Steffi, 1988
Nel 2005 il giornalista americano Gary Pomerantz pubblicò un libro che si intitola “Wilt, 1962“. Un libro che parla della leggendaria partita di basket NBA di Wilt Chamberlain del 2 marzo 1962 quando mise a referto 100 punti. Se oggi dovessimo scrivere un libro su Steffi Graf forse avremmo delle difficoltà a reperire fonti abbastanza attendibili e approfondite per completare un lavoro esauriente, ma non avremmo nessun dubbio sul suo titolo:”Steffi, 1988“. Sì, perché il 1988 è un anno unico e per certi versi irripetibile della storia del tennis sia maschile, che femminile. La ragazzina tedesca riesce a realizzare il fatidico Grande Slam (l’ultima a realizzarlo fino ad oggi) e ad aggiungere anche la medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Seoul. Per questo particolare achievement venne coniato il termine “Golden Grand Slam“.
Il 1987 aveva dato il suo responso e aveva dichiarato con voce ferma e decisa che la numero 1 del mondo non era più Martina Navratilova, ma la 17enne tedesca della Baden-Württemberg. La Graf era riuscita a realizzare una stagione straordinaria per una ragazzina di quella età e soprattutto in un circuito in cui ancora dominavano la Evert e la Navratilova che da sole avevano fatto salire alle stelle la popolarità e quindi anche il giro di dollari attorno al tennis femminile riunito attorno alla WITA (oggi WTA). Ma la stagione da 75-2 era stata macchiata da 2 pesanti sconfitte, entrambe in finale, entrambe con la stessa giocatrice, la Navratilova, una a Wimbledon e l’altra agli US Open. Questo non declassa di certo una fantastica stagione, ma gli Slam sono i tornei per eccellenza e lasciarne per strada 2 su 4, anche se vinci tutti gli altri, non è una bella sensazione. Nonostante Martina avesse vinto 2 Slam e la Graf solo 1 (non andò agli Australian Open) il computer aveva piazzato la tedesca in cima, ma mancava quella zampata, quella vittoria che avrebbe legittimato in maniera inequivocabile chi era la più forte del mondo.
L’inizio
La stagione 1988 della Graf inizia in Australia e ad attendere lei e tutti i tennisti del mondo c’è una grande novità: il Kooyong è stato consegnato definitivamente alla storia e la sua erba non sarà più il campo per decidere il vincitore del primo Major della stagione. Il Kooyong è troppo piccolo, anche se affascinante, per soddisfare le esigenze di un evento così importante. Così tutti si sono trasferiti al Flinkers Parks, sempre a Melbourne, e la superficie dall’erba è passata al cemento, al Rebounce Ace per la precisione, la superficie verde che faceva mimetizzare la palla e che è sempre stata etichettata come “veloce” a differenza del Plexicushion installato nel 2008 e apostrofato dai maggiori esperti del settore con molta dovizia di particolari come “colla”.
La prima partita di Steffi è contro la norvegese Amy Jonsson Raaholt. Ora il problema non è capire se vincerà e non vincerà, perché tutti sappiamo come andrà a finire questa storia, così come nel film “Titanic” dove sappiamo benissimo che prima o poi la nave affondeà e il dubbio è sapere chi si salverà o no, anche qui il dubbio è capire quanti set la Graf perderà, quanti game lascerà per strada e soprattutto quanto tempo impiegherà per distruggere la mal capitata di turno. La Jonsson Raaholt, numero 176 del mondo, viene liquidata con il punteggio di 6-3 6-1 così i game lasciati per strada dalla tedesca sono 4, poi scopriremo se sono pochi o sono molti. La seconda mal capitata è l’australiana Janine Thompson (o Tremelling), la mancina numero 105 del mondo perde per 6-0 6-1 in 40 minuti di gioco. Quindi segniamo 1 game lasciato e 40 minuti persi. La Graf mette in mostra un dritto mai visto in campo femminile e che sarà sempre il suo marchio di fabbrica per tutta la carriera. Qualcuno le domanda se lei faccia qualche allenamento particolare e rivela che tutto per lei è naturale. Altro tiro, altro giro. Cammy Macgregor, statunitense, viene estromessa dal torneo dopo 49 minuti di allenamento agonistico per la Graf che fino a questo punto del torneo ha lasciato per strada solo 8 game. La svedese Catarina Lindqvist è la prima che impensierisce (si fa per dire) la Graf spingendola a perdere 5 game in un solo set, ma prima di questo 7-5 aveva fatto registrare un altro record negativo: aveva perso il primo set per 6-0 in appena 12 minuti di gioco. Fino a questo punto del torneo non c’è stata storia, ma in parte il tutto è giustificabile dalle no great opponents incontrate durante il torneo: per un test attendibile ci vuole una campionessa affermata, e chi, se non Hana Mandlikova, 2 volte campionessa in Australia, e detentrice del titolo può fare al caso nostro? Non è cosa. La neo australiana Hana, neo australiana perché in quell’anno aveva acquisito la cittadinanza aussie lasciando quella cecoslovacca, rimedia un sonoro 6-2 6-2 in 50 minuti di incontro completamente senza storia. Intervistata a fine match Hana dirà che si sentiva come un pugile suonato. il dritto dell’avversaria era talmente forte che sembravano dei pugni che ti arrivano addosso e non puoi reagire se non indietreggiare