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The GOAT Theory: La continuità prolungabile, il caso 1989-1990

Nell’immaginario collettivo si è soliti dividere la storia del tennis (e non solo) in macro-periodi. È un’operazione molto semplicistica che però ha un suo significato importante: ci dice che prima di una certa data ci si comportava in un certo modo e dopo in un altro. Così si parla di Antichità, di Medioevo, di Età Moderna nella Grande Storia, allo stesso modo di era pre-Open e di era Open nel tennis, Piccola Storia. L’errore che però viene commesso in maniera sistematica è quello di creare dei compartimenti stagno dove non c’è nessun punto di contatto tra quello che succedeva prima e quello che succede dall’inizio della nuova era in poi. Il gioco non funziona in questo modo. Per quanto le riforme possano essere radicali gli anni contigui sono molto simili tra loro, se non altro perché i protagonisti sono sempre gli stessi ed è assolutamente impossibile stravolgere completamente un sistema senza fare i conti con il passato. Ed è su questo principio che andremo ad approfondire la nostra ricerca.

Le grandi rivoluzioni creano delle discontinuità di prima specie nel continuo spazio-tempo del tennis, o se preferite dei salti, ma non sono così alti come si crede tanto da considerarli infiniti, ossia di discontinuità di seconda specie. Così per poter confrontare epoche diverse non andremo a prendere blocchi giganteschi di stagioni, ma cercheremo di introdurre una continuità prolungabile in quel punto che segna la rottura. Noi sappiamo che il limite in quel punto esiste ed è finito, ma la funzione in quel punto non è definita, bene, come in analisi matematica prolunghiamo la nostra funzione assegnando in quel punto il valore del limite e non quello della funzione stessa che non esiste.

Il primo caso di utilizzo della continuità prolungabile è quello del 1989-1990. Tutti o quasi sanno che nel 1990 c’è stata una rivoluzione del mondo del tennis che ha investito tutto il circuito. L’abolizione del Grand Prix e del WCT accorpati nell’ATP Tour, l’introduzione delle 4 categorie e l’abolizione dell’average con conseguente introduzione del best of 14 nel ranking ATP. Sono dei passi importanti che hanno chiuso con il passato ma non sono così sistematici da dire che è nato un nuovo mondo. Questa particolare è evidenziato dal confronto dei tornei 1989-1990.

Montepremi

Si noti come la categorizzazione imposta nel 1990 non era così dirimente nel 1989 o meglio già questa categorizzazione era implicita in quell’anno. Nel 1989 c’erano 40 categorie ognuna rappresentata da una stella e non 4 come nel 1990, ma i giocatori non erano così legati a queste stars. La categorizzazione per montepremi era la parte dominante del sistema che poi veniva integrata con la profondità del tabellone (una stella in più in base al numero di partecipanti) per cui esisteva un legame implicito tra prize money ed importanza del torneo stesso.

Per scegliere i “Super 9” non si è andati così lontani dalla categorizzazione per montepremi già presente nel 1989. Parigi-Bercy viene incluso per primo essendo il torneo con il più alto montepremi tra i non Slam (escluso il Masters). Si aggiungono Stoccolma e Roma. Tokyo Outdoor (clay) viene escluso per costruire quello che sarà conosciuto come Slam Rosso, ossia una serie di tornei su terra battuta giocati in Europa che culminano con il Roland Garros. A fare parte di questa categoria sono: il già citato Roma più Amburgo e Monte Carlo. Viene anche scartato Tokyo Indoor per lo stesso motivo. Lo swing di fine stagione indoor era in Europa e il torneo giapponese non poteva fare parte del lotto. Per lo swing americano si scelgono Cincinnati e Canada. Esclusi Philadelphia, troppo lontano come data rispetto agli US Open e Stratton Mountain che stava per sparire e verrà riciclato nel torneo di New Heaven. In questo modo si forma la massima categoria sotto gli Slam. Però un particolare essenziale in questa scelta è spesso sfuggito. I tornei “esclusi” non vengono inseriti nel dimenticatoio, anzi fanno parte di una categoria contigua che nel 1990 ha esattamente lo stesso peso di quella superiore, almeno per quanto riguarda i montepremi e soprattutto i punti ATP assegnati. In sostanza non si può parlare di una bocciatura, piuttosto di una suddivisione fittizia, suddivisione che però sarebbe diventata dirimente con gli anni, ma nel 1990 non avevano calcolato questa evenienza e non era ancora chiaro il concetto di Redshift. O meglio c’era ma era meno evidente.

