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Ritratto di Fred Perry: Andy Murray, chi?

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Con la vittoria della Coppa Davis da parte di Andy Murray in Gran Bretagna sono apparsi dei titoloni che apostrofavano lo scozzese come il più grande tennista britannico della storia. Titoli enfatici? Sì, ma molti lettori ci hanno creduto e come si diceva una volta, “l’ha detto il TG….”, quindi se l’hanno scritto vuol dire che è vero, ma la storia è molto differente. Se si trova a dire che Fred Perry è stato certamente più grande di Murray ti arriva qualche likes, ma inevitabili arrivano le risposte fuffa in cui si dice che Perry viveva in un altro periodo in cui il tennis era un altro sport (Sì, ma quale?) o che non si possono fare paragoni con il passato. Ora la verità è una sola e 2 cose contrapposte non possono essere vere contemporaneamente, se si dice che Murray è il GOAT britannico allora bisogna saper comparare tutte le ere e altresì non si può dire che il tennis di una volta era inferiore, perché non avrebbe senso, infatti è ineluttabile il progresso in tutti i settori soprattutto negli sport. Facendo passare come valido questo teorema  ci proveremo i nostri discendenti a dire che magari il tennis di oggi era inferiore al loro mentre noi ci rivolteremo nelle tombe.

Ok, ma perché Fred Perry è superiore a Andy Murray? Perry è stato un pioniere del tennis e ha vissuto nel periodo successivo a quello del dominio del grandissimo Bill Tilden e ha avuto grandissimi successi, non ai livelli di Big Bill, ma ha comunque permesso alla Gran Bretagna di avere un grande campione, l’ultimo grande campione per gli inventori di questo sport.

Il primo torneo di cui si ha notizia di una partecipazione certa di Fred è l’Herga Lawn Tennic Club del 1927, quando 18enne perse ai quarti di finale contro George Stoddart per 6-4 1-6 6-3. La sua prima stagione da senior nel circuito amateur si chiude con 6 partecipazioni a tornei disputati tutti in Gran Bretagna e “zeru tituli”. Stesso dicasi per il 1928. Nel 1929 arriva il primo successo: il torneo di New Malden su erba a cui si aggiunge il titolo sul parquet indoor del Queen’s Club, sì, avete letto bene, “Queen’s Club“, uno dei primi club al mondo ad avere sia campi outdoor in erba e indoor con il parquet. A questo successo si aggiunge soprattutto la prima partecipazione al torneo di Wimbledon dove perde da Offlin nel 3° turno.

Nel 1930 inizia a giocare in diverse parti del mondo e comincia così a spostarsi in America, vero centro di gravità permanente del tennis mondiale, disputando il “Major” del circuito statunitense rappresentato dal torneo del Newport Casino e prendendo parte agli U.S. National Championships. Arriverà a giocare anche in Argentina sulla terra battuta.

Nel 1931 si aggiungono i primi titoli conquistati oltreoceano: l‘Eastern Grass Court Championships di Rye, torneo di categoria appena sotto a quello degli Slam e preparatorio degli US National Champs dove si spinge fino alla semifinale contro Vines dove perde per 4-6 3-6 6-4 6-4 6-3 (La loro sarà una grande rivalità nel circuito pro). Prima di finire la stagione aggiunge altri 2 tituli indoor: a Cromer e la Coupe di Noel di Parigi giocata, come dice il nome, nel periodo natalizio (dal 21 al 27 dicembre). Una volta la stagione tennistica durava 13 mesi l’anno, ad essere stretti.

Nel 1932 si ha la sua esplosione. Si capisce subito che i tornei di categoria inferiore a quelli dello Slam, o se preferite dei Major visto che non sempre gli Slam erano i tornei più importanti dell’anno, gli stanno stretti: in Gran Bretagna fa il cappottissimo vincendo tutti i tornei a cui partecipa ma lasciando fuori il più importante: i Championships per eccellenza, il Torneo di Wimbledon. A questi si aggiungono anche altri tornei fuori dai confini nazionali, ecco l’elenco: Roubaix, Hamilton, Tally Ho!, British Hard Court, Harrogate, Harrow. Oltre a ciccare nello Slam di casa perde anche al Roland Garros e gli US National Champs, ma prima di chiudere la stagione colleziona una splendida doppietta sul cemento vincendo a Los Angeles e San Francisco.

