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Nascita e caduta di un impero, perché finisce il dominio di un tennista: Jimmy Connors

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Continua la rassegna dei più grandi dominatori dell’era Open. Nella prima puntata abbiamo scandagliato la seconda parte della carriera di Rod Laver e ci siamo lasciati alle spalle solo pochi anni di tennis, esattamente dal 1968 al 1974 ed è proprio in quest’anno che nasce un nuovo imperatore del tennis.

Il secondo dominatore dell’era Open è Jimmy Connors. Difficile dire quando sia nato, ma è facile dire quando è esploso ed è iniziato a diventare grande: nel 1974. Jimbo, come tanti della sua epoca se non tutti perché allora era la regola a differenza di oggi, esplode da giovanissimo. Nato nel 1952, il suo debutto tra i professionisti si ha nel 1972 e caso più unico che raro vince il primo torneo da professionista a cui partecipa, quello di Jacksonville cui seguirà la settimana successiva  il torneino di Roanoke, entrambi facenti parte dei famosi Riordan. Il 1972 non è il suo anno. Nonostante diversi tornei vinti non riuscirà a brillare negli eventi che contano, vero che vince il torneo del Queen’s, classico appuntamento di preparazione a Wimbledon, ma in questa edizione il torneo della Regina è di pessima qualità e non si capisce perché l’ATP lo consideri come “buono”. Non sorprende neanche la sconfitta ai Championships patita contro Ilie Nastase, favorito numero 1, che poi perderà al quinto in finale contro l’underdog Stan Smith. Grave fu la sconfitta al primo turno nello Slam casalingo contro Tom Gorman, ma nonostante tutto riuscirà ad arrivare al Masters di fine anno dove otterrà degli scalpi importanti come quello di Andres Gimeno (vincitore del Roland Garros*) e di Jan Kodes futuro vincitore di Wimbledon*.

Il 1973 è l’anno di Ilie Nastase, un anno asteriscato se vogliamo. L’Australian Open è praticamente inesistente, il Roland Garros è disertato dai migliori e non a caso viene conquistato per la prima volta senza che il vincitore perda un set, e il vincitore è proprio il Principe. Wimbledon viene boicottato e la vittoria di Jan Kodes vale poco o nulla. L’unico Slam non indicizzato saranno gli US Open vinti da Newcombe, ma la palma di migliore si decide al Masters con la vittoria di Nastase in finale su Okker. Gli acuti di Jimbo sono pochi a parte il solito tour de force nei tornei Riordan non brilla particolarmente sulla terra battuta europea con cui avrà un rapporto complicato e dal 1974 sarà quasi nel tutto inesistente fino al 1978. A Wimblecon perde contro Metreveli, futuro finalista e agli US Open dal futuro vincitore Newcombe ai quarti di finale. Disputerà un ottimo finale di stagione con i titoli al Pacific Southwestern Open di Los Angels, il torneo su cemento più importante del mondo che sarà tale fino alla corsa al cemento che per primo interesserà gli US Open e poi via via tutti gli altri tornei. Vince anche in Sudafrica e disputa un ottimo Masters vincendo contro Orantes, Smith e Okker. Ma ormai Jimbo sta per decollare e da qui in avanti sarà lui il più forte del mondo e per tanto tempo.

Ci siamo. E qui che inizia una nuova era che chiude definitivamente il tennis ovattato e confinato ai veri intenditori e si apre al grande pubblico, una vera rivoluzione che arriverà fino ai giorni nostri. Il mitico 1974 di Jimbo inizia all’Australian Open che ormai aveva perso lo status di Major, cioè appartenente ai 4 più importanti del mondo, ma nonostante tutto rimaneva un torneo del Grande Slam. Pochissimi ricordano la vittoria in finale contro Phil Dent in 4 set, ma se si chiede a qualcuno chi ha vinto in Australia nel 1974 tutti diranno che è stato Connors. Il suo dominio proseguirà anche e sopratutto nel circuito Riordan collezionando i titoli a Roanoke, Little Rock, Birmingham, Hampton, Salt Lake City, Tempe e soprattutto il famos US Indoors giocato a Salisbury con $50,000 di montepremi. Le uniche 2 sconfitte arrivano a Omaha, e questa è “grave” perché arrivata in torneo ufficiale e l’altra a Washington in un torneino che chiudeva in circuito invernale dei Riordan che era poco più di un’esibizione. Inutile tirare fuori la storia del ban al Roland Garros e agli Internazionali, tratta in questo articolo. Meglio parlare di quello che ci dice in campo e il campo ci dice che Connors è un ottimo giocatore da erba e conquista il torneo di Manchester, ma perde ai quarti di finale nel torneo erbivoro di Nottingham. Nulla di grave perché il bello deve ancora venire. Saranno i Championships a coronarlo come numero 1 del mondo con la storica finale contro Ken Rosewall ormai troppo vecchio per poter competere contro il giovane leone Jimbo. Da quel momento in poi non si ferma più da Londra a New York il passo è breve ed ecco servita la doppietta storica in quelli che allora erano i 2 tornei più importanti del mondo. Connors chiude definitivamente il matrimonio tra l’erba e il West Side Club della Grande Mela, un matrimonio che sarà spezzato dall’esperimento mai decollato della terra verde durato 3 anni e poi il definitivo trasloco sul cemento di Flushing Meadows. Ma il 1974 non finisce qui. Nella bacheca di Jimbo si aggiungeranno i titoli di Los Angeles, Londra e Sudafrica, prima di rinunciare non tanto gentilmente al Masters per via dello sfratto che aveva ricevuto a Parigi.

