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The GOAT Theory: Il Masters

Nello schema dei Big Tournaments si innesca sempre un torneo particolare che noi chiamamo Masters,  ma che da qualche anno a questa parte ha assunto il nome di ATP Finals. Il 4+9+1 è un sistema assodato che però trova in questo +1 i maggiori problemi di collocazione e soprattutto di “peso”.

Il Masters nasce nel 1970 prendendo il nome dal principale sponsor, la Pepsi-Cola, chiamandosi così: Pepsi-Cola Masters. Questo nome non era nuovo nel mondo del tennis. Già negli anni ’50-60 a Los Angeles si giocava un importantissimo torneo sul cemento che vedeva ai nastri di partenza i migliori giocatori del mondo, giocatori professionisti. La particolarità di questo torneo era il formato. Non si usava la classica eliminazione diretta, ma tutti i partecipanti giocavano almeno una partita contro gli altri, in questo modo si garantiva un certo numero di match e anche con una sconfitta si andava avanti e si poteva vincere il torneo. Il nome ufficiale del torneo era Masters Round Robin. Masters perché a presenziare erano i più forti del mondo che venivano apostrofati come Maestri e Round Robin perché è il nome tecnico con cui gli anglosassoni chiamano il “girone all’italiana“. Quest’idea venne ripresa dallo stesso Jack Kramer che aveva inventato il torneo losangelino per riproporlo nel suo Grand Prix. A qualificarsi per questo evento speciale erano i primi 6 giocatori della classifica Grand Prix, ossia la classifica cumulativa che teneva conto di tutti i punti accumulati durante la stagione nei tornei appartenenti al Grand Prix e non quelli del circuito rivale WCT. A differenza della classifica ATP non si sceglievano i “best of” o si faceva la media, più punti accumulavi maggiori erano le probabilità di andare al Masters. Nella prima edizione, che si disputò sul sintetico indoor del Tokyo Metropolitan Gymnasium di Tokyo, parteciparono: Stan Smith, Arthur Ashe, Zelijko Franulovic, Jan Kodes, Rod Laver e Ken Rosewall. Non potettero partecipare al torneo il vincitore del Grand Prix Cliff Richey e John Newcombe. Vinse Smith con lo stesso punteggio di Laver, 4-1, ma primo per aver vinto lo scontro diretto con l’australiano.

Contrariamente a quanto si possa pensa il Masters non si è sempre giocato con lo stesso format, indoor e soprattutto con i migliori del mondo. Ma andiamo per ordine. La prima edizione vede un format di 6 giocatori con il Round Robin integrale. Il format Round Robin venne ripreso l’anno successivo ma allargato a 8 giocatori. Nella 3a edizione rivoluzione: sempre Round Robin ma questa volta con 2 gironi e incrocio tra i primi 2 in semifinale con il format 3 su 5 replicato anche in finale. Nel 1973 stesso format solo che le semifinali si giocarono al meglio dei 3 set. Nel 1974 si riprese lo stesso formato del 1972 ma la grande novità fu che non si giocò indoor sul sintetico, ma sull’erba outdoor di Melbourne, particolarità che fa crollare il teorema che vuole il Masters come torneo esclusivamente indoor. 1975 e 1976 ricalcarono il formato del 1974 per poi ritornare alle semifinale 2 su 3 nel 1977 cui si aggiunse anche la finale al meglio dei 3 set. 1978-1979 stesso format. Poi Nel 1980 venne reintrodotta la finale 3 su 5. Lo stesso avvenne nel 1981.

Nel 1982 arriva una grande rivoluzione: abbandono del formato round robin e introduzione dell’eliminazione diretta, allargamento a 12 giocatori, tutte partite 2 su 3 e finale 3 su 5. La particolarità di questa edizione fu quella di essere disputata ad metà gennaio del 1983 così da sovrapporsi all’altra stagione in corso, ma non c’erano problemi visto che gli Australian Open si disputavano alla fine dell’anno. Il formato si mantenne tale fino all’edizione 1984. Nel 1985 ci fu un ulteriore allargamento con tabellone a 16 giocatori quindi senza bye per i migliori 4. Ancora cambio di rotta nell’edizione 1986 e ritorno al round robin con 2 gironi e finale 3 su 5. Si mantiene questa rotta fino al 1989 poi è il nome a cambiare. Il Grand Prix si trasforma in ATP Tour, i proprietari del torneo di fine anno non hanno più i diritti per chiamarlo Masters che così diventa più ecumenicamente ATP Tour World Championships, quello che è fondamentale è che il format non viene alterato. Tutto rimane inalterato fino al 1999, dal 2000 si ha la riforma del ranking ATP con la nascita degli ATP Masters Series e il torneo di fine anno cambia nome in Tennis Masters Cup, ma il formato rimane sempre quello. Lo manterrà fino al 2003. Nel 2004 la finale si gioca con il 2 su 3. Parentesi che dura solo un anno nel 2005. Ritorno al formato “classico” che viene usato fino al 2007. Dal 2008 in poi viene abolita definitivamente la finale 3 su 5 e nel 2009 il torneo prende il nome ATP World Tour Finals, ultima riforma prima del 2017 quando il torneo di fine anno si chiama semplicemente ATP Finals.

Posta in questo modo gira un po’ la testa per cui è meglio costruire una tabella riassuntiva perché sarà fondamentale capire il format del torneo per capirne la difficoltà nel poter vincerlo e paragonarla a quella degli altri tornei.