Nel 1933 gioca poco, ma ottiene il suo primo grande successo. Vince a Forest Hills contro Jack Crawford in una finale memorabile passata alla storia per aver dato il via all’espressione “Grande Slam” con Jack avanti 2-1 che si dice abbia bevuto del whisky ai cambi campo, inficiando così la vittoria e cedendo malamente nel 4° e 5° set per 6-0 6-1 (6-3 11-13 4-6 6-0 6-1 è il punteggio complessivo). Non manca di andare a Los Angeles dove conferma il titolo e si spinge anche a Melbourne dove vince il Victorian Championships sull’erba (torneo che è stato l’antesignano degli attuali Australian Open).

Il suo passaggio in Australia non è casuale, infatti vuole disputare e vincere uno dei Major indicati dall’ITF, ma non un Major di fatto quale è l’Australian Championships. Qui ottiene il suo 2° Slam in carriera battendo in sequenza un ottimo trio: Hopman, McGrath e Crawford in finale. Manca ancora una volta il Roland Garros, ma ottiene il successo più prestigioso a Wimbledon battendo ancora Jack Crawford per 6-3 6-0 7-5. Completa il suo fantastico 1934 vincendo il suo 2° titolo agli US National Championships diventando il secondo tennista a vincere 3/4 di Grande Slam appena un anno dopo Crawford. Questa volta in finale c’è Wilmer Allison battuto per 6-4 6-3 3-6 1-6 8-6. Prima di andare in Australia per preparare lo Slam aussie negli USA aggiunge altri 2 tornei alla sua bacheca: Los Angeles e Berkeley. A Melbourne giungerà in finale e sarà la sua ultima partecipazione agli Australian Champs. Passando di lì vince il New Zealand Champs. Finalmente nel 1935 riesce a chiudere il Career Grand Slam (termine postumo all’impresa stessa) vincendo a Parigi il Roland Garros battendo in finale il barone tedesco Gottfried von Cramm per 6-3 3-6 6-1 6-3. La sfida tra queste 2 leggende si ripete in finale anche a Wimbledon ed è ancora Perry a trionfare per 6-2 6-4 6-4. Va a Forest Hills per disputare lo Slam americano ma si ferma in semifinale dove perde contro Allison poi vincitore del torneo.

Il 1936 è il suo ultimo anno da dilettante, ormai il professionismo, che era nato alla fine del 1926, si era diffuso ed era chiaro a tutti che il numero 1 del mondo doveva passare lo Stige per andare nella dark side of tennis. Ma prima di diventare pro riserva qualche altro capolavoro ai suoi adepti: vince 4 tornei minori: Cannes, Cannes LTC, Praga e British Hard Court, arrivando al Roland Garros da imbattuto dove perde in finale dal barone Von Cramm per 6-0 2-6 6-2 2-6 6-0. Gli ultimi Slam che disputa li vince entrambi: a Wimbledon spazza via il barone per 6-1 6-1 6-0 in 45 minuti di gioco in una delle finali più brevi della storia. A Forest Hills deve lottare contro uno dei grandi protagonisti della storia del tennis che si stava affacciando alla grande ribalta che è Don Budge, sconfitto per 2-6 6-2 8-6 1-6 10-8 che non era riuscito a fruttare 2 match point.

In Coppa Davis è stato l’assoluto protagonista del poker messo a segno dalla Gran Bretagna dal 1933 al 1936. Nel 1933 vince 13 incontri su 14 di singolare perdendo contro l’italiano Giorgio de Stefani in casa al Devonshire Park di Eastbourne sull’erba. Sconfitta tra l’altro ininfluente ai fini del risultato e a tie già chiuso. A quei tempi c’era il challenge round così negli anni successivi non dovette faticare più di tanto per vincere la Coppa non perdendo mai i suoi incontri di singolare chiudendo con un rotondo 6/6. La sua straordinaria importanza per la Gran Bretagna è testimoniata dalla sconfitta in sua assenza rimediata nel 1937 dalla sua Nazionale che non vincerà più la Davis fino al 2015.

