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The GOAT Theory: Lo sfasamento del 1972

Qualcuno avrà notato negli articoli precedenti che non è stato applicato il solito metodo evidenziato per tutti gli anni che vanno dal 1973 ai giorni nostri. Tutto nasce dalla complessità delle annate 1968-1972. Per quanto facenti parti dell’Era Open, ognuna si configura con una prospettiva diversa da quella cui siamo abituati a vedere tutte le stagioni del tennis. In sintesi, il termine “Open” non è del tutto corretto perché semplicemente i tutti i tornei non erano “aperti a tutti”. In questi anni di grandi cambiamenti, meglio dire rivoluzioni, non c’era un circuito di riferimento e i tennisti erano sballottati tra tornei del Grand Prix e tornei del World Championship Tennis. Quest’ultimo durante questi anni faceva la voce grossa, soprattutto perché aveva tra le sue fila dei campionissimi, tra tutti Rod Laver e Ken Rosewall. Per potersi in qualche modo tutelare l’ILTF (oggi ITF) decise, nel luglio 1971, di bandire tutti i membri della WCT dai propri tornei, tra questi, i più importanti, i tornei del Grande Slam. Laver & Company si trovarono a giocare dei tornei molto remunerativi ma con poca tradizione, non potendo partecipare né al Roland Garros (non a caso vinto dall’ormai veterano Andrés Gimeno), né a Wimbledon. Neanche il detentore del titolo dei Championships , John Newcombe, poté presenziare allo Slam londinese. Solo gli Australian Open si riuscirono a salvare disputando il torneo a fine dicembre 1971, aggirando così l’ostacolo, offrendo però un field molto scarno (ecco perché Rosewall poté vincere questo Slam nonostante la sua veneranda età). Questa bruttura venne ricucita nell’aprile del 1972 quando finalmente i 2 circuiti rivali trovarono un accordo che prevedeva la ripartizione dell’annata in 2 tronconi: prima parte tutta WCT, seconda tutta Grand Prix. La riforma entrò in vigore nel 1973, però a partire dagli US Open del 1972 i WCT bannati poterono rientrare nei tornei che contavano. Ma, per quanto il ban fosse stato rimosso, nella seconda parte di stagione i tornei del World Championship Tennis furono sempre presenziati dai tennisti appartenenti a questa categoria, con qualche eccezione, ma non tale da fare cambiare il trend. Lo stesso, a ruoli invertiti, avvenne nel Grand Prix. Di fatto i veri tornei “Open” di quell’anno furono solo: US Open, Los Angeles e Stoccolma, per il resto la divisione fu netta (o quasi).

Questo ampio preambolo storico si porta dietro delle conseguenze non indifferenti. La più importante e fondamentale è che non tutti potevano arrivare agli stessi punti ATP, anche a quelli “virtuali”. Un brutto scoglio da superare. Se da un lato sembrava scontato l’adozione di un coefficiente correttivo per evitare lo sfasamento dell’assioma 4 tra annata e annata, quello di usare diversi coefficienti all’intero della stessa stagione appare come una tremenda forzatura, però è necessario adottarla. Nonostante sia poco ortodosso è necessario seguire la via seguita fino a questo momento, ossia x coefficienti in base al circuito/associazione cui apparteneva il tennista.

Il quadro generale per il 1972 è il seguente:

Si vede chiaramente la distinzione tra WCT e Grand Prix. Ad essere pignoli però i tornei del WCT erano aperti a tutti, in linea teorica, ma di fatto frequentati solo dei loro “soci”, ecco perché è opportuno classificarli come “closed”, nonostante questo piccolo particolare. Tutti gli eventi sono così distinti:

Vicino ad ogni evento sono stati accostati i punti ATP (virtuali) che davano, in questo modo agevoliamo il lavoro per ricavare le famose equazioni caratteristiche.

 

Coefficienti anti-sfasamento

Chi è stato attento saprà che la chiusura non può non essere dedicata ai coefficienti anti-sfasamento derivanti dall’assioma 4.