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Ritratto di Fred Perry: Andy Murray, chi?

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Con la vittoria della Coppa Davis da parte di Andy Murray in Gran Bretagna sono apparsi dei titoloni che apostrofavano lo scozzese come il più grande tennista britannico della storia. Titoli enfatici? Sì, ma molti lettori ci hanno creduto e come si diceva una volta, “l’ha detto il TG….”, quindi se l’hanno scritto vuol dire che è vero, ma la storia è molto differente. Se si trova a dire che Fred Perry è stato certamente più grande di Murray ti arriva qualche likes, ma inevitabili arrivano le risposte fuffa in cui si dice che Perry viveva in un altro periodo in cui il tennis era un altro sport (Sì, ma quale?) o che non si possono fare paragoni con il passato. Ora la verità è una sola e 2 cose contrapposte non possono essere vere contemporaneamente, se si dice che Murray è il GOAT britannico allora bisogna saper comparare tutte le ere e altresì non si può dire che il tennis di una volta era inferiore, perché non avrebbe senso, infatti è ineluttabile il progresso in tutti i settori soprattutto negli sport. Facendo passare come valido questo teorema  ci proveremo i nostri discendenti a dire che magari il tennis di oggi era inferiore al loro mentre noi ci rivolteremo nelle tombe.

Ok, ma perché Fred Perry è superiore a Andy Murray? Perry è stato un pioniere del tennis e ha vissuto nel periodo successivo a quello del dominio del grandissimo Bill Tilden e ha avuto grandissimi successi, non ai livelli di Big Bill, ma ha comunque permesso alla Gran Bretagna di avere un grande campione, l’ultimo grande campione per gli inventori di questo sport.

Il primo torneo di cui si ha notizia di una partecipazione certa di Fred è l’Herga Lawn Tennic Club del 1927, quando 18enne perse ai quarti di finale contro George Stoddart per 6-4 1-6 6-3. La sua prima stagione da senior nel circuito amateur si chiude con 6 partecipazioni a tornei disputati tutti in Gran Bretagna e “zeru tituli”. Stesso dicasi per il 1928. Nel 1929 arriva il primo successo: il torneo di New Malden su erba a cui si aggiunge il titolo sul parquet indoor del Queen’s Club, sì, avete letto bene, “Queen’s Club“, uno dei primi club al mondo ad avere sia campi outdoor in erba e indoor con il parquet. A questo successo si aggiunge soprattutto la prima partecipazione al torneo di Wimbledon dove perde da Offlin nel 3° turno.

Nel 1930 inizia a giocare in diverse parti del mondo e comincia così a spostarsi in America, vero centro di gravità permanente del tennis mondiale, disputando il “Major” del circuito statunitense rappresentato dal torneo del Newport Casino e prendendo parte agli U.S. National Championships. Arriverà a giocare anche in Argentina sulla terra battuta.

Nel 1931 si aggiungono i primi titoli conquistati oltreoceano: l‘Eastern Grass Court Championships di Rye, torneo di categoria appena sotto a quello degli Slam e preparatorio degli US National Champs dove si spinge fino alla semifinale contro Vines dove perde per 4-6 3-6 6-4 6-4 6-3 (La loro sarà una grande rivalità nel circuito pro). Prima di finire la stagione aggiunge altri 2 tituli indoor: a Cromer e la Coupe di Noel di Parigi giocata, come dice il nome, nel periodo natalizio (dal 21 al 27 dicembre). Una volta la stagione tennistica durava 13 mesi l’anno, ad essere stretti.

Nel 1932 si ha la sua esplosione. Si capisce subito che i tornei di categoria inferiore a quelli dello Slam, o se preferite dei Major visto che non sempre gli Slam erano i tornei più importanti dell’anno, gli stanno stretti: in Gran Bretagna fa il cappottissimo vincendo tutti i tornei a cui partecipa ma lasciando fuori il più importante: i Championships per eccellenza, il Torneo di Wimbledon. A questi si aggiungono anche altri tornei fuori dai confini nazionali, ecco l’elenco: Roubaix, Hamilton, Tally Ho!, British Hard Court, Harrogate, Harrow. Oltre a ciccare nello Slam di casa perde anche al Roland Garros e gli US National Champs, ma prima di chiudere la stagione colleziona una splendida doppietta sul cemento vincendo a Los Angeles e San Francisco.