Professionismo

Da questo momento in poi si apre un mondo nuovo per Perry e soprattutto per quelli che sono pochi avvezzi a parlare di professionismo dell’era pre-Open.

Nel 1937 viene selezionato per World Series da giocare contro Ellsworth Vines. La sfida tra i 2 dei tennisti più forti del mondo si conclude con la vittoria dell’americano che vince per 32-29. Il loro tour in tutti gli Stati Uniti e Canada è un grande successo, superiore a quello di Vines-Tilden del 1934 che era stato una World Series di grandissimo impatto per la storia del tennis. Vince un altro tour disputato sempre negli USA contro Tilden per 4-3. A maggio ritorna a casa per un torneo pro dedicato all’incoronazione di Giorgio VI e vince. Questo torneo è sconosciuto a molti, ma data la sua importanza e il campo partecipanti può essere annoverato tra i “Major” di quella stagione sicuramente superiore a Roland Garros e Australian Champs. Vince un altro pro tour, questa volta a casa sua in Gran Bretagna, giocando con Vines e Tilden in partite al meglio dei 5 set.

Nel 1938 si rinnova la sfida con Vines alle World Series, ma perde un’altra volta. In questa occasione con un parziale più ampio: 42-32. A Chicago ottiene il suo primo grande successo di prestigio da professionista vincendo gli US Pro.

Nel 1939 arriva in finale agli US Pro di Berverly Hills ed è l’ultimo grande appuntamento prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La guerra non ferma il tennis negli USA e nel 1940 vincerà altri 2 tornei: il West Coast Pro e il Finish Relief (quest’ultimo torneo di beneficienza per raccogliere fondi).

Nel 1941 fa la stagione perfetta vincendo tutti i tornei a cui partecipa, facendo registrare una insolita doppietta: US Open (avete letto bene) e US Pro. Gli US Open di White Sulphur Springs sono un evento storico perché per la prima volta nella storia in un torneo pro sono ammessi anche i dilettanti facendo del torneo un evento che oggi definiremo appunto “Open”. Nel 1942 è protagonista delle World Series con Budge, Kovacs, Riggs e Mako. Dal 1943 al 1944 non gioca mai. Al rientro di tutti i tennisti del mondo nel 1946 Fred è molto vecchio, 37 anni, ed è ormai un monumento del tennis che partecipa ai tornei più per dare prestigio che per vincere. Fa eccezione il 1946 costellato da una miriade di tornei pro di cui ne vince 4. Da lì in poi gioca pochissimi tornei, non ultima sarà la sua tripletta allo Slangezer Pro sull’erba di Scarborough (1948, 1950, 1951). Il suo ritiro si avrà nel 1959 all’età di quasi 50 anni con la sconfitta per ritiro contro Frank Parker al primo turno degli US Pro.

Facciamo un riepilogo per renderci conto chi è stato Fred Perry: 8 Slam vinti, Career Grand Slam, 2 US Pro, numero 1 del mondo, grande protagonista del tennis durante la Seconda Guerra Mondiale e 4 Coppe Davis consecutive. 57 titoli totali. I titoli di Murray li conosciamo tutti: 2 Slam, 1 oro Olimpico, 11 Masters 1000, 35 titoli totali.

Non c’è bisogno di scomodare il pallottoliere per dire che la carriera di Perry è sicuramente superiore a quella di Murray che per essere accosta come minimo dovrebbe diventare numero 1 del mondo, per ora si è fermato al 2, vedremo cosa saprà fare.