verso le corde e poi cadere inevitabilmente e beccarti il KO. Oltre al dritto killer anche il rovescio ha funzionato alla perfezione, cosa insolita per lei e che sarà uno dei suoi difetti che l’accompagneranno per tutta la carriera. L’unica nota stonata arriva dal servizio. Ma nulla di preoccupante. La cavalcata continua anche in semifinale quando la connazionale Claudia Kohde Kilsch, testa di serie numero 8, che perde per 6-2 6-3 in 45 minuti. In questa particolare stesa ci sono 2 attenuanti per Claudia: una è l’infortunio patito nell’incontro contro la qualificata Minter nel turno successivo e a suo favore ci sono i 2 game vinti a freddo nel primo set che avevano per un attimo fatto pensare ad un match dall’andamento diverso. Dall’altra parte del tabellone si rinnova “The Classic” per eccellenza che vede trionfare Chris Evert contro Martina Navratilova che così si presenta in finale per la sesta volta su 6 partecipazioni in Australia, l’ultima della sua carriera. Nonostante i suoi 33 anni, Chris dimostra di essere ancora in grado di potersela giocare ai massimi livelli così in finale mette in mostra una grande prestazione. L’atto finale si dimostra per certi versi drammatico. Con la Evert avanti 2-1 l’arbitro decide di sospendere il match per la pioggia che già ad inizio match si era palesata ma non era così insistente da fermare l’incontro, ma dopo 13 minuti il terreno diventa pericolosamente scivoloso così si decide di sospendere e chiudere il tetto. Alla ripresa la Evert è completamente fuori dall’incontro e incassa 8 game consecutivi e si ritrova sotto 1-6 1-5 prima di una clamorosa rimonta. La Evert non aveva digerito tanto la chiusura del tetto che durante le 2 settimane del torneo era stata inutile. L’indoor favoriva la Graf che a inizio torneo sperava nella pioggia per poter giocare al chiuso. Contrariamente a quanto si possa pensare il tetto non si chiudeva così velocemente come oggi, così durante il break si è potuto assistere ad una parata di 25 ex campioni degli Australian Open e le 2 finaliste hanno potuto assistere all’incontro di boxe tra Myke Tyson e Larry Holmes in TV. Come detto, alla ripresa la Evert in pratica è rimasta negli spogliatoi. I suoi errori sono a ripetizione e la Graf ne approfitta portandosi sul 5-1, ma la Evert non ci sta, spinga dal nuovo boyfriend Andy Mills recupera fino al 5-4, la Graf va a servire per il match ma Chris ottiene in break. Si arriva fino al tiebreak e qui la Graf è fredda e cinica e chiude per 7 punti a 3 aggiudicandosi il secondo titolo del Grande Slam della carriera.
Dopo la vittoria australiana la Graf prende una pausa di circa un mese dai tornei ufficiali. La stagione si prospetta molto dispendiosa soprattutto per l’introduzione del tennis nei Giochi Olimpici che si giocheranno a settembre a Seoul in Corea del Sud. Il potere della tedesca è talmente grande che la sua rinuncia a partecipare ad un evento targato Virginia Slims a Mainz in Germania ne fanno cancellare completamente l’evento con grande delusione degli organizzatori che avevano puntato tutto sulla presenza della numero 1 del mondo. Steffi vola in Giappone per giocare un’esibizione dove vince contro Gabriela Sabatini per 6-0 6-1, giocatrice di cui sentiremo parlare più avanti.
Il cemento primaverile
Il rientro in un torneo ufficiale arriva sul cemento di San Antonio in Texas. Si gioca sul cemento del McFarlin Tennis Center. La star numero 1 è lei. Prima dell’inizio del torneo Steffi non lesina le interviste dei giornalisti che sono sempre più focalizzati su di lei lasciandosi alle spalle i tempi in cui erano Chris e Martina ad essere al centro dell’attenzione. Lo U.S. Women’s Hard Court Championships sponsorizzato dalla Maybelline è un Category 3 che più o meno significa Premier semplice di oggi per la WTA o 500 per l’ATP. Il montepremi totale è di $200.000. L’esordio è molto easy. Cammy Macgregor viene battuta un’altra volta come era accaduto in Australia e incredibilmente con lo stesso punteggio di 6-2 6-1. Al secondo turno ha la meglio sulla britannica Sara Gomer per 6-3 6-2. Ai quarti di finale c’è Nathalie Tauziat battuta per 6-3 6-2. In questo frangente la Graf ha qualche problema al servizio perdendo il primo game di apertura ma si subito riprende subito anche se non nasconde ai giornalisti di non aver giocato al meglio e che la prossima avversaria, Lory McNeil, non sarà così facile da battere. Sembrano parole di circostanza, ma in effetti erano molto veritiere. La McNeil è la prima giocatrice che strappa un set alla Graf che ferma il suo record a 20 set consecutivi (solo nel 1988). Lory vince il primo set al tiebreak per 7 punti a 2, ma perde i successivi per 6-1 6-1. Questo match rimarrà nell’anonimato per tanto tempo fino a Wimbledon 1994 quando da detentrice del titolo la Graf perderà all’esordio proprio dall’americana in una delle maggiori sorprese della storia del tennis. La finale si dimostra una formalità e la bulgara Katerina Maleeva non può che inchinarsi e cedere per 6-4 6-1 in 62 minuti di partita. Alla Graf vanno $40.000 di primo premio e il secondo titolo del 1988.
