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Roland Garros 2017: Dècima. Nadal domina e vince il 10° titolo a Parigi

Dominio. Nadal riesce a vincere la tanto agognata Dècima a termine di uno Slam stradominato dall’inizio alla fine. Nessun set perso, solo 35 game lasciati per strada e una finale senza storia.

La partita

C’erano grandi aspettative sulla finale per via della splendida semifinale giocata da Stan Wawrinka che aveva battuto nella migliore partita del torneo un ritrovato Murray. Forse era proprio lo svizzero l’unico avversario che poteva impensierire l’Imperatore di Parigi, ma così non è stato. Le quote prima dell’inizio dell’incontro erano impietose: 1.15 Nadal, 5.50 Wawrinka. Non c’è da meravigliarsi visto l’andamento del torneo e lo schiacciasassi di Manacor che si presenta all’appuntamento conclusivo con ben 5 ore in meno giocate rispetto al suo avversario. La giornata e particolarmente calda, qualche nuvola sporca il cielo francese, ma è solo una macchia bianca, anzi una serie di macchie bianche di una splendida giornata. Sugli spalti ci sono tanti ex campioni. C’è anche Guga Kuerten, indiziato numero 1 per conferire il trofeo al campione, ma ci sarà una sorpresa.

L’inizio della partita è piuttosto scialbo. Evidentemente nervosi i 2 condottieri non mostrano subito le loro armi, anzi, sono gli errori non forzati a essere protagonisti. E’ Nadal a servire per primo e nonostante un gioco non particolarmente spumeggiante tiene il servizio a zero. Anche quando è Stan a servire non si vede un grande tennis e a beneficiarne è sempre chi serve. Wawrinka forse ha commesso più unforced in questi primi game che in tutto il match durato più di 4 ore contro Murray. Sembra incredibile col senno di poi, ma è Svizzera 2 ad avere la prima palla break dell’incontro (sarà anche l’ultima). Rafa annulla con un servizio vincente e arriva di prepotenza il primo:”Vamos!”. Stan non è quello delle semifinale, e questo l’hanno capito in tanti. Ma quello che lo ha reso tale è un grande Nadal sagace tatticamente. Rafa mette a dura prova il rovescio dello svizzero con un topspin esasperato che nella terra battuta fa alzare la palla alle stelle e Wawrinka non ha il tempo di caricare e sparare i soliti comodini. Lo spagnolo è anche bravo nella manovra e a non cerca necessariamente il colpo vincente, ma gioca spesso colpi interlocutori e fa tergicristallare l’avversario che non è un grande nel footwoork. Sono queste le chiavi che fanno girare un match da una parte piuttosto che l’altra, determinando poi il dominio quando è anche la testa ad uscire dal match.

La seconda svolta della partita si ha nel 4° game con Stan che è costretto a salvare ben 4 palle break, ma Nadal concentra in questo game unforced a iosa e non c’è verso di sfondare. Ma la prima mazzata è solo rimandata. Dopo un easy hold maiorchino arrivano 2 palle break. Ne basta solo una per il BREAK NADAL. Stan non c’è mentalmente e i 3 errori ne sono la dimostrazione. Se Rafa si mette anche ad essere preciso e ficcante con il servizio allora la partita diventa una non partita. Non rischia mai sulla battuta e quando è il numero 3 del mondo a servire si sente il fiato sul collo. Nadal è così aggressivo che non lascia niente al caso o per strada. Il break con cui chiude il primo parziale ne è la dimostrazione. Poteva benissimo lasciarlo andare, invece no: grinta e tenacia su ogni palla, su ogni punto. Secondo break e set che si chiude sul 6-2 dopo 43 minuti.