Coppa Davis 1936: Fred Perry firma il poker britannico

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Gran Bretagna e Belgio quest’anno si giocheranno la Coppa Davis nella finale di Ghent in Belgio, sulla terra battuta. I sudditi di Sua Maestà hanno la possibilità di riportare il trofeo a casa dopo 79 anni quando Fred Perry in primis e Bunny Austin vinsero in quel di Wimbledon il quarto trofeo consecutivo prima che Perry passasse al professionismo indebolendo la sua compagine che l’anno successivo perderà contro gli Stati Uniti guidati da uno straordinario Don Budge capace di vincere in una delle partite più belle di sempre contro il barone Gottfried von Cramm.

L’organizzazione del tabellone della Coppa era molto diverso da quella attuale. Il campo partecipanti era diviso in 2 zone: la Zona Americana con 4 squadre a farne parte: USA, Australia, Messico e Cuba, e la Zona Europea con molti più partecipanti con 4 turni da superare per entrare nello spareggio zonale, più un ulteriore turno preliminare per 6 squadre tra cui è annoverata la Germania che si rivelerà la protagonista di questa Davis.

Prima dell’inizio della manifestazione le squadre favorite sono: gli USA, Australia, Gran Bretagna (già nel challenge round) e Germania, con una leggera prevalenza degll’Australia con la temibile coppia di doppio Jack Crawford e Adrian Quist.

-USA b. Messico 5-0

Il primo tie per gli Stati Uniti si gioca sulla terra battuta dello storico River Oaks Country Club di Houston contro il modesto Messico. Il capitano Wilmer Allison si affida a Bryan (Bitsy) Grant di Atlanta e il 20enne californiano Don Budge. Il sorteggio aveva messo di fronte Bugde contro Esteban Reyes che era stato l’unico che nell’edizione 1935 della Davis era riuscito a strappare un punto gli USA battendo il campione collegiale Wilbur Hess. Grant pesca il 18enne messicano Daniel Hernandez vincitore su Reyes in un torneo che si era disputato da poco a Città del Messico. La squadra di doppio per gli USA è formata dallo stesso Wilmer Allison e da John Van Ryn per il Messico: Marco Mestre e Flavio Martinez.

Nella prima giornata di gara non ci sono problemi per gli USA che chiudono facilmente i 2 singolari: il roscio Budge ha la meglio su Reyes concedendo poco o nulla con il punteggio di 6-3 6-1 6-1. Qualche problemino in più lo ha Grant impegnato contro Hernandez che riesce a strappare un set all’avversario ma capitola per 3-6 6-2 6-3 6-3.

Il doppio statunitense è troppo forte per la coppia messicana che rimane impotente davanti al capitano Allison e a John Van Ryn. Mestre e Martinez non possono che ammirare e subire un terribile 6-0 6-1 6-2 senza repliche. Così gli USA si qualificano per la finale della Zona Americana dove ad attenderli c’è la ben più impegnativa formazione australiana. Ci sono incertezze sulla formazione che dovrà affrontare gli aussie sull’erba di Philadelphia e Allison potrebbe sostituire Grant nonostante la recente sconfiita contro lo stesso nel torneo di Houston come secondo singolarista e giocare anche il doppio. Si racconta che Allison fosse un grande appassionato di golf e che prima dell’incontro si sia fatto 18 buche così altre 9 dopo la partita tanto per rimanere rilassato. Nel doppio contro i messicani gli statunitensi vincono i primi 10 giochi della partita prima che Martinez tenga il suo turno di servizio, nel terzo set i messicani ottengono un break ma è completamente inutile ai fini del risultato finale.

A risultato acquisito la terza giornata rimane una formalità anche se a quei tempi ricordiamo che tutte le partite avevano un peso specifico identico per quanto riguarda la definizione di ranking e classifiche stilate dagli esperti del settore. Grant ha la meglio su Esteban Reyes per 6-4 13-11 6-2 e Budge liquida Daniel Hernandez per 6-1 6-1 6-3. Ricapitolando gli USA battuto il Messico 5-0 lasciando ai cugini confinanti che parlano spagnolo la miseria di un set.

