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Maple Leaf Redemption: progressi e successi del tennis canadese

Maple Leaf Redemptio

Si avvicina il Canadian Open, il torneo più importante del Canada che vedrà al via i migliori tennisti del mondo (Giuro che questa l’ho scritta qualche giorno fa). Ma ci chiediamo: perché il Canada ha un torneo così importante del suo carniere? A primo acchito non ci viene in mente nulla di così eclatante riguardo ai risultati raggiunti da tennisti con la foglia d’acero, ma andando a spulciare qualche almanacco viene fuori qualcosa di interessante che magari nessuno si aspettava.
La prima edizione del Canadian Championships fu disputata nel 1881 il ‘che colloca la nascita di questo particolare evento quasi in contemporanea dei ben più prestigiosi U.S. National Championships (oggi US Open) e Wimbledon. Però, nonostante l’evento rappresentasse una intera Nazione era di un livello molto basso e nelle prime edizioni si preferiva il torneo di Niagara-on-the-Lake giocato sull’erba del Queen’s Royal Hotel. Tutti questi eventi orbitavano attorno al circuito americano che aveva come punta di diamante il National e avevano una posizione marginale rispetto ad altri eventi, meno importanti del National, ma di una o due categoria superiore rispetto ai diversi tornei canadesi: i tornei di Newport, Seabright e Longwood erano di un’altra caratura. Per questo motivo per diversi anni il Canadian Championships non fu un torneo di punta per i dilettanti anche se nell’albo d’oro si annoverano nomi importanti come quello di William Larned che riuscì a vincere nel 1895 prima della sua ascesa e dei 7 titoli al National. Tra i grandi ci sono anche Robert Wrenn e Leondard Ware, sconosciuti ai più, ma tennisti di una cerca risma che facevano del circuito americano il migliore del mondo e andavano a rimpinguare quei field dove saltano agli occhi i soliti noti, ossia le leggende, e magari qualche altro nome di rilievo viene trascurato.
Per molti anni furono i tennisti di casa a fare la voce grossa, anche se un certo Frank Hunter, americano, non certo uno sconosciuto, riuscì a trionfare 2 volte prima della Seconda Guerra Mondiale. Negli anni ’60 fu terreno di battaglia di quei tennisti che per un motivo o un altro avevano preferito rimanere dilettanti piuttosto che passare al professionismo. Questa fu l’occasione per i trionfi di Roy Emerson nel 1964 e Manuel Santana nel 1967. Grazie a questi successi il Canadian Championships rimase a galla e fu subito pronto ad abbracciare la riforma Open nata nel 1968. Nel 1968 anche il torneo canadese divenne Open, ossia aperto sia ai professionisti che ai dilettanti e nel 1970 fece il suo ingresso nel neonato Grand Prix. In quell’anno vinse Rod Laver in un evento che aveva $23,000 di montepremi. Una bella cifra per quei tempi. Ormai il seme era stato piantato e il torneo con la foglia d’acero sarebbe rimasto nel novero dei migliori eventi del mondo per tanti anni: prima giocato sulla terra battuta verde, la famosa Har-Tru, per passare successivamente al cemento a causa del cambio di superficie degli US Open che costrinse tutti i tornei satellite a fare altrettanto. Il grande protagonista degli anni ’80 fu Ivan Lendl, vincitore in 5 occasioni e finalista perdente in altre 2. Grazie alla presenza costante di top player nel 1990 l’ATP lo scelse come torneo dei Super 9, ossia quei tornei di un gradino appena inferiore solo a quelli degli Slam. Questo status rimane anche oggi collocando la “Rogers Cup” (chiamata così per motivi di sponsorizzazione, lui….non c’entra) tra i più importanti torneo dell’anno e che inaugurano la calda estate del Summer Slam che culmina con gli US Open.
OK. Questo riguarda il torneo del Canada. Ma i tennisti come sono messi? Se si pensa agli americani o agli australiani vengono in mente una caterva di campioni più o meno forti, se pensiamo agli italiani ci vengono i mente i soliti Pietrangeli e Panatta e la disputa su chi sia migliore: un dilettante che “ha fatto 2 volte” quello che fatto il professionista. Ma i canadesi hanno il loro Nicola Pietrangeli? Ni. Ce l’hanno, ma per cercare di carpire informazioni bisogna risalire alla preistoria. Il GOAT canadese risulta ad oggi un certo Henry George Mayes, che non era proprio canadese, ma aveva delle origini britanniche, un po’ come Wilding non era del tutto neozelandese, ma aveva qualche gene della Regina. Hayes sapeva giocare bene sia sulla terra battuta sia sull’erba. Lui, nato nel 1880, non ebbe mai modo di poter dimostrare la sua predisposizione per il clay in un grande torneo non essendoci ancora uno Slam di riferimento per questa superficie che arriverà solo nel 1913 con il World Hard Court Championships e poi successivamente con gli Internazionali di Francia del 1925 diventi “Roland Garros” a partire dal 1928. Fu uno dei grandi protagonisti della Coppa Davis del 1913 dove il Canada riuscì ad arrivare in finale e costretta a soccombere contro lo strapotere degli USA poi vincitori nel challenge round contro la Gran Bretagna. Fu costretto a servire il proprio Paese nella Prima Guerra Mondiale e per questo motivo perse quasi 6 anni di carriera. Rientrò nel circuito nel 1919 e dopo 2 stagioni di assestamento riuscì finalmente ad esprimere il suo potenziale. Riuscì a fare incetta di titoli nella Costa Azzurra dove si giocava esclusivamente sulla terra battuta (d’altronde l’avevano inventata lì). Riuscì a vincere sulla terra battuta britannica che loro non chiamavano “clay” bensì “hard court” creando non poca confusione con quello che poi noi avremo chiamato “cemento“. Anche sull’erba non era male e riuscì a vincere diversi tornei mettendo in fila nel 1926 la tripletta: Queen’s, North London e Middlesex. A Wimbledon non riuscì ad arrivare oltre i quarti di finale del 1921, ma di contro vinse 3 volte il torneo nel club della Regina. Morì in circostanze misteriose nel 1928 a soli 48 anni lasciando un grande vuoto nel tennis canadese che sarebbe durato per diversi decenni.