La settimana del 7 marzo si gioca il Virginia Slims of Florida al Boca Raton Resort & Club di Boca Raton un torneo di Category 5 la massima al di sotto dei tornei dello Slam. Questa volta ci sono anche Gabriela Sabatini e Chris Evert e comincia a fare capolino una giovanissima jugoslava che sarà parlare molto di sè, lei è Monica Seles che all’esordio da professionista a 14 anni batte la canadese Helen Kelesi. La superficie utilizzata è il cemento e Steffi nei primi turni non concede sconti. Tale Lisa Bonder non può essere un ostacolo serio per il titolo e così in 45 minuti è già sotto la doccia dopo aver perso per 6-1 6-1. La teutonica non si sofferma molto sulla partita ma si esprime sulle nuove regole della WITA che imponevano alle giocatrici quali tornei scegliere, o meglio: in un torneo da $300,000 come quello di Boca Raton si richiedeva la presenza di una delle prime 2 giocatrici del mondo, di 1 delle prime 6, 3 della top ten e 2 dall’11a alla 20a. Una regola molto restrittiva che non lasciava tanta libertà alle giocatrici di scegliersi i tornei da disputare. Nel secondo turno c’è ancora Nathalie Tauziat puntalmente battuta, ma stavolta raccoglie meno game che a San Antonio, lì ne aveva vinti 5, qui 3…un bel passo indietro. Da una francese si passa ad un’altra è questa volta è Pascale Paradis ad essere seppelita dai colpi di Steffi che vince con il punteggio di 6-1 6-2. Match formalità che funge da preambolo al tanto atteso scontro con Pam Shiver, già battuta ai quarti di finale degli US Open ma che aveva battuto la teutonica in 2 occasioni (e perso in 5). In semifinale nello scontro tra USA e Germania Ovest la Shiver è la seconda a strappare alla numero 1 del mondo un set. Il match si conclude con il punteggio di 6-4 4-6 7-6(5). L’incontro è stato molto emozionante e Pam non nasconde di avere giocato al meglio contro la più forte del mondo, ma non c’è stato nulla da fare. Il terzo set è stato pieno di pathos. La Shiver si è trovata avanti 5-4 e servizio Graf, questa ha titubato non poco e si è ritrovata sotto 30-40, quindi match point Shiver, annullato con una volèe di rovescio portandosi così sul 5 pari. Shiver ha tenuto il servizio successivo così come la Graf e l’inevitabile tiebreak ha fatto pendere la bilancia dalla parte della tedesca che si è qualificata per la finale dove ad attenderla c’è la sua ex compagna di doppio Gabriela Sabatini, giustiziere in semifinale di Chris Evert. Nell’atto conclusivo si concretizza un’upset clamoroso con la Sabatini che interrompe una striscia di 11 sconfitte consecutive contro la Graf e che alza il primo grande trofeo importante della carriera. Sugli spalti ci sono 5983 spettatori e da lontano si sente un “Viva Argentina!“. Lo scontro tra ragazzine ha premiato l‘argentina di 17 anni allenata dall’ex giocatore della Nazionale di Coppa Davis della Spagna Angel Gimenez che non trattiene l’entusiasmo anche se è consapevole che una rondine non fa primavera e questa sconfitta non cambia le gerarchie del tennis femminile e non manca di sottolineare come la Graf non fosse al 100% della condizione, ecco spiegato perché ha incassato un pesante 2-6 6-3 6-1. Alla Sabatini vanno $60.000 e un grande in bocca al lupo per il torneo di Key Biscane che si sarebbe giocato la settimana successiva.
Se mai c’è stato un “quinto Slam” nel corso della storia del tennis questo non può che essere il “Lipton,” il torneo giocato a Miami, esattamente a Key Biscane che dal 1985 al 1989 è stato sullo stesso piano se non superiore agli Australian Open. Così nel 1988 in questo super evento con tabellone a 128 non poteva mancare la numero 1 del mondo anche se prima dell’inizio del torneo si era prospettata una sua assenza per un raffreddore. La vittoria contro Jana Novotna al primo turno per 6-2 6-2 le fa cambiare idea per la gioia degli organizzatori e dei suoi tifosi. Dopo le intercertezze della prima uscita i dubbi sulla sua condizione vengono meno con la vittoria contro Sara Gromer per 6-1 6-3 in cui ritorna al 100% della forma. Il prosieguo del torneo è tutto in discesa è fa specie vedere che nel match di terzo turno è arrivata al tiebreak nel primo set contro Rosalyn Nideffer, che però fa registrare un altro record per la Graf che vince questo tiebreak senza perdere un punto, un “tiebreak perfetto” avrebbe detto Rino Tommasi. Dopo questo piccolo inconveniente il secondo parziale fa segnalare l’ennesimo bagel a favore di Steffi. Nelle interviste continua a dire che ancora non si sente al top, ma perché non lo va a chiudere a Jo Durie? È lei la vittima del quarto turno che viene eliminata senza complimenti per 6-1 6-2. Nel frattempo il torneo va avanti e nel quarto turno si registra la sconfitta della Sabatini per mano di Mary Joe Fernandez in un match maratona di 2 ore e 53 minuti finito 6-4 6-7 6-3. È strano pensare come nel corso di tutto il 1988 Steffi incontri molto spesso le stesse avversarie sia negli ultimi turni, come è normale che sia, ma anche nei turni precedenti. Ai quarti di finale ribatte per la 2a volta in questa stagione Claudia Kohde Kilsch con meno clemenza rispetto agli Australian Open, infatti il punteggio finale recita 6-3 6-0 con 2 game in meno in saccoccia per la testa di serie numero 6. Ad attenderla in semifinale c’è un altra ragazzina prodigio, Stephanie Rehe, californiana, che nei quarti era riuscita ad eliminare Barbara Potter annullando 4 match point. La sfida con l’americana si dimostra un’altra grande stesa, questa volta con il punteggio di 6-3 6-1. La Graf si è ritrovata sotto 2 a 0 nel primo set commettendo ben 10 errori non forzati in 3 game. Ma nel quarto game il match è girato e Steffi ha approfittato dei 3 doppi falli della Rehe per ottenere il break. Il servizio della numero 34 del mondo è calato visibilmente fino a crollare definitivamente nel secondo set. La finale consegna l’ennesimo trofeo a Steffi e ripropone la finale degli Australian Open con Chris Evert dall’altra parte della rete. Chris è di casa qui a Miami ed ha cominciato proprio qui a muovere i primi passi da dilettante e poi da professionista e si sente circondata dall’affetto del pubblico che le è amico, ma ancora una volta deve cedere allo strapotere teutonico. L’anno prima la Graf aveva vinto contro la Navratilova e la Evert, questa volta solo contro Chris perché Martina non c’era, ma il 6-4 6-4 legittima il suo trionfo e conferma la sua leadership del tennis mondiale anche se lei afferma che non bisogna mai sentirsi appagati e anche se si vince non bisogna mai trascurare gli errori che si sono commessi. Dichiarazione di una mentalità vincente che la accompagnerà per tutta la carriera.