-Australia-USA 3-2

Sull’erba dello storico Germantown Cricket Club di Philadelphia ci sono gli aussie e non sarà tutto rose e fiori come contro il Messico. Nella formazione australiana ci sono: Vivian McGrath, famoso per avere sia il dritto che il rovescio a 2 mani, Jack Crawford, ex campione nazionale e primo ad essere stato vicino a completare il Grande Slam nel 1933, Adrian Quist, attuale campione del suo Paese e Clifford Sproule chiamato ad gestire la squadra.

Il Germantown si rimette a nuovo e torna ad ospitare un match di Davis per la prima volta dal 1927. I posti a sedere sono 7.500 e presidiano 3 campi in erba. Il campo è lo stesso in cui Tilden e soci persero il challenge round di Davis contro i moschettieri francese dopo 7 titoli consecutivi.

Il Willer Allison che scende in campo per il primo scontro non è quello in forma che negli U.S. National Championships della passata edizione era riuscito a prevalere sia su Fred Perry che su Sydney Wood. Allison è un grande volleatore e lo dimostra soprattutto nel secondo set quando aggredisce costantemente la rete costringendo il suo avversario ad indietreggiare. Quist è molto preciso al servizio che si dimostrerà la sua arma migliore e chiude con il punteggio di 6-3 5-7 6-4 6-1. Nell’altro singolare dopo un’interruzione a fine secondo set che aveva fatto slittare la ripresa del gioco Budge ha la meglio sul veterano Jack Crawford in un match tutt’altro che semplice che si trascina fino al quinto set e si chiude con il punteggio di 6-2 6-3 4-6 1-6 13-11 con Budge che prevale per la sua freschezza dovuta alla giovane età che gli ha permesso di essere competitivo anche e soprattutto nell’ultimo parziale.

Con il match di doppio la situazione per gli USA si complica e parecchio. Il doppio è una partita thrilling e i protagonisti sono Jack Crawford e Adrian Quist da una parte e Don Budge con Gene Mako dall’altra. Alla fine a prevalere è la coppia ben affiatata australiana che vince al quinto set dopo essere stato sotto 2 a 0 con il punteggio di 4-6 2-6 6-4 7-5 6-4. Mako non è in una delle sue giornate migliori e lo dimostra nel 10° gioco del 3° set quando gli USA sono avanti 5-4 e a 2 punti dal match, ma il perplimente Gene spedisce una volèe comodissima in rete che demoralizza non poco l’umore della coppia statunitense. Nonostante i 2 set vinti dagli australiani la partita non sembra compromessa e nel set decisivo gli americani si portano avanti 4 giochi a 2, ma Gene ne combina un’altra, chiama una palla convinto di poterci arrivare:”I have it!”, ma sbaglia clamorosamente lasciando attonito prima Budge e poi i 6.000 spettatori che lo stavano osservando. Quist lobba ancora e Mako spedisce a rete l’ennesimo smash. Crawford comincia a servire male nell’8° gioco, ma riesce a riprendersi e a vincere 12 punti su 13. Molti punti forti degli americani non hanno funzionano come il servizio di Budge che era stato fino ad allora una garanzia che è stato brekkato 5 volte. Gli americani sono riusciti a brekkare solo nei primi 2 set per 3 volte complessivamente, ma negli altri set non hanno convertito nessuna palla break.

Nell’ultima giornata a chiudere i conti ci pensa Jack Crawford, il veterano brizzolato che molti davano per finito visto la sua età e soprattutto non in grado di reggere più i 5 set di una partita. Per la prima volta da quando sono stati introdotti le divisioni in varie zone nella formazioni del tabellone della Coppa Davis gli USA perdono in casa un tie e permettono così all’Australia di poter andare a Wimbledon per poter disputare lo spareggio interzonale per accedere al challenge round contro la Gran Bretagna. Jack vince contro Allison con il punteggio di 4-6 6-3 4-6 6-2 6-2 e il match tra Budge e Quist diventa una semplice esibizione con l’americano che si impone per 6-2 6-2 6-4.