 

Punti Grand Prix vs Punti ATP

Una netta distinzione tra i Masters disputati prima del 1990 e dopo è la classifica necessaria per l’accesso. Dal 1970 al 1989 l’entry list era stilata secondo i punti del Grand Prix già espletati nel paragrafo precedente. In fondo il Masters non era altro che il torneo di fine anno di questo particolare circuito e non voleva decretare “il più forte del mondo” ma solo il migliore di questo tour, nato in contrapposizione delle WCT Finals che nei primi anni avevano un maggiore appeal soprattutto nel 1971 e 1972. Il sorpasso avviene solo nel 1975-1976. A partire dal 1990 a presenziare all’ATP Tour World Championships sono i migliori 8 giocatori dell’anno secondo il ranking ATP, quindi non più punteggio cumulativo, ma best of 14 e, se vogliamo, finalmente i “veri” migliori al via, perché, come è facile immaginare, con la rivalità Grand Prix-WCT non sempre i migliori del mondo andavano al vecchio Masters. Questo modo di concepire la entry list dura ancora oggi anche se negli ultimi anni c’è una grave tendenza che è quella di vedere i top players logori alla fine della stagione e di conseguenza non in forma per disputare le Finals, ma questi sono eventi contingenti che non influenzano la GOAT Theory.

Altro piccolo, ma particolare di una certa rilevanza, è che prima del 1989 il Masters non assegnava punti ATP. E’ un grosso limite questo nella valutazione tout court della carriera di un giocatore cui deve essere incluso anche lo score che riguarda le settimane al #x del ranking leggermente distorto rispetto a quello del 1990 proprio perché mancano i punti di un torneo importante come il Masters per tanti e tanti anni superiore a tanti altri eventi compreso soprattutto l’Australian Open.

Assenza di rating

Per pesare questo tipo di torneo si potrebbe usare il TML Rating, ma in questo caso c’è un difetto intrinseco: a partecipare al Masters sono sempre i migliori per definizione per cui risulta tautologico un calcolo del rating, questo concetto però vale a livello teorico e solo a partire da un certo anno in poi, in molti anni il torneo è stato bistrattato o a qualificarsi non erano proprio i migliori del mondo. Vediamo il dettaglio del rating dal 1973 al 1989.

La linea rossa indica il rating ideale del torneo che in linea teorica dovrebbe essere raggiunto ogni anno, invece ci sono molti valori che si discostano da questo valore come quello del 1979 ben lontano dallo 0.56. Questo grafico crea molte perplessità circa il valore tout court del torneo per definizione giocato dai migliori, ma in realtà no. Molto complesso è estrapolare da qui un’altra formula che pesi queste nette differenze di rating per calcolare i punti in ottica GOAT, il buon senso ci suggerisce di non forzare la mano anche perché i punti persi qua andranno ad essere rivalutati in altre circostanze come le già citate WCT Finals.

Punti Ranking ATP

Purtroppo per noi il sito ATP latita quando si parla di tabelle che definiscano in maniera chiara e inequivocabile l’assegnazione dei punti ATP. E’ un grosso limite, ma per fortuna nel profilo di ogni tennista viene riportato il numero di punti che guadagna alla fine di ogni torneo, così, visto che qualche conto lo sappiamo fare, possiamo risalire alla tabella completa attraverso l’uso di semplici sistemi di equazioni lineari a 2 variabili. In rete si trovano le tabelle non ufficiali ma attendibili dei punti che assegnavo le ATP Tour World Championhips dal 2000 in poi per cui il reverse engineering si concentra sugli anni 1990-1999. La tabella dei vincitori del torneo ci dà questo responso.

 

Bene, ma non benissimo. In un solo caso il vincitore ha vinto tutte le partite per cui i calcoli seppur semplici si complicano un po’.  Consideriamo il 1990: Agassi vince il torneo perdendo un match di round robin e raccoglie 350 punti. Sampras vince un solo match e ne perde 2 nel round robin e guadagna 50 punti. Questo ci fa capire che ogni partita del girone vale 50 punti. Questo dato è confermato dai punti di Lendl, 2 vittorie e una sconfitta con eliminazione in semifinale, 100 punti, e Becker 150 punti frutto delle vittorie nel girone ed eliminazione in semifinale. Questi dati preliminari ci evidenziano un particolare che potrebbe passare sottotraccia, ossia la mancanza di bonus aggiunti in caso di vittoria contro un giocatore con un determinato ranking. Il finalista Edberg prende 250 punti con 3 vittorie nel round robin così il sistema di equazioni è presto fatto:

  • 50*2 + x + y = 350
  • 50*3 + x = 250

da cui x = 100 e y = 200 dove x e y sono rispettivamente i punti bonus della semifinale e finale.

Il procedimento si itera per tutti gli anni rimanenti e i risultati sono i seguenti:

Notare come i punti ATP assegnati a questo evento crescono di anno in anno e per quanto nel 2000 si raggiunge la proporzione {Masters = 75% *Slam} negli anni precedenti la proporzione fosse molto più sbilanciata a favore del Masters. Basti pensare che nel 1996 la vittoria di uno Slam assegna 750 punti e la vittoria del World Championships 710. Una differenza esigua anche rispetto alla categoria inferiore agli Slam, quella delle Masters Series che assegnavano 370 punti. Addirittura nel 1990 i tornei della Triple Crown assegnavano gli stessi punti del Masters: 400.

Dati i diversi format e la difficoltà intrinseca a trovare una proporzione Slam/Finals rimandiamo ad un articolo l’introduzione di un nuovo metodo di calcolo per risalire a questa proporzione.