GOATUltimi articoli

The GOAT Theory: Lo sfasamento del 1968

Si chiude questo lunghissimo ciclo di articoli in cui si è cercato di inquadrare tutta l’Era Open. 50 anni di tennis che sembravano semplici da capire, ma che si sono rivelati più complessi del previsto. Con questo articolo si dovrebbero avere tutti gli strumenti per inquadrare ogni giocatore che abbia disputato tutta la carriera dal 1968 in poi. Per il resto, come è facile intuire, bisognerà aspettare l’altro ciclo: quello sull’era Pre-Open, che solo a nominarla fa una grande paura.

La storia della nascita dell’era Open la conoscono tutti. Ci sono centinaia di articoli che però si focalizzano solo su 1-2 aspetti importanti di questa rivoluzione. Tutti quanti centrano il punto dicendo che è la più importante riforma della storia del tennis, e fino a qui non era facile sbagliare, ma nessuno la inquadra in uno schema generale che descriva quella particolare annata e nessuno parla di come si è arrivati a tutto questo.

Facciamo un passo indietro. La distinzione netta tra professionisti e dilettanti non è nata così come era nel 1967. L’idea di pagare i giocatori di tennis venne all’imprenditore C.C. Pyle che voleva Tilden, ma si ritrovò tra le mani il corrispettivo Sancho Panza, Vinnie Richards. L’idea di Pyle era quella di organizzare delle “esibizioni” che vedessero scontrarsi i migliori tennisti del mondo e per questo dovevano percepire una ricompensa. La gretta e conservatrice ILTF (oggi ITF) si oppose subito a questa rivoluzione e bandì dai suoi tornei i giocatori che passavano al professionismo, inclusi soprattutto i tornei del Grande Slam. Il crescente successo del circuito professionistico con il tempo fece migrare tanti tennisti, i migliori, verso questo circuito alternativo creando il più grande paradosso della storia del tennis: i migliori tennisti non potevano i migliori tornei che per questo non erano più i migliori tornei. I pro chiesero costantemente di poter rientrare nel circuito dell’ILTF, ma furono sempre respinti. La struttura Open, che nel golf prese subito piede fin dalle sue origini, rimase una chimera per tanti e tanti anni. Però la direzione con gli anni divenne sempre più chiara: i migliori erano i professionisti, e solo i migliori dilettanti diventavano professionisti. La svolta arrivò nel 1966 quando il grande tennista prima e promoter poi Jack Kramer, mise ai voti per l’ennesima volta la riforma Open. Bocciata per pochi voti Kramer chiese come contentino che si potesse disputare un torneo tra professionisti nel Tempio del Tennis, a Wimbledon. Kramer ottenne l’autorizzazione e nell’agosto 1967 i migliori 8 professionisti del mondo giocarono il più importante torneo della storia del tennis. Gli appassionati corsero a frotte verso i cancelli dell’All England Club entusiasti di poter riammirare Laver, Rosewall, Gonzales, per tanti anni relegati a palcoscenici poco seguiti. Questo grande entusiasmo fece cadere il muro e finalmente nel 1968 si sarebbero disputati i primi tornei misti amatoriali-professionistici. La storia di Bournemouth la conosco tutti. Però quello che è più importante è che fin da subito i 3 tornei più importanti del mondo si aprirono alla nuova riforma.

Questa storiella sembra abbastanza bella, però, come è facile immaginare, la riforma Open non fu una riforma totale, anzi. I tornei organizzati con la nuova formula furono solo 12 su un centinaio che potevano ambire a questo status. Dovrebbero essere già bagaglio di tutti, ma rispolveriamo la lista.

 

Si noti come i tornei non sono solo 16. Ci sono alcuni eventi amatoriali disputati anche dai professionisti, che la storiografia non inserisce nei tornei Open, ma di fatto, per definizione lo sono.