-Germania-Jugoslavia 3-0

Nella Zona Europea a brillare particolarmente è la Germania guidata dal duo Henner Henkel- Gottfried von Cramm che elimina in sequenza: Spagna, Ungheria, Argetina, Irlanda e si trova in finale contro la Jugoslavia di Josip Palada e Franjo Puncec con il doppio formato da Franjo Kukuljevic e Dragutin Mitic. Lo scontro giocato a Zagabria è senza storia con i teutonici che chiudono subito portandosi un 3-0 dopo la seconda giornata soffrendo solo nel doppio quando la Jugoslavia se era trovata avanti 2-0 nel set decisivo ma i tedeschi conquistato 6 dei successivi 7 game e chiudono per 8-6, 4-6, 3-6, 6-4 3-6 approdando così allo spareggio interzonale che si disputerà a Wimbledon, preambolo del challenge round.

–Australia-Germania 4-1

Le compagini tedesche e australiane sono composte da 2 solo uomini ciascuno che giocano sia il singolare che il doppio. Il primo match in programma è quello tra Jack Crawford, 27enne e membro della Nazionale della Coppa Davis dal 1928 ed ex numero 1 del mondo nel 1933 opposto al veterano Henner Henkel. Il secondo componente della formazione tedesca è Gottfried von Cramm, finalista a Wimbledon opposto ad Adrian Quist. La Germania non ha mai raggiunto il challenge round fino a quel punto della storia, negli anni precedenti erano arrivati ad un passo ma furono fermati dagli USA vittoriosi per 4-1, mentre gli aussie mancano dal challenge round da 1924 quando persero contro gli USA.

Il primo giorno non si apre con i migliori auspici per i tedeschi: Henner Henkel opposto a Crawford accusai sintomi di un raffreddore ed è costretto al ritiro sul 6-2 6-2 Australia. A pareggiare i conti ci pensa il Barone Von Cramm che in un match soffertissimo ha la meglio sul 20enne Quist che perde per 6-4 4-6 6-4 4-6 11-9. Così la prima giornata si chiude in parità ed e tutta ancora ad giocare.

Quando le squadre si equivalgono è sempre il doppio a fare da spartiacque tra la vittoria e la sconfitta. Davanti a 2.500 spettatori l’Australia schiera una coppia a sorpresa confermando la presenza di Crawford ma affiancato da Vivian McGrath. Gli aussie sono degli ottimi doppisti e lo dimostrano anche in questa circostanza portando a casa un punto decisivo con il punteggio di 6-4, 4-6, 6-4 6-4. La scelta di McGrath si è così rivelata azzeccata, ma si saprà poi che è stata una scelta obbligata dall’infortunio di Quist vittima di una strappo al legamento della caviglia destra che lo terrà fuori dallo scontro per il proseguo del tie. Il “twist” della gambe di Vivian si rivelerà un’altra decisiva. I tedeschi hanno avuto 3 set point nel 10° gioco del set di apertura, sotto 2-3 nel secondo sono riuscì a risalire grazie a delle volèe spettacolari.

L’Australia ottiene il punto decisivo schierando McGrath del singolare contro Henkel che mette pressione all’avversario grazie al suo rovescio a 2 mani, rarità in quel periodo. Vivian vince per 6-3 5-7 6-4 6-4 sotto una leggera pioggia e manda l’Australia al challenge round. Il quinto rubber diventa così un esibizione, ma non viene giocata a causa dell’infortunio al Barone i cui sintomi sono apparsi per la prima volta durante il match di doppio. Al posto di Von Cramm scende in campo Hans Denker battuto per 6-3 6-1 6-4.