Le quote su un eventuale comeback schizzano alle stelle. Nessuno può in qualche modo estrapolare un algoritmo valido per calcolare quanto sarebbe clamorosa a questo punto una vittoria svizzera. Non ci crede nessuno e neanche i computer delle agenzie di betting che danno il classico 1.001 a Nadal tanto per dire che ancora il match non è ufficialmente finito. Serve Nadal e ancora la partita non gira. Siamo nel 2° game e inizia a comparire i titoli di coda. Un Wawrinka demotivato e impotente consegna a zero la battuta con un dritto loffio affossato a rete. I game consecutivi vinti da Rafa sono 7. L’emorragia rossocrociata si ferma momentaneamente nel 4° gioco che Nadal lascia. Non si può bagelare anche un animale come Stan, anche Stanimal. Tutto procede liscio e chi ha il break è libero di mostrare anche grandi giocate e numeri di alta scuola. Sul 4-1 30-15 e servizio Wawrinka arriva IL colpo del match con Nadal che spara un dritto a rientrare fuori dal campo che precipita sull’ultima microduna di terra battuta del campo avversario. Applauso. Già la partita era chiusa e se il numero 4 del mondo inizia a giganteggiare non si può far altro che fare partire il videoregistratore, come si diceva una volta, ma qui ci limitiamo a registrare gli hot shot. La frustrazione si impossessa di Svizzera 2 che sbaglia clamorosamente un dritto nel 9° gioco. Prima scaglia la racchetta a terra e poi, accortosi che non è del tutto disintegrata, la spezza con il ginocchio. Warning di Pascal, ma non serve a nulla. Il set è chiuso. 6-3 dopo altri 44 minuti.

Per la prima volta è Stan a servire per primo, ma forse era meglio non servire. Un break delizioso inaugura un terzo set che sigilla la storia. Il break arriva a 15 ed è firmato con il dritto, come tante imprese del maiorchino. Ormai Stan è andato, non ne ha più, Rafa non può far altro che amministrare e dare il colpo ferale. Ormai il record di Borg 1978 è andato, ma rimane l’altro, quello sempre straordinario del 1980, allora meglio brekkare dopo un game combattuto, il 5°, e chiude sul servizio avversario. Al secondo match point è finita. Nadal cade a terra, lo fa di schiena, ha scritto la storia. Si alza con la maglietta impregnata del suo elemento essenziale ed esistenziale, la terra battuta, dà la mano all’avversario, si siede, indossa la tuta e inizia il pianto. E’ un pianto liberatorio, un pianto a singhiozzi, un pianto che suggella l’impresa che mai nessuno aveva mai pensato possibile.

Il torneo

Ten. Diez. Dieci. Sono 10 i trionfi di Nadal al Roland Garros. Il numero magico ritorna prepotentemente in questa stagione e la fa là dove tutti temevano o auspicavano che si concretizzasse. Pitagora fu il primo a mitizzarlo con il famoso Tetraktys. 10 è semplicemente la somma dei primi 4 numeri naturali. 10male è il nostro sistema di riferimento numerico nato dagli arabi che usavano, come tutti, le mani fatte di 10 dita per contare. Dio volle dare al suo popolo 10 comandamenti, 10 parole incise sulle tavole della legge dal dito di Dio. 10 è il voto che esprime la perfezione, a scuola qualche secchione l’avrà pure preso qualche volta. 10 è il numero più ambito del calcio. Il primo mitico 10 fu Valentino Mazzola, ma fu Pelè ad elevare a numero sacro quella maglia fino ad arrivare al Diez per eccellenza, Diego Armando Maradona. Da oggi il 10 è il numero che contraddistingue una delle più grandi imprese della storia del tennis. Tutti i giovani che hanno preso una racchetta in mano sognano di giocare al Roland Garros, magari una partitella di qualificazione, qualcuno sogna magari di vincere qualche partita e perché no magari piazzare un colpaccio per incidere il proprio nome nell’albo d’oro. Ma nessuno sogna di vincere 10 volte uno Slam. E’ pazzia, è fantasia, è un azzardo che la mente non può contenere. Non è immaginabile che in un carriera che può durare dai 10 ai 15 anni, anche 20 si possa vincere per 10 volte il torneo più duro del circuito. Chi ha vinto da giovane è sempre stato accostato al grandissimo record di Borg. I suoi 6 titoli parigini sembravano inarrivabili e l’ultimo, quello del 1981, a soli 25 anni sembrava il suggello di una carriera irrepetibile. Ma ecco Rafael Nadal. Gli addetti ai lavori fin da bambino lo pronosticavano come futuro dominatore della terra, e nel 2005, a 19 anni aveva messo subito le cose in chiaro vincendo Monte Carlo, Barcellona, Roma e Il Roland Garros battendo il dominatore del circuito Roger Federer. Da allora si poteva ipotizzare un aggancio all’Orso svedese, ad un superamento, ad un discreto 7 (come la Evert), ma non 10. Quello che fa più specie di questo 10 non è solo la doppia cifra, ma il rapporto tra numero di partecipazioni e vittorie. Nadal ha vinto 10 edizioni su 13 disputate, questo significa che ha lasciato le briciole agli altri. Nessuno mai in era Open ha avuto una percentuale così alta di realizzazione. E un fattore aggiuntivo a questa impresa è l’età. Dato lo status del gioco di Rafa, sempre molto fisico e dispendioso, erano molte le Cassandre che pronosticavano un ritiro a 26 anni come Borg, oppure un ritiro a 30 anni con risultati modesti, e invece no. Rafa vince a 31 anni, lo fa a 12 anni di distanza dal primo successo diventando così il terzo tennista ad aver vinto uno Slam, da teenager, da ventenne e da trentenne. Se la parola longevità per Nadal poteva sembrare un’utopia, oggi non lo è più. Il ragazzino che doveva scoppiare subito è ancora lì, è il primo della race, fino ad ora è il migliore del 2017 e siano solo a metà stagione. Dopo il 2016 sembrava finito, ed eccolo ancora a zompettare come faceva 12 anni fa. Magari i capelli sono di meno, anzi qualcuno è anche posticcio, ma l’esperienza è raddoppiata, triplicata, centuplicata, la sagacia tattica ha preso il posto di una prepotenza fisica che non può essere più quella di una volta, ma non importa, la tecnica c’è, c’è sempre stata. Solo qualche falso tecnico miope e sofferente di gastrite cronica non aveva visto che lo spagnolo sa usare l’attrezzo e sa usare bene la testa. Non è solo arrotino, non è solo energumeno. Lo è, perché lo è, ma è anche tecnica. E lo si è visto in questo Roland Garros. Non ha disintegrato i suoi avversari come fece nel 2008 dimostrando di essere una furia ceca con il fisico prima di tutto, no, questa volta ha acceso il computer ha installato anni e anni di esperienza nell’hard disk e ha caricato nella RAM il programma giusto al momento giusto.

