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Storia della Coppa Davis: Tanti miti da sfatare – Un uomo solo al comando

Coppa Davis, un uomo solo al comando
In alto a sinistra la squadra che vinse nel 1959 con Neale Fraser, sotto Bjorn Borg portato in trionfo dopo la vittoria del 1975, a destra Don Budge con la coppa del 1937 e in basso la squadra di Boris Becker vincitrice nel 1989.

 

L’edizione 2015 della Coppa Davis ha, fino ad oggi, un indiscusso protagonista: Andy Murray, lo scozzese ha vinto 8 live rubbers portando di fatto da solo la Gran Bretagna alla finale, questo particolare non ha fatto altro che acuire i dubbi su una competizione a squadre che non è tale visto che basta un ottimo singolarista per andare avanti e molto spesso i top player non si presentano ai nastri di partenza adducendo i più svariati motivi. Ma ci chiediamo, il caso Murray è un unicum nella storia della Coppa o ce ne sono altri che da soli hanno portato la propria nazionale sul tetto del mondo?

Come accennato in un recente articolo la Coppa Davis nasce nel 1900 e a contedersi il titolo sono “solo” 3 tennisti americani contro 3 tennisti britannici a vincere sono gli americani per 3-0. Nel 1902 gli statunitensi rimettono la Coppa in palio e questa volta a differenza della prima edizione ci sono i pezzi grossi a fare la loro parte tra tutti i fratelli Lawrence e Reggie Doherty insieme all’irlandese Joshua Pim, tra le fila americane questa volta c’è pure William Larned, grande assente della prima edizione e vincono sempre gli americani.

Le edizioni successive sono caratterizzate da 1 a 2 tie in questo modo è difficile che un solo uomo possa portare alla vittoria la propria nazionale. I britannici si prendono la coppa nel 1903 e la mantengono fino al 1906. Nel 1905 viene introdotta una novità che sarà determinante per quasi 70 anni, il challenge round: la squadra vincitrice dovrà disputare solo un incontro con i vincitori del torneo degli sfidanti agevolando e non poco la squadra detentrice del titolo. Nel 1907 lo scettro passa all’Australasia guidata da Tony Wilding e Norman Brookes; la manterranno fino al 1911. L’anno successivo i britannici si riprendono la Coppa approfittando dell’assenza di Wilding tra le fila australiane. Nel 1913 sono gli statunitensi a riportare la Coppa sul suolo americano, ma la restituiranno l’anno successivo. La prima guerra mondiale ferma le competizioni e pure la Davis che riprenderà nel 1919 con la vittoria dell’Australia.

Nel 1920 irrompono sulla scena 2 Bill: Big Bill e Little Bill, al secolo: William Tatem Tilden II e William Johnston che vincono la coppa nella prima edizione veramente dominata da una Nazionale. Non perdono neanche un punto, rifilando un cappotto a Francia, Gran Bretagna e all’Australia nel challenge round di Auckland. Il dominio made in USA durerà fino al 1926 spostando l’asse del tennis mondiale dal vecchio continente al nuovo continente.

Nel 1927 irrompono nella scena mondiale i 4 moschettieri francesi, non si può parlare di un uomo solo al comando ma di 4 uomini al comando che spazzano via gli avversari uno ad uno fino alla famigerata finale di Philadelphia dove la Francia riesce a spodestare gli Stati Uniti con una rimonta epica dallo 1-2. I modesti e poco patriottici francesi per il 1928 costruiscono un nuovo stadio per ospitare il challenge round dedicato ad un aviatore della Prima Guerra Mondiale che si chiamava Roland Garros, per gli amici RG che avrà un ruolo importante nella storia del tennis. Come gli americani, i francesi manterranno la Coppa per 6 anni.

Nel 1933 i francesi cederanno ai britannici guidati da un grandissimo Fred Perry e da Bunny Austin. I 2 riescono a vincere contro la Spagna: Perry 2 singolari vinti e 1 doppio perso, Austin: 2 singolari vinti. Finlandia: Perry: 2 singolari vinti e 1 doppio vinto, Austin: 2 singolari vinti. Italia: Perry: 1 singolare vinto, 1 perso, 1 doppio vinto, Austin: 2 singolari vinti. Cecoslovacchia: Perry: 2 singolari vinti e 1 doppio vinto, Austin: 2 singolari vinti. Australia: Perry: 1 singolare vinto, un doppio vinto, Austin: 1 singolare vinto, uno perso. USA: Perry: 2 singolari vinti e 1 doppio perso, Austin: 2 singolari vinti. Francia: Perry: 2 singolari vinti e Austin: 1 singolare vinto, uno perso. I britannici manterranno il titolo fino al 1936.