Nel 1933 gioca poco, ma ottiene il suo primo grande successo. Vince a Forest Hills contro Jack Crawford in una finale memorabile passata alla storia per aver dato il via all’espressione “Grande Slam” con Jack avanti 2-1 che si dice abbia bevuto del whisky ai cambi campo, inficiando così la vittoria e cedendo malamente nel 4° e 5° set per 6-0 6-1 (6-3 11-13 4-6 6-0 6-1 è il punteggio complessivo). Non manca di andare a Los Angeles dove conferma il titolo e si spinge anche a Melbourne dove vince il Victorian Championships sull’erba (torneo che è stato l’antesignano degli attuali Australian Open).

Il suo passaggio in Australia non è casuale, infatti vuole disputare e vincere uno dei Major indicati dall’ITF, ma non un Major di fatto quale è l’Australian Championships. Qui ottiene il suo 2° Slam in carriera battendo in sequenza un ottimo trio: Hopman, McGrath e Crawford in finale. Manca ancora una volta il Roland Garros, ma ottiene il successo più prestigioso a Wimbledon battendo ancora Jack Crawford per 6-3 6-0 7-5. Completa il suo fantastico 1934 vincendo il suo 2° titolo agli US National Championships diventando il secondo tennista a vincere 3/4 di Grande Slam appena un anno dopo Crawford. Questa volta in finale c’è Wilmer Allison battuto per 6-4 6-3 3-6 1-6 8-6. Prima di andare in Australia per preparare lo Slam aussie negli USA aggiunge altri 2 tornei alla sua bacheca: Los Angeles e Berkeley. A Melbourne giungerà in finale e sarà la sua ultima partecipazione agli Australian Champs. Passando di lì vince il New Zealand Champs. Finalmente nel 1935 riesce a chiudere il Career Grand Slam (termine postumo all’impresa stessa) vincendo a Parigi il Roland Garros battendo in finale il barone tedesco Gottfried von Cramm per 6-3 3-6 6-1 6-3. La sfida tra queste 2 leggende si ripete in finale anche a Wimbledon ed è ancora Perry a trionfare per 6-2 6-4 6-4. Va a Forest Hills per disputare lo Slam americano ma si ferma in semifinale dove perde contro Allison poi vincitore del torneo.

Il 1936 è il suo ultimo anno da dilettante, ormai il professionismo, che era nato alla fine del 1926, si era diffuso ed era chiaro a tutti che il numero 1 del mondo doveva passare lo Stige per andare nella dark side of tennis. Ma prima di diventare pro riserva qualche altro capolavoro ai suoi adepti: vince 4 tornei minori: Cannes, Cannes LTC, Praga e British Hard Court, arrivando al Roland Garros da imbattuto dove perde in finale dal barone Von Cramm per 6-0 2-6 6-2 2-6 6-0. Gli ultimi Slam che disputa li vince entrambi: a Wimbledon spazza via il barone per 6-1 6-1 6-0 in 45 minuti di gioco in una delle finali più brevi della storia. A Forest Hills deve lottare contro uno dei grandi protagonisti della storia del tennis che si stava affacciando alla grande ribalta che è Don Budge, sconfitto per 2-6 6-2 8-6 1-6 10-8 che non era riuscito a fruttare 2 match point.