Assurdo pensare come anche i numeri sono dalla sua parte. A 31 anni vince lo Slam perdendo solo 35 game. Record personale. Il 32 di Borg è inarrivabile, e se vogliamo dirla tutta il ritiro di Carreno Busta nei quarti di finale ha piazzato al ribasso le quote di questo numero che già di per sé è storia. Quello di Borg era un altro tennis, un tennis su terra battuta lento, menoso, asfissiante, anche noioso per certi versi, in cui il servizio non incideva come oggi e le Dunlop di legno non permettevano a giocatori come un Karlovic qualsiasi di avere le sue soddisfazioni piazzando ace e servizi vincenti a raffica. Questo comporta ovviamente un maggior numero di game vinti al servizio dai big server e anche dai meno big server che comunque con le racchette in grafite possono sempre contare su una maggiore percentuale di realizzazione al servizio. Nel 2008 i game persi furono di più, 41, ma i set furono i “canonici” 21 (per chi vince senza perdere set) e non 19 come quest’anno e in semifinale c’era Djokovic e in finale Federer. Giocatori di altra stazza rispetto a Thiem e Wawrinka.

Il compulsivo del tennis sa che non può seguire per intero uno Slam. Sono 127 partite, 3 su 5 (è un altro sport), alcune partite durano ore, quindi cerca di centellinare il suo tempo libero per seguire il meglio, o quello che si ritiene il meglio. Sulla carta sarebbe Andy Murray, che non dimentichiamo essere numero 1 del mondo e del seeding, ma la maggior parte degli occhi erano puntano sulla 4a testa di serie ed ennacampione. La prima partita contro Paire è stata un po’ turbolenta, ci sono stati 2 break (il ‘che è alquanto clamoroso alla luce del risultato finale), ma comunque Rafa ha lasciato per strada 6 game. Haase non doveva e non poteva essere un’insidia, infatti…altri 3 set netti e punteggio light di 6-1 6-4 6-3. Dopo 2 partite la sensazione generale è che il torneo di Rafa non fosse ancora iniziato, e fino a qui non c’è da stupirsi. Si sa che i primi turni dopo routine per i più forti. Tutto questo è dettato dal seeding a 32 giocatori che non permette ai primi della classe di incontrarsi nei primi 2 turni, per cui tutto normale. Il vero torneo doveva iniziare con Simon, che però non si è presentato all’appuntamento. A posto suo è arrivato il georgiano Basilashvili. Barba, sguardo torvo, tipica faccia caucasica. Niente. No contest. Nadal aveva preparato una bomba atomica per stanare la super-potenza, ma ha sganciato la bomba H contro un moscherino. Booom. Risultato: un misero game portato a casa, che a conti fatti è anche troppo, Rafa poteva anche dare bagel, triplo bagel e golden set, ma meglio non disintegrare l’avversario e risparmiare energie.