L’Har-Tru
La settimana dell’11 aprile e per la prima volta nella stagione la leader del tennis mondiale calca dei campi in terra battuta, non la terra battuta europea con il suo tipico colore rosso, ma la terra verde americana chiamata Har-Tru. A Sea Pines Plantation si gioca la 16a edizione del torneo che quest’anno è sponsorizzato dalla Bausch & Lomb ed è collocato nella Category 5 con $300.000 di montepremi totale. Mancano Chris e Martina ma ci sono la Sabatini e Manuela Manleeva. Ancora una volta i primi turni sono una pura formalità e ci fanno tirare fuori l’abaco e il cronometro. Contro la peruviana Pilar Vasquez vince per 6-1 6-0 in 44 minuti (con 47° F di temperatura tanto per non farci mancare nessun numero). Donna Faber si permette di vincere un game in più di Pilar e viene estromessa con il punteggio di 6-1 6-1. Gli stessi game li vince la bulgara Katerina Maleeva però distribuiti in maniera diversa e il punteggio (qualcuno ci è già arrivato da solo) recita 6-2 6-0. Tutto sembra intavolato per l’ennesimo trionfo ma dall’altra parte della rete in semifinale c’è Gabriela Sabatini, la sempre perdente Gabriela Sabatini, che si rivelerà la bestia nera di questo 1988 per la Graf. Il primo set si conclude con il punteggio di 6-4, ma la Sabatini non ci sta a soccombere e si prende il secondo parziale vinto con lo stesso punteggio. Nell’ultimo sembra crollare e si ritrova subito sotto 3-0, non demorde e riacciuffa la sua avversaria sul 3-3 brekkando a zero nel quinto game. Si arriva sul 5-5 e stranamente a “chokare” questa volta è la Graf che cede il servizio e Gabriela non si lascia sfuggire l’occasione di chiudere il match tenendo il suo servizio a zero. Il bilancio degli H2H si porta sull’11-2 ma in finale la Sabatini non saprà replicare l’impresa della partita precedente e perderà malamente per 6-2 6-0.
Il rosso europeo
Dopo una pausa di 4 settimane si ritorna in campo in Europa sulla terra battuta originale e il torneo scelto dalla tedesca per aprire la difesa del titolo al Roland Garros è il torneo casalingo di Berlino. Un $300.000 di Category 5. In casa Steffi non accetta scherzi e la seconda sconfitta con la Sabatini le è servita a capire che non è invincibile. Questa volta andrà tutto liscio e ancora una volta deve essere scomodato il libro dei record. Contro la numero 51 del mondo Julie Halard Decugis impiega 44 minuti a vincere. Dopo aver conquistato i primi 11 game si è rilassata un pochettino concedendo il game della bandiera alla francese prima di chiudere per 6-1 6-0. Nel secondo turno c’è la connazionale Silke Meier sconfitta per 6-2 6-1. Ai quarti di finale si incrementa il numero di bagel stagionale con la vittoria per 6-0 6-2 contro l’australiana Nicole Bradtke. Per la terza volta si ripropone il derby con la Kohde Kilsch, ma il copione non cambia, anche Claudia sembra peggiorare ancora e questa volta si becca un 6-1 6-0 in 41 minuti. Anche l’atto finale è una formalità ed Helena Sukova lotta leggermente un po’ delle altre avversarie della Graf ma deve cedere per 6-3 6-2 dopo 54 minuti di gioco in questo modo dopo la vittoria del 1986 e 1987 si aggiunge un altro trofeo alla bacheca della Graf che è ancora giovane però ha già tanti titoli prestigiosi, ma siamo ancora all’inizio.
A Parigi per il secondo Slam dell’anno ci sono tutte le migliori del mondo. Alcune di queste avevano preferito saltare qualche appuntamento importante sulla terra battuta adducendo come motivo qualche infortunio tra queste la Navratilova e la Evert che avevano dato spazio alla Sabatini di vincere gli Internazionali d’Italia. Il field che si presenta al Roland Garros è fatto da ragazzine terribili che stanno per sovvertire la gerarchia del tennis mondiale e in semifinale si registrerà un dato pazzesco e singolare. L’esordio della Graf è contro la wilcard francese Nathalie Guerree. il punteggio recita 6-0 6-4 a favore della tedesca che ha seppellito Nathalie con il suo dritto fotonico vincendo i primi 8 game dell’incontro per poi avere un calo fisiologico perdendo 9 punti consecutivi utilizzando spesso il drop e la discesa a rete che hanno messo in difficoltà l’avversaria che successivamente ha perso il servizio per 2 volte, ma una volta sferrato il controbreak è riuscita a chiudere dopo 49 minuti. Nel secondo turno più che i punti e gli scambi ad essere protagonista è la pioggia che per la prima volta nel corso del torneo costringe gli organizzatori a interrompere gli incontri per poi farli ripartire in un secondo momento. Il 6-1 6-0 contro Ronni Reis è tautologico. L’americana non ha nessuna chance di fare partita, vince appena 19 punti e non arriva mai a palla break. Superato questo ostacolo in 40 minuti a far parlare di sé è Martina Navratilova che non ancora non riconosce lo status di numero 1 del mondo della Graf che non manca di replicare, ma sempre con una certa circospezione. Martina non ha tutti i torti se si considera questo spiccio della stagione in cui ha vinto 5 tornei pesanti mentre la sua rivale 4 di sui alcuni di bassa categoria come San Antonio; ma il tempo è galantuomo e ci sarà modo di sciogliere questo nodo.