Nel 1937 un roscio terribile irromperà nel tennis mondiale, il suo nome è Donald Budge, per gli amici Don. Il primo vero uomo al comando è lui con una prestazione che rimarrà nella storia: 8 singolari vinti (5 live rubbers) e 4 doppi vinti. 2 singolari e un doppio con il Giappone, 2 singolari e un doppio con l’Australia, 2 singolari e un doppio con la Germania (qui fece tutto da solo visto che negli altri incontri dove non era impegnato lui i suoi compagni persero), 2 singolari e un doppio nel challenge round contro la Gran Bretagna. Nel 1938 oltre al Grande Slam Budge aggiunse anche la Coppa Davis ad una strepitosa stagione.

Nel 1939 ritornano gli australiani guidati dal duo Adrian Quist e John Bromwich che giocano sia il singolare che il doppio.

Dopo la sosta per la Seconda Guerra Mondiale alla ripresa della competizione nel 1946 si ha il cappottissimo degli USA che non perdono nessun incontro stabilendo un record straordinario: 20 rubbers vinti su 20 disputati. il gruppo che riesce nell’impresa è molto eterogeneo e a differenza del 1937 non spicca una personalità in particolare, ci sono: Frank Parker, Bill Trabert, Gardnar Mulloy (finalista Slam, nato nel 1913 ancora in vita!), Ted Schroeder e soprattuto Jack Kramer.

Gli USA mantengono il titolo fino al 1950 quando cedono all’Australia di Frank Sedgman, Ken McGregor e John Bromwich.

Nel 1954 irrompe nella scena mondiale il duo americano Tony Trabert e Vic Seixas, perso un inutile, ai fini del risultato, primo rubber da Seixas, arrivano nel challenge round illibati con lo squadrone australiano guidato da Rosewall e Hoad a difendere il titolo. Al White City Stadium di Sydney non c’è storia gli USA vincono la coppa di prepotenza.

Nel 1955 sono gli australiani a fare la voce grossa: il loro è un percorso quasi netto con la sola sconfitta di Hoad contro Moreira della Nazionale brasiliana. 5-0 al Messico, 4-1 al Brasile, 5-0 al Canada, 4-0 al Giappone, 5-0 all’Italia e 5-0 nel challenge round agli USA a casa loro. Gli uomini al comando sono 2 e rimarranno nella storia anche per altre imprese e sono: Ken Rosewall e Lew Hoad.

Nel 1958 altro cappotto fino al challenge round degli USA guidati da Alex Olmedo, Ham Richardson e Barry MacKay, nomi non troppo famosi per un semplice motivo: i migliori dilettanti erano passati al professionismo non potendo così giocare la Coppa Davis. A Brisbane battono gli Stati Uniti e la coppa ritorna in Oceania.

Nel 1959 tra le fila australiane c’è un uomo solo al comando ed è Neale Fraser: 8 singolari vinti (7 live rubbers) e 5 doppi vinti, ad accompagnare Neale è un giovane che farà parlare di sé in futuro, tale Rod Laver che in questa annata non brilla particolarmente, perde contro: Ramanathan Krishnan e soprattutto Barry MacKay e Alex Olmedo nel challenge round lasciando ai compagni di squadra la patata bollente.

Da qui fino al 1973, primo anno dell’apertura ai professionisti la Davis perde la sua importanza originaria e i migliori del mondo sono tagliati fuori. Da registrare la grande prestazione di Roy Emerson che nel 1964 ha un’ invidiabile score di 8 singolari vinti (6 live rubbers) e 4 doppi vinti.

Nel 1973 arriva una grande rivoluzione nella storia della Davis: oltre alla inevitabile apertura ai professionisti, forse in ritardo di 5 anni visto che l’era Open era nata nel 1968, si aggiunge l’abolizione dell’anacronistico challenge round. Le 2 scuole più forti del mondo sono quelle australiane e americane e lo dimostrano arrivando facilmente in finale, sorprendente però è il risultato di quest’ultima con un cappotto anche se sofferto dell’Australia a Cleveland con Rod Laver e John Newcombe a fare da mattatori.