La differenza tra le 2 categorie contigue era minima tanto da giustificare la presenza di un Toronto Indoor con $1.2000.000 di montepremi nella 2a categoria ma comunque con gli stessi punti ATP della categoria superiore. Non sarà un unicum nella storia degli anni ’90. Dal 1991 in poi la categorizzazione diventa sempre più rigida e la categoria suprema diventa sempre più distante da quella inferiore, processo che poi culminerà nel 2009 con la riforma attuale delle categorie. Vediamo il confronto 1991-1996 per renderci conto del fenomeno appena descritto.

Nel 1996 si concretizza la separazione netta tra 1a e 2a categoria, ma quella tra 2a e 3a è lontana da arrivare. Quelli che oggi chiamiamo 250 si mescolano con i 500 e viceversa. La sterzata decisiva arriverà nel 2000 con la proporzione 1:2 imposta tra i punti nelle categorie contigue per poi sfociare nella già citata riforma del 2009.

Punti ATP

Se la scelta dei Super 9 con la conseguente categorizzazione era stata un po’ imposta dalle circostanze, l’assegnazione dei punti ATP certifica la continuità prolungabile. Leggendo questo l’articolo è possibile ripassare il metodo usato dal 1984 al 1989 dall’ATP per assegnare i punti ai tornei. Bene, riportiamo una tabella riepilogativa per essere più veloci nel trovare i punti ATP per ogni torneo.

Miami nel 1989 ha $1.050.000 di montepremi e un draw a 128, questo significa: 19 stelle, 200 punti, +5 di bonus (il bonus veniva dato in base al tabellone con uno scatto in più secondo la regola: 48 (+1), 56 (+2), 64 (+3), 96, (+4), 128 (+5)). Miami ha un draw a 128, quindi 5 star di bonus: da 19 va a 24, 250 punti. Lo stesso procedimento si itera per gli altri tornei.

A noi non è data sapere quale sia il sistema usato nel 1990, però sembra proprio essere quello usato negli anni precedenti. Esempio: Paris. $2.000.000 di montepremi. Nel 1989 sarebbe stato un 29 stars (si arrotondava sempre per difetto), quindi 300, che sono i punti che gli vengono assegnati nel 1990. I dati dell’ATP sono incerti e quello che a nostro possesso sono ottenuti per altre vie. Però sembra chiaro che nel 1990 il sistema ranking ATP, a sorpresa, rimane lo stesso del 1989 stabilendo implicitamente un collegamento indivisibile tra le 2 annate che possono essere così considerate continue, o meglio è assolutamente inopportuno metterli in 2 compartimenti stagni completamente diversi.

La continuità prolungabile vale per il 1989-1990, ma, come è facile intuire, è valida per tutte le annate contigue che sono sempre state trattate come 2 mondi diversi. Quella più consistente è la dicotomia era Open-era Pre Open, che si traduce in un salto dal 1967 al 1968, però, se si analizzano bene le 2 annate, seguendo il metodo descritto in questo articolo, le differenze non saranno così sostanziali e nette come ci si potrebbe attendere.

L’app relativa alla GOAT Theory è stata aggiornata. La simulazione ora va molto più veloce. Inoltre è stata aggiunta la possibilità di settare i minimi e i massimi relativi agli intervalli da usare nelle proporzioni tra tornei.

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