Il terzo turno contro Susan Sloane è un’altra esibizione e i 50 minuti e il 6-0 6-1 non fanno testo. Queste non partite ci danno il tempo di dare uno sguardo alle altre e subito notiamo la clamorosa uscita al terzo turno di Chris Evert sconfitta da una giovanissima spagnola che sarà parlare di sé: lei è Aranxta Sanchez, età: 16 anni. L’età dei tennisti è l’astratta protagonista di questo Slam e dopo 5 giorni si registra un dato sbalorditivo alla luce anche delle dinamiche del tennis attuale. Il più anziano giocatore in campo è John McEnroe che ha 29 anni. Detto tutto. Nathalie Tauziat rinnova il suo appuntamento con la Graf e puntualmente rimedia un’altra severa lezione che si sintetizza nel punteggio di 6-1 6-3. Sotto una leggera pioggerellina viene sbrigata la pratica Bettina Fulco che perde per 6-0 6-1. Nel primo set Steffi è stata intransigente è ha concesso solo 3 punti, nel secondo set si è rilassata un attimo perdendo 10 punti negli ultimi 2 game, ma nulla di serio e dopo 43 minuti è finito tutto. Siamo arrivati alle semifinali è la teenager Steffi è la più giova….no, è la più vecchia del quartetto! Un dato eccezionale, a giocarsi il titolo ci sono, oltre alla Graf: Gabriela Sabatini, 18 anni, Nicole Provis, 18 anni e Natasha Zvereva, 17 anni. Insomma un gruppo di teenager scatenate. In semifinale c’è la Sabatini che è l’unica che possa impensierirla in qualche modo e così sarà. L’argentina, dopo aver perso il primo set per 6 giochi a 3, costringe la tedesca al tiebreak dopo che questa era andata avanti 5-4. Gabriela si trova a suo agio sulla terra battuta, ma non può niente contro i dritti al fulmicone della Graf che così potrà difendere il titolo. La finale di questo Roland Garros la conoscono tutti non tanto per la partita in sé che è evanescente, ma il risultato: un 6-0 6-0 che da solo fa storia e che non si sarebbe verificato mai più in una finale del Grande Slam e che si era verificato solo in un’altra circostanza: nel challenge round del 1911 a Wimbledon quando Dorothea Lambert Chambers da defending champion sconfisse Dora Boothby proveniente dal torneo preliminare. Siccome siamo perversi ci piace andare a curiosare su quello che si diceva alla vigilia. I favori del pronostico erano sicuramente per Steffi, ma i giornali davano in forte ascesa la Zvereva che aveva clamorosamente sconfitto la Navratilova che forse così si sarebbe rassegnata a non arrogarsi più il titolo di numero 1 del mondo ad honorem. La partita dura 32 minuti complessivamente di cui 7 e mezzo usati per i cambi campo. Come tempo si supera di poco la finale di Wimbledon del 1922 quando Suzanne Lenglen sconfisse Molla Mallory per 6-2 6-0 in 26 minuti e di 3 minuti supera anche lo scambio più lungo della storia del tennis fatto registrare in un torneo professionistico del circuito maggiore che fu realizzato a Richmond nel 1984 quando Vicki Nelson e Jean Hepner scambiarono per 29 minuti e 643 colpi. L’unica pecca di questo torneo, se ci possiamo permettere, ma forse no, è l’aver perso 20 game complessivi che non permettono alla Graf di superare il record della Navratilova che vinse gli US Open 1983 concedendo solo 19 game (il record fa riferimento ad un torneo con 7 partite da giocare per vincere il trofeo).
L’erba
Dalla terra battuta di Parigi si passa all’erba di Wimbledon, un terreno completamente diverso che ha molto spesso rimescolato le carte in tavola. A fare la voce grossa è ancora la Navratilova che proviene da 6 titoli consecutivi che spera nella sua tanto amata erba per avere la meglio sulla Graf che ha sì un dritto potente, ma il suo serve&volley latita, caratteristica che invece è peculiare nella statunitense. Tutti pronosticano una finale Graf-Navratilova e saranno accontentati. Prima dell’inizio del torneo Steffi tasta un po’ di erba esibendosi nel Vanderbilt Club dove gioca regolarmente la compianta Principessa Diana che avrebbe avuto il piacere di giocare qualche punto con la numero 1 del mondo. Il 19 giugno è il suo compleanno e da stakanovista lo trascorre allenandosi, ma sempre circondata dall’affetto dei suoi fan che non mancano di mandale fiori e auguri.
