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Nei meandri della mente di un tifoso di Roger Federer

Collage Sandrino

Continua la rubrica a cura di voi utenti che avete voluto dedicare un poco del vostro prezioso tempo per scrivere un racconto, un articolo, una raccolta di emozioni che il tennis ha lasciato nella vostra mente. Questa è la volta di Sandrino.

22-11-2015.

Djokovic chiude al secondo match point. Come mi capita spesso, rimango fermo imbambolato a guardare lo schermo. E’ successo di nuovo, un’altra finale persa.

Lei mi vede e riparte per l’ennesima volta col suo monologo:

Mi spieghi come fai a vivere così male per colpa di un milionario che prende a racchettate una pallina? Con tutte le cose di questo mondo, tu ti perdi via per Federer. Io a volte rimango basita.”

In realtà non sento una parola, la mia mente sta ancora lavorando alla ricerca di qualche punto che avrebbe potuto far girare il match.

“Ma io vorrei sapere una cosa: non sei sempre stato così, sono sicura. Dai su, al liceo quasi non mi parlavi mai di Lui. Che cosa è successo, dimmi che cosa è successo che ti ha fatto andare in pappa il cervello per quell’Orso?”

Questa domando la colgo: perché sono così empatico nei confronti di Roger? E la mia mente mi porta indietro di qualche anno.

 

06-07-2008.

Non è possibile. C’è qualcosa che non quadra. Non può aver perso.

Eppure Roger sta andando a sedersi mestamente sulla sua panchina. Nadal sta festeggiando.

Sono spiazzato. Fisso la televisione, sguardo perso.

Mio papà con fare saggio afferma: “Prima o poi doveva capitare, non si può durare in eterno. Che appenda la racchetta al chiodo.” Risatina di chi pare aver capito tutto.

Io ancora fatico a concepire quello che sto guardando. Federer ha perso in finale a Wimbledon. Contro Nadal.

Forse è davvero la fine.

La mia mente fa un balzo in avanti.

 

01-02-2009.

Va bé almeno non è Wimbledon. E il quinto set non è finito 9-7.

E sono da solo, posso quantomeno guardare in silenzio le premiazioni.

Oddio Roger cosa fai? La voce non ti esce. Al contrario delle lacrime. E io sento, probabilmente, lo stesso groppo in gola che stai sentendo tu. Oltre a tanta tanta tristezza.

Stavolta non ne esce. E’ la fine.

Altro salto.

 

30-06-2010

Passino i quarti finali del Roland Garros. Ma non qui. Non è giusto.

Ma chi è questo? Esulta anche? Ma come si permette?

E perché tu hai giocato così male?

Niente finale a Wimbledon.

Un appuntamento che non mancavi/o da 7 anni.

Altra stangata. E pensare che in passato mi sono lamentato per due finali perse.

Quest’anno è davvero l’anno. L’anno in cui il re depone la sua corona.

Si ritorna al presente.

 

22-11-2015.

“Ma io vorrei sapere una cosa: non sei sempre stato così, sono sicuro. Dai al liceo quasi non mi parlavi mai di Lui. Che cosa è successo, dimmi che cosa è successo che ti ha fatto andare in pappa il cervello per quell’Orso?”

“Da quando ha iniziato a perdere”, le rispondo. “Senza dubbio. Da quando è diventato battibile su un campo da tennis”.

“Mi pare logico: uno comincia a perdere e tu lo tifi ancora di più. Ma che senso ha? Per fare il bravo tifoso? Che cosa ridicola!”

“Non è così in realtà: è il modo in cui affrontato tutto.”

“Tutto cosa?”

“Le sconfitte, il non essere più il numero uno del mondo: mica facile dopo anni di primato assoluto scendere dal trono. Eppure è stato meraviglioso in tutto questo. Si è dimostrato essere più grande nella vita che non in un campo da tennis. E guarda che per lui è un’impresa!”

“Va bene va bene.” Sospira lei. “Però ormai non vincerà più niente, giusto? Insomma Djokovic è troppo forte.”

“Tante volte ho accostato la parola fine a Federer. E tutte le volte lui mi ha contraddetto. Ti assicuro che fino al giorno in cui si ritirerà non mi sentirai mai e poi mai dire che Roger Federer è finito o che non non vincerà più niente. Puoi scommetterci.”

Lei riflette un po’. Penso abbia capito, ma non fino in fondo, come è giusto che sia.

“Ma spero che tu ti sia affezionato a Roger anche per le sue vittorie. Insomma ti avrà fatto vivere dei bei momenti immagino.”

Bei momenti? Sorrido.

E la mia mente mi riporta a parecchi anni indietro.

Ma ho come l’impressione che è meglio terminare qui l’articolo: penso proprio che si dilungherebbe troppo.

 

Sandrino