Difficile ripetere un’annata del genere e il 1975 sembra essere un negativo di una foto analogica del 1974, perché là dove aveva trionfato l’anno prima nel 1975 arriva sempre ad un passo dal titolo, ma non riesce a replicare. La prima grande delusione arriva a Melboune dove è costretto a cedere in finale a Newcombe. Farà la sua bella figura anche nei Riordan ma la sfortuna lo perseguiterà anche qui perché è costretto a ritirarsi a Little Rock, Fairfield e New York, ma nonostante tutto riesce a riconquistare prestigioso titolo di Salisbury, vincendo pure ad Hampton, Boca Raton, Birmingham e Bahamas. Sono piccoli tornei, ma sono questi che gli permetteranno di rimanere al vertice per il ranking ATP, un ranking che ricordiamo ai tempi non era tanto riconosciuto dai giocatori e non stabiliva in maniera inequivocabile chi era il più forte del mondo, infatti i giornalisti e gli esperti del settore metteranno Arthur Ashe al primo posto per il 1975.

Per la prima volta fa una capatina nei tornei WCT che gli erano stati indigesti e vince a Denver. Tra la terra battuta euroepa e Connors è odio profondo e lui non si presenterà a nessun torneo del circuito su clay compreso soprattutto il Roland Garros. Non riuscirà a vincere neanche sull’erba europea. Ma se da un lato non fanno scalpore le sconfitte a Chichester e Nottingham, quella più clamorosa rimane la finale di Wimbledon, una delle più inspiegabili di sempre. Connors si scioglie completamente contro Arthur Ashe soprattutto nei primi 2 set dove Jimbo commette ogni tipo di errore possibile. Ormai i buoi sono scappati e la vittoria del quarto set non serve a nulla. I Championhips sono andati. A New York si comincia a calpestare la terra verde e Jimbo non si trova male come qualcuno può pensare, soprattutto valutando quelle esigue informazioni che dicono che Connors non ha mai vinto sulla terra battuta. Connors ha avuto la sue soddisfazioni sulla terra non ultime il torneo che si gioca a North Conway che precede lo Slam newyorkese. Anche qui arriva in finale, ma lo specialista Manuel Orantes non ha pietà e liquida la pratica in 3 set. Le vittorie alle Bermuda e alle Hawaii non possono consolare un campione come Jimbo che perderà in altre 2 finali e soprattutto in Davis. L’ATP dice che il numero 1 di fine anno è l’americano, ma non tutti sono d’accordo.