L’avevamo lasciata con un 6-0 6-0 a Parigi e la ritroviamo con un 6-0 6-0 al primo turno. Un back-to-back singolare che solo Steffi poteva permettersi. La bicicletta o doppio bagel viene inferto alla statunitense Hu Na completamente inerme di fronte alla tedesca. Anche il secondo turno è una formalità e la cronaca ci svela un divertente episodio in cui lei non consapevole che il match stava per cominciare si ritrova a palleggiare con una ballgirl nel campo 3 ma improvvisamente è chiamata a giocare contro Karine Quentrec, una lucky loser francese, che perde per 6-1 6-0 diventando così la prima a strappare a Steffi un game in 3 partite. Nel terzo turno ha bisogno di 50 minuti per avere la meglio su Terry Phelps che perde per 6-3 6-1 costretta a subire un parziale pesante nel secondo set con 6 giochi consecutivi al passivo. Mentre il torneo procede i tabelloni si aggiornano e anche le quote delle scommesse, tra tutte ce n’è un singolare che quota a 1000 l’assenza contemporanea di Martina e Steffi dalla finale. Una cifra folle. A parlare è il compianto Bud Collins che vorrebbe che la sfida tra le 2 si giocasse come una finale NBA, ossia al meglio delle 7 partite e non nella partita secca. “Bravo Bud, ma ci sono anche le altre tenniste che devo giocare“. Anche la Court parla della Graf e dice che è pronta per succederle come ultima realizzatrice del Grande Slam e che non ci sono dubbi che la tedesca sia brava a giocare su tutte le superfici e che batterebbe la rivale Navratilova 8 volte su 10. Ci aveva visto lungo Margaret. La sfida del quarto turno è la non tanto desueta partita tra ragazzine prodigio e a perdere questa volta è Mary Joe Fernandez, americana di 16 anni, che deve soccombere con il punteggio di 6-2 6-2. I quarti di finale dovrebbero essere il turno in cui si si deve impegnare di più, ma non è così. Dopo Boca Raton subisce un’altra pesante sconfitta Pascale Paradis battuta per 6-3 6-1. In semifinale c’è Pam Shiver che l’anno precedente aveva perso contro la Graf per 6-0 6-2 e che è piuttosto malconcia, nonostante sia arrivata al penultimo atto del torneo. Pam non manca di essere spiritosa e dice che il turning point della sfida del 1987 è stata quando lei è scesa in campo e che sarebbe meglio che entrasse in campo direttamente con l’ambulanza. Gli addetti ai lavori non sono d’accordo con lei ricordando che una delle migliori giocatrici su erba del mondo ed è stata lei a battere nel 1985 Steffi al suo esordio ai Championships. Le profezie di Pam si concretizzano in un semifinale che, come se fosse un primo turno qualsiasi, si trasforma in una mattanza. L’americana perde per 6-1 6-2 in 59 minuti di gioco in un match completamente senza storia. L’unico momento positivo per la Shiver è la conferenza stampa in cui ammette che per qualche minuto era convinta di trovarsi avanti 3-2 nel secondo set prima di scoprire che non era vero. Sempre simpatica Pam.
La finale è un classico del tennis e di tutto lo sport in generale. Da una parte l’esperienza e i record dall’altra la gioventù e la forza. La Navratilova si presenta all’atto conclusivo con un bel bagaglio di numeri come gli 8 titoli complessivi di cui 6 consecutivi e il record di 47 partite consecutive vinte sui prati inglesi più famosi del mondo ad appena 3 vittorie dal record all time di Helen Moody che detiene anche il record di trofei complessivi, 9. La Graf si presenta con soli 17 game persi in 6 partite e una superiorità netta nei confronti delle avversarie, caratteristica che aveva perso Martina, costretta già agli straordinari con Rosalyn Nideffer sconfitta per 4-6 6-4 7-5 e la sua rivale per eccellenza Chris Evert battuta “solo” per 6-1 4-6 7-5. La sfida si gioca praticamente solo nel primo parziale, un parziale ballerino che vede avanti la Graf per 5 giochi a 3 e che ha improvvisamente un momento di blackout e subisce un parziale di 6 giochi a zero perdendo così il primo set nel torneo e negli Slam in generale. Ma qui in avanti Martina esce completamente dal match. Martellata dal dritto imperioso della tedesca non può opporre resistenza e come se non bastasse questa volta anche il rovescio dell’avversaria sembra essere un colpo micidiale, così perde 12 degli ultimi 13 game ed è costretta ad abdicare e consegnare la sua corona alla giovanissima avversaria che è riuscita a batterla nettamente e per questo finalmente verrà riconosciuta come numero 1 del mondo da Martina.
Il post-Wimbledon
Prima dell’abbuffata di cemento americano la Graf torna in campo ad Amburgo sulla terra battuta per un $200,000 di Category 3. Il field non è eccezionale ma la tedesca non lesina mai la sua partecipazione nei tornei di casa e anche se ha in sacoccia 3/4 di Grande Slam non manca l’appuntamento in Germania. Dopo un bye al primo turno esordisce nel secondo contro Regina Marsikova battuta per 6-0 6-3 in 38 minuti. L’unico inconveniente del match è stata una ferita alla mano destra che si è procurata a causa di un morso del suo cane che non le avevano permesso nei giorni precedenti di allenarsi al meglio. Il secondo turno contro Sabrina Goles è leggermente più difficile ma comunque passa per 6-4 6-2. Ai quarti di finale era nostalgica di biciclette e così a fare la vittima sacrificale è Raffaella Reggi che incassa un severo 6-0 6-0. In appena 64 minuti si sbarazza di Bettina Fulco che perde per 6-2 6-3. Anche la finale si trasforma in una formalità e sono necessari 86 minuti per avere la meglio sulla bulgara Katerina Maleeva per 6-4 6-2. 3+6+0+5+6 = 20. Sono 20 game persi in 5 partite, tanti se si pensa che al Roland Garros ne aveva persi altrettanti ma in 7 partite.
Prima di andare a prendere il Grande Slam deve giocare necessariamente un torneo sul cemento, ma stranamente non sceglie i tornei di Los Angeles o Montreal per tastare l’hardcourt americano, ma gioca un torneo nella settimana prima degli US Open a Mahwah nel New Jersey con un montepremi di $200,000. Ancora una volta viene scomodato il libro dei record e qui i numeri sono davvero pesanti. Ottenuto un bye al primo turno esordisce nel secondo contro Aranxta Sanchez che sarà protagonista di una grande rivalità con la tedesca, ma qui ha 16 anni ed è molto acerba e deve patire un 6-2 6-0 in appena 43 minuti di gioco. Fa leggermente meglio Sylvia Hanika, testa di serie numero 6, che perde per 6-2 6-1 mettendo a referto un game in più della Sanchez. La semifinale contro Helena Sukova è una semplice esibizione di forza e potenza, un 6-1 6-1 senza storia in 50 minuti di gioco che però non fanno esaltare la Graf che non manca di ribadire come debba ancora migliorare. Ad essere preso di mira come pelo nell’uovo questa volta è il lancio della palla sulla prima non particolarmente efficace, secondo lei, in questo frangente. La finale contro Nathalie Tauziat serve solo per la cerimonia di premiazione in cui Steffi incassa $40,000 e dimostra una superiorità schiacciante contro tutte le tenniste del mondo. Per la cronaca la finale dello United Jersey Bank Classic è terminata con il punteggio di 6-0 6-1 in 41 minuti di gioco.