Si sa che con gli spagnoli Rafa ci va a nozze. Ha perso poche volte con i connazionali che per la maggior parte sono amici e compagni di Davis. Eppure AGUT si presenta al quarto turno come testa di serie numero 17. Risultato? Altra Non partita. Non c’è nulla da dire su questo ottavo di finale. Cosa vuoi spiegare? Dominio, semplicemente dominio. Bisogna solo contare i game lasciati per strada e tenere a mente Borg 1978 e Borg 1980. Fine. Siamo già a 4 partite eppure non si è visto tennis. I file torrent occupano poco spazio nell’hard disk e forse è meglio così. Tra tutti i giocatori arrivati ai quarti il maiorchino è quello più fortunato, inutile negarlo. 0 sorprese, 7 delle prime 8 teste di serie sono al terz’ultimo atto e l’unica mosca bianca è Carreno Busta, testa di serie numero 20, sempre un cagnaccio. La partita c’è stata ma è durata solo un set, il copione era lo stesso, ma ad un certo punto il regista ha detto:”Cut!”. Incontro finito. Pablo si è infortunato. Peccato. Già nel primo parziale perso per 6 giochi a 2 aveva palesato qualche malessere. C’era stato anche un MTO, ma lo stiramento addominale non si cancella con l’olio di palma della nonna e lo spagnolo fa bene ad abbandonare il campo per non aggravare la situazione. Djokovic manca l’appuntamento in semifinale, l’appuntamento che tutti aspettavano. Il campione uscente è stato disinnescato in malo modo da Thiem che l’anno scorso le aveva prese di brutto e che quest’anno ha restituito il favore al serbo terribilmente martoriato nel set finale con tanto di bagel a firmare e timbrare una condizione ormai lontana anni luce da quel Djokovic capace di vincere 4 Slam consecutivi. Dominic era atteso alla prova del 9, in fondo era stato lui a battere Rafa a Roma in uno splendido match dove ha dimostrato una netta superiore contro il re della terra battuta. Ma qui siamo a Parigi. Nadal è carico a pallettoni. L’austriaco sbaglia, sbaglia più del necessario e anche lui prende un’altra imbarcata paurosa. Ingeneroso è il bagel del 3° set, un bagel a metà che magari poteva essere migliorato da un gamino vinto a caso, ma comunque la sostanza non cambia. Il mancino di Manacor ha dominato un’altra volta ed è arrivato in finale avendo perso meno game in era Open, davanti a lui solo quel maledetto Borg 1978 con 27 game e lui 30. Allora ci fu Barazzutti ad essere umiliato in semifinale con un sonoro 6-0 6-1 6-0. Famosa è la storia (vera o falsa che sia non importa)  in cui si dice che Corrado abbia ringraziato Bjorn per quel game vinto. Ci si doveva aspettare partita in finale, ma così non è stata. Questo risultato sigilla il terzo Slam vinto da Rafa senza perdere set al Roland Garros dopo quello del 2008 e 2010. Ecco un altro dato sbalorditivo. Sono passati 7 anni da quell’altro French Open dominato, lì si poteva pronosticare la vittoria con dominio, anzi se proprio vogliamo essere franchi in quell’anno ci fu un tabellone easy e il Soderling in finale valeva la metà di questo Wawrinka. Oggi l’asticella si è alzata rispetto a quella edizione eppure lo spagnolo è andato oltre, molto oltre. Tutti i Rafa fans si sarebbero accontentati di una Décima asteriscata, con set persi a destra e a manca, con la pioggia mandata a castigare l’unico Slam che non ha il tetto sul centrale, ma niente. Nadal non è tipo da mezze misure: o fa schifo o spazza il mondo. Questa volta ha spaccato il mondo.

