L’insostenibile leggerezza dell’essere Nadal
Quello che stiamo ammirando in questo periodo è un Nadal che è evidentemente un lontano parente di quello che ha messo paura e terrore a tutto il mondo del tennis. Rafa non sembra avere più quelle caratteristiche che gli permettevano di eccellere a livelli massimi fino a disputare match epici e inanellare record su record che nessuno gli avrebbe mai potuto pronosticare. Nel corso della sua carriera ha avuto tanti infortuni alcuni dei quali molto gravi, ma è sempre miracolosamente riuscito a rientrare nel circuito più forte di prima e a vincere quando nessuno se lo aspettava. I casi eclatanti sono molti: il primo grande stop è stato quello al Roland Garros del 2009 in cui fu sconfitto clamorosamente da Robing Soderling agli ottavi di finale e dopo non partecipò al Torneo di Wimbledon dove difendeva la vittoria dell’anno precedente, il ginocchio sinistro lo aveva abbandonato e non se la sentita di disputare un torneo menomato nonostante la preparazione che aveva fatto nell’esibizione all’Hurligham Club. Il suo rientro nella stagione del cemento estivo fu molto incoraggiante e agli US Open perse solo in semifinale da un grande Del Potro, poi vincitore del torneo. Nella parte successiva va registrata anche la finale nel neonato Torneo di Shanghai persa contro la sua bestia nera Nikolaj Davydenko, prima di disputare un pessimo Masters con 3 sconfitte su 3 nel round robin. Ma questa rientro era il preludio di una grandissima stagione, forse la migliore della carriera che è quella del 2010 con 3/4 di Slam e vincitore di 3 prove su 3 superfici diverse, impresa mai riuscita a nessuno, neanche a Laver che riuscì a completare in Grande Slam nel 1962 e 1969 giocando 3 prove su 4 sull’erba. Inoltre in quell’anno completò ilo Slam rosso vincendo i 3 Masters 1000 su terra battuta più il Roland Garros.
Il suo secondo grande stop è arrivato dopo la sconfitta contro Lukas Rosol a Wimbledon nel 2012. Rafa, vincitore come di consueto al Roland Garros, riuscì a farsi battere dal ceco in un grande match (era un secondo turno). Da lì in poi non giocò nessuna partita saltando tutta la stagione americana sul cemento e anche l’ultima parte comprensiva dei tornei di Shanghai e Bercy e di conseguenza il Masters di fine anno. Quando ormai sembrava certo il suo rientro agli Australian Open del 2013 ecco che una nuova tegola cade sulla testa del maiorchino, un riacutizzarsi dell’infortunio gli impediscono di prendere parte ai tornei di preparazione allo Slam australiano e così decide di saltarlo di netto per presentarsi come una larva in quel di Vina del Mar: quello che si vede è un Rafa acerbo che fa fatica a mostrare il suo vero gioco, ma più incamera partite e più acquista fiducia anche se la sconfitta in finale contro Horacio Zeballos sembra destare scalpore, ma è solo un piccolo intoppo nel recupero che da lì a poco sarebbe arrivato. Una grande iniezione di fiducia per il maiorchino arriva dalla vittoria ad Indian Wells ai danni di Juan Martin del Potro che finalmente segna il suo ritorno agli standard a cui ci aveva abituato. Saltato per la prima volta il torneo di Miami fa registrare una grande impresa: perso il suo record assurdo di 8 vittorie consecutive a Monte Carlo in finale contro Djokovic, vince i successivi 3 tornei pesanti: Roma, Madrid e soprattutto il Roland Garros dove mantiene ancora un livello pauroso. Certo, desta scalpore la sconfitta al primo turno di Wimbledon contro Steve Darcis, la prima arrivata in questo punto di un torneo dello Slam prima di perdere ancora al primo turno agli Australian Open 2016 contro Verdasco, ma da lì a poco metterà in campo un record che tanti i grandi giocatori da superfici veloci non sono riusciti a realizzare: la tripletta Canada, Cincinnati e US Open conosciuta come “Summer Slam” che riporta in auge un grandissimo Nadal. A questo punto l’unico tassello a mancare nello splendido puzzle della carriera dello spagnolo è il Masters di fine anno, ma per lui questo rimane sempre un tabù ed è così in finale costretto a capitolare ai danni di Djokovic.
Il terzo e per ora ultimo stop grave è arrivato a metà stagione del 2014, uno stop pesante che non gli ha permesso purtroppo di ritornare ai suoi vecchi standard. Vinto il suo 9° Roland Garros è uscito al quarto turno di Wimbledon per poi saltare tutta la stagione americana e presentarsi più morto che vivo a Basilea dando così un po’ di gloria a Borna Coric che ha potuto fregiarsi di questa grande soddisfazione battendo Rafa che già aveva le flebo ed era pronto con l’anestesia per essere operato di appendicite. Il suo rientro definitivo nel circuito è stato un calvario per lui e tutti i suoi tifosi che non hanno potuto ammirare il Nadal che hanno sempre apprezzato. A Doha nel 2015 subisce una sconfitta inaspettata contro Berrer, ma Doha è un torneo di “preparazione” agli Australian Open, quindi è lecito aspettarsi un calo di tensione per concentrarsi maggiormente sullo Slam, ma a Melobourne Nadal soffre terribilmente, non è più lui, ha perso la sua solita lucidità e l’aggressività, suo grande cavallo di battaglia, viene meno. Passato al quinto set il modestissimo Tim Smyczek, deve capitolare contro Tomas Berdych con cui non aveva mai perso dal 2006 in poi e, come se non bastasse subito anche un bagel, tanto per aggravare ancora di più la situazione.