Il Grande Slam
La vigilia degli US Open 1988 è molto simile a quella che si è avuto nel 2015, ossia una tennista dominatrice in lungo e in largo che si apprestava a vincere l’ultimo torneo dello Slam dell’anno e chiudere il Grande Slam. Tutti i favori dei pronostici sono a favore di Steffi Graf così come lo erano per Serena Williams, ma in questa storia non c’è la pazza (si scherza) di turno che manda in frantumi i sogni di una delle più grandi tenniste della storia. Roberta Vinci ha solo 3 anni e lontana molti kilometri dal National Tennis Centre di New York. Fin da subito si capisce che è la volta buona e il sorteggio ne è testimone: Gabriela Sabatini e Martina Navratilova sono dall’altra parte del tabellone e così ne dovrà affrontare solo una forte per vincere il titolo e nella sua metà è capitata la sempre pericolosa Chris Evert. Qualche giornalista dell’epoca si è permesso di sintetizzare i numeri alla vigilia del torneo newyorkese che dicono: game vinti 260, persi 76, set vinti 42, persi 1, match vinti 21, persi 0.
L’esordio è fissato con Elizabeth Minter, australiana di belle speranze che però non può nulla contro la Graf. Perde per 6-1 6-1 in 42 minuti. Alla fine della partita la 18enne aussie dirà:”Non ci sono dubbi, Steffi vincerà anche questo torneo, non penso che ci sia qualcuna in grado di batterla specialmente in questa superficie“. La tedesca dal canto suo non pensa al Grande Slam e dirà che punta solo al torneo e che il Grande Slam sarà solo la conseguenza della vittoria di questo evento. I primi turni sono molto semplici e dopo la vittoria contro Manon Bollegraf per 6-0 6-1 non è la partita a fare parlare i giornali, anche perché non avrebbe tanto da dire quanto le dichiarazioni un po’ pepate della Navratilova alla quale non le è stato mai riconosciuto il Grande Slam pur avendo vinto 6 prove consecutive dal 1983 al 1984 e quindi detentrice dei 4 tornei. Ma la regola della più famosa trovata giornalistica della storia del tennis (e forse dello sport) che ha determinato tutta la storia della pallacorda parla chiaro: per completare il Grande Slam bisogna vincere le 4 prove nella stessa stagione. Punto. La 31esima vittoria consecutiva arriva contro Nathalie Herreman battuta per 6-0 6-1 in 45 minuti. Steffi non è ancora entusiasta del suo tennis e per testarlo seriamente cerca delle tenniste alle sue altezza e focalizza la sua attenzione sul rovescio che è sempre un suo punto debole anche se riesce a mascherarlo molto bene.
L’americana Patty Fendick è la prima a mettere in campo un match serio contro la teutonica ed esce dal campo con un onorevole 6-4 6-2. Nel primi set Patty ha avuto la possibilità di portarsi sul 5-5 dopo aver brekkato la Graf ma questa ha ottenuto il controbreak per poi chiudere il parziale con un un cross in back vincente. Questa volta i minuti impiegati per vincere sono relativamente tanti, 74 per l’esattezza e c’era da aspettarselo visto che la Fendick era riuscita ad estromettere a sorpresa la testa di serie numero 15 Sylvia Hanika. La 33sima vittoria arriva contro la testa di serie numero 14 rappresentata dalla bulgara Katerina Maleeva battuta per 6-3 6-0. Questa vittoria passa inosservata perché a tenere banco è la sconfitta della bi-campionessa uscente Martina Navratilova sconfitta da Zina Garrison. Un ostacolo in meno servo il Grande Slam. La semifinale è forse la partita più attesa del torneo, dall’altra parte della rete ci dovrebbe essere Chris Evert, 6 volte campionessa agli US Open, che aveva vinto le prime 6 sfide contro la tedesca, ma che aveva perso le ultime 6 e questo match doveva essere il passaggio di consegne. Ma Chris non si presenta in campo, un virus intestinale non le ha permesso di essere in campo e così ha dovuto dare forfait. Le condizioni di Chris non le permettono di poter sopportare lo stress di un match, ma la cosa strana è che anche Rick Leach, finalista nel doppio maschile, è stato colpito dallo stesso virus e ha dovuto anche lui ha dovuto dare forfait dando la vittoria agli spagnoli Sergio Casal ed Emilio Sanchez. Cosa sarà successo? L’ultimo ostacolo per il Grande Slam è Gabriela Sabatini, l’unica giocatrice che è riuscita a battere Steffi per ben 2 volte e come si dice? Non c’è 2 senza…no, qui il 3 non c’è e la Graf vince il suo primo US Open battendo l’argentina in un match vero durato un’ora e 42 minuti. La gioia della Graf è contenuta, sarà forse l‘incoscienza dell’età o semplicemente il suo carattere, ma non c’è una grande festa dopo la realizzazione della più grande impresa che si possa fare nel tennis. Steffi succede così a Margaret Court che aveva realizzato il Grande Slam nel 1970 ed è la seconda più giovane a realizzarlo dopo Maureen Connolly vi era riuscita nel 1953 a 18 anni contro i 19 anni della tedesca.