Gli Amatoriali

In questo grande clima di cambiamento rimangono al palo però tanti eventi che hanno una grande rilevanza nel panorama mondiale però non abbracciano fin da subito il nuovo paradigma. Fuori dalla lista degli Open sono estromessi gli Australian Championships, sempre un passo indietro rispetto agli altri Slam, erroneamente molto spesso considerati Open “per estensione”. Sono fuori i big event di Philadelphia e Salisbury, Johannesburg, gli Internazionali d’Italia, che con i loro tabellone a 128 sono un grandissimo evento mondiale su terra battuta. Insomma, qui non è semplice decidere, banalmente, quello che deve stare dentro e quello che deve stare fuori. Sembrerebbe facile districare questa matassa, però ricordiamo che nel novero dei tornei amatoriali c’erano tanti eventi di piccola rilevanza, in teoria anche il torneo giocato sotto casa, senza montepremi, è un torneo amatoriale. Nessuno si sognerebbe di inserirlo nei countable, però quello che è stato fino a ora il parametro esclusivo di inclusione, il prize money, è lo stesso per qualsiasi torneo dilettantistico, ossia = 0. L’assioma 7 ci impone di fare una scelta. In questo caso molto semplicemente saranno considerati countable quei tornei amatoriali che negli anni successivi sarebbero diventati Open. Una scelta un po’ forzata che si porta dietro molto magagne, però bisogna pur scegliere.

La lista degli amateur countable è la seguente:

Il circuito WCT

In questo fermento generale molto spesso, se non sempre, nell’analisi del 1968 viene trascurata la nascita del World Championship Tennis (WCT). L’idea di un circuito professionistico che ripercorresse quelli che già erano stati organizzati dal 1927 in poi venne a David Dixon che la propose a Lamar Hunt, un discreto intenditore di sport che, tra le altre cose, aveva inventato il Super Bowl. All’inizio l’eccentrico texano riuscì a reclutare solo tennisti “minori”, 8 tennisti che vennero ribattezzati “Handsome Eight”: Dennis Ralston, John Newcombe, Tony Roche, Cliff Drysdale, Earl Buchholz, Niki Pilic, Roger Taylor e Pierre Barthès. Il primo torneo della serie venne organizzato a Sydney e usava come sistema di punteggio il VASSS scoring system, una specie di ping pong adattato al tennis. A questo circuito appartenevano ben 28 tornei disputati in 4 continenti.

La National Tennis League

Tanto importante nel 1968 e, inaspettatamente, dimenticata ben presto nel giro di 3 anni è la National Tennis League. Un nome altisonante che però ne aveva ben donde. Nelle sue fila c’erano i migliori del mondo, sia del circuito maschile che quello femminile. I 6 tennisti del gruppo erano: Rod Laver, Roy Emerson, Ken Rosewall, Pancho Gonzales, Fred Stolle, Andrés Gimeno. I migliori, senza ombra di dubbio. Però, essendo solo 6 non potevano fare altro che giocare tornei con altissimi montepremi ma tabelloni striminziti. Non era difficile trovare anche tabelloni a 4 giocatori, il minimo sindacale. Tornei, che ricordiamo, sono inclusi nei 211+ di Laver.

L’elenco dei tornei di questo circuito è il seguente:

Lo schema

Lo schema per il 1968 è quello riportato in figura. Se nel 1969 si era arrivati a 4 “pezzi”, qui i pezzi sono ben 5: quelli del 1969 a cui si aggiunge il circuito WCT. Si capisce chiaramente che è impossibile sbrogliare la matassa usando i soliti metodi. Già nel 1969 c’erano stati problemi, qui sono troppi. L’assioma 4 è messo in seria difficoltà, non dal punto di vista eziologico, quello è sacrosanto, ma dal punto di vista pragmatico. In poche parole: è difficile applicarlo in un contesto così eterogeneo.

I 3 rami

I rami dovrebbero essere 5, normalmente, però si possono semplificare a 3 perché i tennisti professionisti indipendenti potevano giocare anche i tornei riservati alla NTL e WCT, per cui questa indipendenza è un po’ fittizia e non trova un’applicazione rigorosa nel calendario. L’altro ramo da scartare è quello “All Amateur”: i tornei amatoriali non inclusi nella lista devono essere necessariamente cassati perché di livello troppo basso per essere countable. A questo punto non ci rimane che inserire i “calendari” che i 3 gruppi di tennisti avevano.

Vicino ad ogni evento sono stati accostati i punti ATP (virtuali) che davano, in questo modo agevoliamo il lavoro per ricavare le equazioni caratteristiche.

Coefficienti anti-sfasamento

Chi è stato attento saprà che la chiusura non può non essere dedicata ai coefficienti anti-sfasamento derivanti dall’assioma 4.

          

Year Coeff
1969 NTL 6,20
1969 WCT 7,60
1969 Amateur 7,9

https://github.com/Tennismylife/ATP-Tennis-Record