Passando per tennisti più o meno mediocri il Canada ha avuto un grande rilancio a partire dal 2007. L’anno di per sé non dice nulla, ma fu allora che per la prima volta vennero stanziate grosse cifre perché “Il tennis diventasse il primo sport in Canada“. Una visione un po’ utopistica visto che l’hockey su ghiaccio e la NHL in Canada sono di gran lunga lo sport più seguito, ma che ha dato un grande impulso al Tennis Canada tutto. Allora furono stanziati 9.5 milioni di dollari canadesi, una miseria, ma sono stati sufficienti a sfornare degli ottimi risultati. L’anno dello svolta è il 2012 quando nel torneo di Wimbledon nella categoria juniores vincono 2 canadesi: Felipe Peliwo e Eugenie Bouchard. Il primo si è un po’ perso, lo possiamo considerare un Quinzi con la foglia d’acero, ma Genie dopo quel 2012 ha avuto una carriera di tutti rispetto prima di precipitare nei meandri di Instagram. Dopo un 2013 di assestamento riuscì ad arrivare in finale a Wimbledon nel 2014 dopo le semifinali agli Australian Open e al Roland Garros. Vinse un solo titolo a Norimberga, ma i grandi piazzamenti nei tornei che contano la collocarono fino al numero 5 del mondo il 20 ottobre 2014.  Dopo quella data, il buio, il nulla. Tranne un quarto di finale agli Australian Open 2015 ha raccolto poco o nulla lasciandosi preferire come selfiesta piuttosto che come tennista. Incredibile come uno dei maggiori talenti del tennis canadese, sicuramente la migliore a livello femminile si sia persa in questo modo. Ogni tanto riesce a tirare fuori qualche buona prestazione, ma alla fine rovina tutto con delle sconfitte inaspettate.
Ma il vero gioiello prodotto dal Tennis Canada è Milos Raonic. Ancora una volta parliamo di un “oriundo” essendo Milos originario del Montenegro e il cognome ne è la testimonianza. Ma i montenegrini non hanno nulla da recriminare essendo Raonic canadese al 100%. Grazie al lavoro di Piatti prima e Ljubicic poi Milos ha saputo ritagliarsi un posto importante del circuito riuscendo a mantenere un certo standard per diversi anni. Salito agli onori della cronaca a soli 20 quando vince a San Jose e poi sconfitto nel torneo successivo a Memphis solo da Andy Roddick in finale, ha messo la freccia nel 2014 riuscendo a spingersi fino ai quarti di finale del Roland Garros, non proprio il suo torneo e non proprio la sua superficie e soprattutto la semifinale persa contro Federer a Wimbledon. Grazie agli ottimi piazzamenti in quasi tutti i Masters 1000, tranne Madrid e Shanghai, riuscì a risalire fino alla 4a posizione del ranking mondiale l’11 maggio 2015. Peccato per quell’infortunio al piede patito prima del Roland Garros 2015 che gli ha fatto perdere punti preziosi e soprattutto la continuità. Ma la grande impresa l’ha fatta nel 2016 dopo il divorzio con Ljubicic passato alla scuderia di Federer riuscendo ad arrivare in semifinale agli Australian Open e grazie ai consigli di Mac si è spinto fino alla finale di Wimbledon che ad oggi rimane il maggior successo del tennis canadese. Troppo forte per lui Murray, ma questo grande achievement ripaga il tennis canadese tutto di anni vissuti in sordina e senza nessun top player.
Grande soddisfazione è arrivata anche dal torneo junior dove Denis Shapovalov ha vinto battendo tra gli altri Stefanos Tsitsipas che insieme sembrano formare la coppia che dovrebbe dominare il tennis nel prossimo futuro. Denis è un tennista atipico per questo periodo. Gioca il rovescio ad una mano ed è mancino. Difficile fare dei paragoni ma sembra un Gasquet o un Wawrinka mancino. Forse questi paragoni lo offendono, ma è meglio fermarci qui, anche Laver era un monomane mancino, ma è opportuno non mettere pressione al classe 1998 che però già viaggia attorno alla posizione numero 370 con qualche Futures in cascina.
Il tennis canadese gongola e con poca tradizione alla sue spalle è riuscito a tirare fuori dei campioni. Chissà se magari altre federazioni potranno fare altrettanto, magari quelle con più tradizione, blasone e che sa cantare e ha più stemmi da lustrare.