borg, che si porta dietro un sorriso cartonato, magari sa gestire una squadra, magari, ma non ha quella verve che appartiene a quello che è stato il suo più grande rivale. Questo ruolo dato a Bjorn sembra quasi un premio a quello che ha fatto e al solo fatto di essere sopravvissuto a tante vicissitudini della vita che l’hanno portato lontano, ma potevano spingerlo ancora più in basso, irreversibilmente. Manca l’Orso, ma sono Federer e Nadal a fare fa coach al Team Europe. Roger ha 38 anni e da più di 20 anni mastica tennis professionistico, per cui potrebbe fare scuola e doposcuola a tutti, anche se non sappiamo se tutto questo talento trasmesso alla sua racchetta possa essere trasmesso ad un suo compagno di squadra. Simpatico e significativo è stato il siparietto da coach con il nostro Fabio Fognini, che non se la passa bene, però è pur sempre il vincitore di Monte Carlo. Il focus del coaching era incentrato sulla positività (non c’entra il doping). Federe invitava Fafo a essere positivo su ogni palla, e non demoralizzarsi se magari perdeva il punto: “Hai perso il punto? Bene, questo ti ha arricchito, ora gioca il prossimo e non sbagliare più“. Magari la direzione dei suggerimenti è giusta, però per poter cambiare atteggiamento in campo, soprattutto nelle situazioni avverse, così come quelle della vita, ci vuole tanto e tanto tempo, e non è detto che si riesca a far girare il timone, se la psiche è formattata in un certo modo. Anche Nadal fa da assistente, ed è forse quello che mette nella panchina del Team Europe il maggiore carisma, con uno sguardo da mohicano.

Nella prima giornata di partite tutto va secondo copione, o almeno quasi tutto. Thiem dovrebbe sdrummare Shapovalov, almeno sulla carta, però Domenico non sta vivendo un momento particolarmente felice, avendo però anche perso con uno sconosciuto nella Pique Cup (e non si sa che cosa fosse quella partita). Nonostante tutto però l’austriaco riesce ad avere la meglio sul canadese chiamato ormai troppe volte a concretizzare quanto di buono fatto vedere. Le grandi vittorie sono importanti, ma quanto sarai vecchio e zoppo saranno le coppe a riempire il suo scantinato, non le vittorie contro il numero 1 del mondo. Team Europe porta a casa un punto importante con tanto di match point salvati.  1 a 0.

L’azzurro Fognini scende in campo contro l’ex giocatore di tennis Jack Sock. Il vincitore di Bercy 2017 non ne ha beccata mezza in questa stagione, è qui, forse, per il doppio, però a questo punto non si capisce perché scenda in campo per il singolare. Ci sarebbe un po’ più vivo Thompson, con tanto di baffo alla Newcombe, però Jordan rimane in panchina e spera. Purtroppo, Jack il Pingue riesce ad avere la meglio, anche troppo facilmente. C’è mezza partita nel secondo set, ma serve a poco. È 1 a 1.

Partita ondivaga quella tra Zizzi e Fritz. Stefanos ringrazia tutti per essere qui, e questo non può che essere il giusto premio ad una grande stagione, la stagione che l’ha lanciato tra i grandi ad una così giovane età. Un colpo al cerchio, uno alla botte, e alla fine è Team Europe a vincere di horto muso, portando al Vecchio Continente un punto che si rivelerà decisivo.

Scende in campo lo Re che tutto puote. Non è il singolare, a fare da spalla al Batman di Basilea c’è il frastornato Zverev alle prese con una stagione in cui deve sempre affrontare 2 avversari alla volta: quello dall’altra parte della rete che lo vuole battere, e quello che è dentro di sé che vuole perdere. Non semplice. La vittoria per l’Europa qui arriva facile, anche se sono più i demeriti di Team World che schiera una coppia raffazzonata come quella formata da Shapo e Sock. Giornata ottima per l’Europa che chiude con 3 punti contro il solo punto di Team World.

Nella seconda giornata i punti valgono doppio. Non è un’offerta promozionale, ma è il format del torneo che dà maggiore peso alle partite man mano che passano i giorni in modo tale da avere maggiore suspence e non permettere una chiusura anticipata delle ostilità come accadeva nella vecchia Davis, in cui al sabato di gare ci poteva già essere il vincitore. Qui Sasha non riesce a sconfiggere i fantasmi e cede malamente al super tiebreak finale per 10-1. È questa la prima sorpresa della manifestazione che fa girare un po’ il vento.