Le Olimpiadi
Dopo 64 anni il tennis ritorna alle Olimpiadi e lo fa in pompa magna con tutte le migliori del mondo a giocare a Seoul. Per anni il tennis era stato estromesso dai Giochi a causa del passaggio al professionismo che alcuni tennisti avevano iniziato a fare nel 1926 che si contrapponeva fermamente allo spirito di Olimpia che amava solo i dilettanti e così doveva essere tutto lo sport. Ma il mondo era cambiato e tutti gli sportivi del mondo erano in qualche modo pagati per giocare, chi più chi meno, ed era anacronistico pensare che tutte le discipline dei Giochi potessero rimanere confinate ai dilettanti. Ufficialmente i professionisti saranno ammessi alla maggior kermesse mondiale dello sport solo nel 1992 con la famosa formazione del Dream Team americano, ma già nel 1988 si era capito che i professionisti erano alla base dello sport anche e soprattutto nel tennis. Seoul così diventa il luogo per mettere a segno un nuovo record, se il Grande Slam era in archivio cosa inventarsi per descrivere la vittoria delle 4 prove dello Slam e della medaglia d’oro olimpica? Ma Grande Slam d’oro, molto semplice, no? In Corea del Sud Steffi gioca per il suo Paese, la Germania dell’Ovest e questo è un motivo in più per dare il meglio. Al primo turno ottiene un bye, nel secondo batte la sovietica Leila Meskhi per 7-5 6-1. Nel turno successivo ha la meglio su Catherine Suire, lucky loser francese battuta per 6-3 6-0. Nei quarti di finale c’è un’altra sovietica, Larisa Savchenko, che cerca di sbarrarle la strada ma perderà anche lei. Il punteggio recita: 6-2 4-6 6-3 e oltre alla semifinale la tedesca dell’Ovest vince la battaglia ideologica e geopolitica con il nemico dall’altra parte della Cortina di Ferro eliminando l’ultima rappresentante dell’Unione Sovietica dopo che Natasha Zvereva era stata sconfitta da Gabriela Sabatini. La semifinale contro la statunitense Zina Garrison è un’altra dimostrazione di forza. La giocatrice di colore non può niente contro lo strapotere tedesco e perde in 46 minuti per 6-2 6-0. Per una strana coincidenza cabalistica in finale non poteva esserci che Gabriela Sabatini, ma come era successo a New York viene battuta. Questa volta non vince neanche un set e ottiene solo 6 game perdendo per 6-3 6-3. La Graf si mette al collo la medaglia d’oro; è un risultato straordinario che nessuna era riuscita a fare prima di lei e fino ad ora nessuna c’è mai più riuscita. La tedesca succede niente meno che a Helen Willis Moody vincitrice nel 1924. Questo successo premiano la tedesca come grande tennista, ma anche come sportiva in generale, lei ha un fisico adatto allo sport, c’è poco da dire e per diversi anni ha praticato atletica leggera specializzandosi negli 800 metri. Steffi rivelerà che il suo sogno era vincere le Olimpiadi in quella specialità, ma l’ha fatto in un altro sport e poco conta, l’importante era l’oro.
Il finale di stagione
Alla splendida collezione targata 1988 manca un titolo indoor e così Steffi decide di andarselo a prendere a Brighton in un torneo da $250,000 sul sintetico. Nel primo turno ha la meglio su Iva Budarova per 6-3 6-2. Nella seconda uscita è Hester Witvoet ad essere seppelita dai dritti della Graf che vince per 6-1 6-1. Nei quarti di finale arriva l’ennesima vittoria stagionale contro Nathalie Tauziat che le fa allungare la striscia di vittorie consecutive a 42. 6-3 6-2 è il punteggio dell’incontro. In semifinale c’è ancora Lori McNeil che viene sconfitta ma riesce a strapparle un set prima di chiudere per 6-2 5-7 6-4. La notizia però è che Pam Shiver, numero 2 del tabellone, è stata costretta al ritiro per causa di un virus intestinale e così ha dovuto mancare l’appuntamento con Steffi in finale (Pam era impegnata contro Manuela Maleeva). La finale consegna l’11° titolo stagionale a Steffi e $50,000 di primo premio, la Maleeva non mette in campo nessuna resistenza perdendo per 6-2 6-0 con il secondo set durato 21 minuti in cui Manuela è riuscita a vincere solo 10 punti complessivamente.
Come di consueto la stagione si conclude con il “Masters” del Madison Square Garden di New York. Le migliori 16 tenniste del mondo si contendono l’ultimo titolo dell’anno sul sintetico indoor. Il montepremi in palio è di un milione di dollari tondo tondo. Nessuna alla vigilia sembra essere in grado di battere la Graf, ma qualcuna si dissocia dal gruppo, la Navratilova dice che ha perso solo una partita con la tedesca e non c’è stata la controprova, la Sabatini che l’ha battuta 2 volte non vede perché non possa ripetere l’impresa, invece tutte le altre sono molto remissive sulla faccenda. Si gioca con lo scontro a eliminazione diretta e nel primo turno Steffi ha la meglio su Claudia Kohde Kilsch per 6-1 4-6 6-1, e qui iniziano a intravedersi segnali di pericolo. Il suo medico le consiglia di non scendere in campo per il match di quarti di finale, ma lei lo ignora e vince facile contro Manuela Maleeva per 6-1 6-3, ma questo sarà un guaio per lei perché l’influenza non perdona e nel match successivo è Pam Shiver ad approfittarne che batte la Graf per 6-3 7-6 interrompendo così a 46 la striscia di vittorie consecutive della tedesca.
Si conclude così una delle più straordinarie stagioni della storia del tennis. Una stagione che da sola basta a rendere immortale Steffi Graf. Poteva anche ritirarsi alla fine di quell’anno e un posto tra le grandi non le sarebbe mancato, ma questo è solo il primo capitolo di un romanzo che è fatto di 22 Slam, 900 vittorie, 107 titoli e 377 settimane in cima al ranking di cui 186 consecutive. Qualcuna ha fatto meglio in alcuna di queste statistiche ma nessuna ha mai vissuto un anno come il 1988 di Steffi Graf.
Steffi Graf, 1988.