Challenge Round

Gran Bretagna-Australia 3-2

I britannici difendono il titolo nel loro tempio sacro di Wimbledon e il campo principale della tenzone sarà il Centre Court e non il Court N°1 utilizzato nei tie che vi si disputeranno negli anni successivi. Alla vigilia della gara il protagonista d’obbligo è Fred Perry che può chiudere una poker storico in quello che sarà il suo ultimo anno da dilettante, qualcuno vocifera che sia stato vittima di un affaticamento durante la sessione di allenamento chiusasi prima del previsto a causa della pioggia e questo non può far altro che far sperare l’Australia che parte con tutti gli sfavori del pronostico. I sospetti che Perry non sia al 100% derivano anche da una sua sconfitta contro Don Budge in una esibizione giocata in quel di Eastbourne. I sudditi di Sua Maestà schierano oltre al campione Perry, Bunny Austin, Charlie Tuckey e Pat Hughes. L’Australia si presenta con la coppia ormai consolidata Crawfod-Quist con Quist dato in forte dubbio alla vigilia a causa di un infortunio occorso la settimana prima dello scontro.

Nel primo incontro della prima giornata Bunny Austin è riuscito a sconfiggere Crawford per 4-6 6-3 6-1 6-1. Grazie alla sua straordinaria forma Bunny è riuscito a recuperare dal primo set perso e a portare a casa il rubber giocando benissimo il terzo e l’ultimo parziale concedendo 2 game in tutto a Jack. Il rovescio di Austin ha funzionato alla perfezione permettendogli di ottenere tanti vincenti, non sono mancati i suoi lob e smorzate che hanno fatto muovere tanto Crawford che con l’età non si è dimostrato pimpante come un tempo. Anche Perry non ha difficoltà a vincere il suo incontro e così porta la Gran Bretagna sul 2 a 0 dopo la prima giornata grazie alla vittoria su Quist per 6-1 4-6 7-5 6-2. I 16.000 del Centre Court applaudono la loro Nazionale che così è ad un passo dal quarto titolo consecutivo e tutti i giornali sono convinti del poker, ma non erano stati così lungimiranti o almeno lo erano stati ma solo in parte.

A questo punto del challenge round all’Australia non rimane che vincere tutti gli scontri che le sono rimasti a partire dal doppio. I britannici schierano Pat Hughes e Raymond Tuckey, ma gli australiani non possono assolutamente perdere così non possono far altro che usare i loro assi Jack Crawford e Adrian Quist. La coppia aussie si rivela nettamente superiore e porta così il punteggio sul 2-1, ma i britannici hanno ancora un altro colpo in canna da poter usare per riconfermare il titolo. 6-4, 2-6, 7-5, 10-8 è stato il punteggio dell’incontro.

Nell’ultima giornata gli australiani tentano il colpaccio e per poco non ci riescono, con una brillante prova Adrian Quist batte Bunny per 6-4, 3-6, 7-5, 6-3 e fa tremare tutta la Gran Bretagna che non si aspettava un comeback arcigno degli aussie che così pareggiano i conti. A togliere le castagne dal fuoco e a dare il punto decisivo alla Gran Bretagna ci pensa il numero 1 del mondo Fred Perry che con tutta la sua classe schiaccia letteralmente Crawford impotente contro Fred che chiude con il punteggio di 6-2, 6-3 6-3 conducendo sempre in tutti e tre i parziali. Davanti ai 17.000 del Centre Court i britannici vincono la 4a Davis consecutiva ripetendo l’impresa che portò a 4 titoli dal 1903 al 1906.

Dopo questa straordinaria impresa nessuno poteva pensare che fino ad oggi gli inventori del tennis non avrebbero più vinto l’insalatiera, un calo negli anni successivi era plausibile visto il passaggio al professionismo di Perry che di fatto consegnerà la coppa agli USA l’anno successivo che con Budge e Parker che porranno fine all’egemonia britannica. Per arrivare di nuovo in finale dovranno aspettare il 1978 ma non riusciranno a vincere contro gli USA.

Quest’anno i sudditi di Sua Maestà hanno un occasione ghiotta per riscrivere la storia guidati da Andy Murray che pur essendo scozzese ha sfatato le maledizione che pendevano tutta testa dei suoi compatrioti come l’ultima vittoria Slam di un britannico che non arrivava dagli U.S. National Championships del 1936, sfatata con la vittoria agli US Open 2012 e della ben più agognata vittoria nel loro Tempio Sacro di Wimbledon arrivata nel 2013.

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