Saltando l’edizione 1974, forse la più scandalosa della storia perché quando la politica bussa alle porte dello sport è sempre uno scempio. Arriviamo al 1975: qui non ci sono dubbi e l’uomo solo al comando è l’orsetto Bjorn Borg che guida (quasi) da solo la Svezia al primo titolo della sua storia. Trapazzata la Polonia senza complimenti, il primo ostacolo vero è la Repubblica Federale della Germania: Borg spazza via Karl Meiler e Hans-Jürgen Pohmann e rimedia alla sconfitta in doppio che poteva complicare non poco lo scontro. Nella semifinale della Zona Europea sono dolori: dopo un facile 2-0 Svezia, l’Unione Sovietica vince il doppio e il terzo singolare, solo Borg può salvare la nave che sta affondando e lo fa spazzando via Anatoli Volkov. Nella finale Europea è sempre l’orsetto a togliere le castagne dal fuoco, la Spagna è avanti 2-1 dopo la seconda giornata. Bjorn non ha pietà del veterano Manuel Oranters e questa volta va dato merito a Birger Andersson di essere stato freddo di a non farsi irretire da Josè Higueras. Tutto facile contro il Cile che schiera una squadra modesta ed è un 4-1 scritto. Nella finale contro la Cecoslovacchia c’è lo show dello svedese di ghiaccio, trascina da solo la sua Nazionale con 2 vittorie del singolare e una nel doppio ed è vittoria.

Negli anni a seguire la Davis non è più un evento essenziale nella stagione dei tennisti e nelle vittorie di USA e Svezia ci sono tanti nomi diversi a difendere i colori della propria Nazionale, oltre a pesanti assenze.

Nel 1988 spicca ancora la prestazione del singolo che sovrasta quella della squadra: a guidare la Germania dell’Ovest è Boris Becker in un percorso quasi netto, storico. Nel World Group non c’è storia: 5-0 al Brasile senza tanti complimenti (2 vittorie di Becker), 5-0 pure alla Danimarca (3 vittorie di Becker), 5-0 alla Jugoslavia (3 vittorie di Becker), 4-1 alla Svezia con 2 vittorie. Oltre alla prestazione monstre di Boris va sottolineata anche il grande aiuto di Carl-Uwe Steeb che ha strascinato la sua nazionale alla vittoria.

Nel 1989 c’è il bis tedesco, ma questa volta Becker deve cavarsela spesso da solo, o quasi. Contro l’Indonesia non ci sono problemi ed è un 5-0 già scritto. I primi dolori iniziano con la Cecoslovacchia. Becker vince il primo singolare ma dopo la seconda giornata è sotto 1-2,  grande rimonta teutonica e 3-2 finale con Becker senza pietà contro Milan Šrejber. Lo stesso copione si ripete contro gli USA. Perso il primo singolare da parte di Carl-Uwe Steeb contro Brad Gilbert, serve un Becker deluxe contro Andre Agassi che viene rimontato da 0-2 e vittorioso anche nel doppio; a chiudere la pratica ci pensa Carl contro Agassi 3-1, e poi 3-2 solo per la bandiera. Alla Schleyerhalle di Stoccarda c’è solo Boris Becker e non ce n’è per nessuno: la Svezia è una squadra tosta con Mats Wilander e Stefan Edberg che non sono certo dei comprimari. Come di consueto in questa edizione la Germania perde il rubber di apertura con il profeta Mats che batte Carl-Uwe Steeb, ma sul sintetico indoor scende in campo Boris e la musica cambia: 3-0 secco ad Edberg, trascina l’amico Eric Jelen nel doppio contro Jan Gunnarsson e Anders Järryd e devasta Wilander con un perentorio 6-2 6-0 6-2. Grandissimo premio per la Germania dell’Ovest che in quel dicembre non avrebbe più avuto motivo di esistere visto che nel novembre di quell’anno era crollato il Muro di Berlino.

Nel 1993 si assiste ad un’altra cavalcata in solitario o quasi sempre della Germania questa volta guidata da Michael Stich che chiude la competizione con un invidiabile 9-0.

Come è ovvio che sia negli anni si sono susseguite prestazioni di squadra piuttosto che individualità che prendono il sopravvento su tutti i compagni.

Nel 2005 la discreta squadra della Croazia riesce a vincere il titolo guidata da uno straordinario Ivan Ljubicic. Contro gli USA vince 3 partite, 2 singolari e il doppio, contro la Romania idem e come contro gli Stati Uniti deve rimediare ad una sconfitta di Mario Ancic. Il copione si ripete anche in semifinale contro la Russia. Ma in finale Ancic restituisce il favore ad Ivan e riesce a vincere contro Michal Mertinák nel quinto e decisivo rubber. L’unica sconfitta della competizione per Ljubo è contro Dominik Hrbatý in finale e chiude la competizione con lo score di 11-1.

L’ultima prestazione quasi in solitaria in ordine cronologico è quella di Berdych nel 2012 che ha vinto chiudendo con un 10-1, ma determinante è stato l’apporto di Radek Štepánek.

Riuscirà Murray a realizzare l’impresa di vincere da solo la Davis?