La prima vera sfida, quella della cazzimma, è tra Federer e Kyrgios. Nonostante la classifica dica altro è Niccke l’asso del Team World, che spera nella follia dell’australiano per ribaltare un risultato già scritto. L’australopigreco ha dimostrato di saper battere tutti e perché non farlo ancora una volta contro Federer. Il Roger di questo periodo non è particolarmente brillante, e può essere scalfito nel gioco e nella coscienza. C’è una grande sfida del Geneva Palexpo e un volitivo numero 27 del mondo dà del filo da torcere al padrone della coppa e di casa che in certi momenti non appare molto lucido. Però non sfonda. Il duello è serrato, ed è il super-tiebreak a dare la vittoria all’Europa che se l’è vista brutta. 5 a 2.

Si pensava che Nadal fosse qui per fare una gita, però smentisce tutti e scende in campo senza un polso. Quello visto agli US Open è capolavoro barocco che con i suoi eccessi e arzigogolati dettagli merita di essere ammirato, anche se a volte non si riesce a cogliere tutto. Quello di oggi è un grande Nadal, anche se è sempre un gran bel Nadal. Sul cemento si sente a suo agio ed esprime al meglio quello che sulla terra battuta gli viene molto naturale. La velocità di gambe e genuinità nello scambio da fondo danno il colpo di grazia ad un inerme Raonic, che magari sperava in un incidente serio, ma deve ingoiare il boccone amaro. 7 a 2.

Team World riprende a respirare nel doppio. Nadal e Zizzi sono poco affiatati e mancino e destro si trovano a collidere nel colpire di dritto quando è Nadal a servire. Non si capiscono neanche a parole, anche perché uno parla greco, l’altro parla una lingua neolatina. Non ci siamo. Neanche i segni della briscola riescono a limare questa divergenza di comunicazione ed ecco che la coppia più esperta, più affiatata, e in definitiva più forte, formata da Kyrgios e Sock, accorcia le distanze. 7 a 5.

La notizia della domenica è che Nadal non può giocare. Il miracolo l’ha fatto giocando e vincendo contro Milos, sembra un po’ troppo chiedere al campione del Sorpasso giocare un altro match e rischiare il prosieguo della stagione che lo vede proiettato verso il numero 1. Questo vuol dire che non ci sarà Fedal nel doppio. Pazienza, ci consoleremo con le immagini del 2017. È Zizzi a sostituire lo spagnolo formando la coppia monomane con Federer. Però dall’altra parte della rete ci sono gli espertissimi Isner e Sock che hanno la meglio, anche se in maniera risicata. La vittoria vale 3 punti e siamo 8-7. Sorpassino (Il Sorpasso quello vero non c’entra), come era accaduto già l’anno scorso.

La frittata gira completamente quando Thiem sbarella contro un sempre preciso Fritz che porta a casa i 3 punti che non ti aspetti e dà così a Team World la possibilità di portare a casa la coppa. Ora l’Europa trema e spetta a Federer pilotare la nave che sta per affondare.

Non trema Rogé che non delude le attese e non interrompe la sua imbattibilità nella Laver Cup. Isner è un avversario inferiore e sono sufficienti 2 set per chiudere la tenzone. È un sostanziale pareggio questo, perché molto semplicemente chi vince la prossima è campione.

Sasha Zverev, il tanto bistrattato campione, riesce ad avere la meglio contro tutti e contro tutti, soprattutto contro sé stesso. Quando si trova avanti 9-4 e quindi Championship Point, sono in molti a pensare:” Ora la butta via!”. No, non la butta via. È lui a portare a casa il trofeo per la seconda volta consecutiva, anche se lo scorso anno era tutta un’altra musica, se non altro perché non era un match decisivo. Si sdraia a terra Sasha e tutti i compagni gli saltano addosso. È riuscito a dare il punto decisivo all’Europa che non perde così la sua imbattibilità. È andata ad un passo dal baratro, e francamente sarebbe stata clamorosa una sconfitta del Team Europe, 2 categorie sopra il Team World. L’unico motivo complottista e anti-castista per una vittoria dei ragazzi di Mac poteva essere quello di dare un senso alla manifestazione che vedrà sempre uno squilibrio netto tra le parti, un po’ come accaddeva per la Wightman Cup. No, ci sarà tempo per “far vincere” il Resto del Mondo, che, chi lo sa, potrebbe avere la supremazia, come sarebbe accaduto in altre epoche della storia del tennis.

Sarà Il mitico Boston Garden ad ospitare la prossima edizione della Laver Cup che ormai non ha più bisogno di conferme per essere considerata un torneo serio e non una esibizione. Saranno forse la Pique Cup prima e l’ATP Cup dopo a dirci quando vale questa manifestazione. Per ora è dominio dell’Europa.