Tennis in versi
Continua la rubrica a cura di voi utenti che avete voluto dedicare un poco del vostro prezioso tempo per scrivere un racconto, un articolo, una raccolta di emozioni che il tennis ha lasciato nella vostra mente. Dopo i numeri, le statistiche, le cronache, la storia, la tecnica, cosa poteva mancare? Solo la poesia, ebbene abbiamo anche questo grazie al nostro Lollo.
Ave, tiemmellari d’ogni specie
Chimici, fisici, medici o musici
Insegnanti, poeti, ingegneri
Scrittori, bidet, filosofi, amici
Politici, attori, e chissà quant’altro.
Qual il punto? Scordato me ne fui.
O, si’! Narrar l’emozioni dell’anno
Appen trascorso dovrei. Lo farò.
Debbo però prima ringraziar tutti
Voi, che magar leggerete questo scritto.
Tra gioie e dolori la più traumatica
Fu la prima, l’umiliazion patita
Da Rugger nostro in terra di canguri
A cur della Seppia amica di Sandro.
Sarò sincer: non vidi la batosta
Come molti dei successivi incontri
Non vidi. Però ciò non sminuisce
Certo l’angoscia e tristezza provate.
Mai pensai che avrei veduto pur questo
Rugger nostro sconfitto da una seppia!
Alquanto felice fui invece della
Notoria impresa del glorioso Stan
Che in Gallia massacrò lo Capitano
Teurgico Redentor, nonché belva
Serba, vincitor di mille battaglie
Quest’anno, ma sconfitto nella
Unica che vincer voluto avrebbe.
Lodate e ringraziate Stanimale
(Tanto car ad una nostra compare)
O popol che affollate questo sito!
Ma lo slavo a riprendersi non molto
Impiegò, ahimè. Infatti sui prati sacri
Ben presto batte’ Rugger nostro Re
Che, benché qualche opportuna vittoria
Cadde spesso nei momenti salienti.
Con l’ossa rotte di nuovo uscì a Nuova
York, e poi ancor a Londra quest’inverno.
Laudate, in ogni caso, il vecchio Re
Che, a causa d’anziana età, nulla puote
Coi giovin robot, e già troppo fece!
Un miracol avvenne ai sacri prati
Sempre amati dall’autor sottoscritto.
Nel verde loco un prode giamaicano
Dal nom Dustino, eliminò il tiranno
Ed oppressor ispanico, Rafinho
Come un nemico noto e concorrente.
Con orgoglio e coraggio il prode Dustin
Rinverdì i tempi remoti d’attacco
E ancor attacco. Senza alcun premura
Scacciò da Londra l’infam e despotico
Nemico, avversario di mille imprese
E disfatte infime, sopr’ogni cosa.
Costui, dai nove sigilli a Parigi
E quattordici total, pari al greco
Eroe dei gloriosi tempi andati
Alle soglie ormai di sì veneranda
Etate, realmente è decaduto?
Della risposta non son a conoscenza
Attender bisognerà l’ann venturo
Dopo queste bagatelle invernali.
Narrar vi vorrei or ora di donne
D’italiche fattezze,che stupende
Espugnaron Nuova York di sì delirante
Tirannica, mascolina, Serena.
Magnifica impresa di Robertina
Gloriosa vincitrice di regina
Cedente poi il passo in final a Flavia
Ritiratasi piangente di lì
A poco. Meraviglioso successo
Per l’Italia, epica e stupenda patria!
Vi canto, al fin fine, di me medesimo
Infim pongista e pessimo poeta
Il qual ben dieci volte l’inutile
E venerando e scarso nemico
Vecchia statua dai cento e oltre titoli
Disintegrò, l’ultima volta iersera.
Ringraziando di nuovo voi lettori
E amici, tennisti ed appassionati
Mi congedo con la frase più celebre:
Evviva sempre il monoman rovescio!