Andato in Sudamerica per ritrovare la fiducia giocando nella sua tanto amata terra battuta riesce a rimediare una dura batosta per mano di Fabio Fognini che nel 2015 si rivelerà la sua bestia nera. In vantaggio di 6-1 tutto sembrava ordinaria amministrazione, ma Fabio seppe ritornare e vincere per 1-6 6-2 7-5. Un’ulteriore aggravante di questo stato pietoso è la diatriba con l’umpire Carlos Bernardes che porterà alla clamoros,a quanto stupid,a richiesta da parte di Rafa di non essere arbitrato da quest’ultimo, richiesta stranamente accolta dall’ATP per tutto il 2015, per poi svanire nel 2016 non si sa per quale motivo. A Rafa non gli rimane che vincere uno scarso 250, il torneo di Buenos Aires e raggiungere per qualche secondo il record di Vilas di titoli sulla terra battuta, prima che gli addetti ai lavori scoprano che i titoli del Poeta su clay sono 49 e non 45. La doppietta primaverile americana è tutta da dimenticare con le sconfitte con tanto di match point contro Raonic ad Indian Wells e sconfitta con Verdasco a Miami.
Il ritorno sulla terra battuta sembra essere la sua ancora di salvezza, ma è tutto l’opposto, è forse una pietra al collo che lo fa sprofondare ancora di più: la sconfitta a Barcellona ancora con Fognini è ancora clamorosa e la quella con Djokovic a Monte Carlo non è certo una cura anche se questi era in una condizione straripante. A questo punto non gli rimane che Madrid, dove gioca in casa in tutti i sensi: non c’è il numero 1 del mondo e così arriva in finale dopo una bella prestazione contro Berdych. La mazzata rimediata nell’atto conclusivo è di quelle che fanno male, malissimo, Andy Murray lo sevizia per 2 set e in ora e mezza e il ritorno di Nadal ritorna ad essere un’utopia. A questo punto non gli rimane altro che sperare nel Roland Garros, ma qui si palesa un grande handicap che sembra non essere più superabile: il 3 su 5 che gli è sempre stato amico gli si ritorce contro e quando nel sorteggio del tabellone pesca Nole ai quarti di finale il suo sorriso è tutto un programma. Rafa è bravo ad arrivare alla sfida con il serbo, ma a parte un primo set combattuto è costretto a capitolare. Una piccolissima soddisfazione arriva dal torneo di Stoccarda, ma è solo un palliativo: le sconfitte al Queen’s e a Wimbledon rispettivamente contro Dolgopolov e Dustin Brown sembrano porre una pietra tombale ad un suo exploit sull’erba in cui in passato ha dimostrato di sapersela cavare. A questo punto non gli rimane che andare ad Amburgo, torneo dai fasti antichi, ma declassato e collocato in una parte di stagione che i top player preferiscono disertare, dove vince contro Fabio Fognini dove si prende una parziale rivincita.
Altre 3 batoste arrivano dal cemento americano per mano di una per mano di Nishi in Canada e e un’altra da Feliciano a Cincinnati. Nadal non fa più paura come una volta e la partita contro Fognini agli US Open è il monumento ad un giocatore che non c’è più. Avanti di 2 set riesce a perdere clamorosamente al quinto abbandonando ogni utopistica velleità di vincere uno Slam per l’11° anno consecutivo. Una timida ripresa si ha nella stagione post US Open, dove, forse fresco per via delle tante sconfitte che non gli hanno permesso di giocare tante partite come in passato, adduce una discreta prestazione con semifinale a Shanghai, finale a Basilea persa contro il suo grande rivale Roger Federer e una buona prova alle Finals dove vince tutte le sue partite del Round Robin prima di capitolare contro il numero 1 del mondo Novak Djokovic.
L’inizio di stagione 2016 aveva fatto ben sperare con la finale di Doha, ma gli addetti ai lavori, compresi i loro protagonisti, avevano palesato una evidente miopia in un giudizio del tutto parziale e avventato: si è parlato di un Nadal ritrovato che ha dovuto soccombere solo ad un grande Djokovic, uno dei migliori Djokovic di sempre, ma dove? Nole ha fatto il suo e ha vinto contro un giocatore ormai al capolinea. Terribile è stata la sconfitta al primo turno degli Australian Open per mano di Verdasco, dove ha lottato, è vero, ma queste erano le partite che una volta davano fiducia al maiorchino, oggi invece sono quelle che gli buttano il morale a pezzi.
Il Nadal che verrà
Salvo qualche miracolo quello che ci aspetta è un Nadal versione 2015. La sua iscrizione con tanto di richiesta di wildcard al torneo di Buenos Aires palesa un downgrade del suo status non indifferente. Se l’anno scorso era plausibile andare in Sudamerica per rodare un po’ gli ingranaggi, oggi suona quasi come una richiesta di SOS, forse a questo punto non gli rimane che superare Vilas come numero di tornei su terra battuta, ammesso che in terra latina ci sia un discreto Nadal: Buenos Aires sembra alla sua portata, ma già Rio è molto a rischio. La stagione primaverile su cemento è lontana anni luce dai suoi standard e con un Nole in queste condizioni è fantascienza pensare di vincere, sarebbe un grande traguardo arrivare ad incontrarlo. La terra battuta europea da qualche tempo a questa parte sembra avere un nuovo padrone che più che in ogni altra occasione precedente vedrà un Nole agguerrito per vincere il Roland Garros in cui Rafa non sembra fare male come un tempo. La successiva parte di stagione rimane un’incognita con la “i” maiuscola e se Nadal non si sveglia qualcuno potrebbe fare cattivi pensiero. Vamos Rafa, non è finita finché non è finita.