I record

  • 10° Roland Garros vinto. Record assoluto che già gli apparteneva dopo aver vinto il 7° titolo nel 2012 (Dal 2014 se si considera il record di Max Decugis vincitore di 8 edizioni di questo torneo quando però era aperto solo ai francesi).
  • 10a edizione dello stesso Slam vinta. Record assoluto.
  • 15° Slam in carriera. Superato Pete Sampras nella classifica all time e ora è 2° dietro solo a Federer con 18.
  • 73° titolo in carriera.
  • 54° titolo sulla terra battuta. 1° in era Open.
  • 3° Slam vinto senza perdere un set. Eguagliati Richard Sears agli US National Championships del 1881, 1882, 1883. Tony Trabert a Wimbledon 1955 e US National nel 1955 e 1956. E Borg a Wimbledon 1976 e Roland Garros 1978 e 1980. (Unico in era Open nello stesso Slam).
  • Slam vinto con 35 game persi. Dietro a Borg al Roland Garros 1978 in cui perse 32 game.
  • Slam vinto giocando il minor numero di punti: 916 (statistica che parte dal 1991, ossia da quando l’ATP registra i dati sulle partite).
  • 3° giocatore all time a vincere uno Slam da teenager, ventenne e trentenne (Dopo Rosewall e Sampras).
  • A 31 anni è il 3° più vecchio a vincere il Roland Garros dopo Andres Gimeno a 34.8 anni nel 1972 e Ken Rosewall a 33.5 anni nel 1968.
  • Nadal è il primo giocatore a vincere una finale al Roland Garros senza essere brekkato e lasciando una sola palla break all’avversario.

Conclusione

No, non è il Nadal del 2008. No, non è il Nadal del 2010. Questo è un nuovo Nadal che ha saputo reinventarsi per poter ancora primeggiare. E’ dall’inizio dell’anno che qualcuno dice che su terra avrebbe fatto sfracelli, e il primo era stato Roger Federer. Le tanti finali perse su cemento erano state un segnale e la ritrovata verve a Monte Carlo prima e Madrid poi avevano sancito questo nuovo status di Nadal ancora ai vertici del tennis mondiale dopo tanti anni. Lo sancisce il ranking, da oggi sarà numero 2 del mondo (prima volta dall’ottobre 2014), lo sancisce la race: 1° con 6915 punti, qualificato già per il Masters , e +2870 punti dal 2° che è Federer. Nessuno si aspetta che torni numero 1, o almeno il più forte del mondo, ma conti alla mano ad oggi è lui l’indiziato principale per succedere a Murray. Andy rimane primo ma tolti i punti di Wimbledon arriverà a 7390 e Nadal, che non difende nulla, a 7285. 105 punti di differenza che sono nulla. Questo in sostanza si traduce: chi fa meglio ai Championships sta davanti. I pronostici sono tutti dalla parte del britannico. Gli ultimi anni di Rafa a Church Road sono stati pessimi e nessuno è così certo di un altro successo o quantomeno di un piazzamento importante. La sua stagione potrebbe anche finire qui. Già ha fatto tanto, tantissimo. Le 3 decime sono un segno indelebile nella storia del tennis. Nessuno mai glielo potrà togliere. Nessuno. Ma a Parigi ha speso poco e dopo le vittorie del 2008 e del 2010 senza perdere set sappiamo come è andata. Zverev che sembrava destinato a fare grandi cose al Bois de Boulogne è uscito al primo turno. Questa non è assolutamente una bocciatura, anzi, ma è una certificazione di come è difficile immaginare all’orizzonte nuovi dominatori ed è molto più probabile vedere qualche exploit, anche più di uno ,dei nuovi virgulti, ma nessuno al momento sembra essere all’altezza dei Fab 4 (e non voglio accorciare la lista). Dopo la terra battuta torna la superficie originale del tennis, l’erba, già è partito il torneo di Stoccarda con Federer ai posti di combattimento. I Fedal già sono stati 3 quest’anno e chissà se non ci sarà un 4° capitolo della saga. Nadal riposa. Se lo merita. Ma siamo sicuri che non starà a guardare e la Décima non può che essere un incentivo per fare meglio.