In Coppa Davis è stato l’assoluto protagonista del poker messo a segno dalla Gran Bretagna dal 1933 al 1936. Nel 1933 vince 13 incontri su 14 di singolare perdendo contro l’italiano Giorgio de Stefani in casa al Devonshire Park di Eastbourne sull’erba. Sconfitta tra l’altro ininfluente ai fini del risultato e a tie già chiuso. A quei tempi c’era il challenge round così negli anni successivi non dovette faticare più di tanto per vincere la Coppa non perdendo mai i suoi incontri di singolare chiudendo con un rotondo 6/6. La sua straordinaria importanza per la Gran Bretagna è testimoniata dalla sconfitta in sua assenza rimediata nel 1937 dalla sua Nazionale che non vincerà più la Davis fino al 2015.

Professionismo

Da questo momento in poi si apre un mondo nuovo per Perry e soprattutto per quelli che sono pochi avvezzi a parlare di professionismo dell’era pre-Open.

Nel 1937 viene selezionato per World Series da giocare contro Ellsworth Vines. La sfida tra i 2 dei tennisti più forti del mondo si conclude con la vittoria dell’americano che vince per 32-29. Il loro tour in tutti gli Stati Uniti e Canada è un grande successo, superiore a quello di Vines-Tilden del 1934 che era stato una World Series di grandissimo impatto per la storia del tennis. Vince un altro tour disputato sempre negli USA contro Tilden per 4-3. A maggio ritorna a casa per un torneo pro dedicato all’incoronazione di Giorgio VI e vince. Questo torneo è sconosciuto a molti, ma data la sua importanza e il campo partecipanti può essere annoverato tra i “Major” di quella stagione sicuramente superiore a Roland Garros e Australian Champs. Vince un altro pro tour, questa volta a casa sua in Gran Bretagna, giocando con Vines e Tilden in partite al meglio dei 5 set.

Nel 1938 si rinnova la sfida con Vines alle World Series, ma perde un’altra volta. In questa occasione con un parziale più ampio: 42-32. A Chicago ottiene il suo primo grande successo di prestigio da professionista vincendo gli US Pro.

Nel 1939 arriva in finale agli US Pro di Berverly Hills ed è l’ultimo grande appuntamento prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La guerra non ferma il tennis negli USA e nel 1940 vincerà altri 2 tornei: il West Coast Pro e il Finish Relief (quest’ultimo torneo di beneficienza per raccogliere fondi).

Nel 1941 fa la stagione perfetta vincendo tutti i tornei a cui partecipa, facendo registrare una insolita doppietta: US Open (avete letto bene) e US Pro. Gli US Open di White Sulphur Springs sono un evento storico perché per la prima volta nella storia in un torneo pro sono ammessi anche i dilettanti facendo del torneo un evento che oggi definiremo appunto “Open”. Nel 1942 è protagonista delle World Series con Budge, Kovacs, Riggs e Mako. Dal 1943 al 1944 non gioca mai. Al rientro di tutti i tennisti del mondo nel 1946 Fred è molto vecchio, 37 anni, ed è ormai un monumento del tennis che partecipa ai tornei più per dare prestigio che per vincere. Fa eccezione il 1946 costellato da una miriade di tornei pro di cui ne vince 4. Da lì in poi gioca pochissimi tornei, non ultima sarà la sua tripletta allo Slangezer Pro sull’erba di Scarborough (1948, 1950, 1951). Il suo ritiro si avrà nel 1959 all’età di quasi 50 anni con la sconfitta per ritiro contro Frank Parker al primo turno degli US Pro.

Facciamo un riepilogo per renderci conto chi è stato Fred Perry: 8 Slam vinti, Career Grand Slam, 2 US Pro, numero 1 del mondo, grande protagonista del tennis durante la Seconda Guerra Mondiale e 4 Coppe Davis consecutive. 57 titoli totali. I titoli di Murray li conosciamo tutti: 2 Slam, 1 oro Olimpico, 11 Masters 1000, 35 titoli totali.

Non c’è bisogno di scomodare il pallottoliere per dire che la carriera di Perry è sicuramente superiore a quella di Murray che per essere accosta come minimo dovrebbe diventare numero 1 del mondo, per ora si è fermato al 2, vedremo cosa saprà fare.