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Nascita e caduta di un impero, perché finisce il dominio di un tennista: Rod Laver

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Nel corso della storia del tennis ci sono stati diversi periodi di dominio, anzi se vogliamo essere precisi la storia del tennis è segnata indelebilmente dal dominio di un tennista che poi ha dovuto cedere il suo scettro ad un altro giovane emergente che avrebbe avuto lo stesso ruolo del suo predecessore. Difficile evidenziare un preciso lasso di tempo in cui non ci sia stato un uomo solo al comando, la prima immagine che ci viene in mente potrebbero essere gli anni del post Sampras a cavallo tra il 2000 e 2002, ossia quando Pete ormai non era dominatore e prima dell’arrivo di Federer, oppure gli anni post-dominio McEnroe del 1985 con l’arrivo di Becker, Edberg e con Lendl ormai non più all’apice come era stato dal 1982 in poi. Ma nonostante queste eccezioni la regola ha voluto che un’epoca fosse segnata da un solo tennista.

Prima del 1968 ce ne sono a bizzeffe. Senza scomodare i primi campioni come William Renshaw e Lawrence Doherty e se vogliamo Tony Wilding, il primo vero e unico dominatore è stato Bill Tilden, un tennista che più di ogni altro si è elevato al di sopra di tutto e di tutti. Inutile andare a snocciolare numeri e statistiche, i numeri offendono la grandezza di Big Bill che non ha bisogno certo di record per essere collocando dell’Olimpo dei più grandi. Dopo di lui sono arrivati i francesi, 4 francesi apostrofati come i Moschetterieri ma ormai Bill era diventato vecchio per poter competere ai massimi livelli e il suo passaggio al professionismo lo escluderà del tennis che conta, o meglio che conta fino ad un certo punto. Fino al 1950 Tilden è stato il tennis e non si è lesinato di giocare fino alla sua morte avvenuta nel 1952. L’ultimo suo torneo giocato risulta il World Pro Championship di Cleveland del 1951. Facendo un semplice calcolo: lui nato nel 1893, ultimo torneo giocato nel 1951, 1951 – 1893 = 58. Ebbene sì, Bill ha giocato il suo ultimo torneo a 58 anni, qualcosa di assolutamente inimmaginabile oggi.

Ma la nostra attenzione vuole focalizzarsi sull’era Open, un era in cui è facile isolare degli schemi ben precisi perché finalmente tutti potevano giocare in un circuito mondiale. Il primo a saltare fuori è Rod Laver. In realtà Rocket Man era già stato protagonista negli anni ’60 e il suo Grande Slam del 1962 e l’ottima stagione che ne conseguì fu un sigillo importante per etichettare Rod come un sicuro dominatore. Ma quello che fa maggiore impressione è il suo 1969, anno in cui aveva 31 anni quando riuscì a ripetere l’impresa del 1962 ma questa volta quando tutti erano ai nastri di partenza e non c’erano Slam con gli asterischi. Per quanto gli Slam che vanno dal 1969 al 1973 presentano sempre delle defezioni dovute a diversi motivi, uno tra tutti la diatriba WCT-Grand Prix, i 4 tornei più importanti del 1969 erano i 4 tornei dello Slam. L’ottima stagione si chiuse con 100 vittorie tonde tonde a fronte di sole 19 sconfitte e con 18 titoli.

Molti sanno che Laver dal 1970 non vinse più Slam, evenienza che a detta di qualcuno declasserebbe l’impresa del 1969 perché costruita ad hoc. Non diciamo fesserie, dal 1970 Rod non perde di certo il suo tennis e il suo spirito di dominatore e anche usando un po’ di logica è difficile poter immaginare un Grand Slammer disertare lo Slam di casa del 1970 che fu uno Slam con l’asterisco, pessimo torneo sia per il field che per l’organizzazione e non caso Laver si recò in patria per giocare e vincere un altro torneo, quello di Sydney, vero Major australiano di quella stagione. Sempre in quell’anno comincerà ad assurgere a ruolo di super torneo e addirittura paragonabile ad un Major il torneo di Philadelphia. Un grande evento con $60,000 di montepremi (per avere un’idea: l’Australian Open aveva un prize money di $10,760), semifinali e finali con il 3 su 5, e chi vince? Ma sempre lui, Rod Laver. E siamo già a 2 super tornei. Come se non bastasse nel 1970 viene organizzato il Tennis Champions Classic, un evento che metteva a disposizione la cifra record di $200,000 dollari promosso dal direttore della National Tennis League George MacHall. Il formato di questo torneo era alquanto insolito ed era composto da partite secche chiamate “winner-takes-all” in cui il vincitore portava a casa una borsa di $10,000 per una sola vittoria. Laver piglia tutto vincerà anche questo torneo e fa salire a 3 le vittorie pesanti per il 1970. Certo, fanno specie la non partecipazione al Roland Garros (slam asteriscato) e le sconfitte contro Roger Taylor (non il batterista dei Queen) a Wimbledon e contro Dennis Ralston agli US Open, ma evidentemente le priorità erano altre e il buon Rod aveva concentrato la sua preparazione per essere al top nei tornei che contavano seriamente in quell’anno, dando anche un occhio al portafoglio perché per molto tempo il tennis professionistico non servirà a comprarsi macchine sportive e adescare qualche top model, ma a mantenersi nel vero senso della parola.

Di fatto il dominio dell’australiano finisce nel 1971 quando non riesce a vincere più tornei importanti e sarà scavalcato da 2 giovani rampanti che si stavano affacciando al tennis mondiale, uno è australiano e l’altro americano, accomunati da tanto di baffi che molto spesso si vedono nei filmati dell’epoca e sono: John Newcombe, classe 1944 e Stan Smith, classe 1946. Laver non vincerà più niente di importanza assoluta ma in quell’anno riserverà l’ultimo botto nella seconda e ultima edizione del Tennis Champions Classic, torneo che ancora una volta era il più ricco della stagione. Non mancheranno altre perle di lusso da non sottovalutare. Essendo l’Australian Open un torneo di serie B se non C, in quegli anni metaforicamente si liberava sempre uno slot per completare la collezione dei 4 Slam, che in questo caso possiamo chiamare Major, prendendo in prestito un’espressione cara al golf. Il posto dello Slam australiano dal 1974 dal 1978 verrà preso dallo U.S. Pro Indoor di Philadelphia che, giocandosi nell’inverno boreale quindi estate australe, sostituiva il torneo Down Under a tutti gli effetti. A più di 35 anni Rod si regala il successo in finale  contro Ashe e come se non bastasse, sempre nel 1974, vincerà uno dei tornei più ricchi dell’anno, l’Alan King Tennis Classic di Las Vegas, forse il suo ultimo capolavoro.

Oltre ai già citati Newcombe e Smith, che non saranno a loro volta dei dominatori, il vero tennista che si sostituirà a Laver sarà Jimmy Connors che esploderà proprio nel 1974, primo anno in cui finalmente si riesce a fare ordine (ma fino ad un certo punto) nell’organizzazione del tennis mondiale.

Questo è solo un assaggio, la serie continuerà con……? Scopritelo voi!