Sembra proprio che la storia del ragazzo dell’Illinois possa finire qui, lui sa che non ha giocato una buona annata, anzi, ma sa che può migliorare e ritornare ai fasti del 1974 e qui non deluderà i suoi fan. Il circuito Riordan è all’ultimo anno di vita e il suo maggiore rappresentante non poteva mancare ed è da lì che inizia la ricorsa alle somme vette. Birmingham è il suo torneo e lo rivince ancora una volta (non perderà mai una partita in quel dell’Alabama). A Philapelphia, il super torneo che si potrebbe benissimo sostituire agli Australian Open come Major (non Slam), è il favorito numero 1 e rispetta i pronostici battendo un bel ragazzo svedese, alto, biondo che l’anno prima aveva sorpreso tutti vincendo gli Internazionali d’Italia e il Roland Garros, ha un nome strano, ma che tutti lo ricordano, oggi, il tennista in questione è Bjorn Borg, uno dei fattori principali che farà cadere il regno di Connors, ma ne parleremo più avanti. Da lì a poco confermerà il titolo ad Hampton e invece di dedicarsi esclusivamente ai tornei Riordan decide di fare capolino nei tornei ATP e WCT. Qui non delude le attese e si toglie definitivamente quell’aura di vincitore di tornei farlocchi come sono apostrofati i tornei del circuito Riordan, e trionfa nei ricchissimi tornei di Palm Springs prima e Las Vegas poi cui si aggiunge anche il Denver WCT. Jimbo è tornato imbattibile e sembra che questo dominio possa durare per tutta la stagione, ma l’erba europea gli riserverà delle amare sorprese. Saltato ancora una volta il Roland Garros perde in finale sia al Kent Open che a Nottigham dove viene addirittura squalificato, è un brutto segnale e alle porte c’è il Wimbledon. Quello del 1976 è un Wimbledon strano, non piove quasi mai, i campi sono asciutti, l’erba si consuma rapidamente e l’erba diventa subito “terba” (come la ribattezzerà più tardi Gianni Clerici) gli specialisti della terra battuta e i bombardieri si fanno strada e sarà un membro della seconda categoria a farlo fuori. Nell’accezione particolare è Roscoe Tanner a batterlo in 3 set, Tanner è un mancino che serve benissimo e approfitta molto bene di quei campi lisci per poter esprimere al meglio il proprio tennis, ma quello che ancora più importante dal punto di vista storico è che quell’edizione sarà vinta da Borg, che mai nessuno avrebbe pensato vincitore sull’erba dei Championships. E’ una grande iniezione di fiducia per lo svedese che aveva perso malamente ai quarti di finale del Roland Garros da Adriano Panatta, una sconfitta che si dimostrerà rilevatrice per le sorti di Borg e della storia del tennis in toto. The best is to come…ed è nell’estate americana che Jimbo legittima la sua superiorità sul tutto il gruppo. La terra battuta ha invaso tutti gli Stati Uniti e lì si gioca praticamente solo su quella superficie. Connors vincerà a Washington, North Conway e Indianapolis, perde il torneo di Boston, lo storico US Pro prima dello Slam a stelle e strisce, ma niente di grave, è a New York che la storia lo attende. Arriva in finale senza perde un set e ad attenderlo c’è Bjorn Borg che a poco a poco stava incidendo il suo nome nei più forti terraioli della storia. La finale è a senso unico e vince Connors, Borg avrà molti rimpianti perché non vincerà mai gli US Open sprecando un’ottima occasione nel 1976 ad un passo dal titolo nella sua superficie preferita, ma evidentemente la terra verde non è proprio uguale alla terra rossa. L’anno si chiude con i trionfi a Colonia e Wembley e Connors è il numero 1 per il ranking ATP e per la gente anche se Borg non è passato inosservato: Tennis Magazine lo proclama “Giocatore dell’anno” così come farà l’ATP stessa contraddicendo il suo stesso metodo per calcolare il ranking. Oggi sembra strano, ma allora non c’era il web e solo pochi eletti poteva fare polemica su questo tipo di scelte.

Il 1977 è l’anno della svolta. Jimbo perde il trono, non definitivamente perché nel 1982 sarà di nuovo sulla vetta, ma sarà un unicum e di lì a poco avrebbe perso di nuovo lo scettro, un po’ come successo a Federer nel 2009 dopo aver perso definitivamente l’aura di imbattibilità nel 2008 per causa soprattutto di Rafael Nadal. La causa principale della fine di questo dominio è attribuita al passaggio di testimone con Bjorn Borg, ma non è così semplice la questione perché non sarà solo Borg a battere Connors. Il preludio del passaggio di consegne si era avuto al Pepsi Grand Slam, ma una sconfitta sulla terra verde contro Bjorn ci può stare. Quelle più gravi sono le sconfitte contro Dick Stockton agli US Indoors anche se al quinto set. Era stato costretto al ritiro a Toronto sempre contro Dick e non era riuscito portare a casa un titolo nè a St. Louis, nè a Las Vegas nella WCT Challenge Cup. Finalmente a maggio arrivano i 2 titoli pesanti delle WCT Finals e a Las Vegas, ma la partita che decide tutto si gioca a Wimbledon, come quasi sempre accade nella storia. Dall’altra parte della rete c’è ancora Borg che si dimostra non essere una meteora e tenta il clamoroso bis. Ci riuscirà vincendo in 5 set in una splendida partita che farà diventare lo svedese numero 1 anche per il computer di lì a poco. La terra verde americana sarà un ottimo banco di prova per poter ritornare sulla vetta del mondo, ma fallisce miseramente. Zeru tituli e la grave sconfitta in finale agli US Open contro Guillermo Vilas, che per molti è il vero numero 1 del 1977. Jimbo si consolerà con l’ottimo finale di stagione e la vittoria al Masters. Il dominio sul mondo del tennis, il vero dominio incontrastato era finito, ma Jimbo non lesinerà di vincere ancora tanti trofei importanti. Vincerà gli US Open del 1978, 1982 e 1983 e ancora Wimbledon nel 1982 in quella che forse rimane la vittoria più importante della sua carriera. Il suo sarà un declino soft, molto lento che lo porterà a giocare fin oltre i 40 anni e culminerà con la semifinale degli US Open del 1991 diventando l’ultimo grande, grandissimo vecchio a calcare i campi da tennis.