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TML Rating: un metodo che merita di essere rispolverato e riformulato

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Il 13 novembre 2015 veniva pubblicato un articolo in cui si cercava di trovare un metodo per categorizzare i tornei partendo dal ranking dei giocatori in tabellone. Per più di un anno è rimasto nel cassetto, ma dopo che la stagione 2016 è bella che passata e archiviata vale la pena riproporlo, per analizzare la stagione e soprattutto capire se questo metodo è ancora valido.

Per chi si fosse perso le puntate precedenti ricapitoliamo il metodo. Si sommano i ranking dei primi 13 giocatori per i tabelloni a 16, 20 per quelli superiori a 32 in modo da tagliare fuori eventuali wildcard, qualificati e unranked che andrebbero a peggiorare la media in maniera significativa, non dando un numero oggettivo che quantifica la competitività del torneo. Per rendere tutti i rating compatibili si normalizza la somma dei ranking per il quadrato del quoziente: 16 e 20 come spiegato in precedenza.

Ricordiamo sempre che il Masters è esente da questo tipo di analisi perché presenta un tabellone strutturato in modo tale da far partecipare solo 8 giocatori e solo i primi 8  della classe, per cui merita un metodo di calcolo del rating a parte.

La categorizzazione che dà l’ATP è sempre la stessa dal 2009: Grande Slam, Masters 1000, ATP 500 e ATP 250 e anche noi vogliamo seguire questa classificazione e realizzare una classificazione nella classificazione per osservare quale è stato lo Slam più competitivo così come il Masters 1000 e i tornei delle rimanenti 2 categorie che chiudono il cerchio.

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Grande Slam

Inutile ribadire che i 4 tornei dello Slam si stagliano in alto. La differenza di rating tra loro è minima, o almeno talmente bassa da non poter parlare di declassmento. E’ un teorema ormai valido da 30 anni a questa parte o almeno a partire dal 1990 anno in cui gli Australian Open superano finalmente il Lipton di Miami in tutto e per tutto. Al primo posto c’è proprio l’Happy Slam perché vede ai nastri di partenza tutti i top player. Wimbledon è penalizzato dall’assenza di Nadal, così come il Roland Garros da quella di Federer. Gli US Open stanno dietro per l’assenza di Federer e qualche altra defezione, non illustre, ma sempre di un certo peso come quella di Berdych numero 8 del ranking, ma nulla di preoccupante.

Masters 1000

Tutti i Masters 1000 si trovano su un piano superiore rispetto ai tornei della categoria inferiore. Da notare come il Masters 1000 di Miami si staglia al di sopra di tutti fino addirittura a superare gli UO come rating (leggasi livello di competitività). Questo è dovuto alla presenza di tutti i migliori come avvenuto a New York con qualche innesto importante: Federer non c’è stato a Flushing Meadows ma era presenta a Crandon Park pur non disputando però nessuna partita. A Key Biscane c’è anche Berdych ed ecco spiegato il maggiore rating. Le uniche assente di rilievo riguardavano Nicolas Almagro, Kevin Anderson e Fognini, tutti giocatori fuori dalla top 10. Così per quanto negli ultimi anni è stato bistrattato l’ex Lipton si è preso una rivincita sul concorrente più vicino con cui si contente la palma di best Masters 1000, il Masters di Indian Wells. Nel deserto californiano ha pesato l’assenza di Roger, numero 3 del mondo in quel momento. Assenza determinante che fa “precipitare” Indian Wells sotto Roma. Ma bisogna guardare bene i numeri: tra Madrid, 2° della classifica dei 1000 e Indian Wells la differenza di rating è minima, per cui anche se ognuno ha un suo rating è difficile separarli in compartimenti stagno. Tutti sono sullo stesso livello. Lo scalino più significativo arriva tra Indian Wells e Shanghai. In Cina non c’era Federer e neppure Nishikori e Thiem, anche se di questi 2 non si è accorto nessuno. Parigi-Bercy è ancora più sotto per via dell’assenza contemporanea di Federer e Nadal cui si aggiungono anche quelle di Kyrgios e Monfils. Come di consueto Il Masters 1000 non obbligatorio di Monte Carlo perde pezzi importanti e va in fondo alla classifica, ma quest’anno c’è un altro Masters peggiore che è quello del Canada. Le Olimpiadi erano un piatto troppo ghiotto per sprecare energie in un torneo con poco da dire e il rating di 0.852 è tutto dire. E’ sempre un 1000, ma di basso rango, e di questo si erano accorti tutti.

ATP 500

La palma di migliore 500 va a Pechino. Nonostante la defezione del numero 1 del mondo quest’anno in Cina c’è stato un grande parterre de roi. E’ arrivato il futuro numero 1, Andy Murray, che poi ha vinto il torneo. C’erano anche Nadal (numero 4 del ranking), Raonic, Thiem, Ferrer e Pouille. 1° posto meritato. Rispetto agli anni passati perde molto Dubai da molti considerato il migliore dei 500, ma l’assenza di Federer si fa sentire anche qui. Ottimo il torneo del Queen’s, falso 500, che meriterebbe la corona di 1° Masters 1000 sull’erba molto più del tecnologico Halle che sta molto dietro. Purtroppo le strutture del torneo della Regina sono molto datate e la vicinanza tra Roland Garros e Wimbledon non permette l’inserimento di un 1000 sulla superficie originaria del tennis. Peccato. Ottima la sorpresa di Vienna. Torneo decollato quest’anno grazie alla corsa al numero 1 di Murray che ha portato non pochi benefici al torneo austriaco.  Come di consueto rimangono dietro Washington, Rio e Acapulco. Maglia nero al falso (questa volta in negativo) 500, almeno nel 2016, di Amburgo che per via di altri 2 tornei disputati in contemporanea e della Coppa Davis è stato molto bistrattato fino a farlo sprofondare al livello dei più bassi 250. Tutta colpa delle Olimpiadi.

ATP 250

Strana la giustificabile la 1a posizione di Auckland. Il torneo neozelandese si trova in alto per la presenza di tanti medium player in attesa della preparazione del 1° Slam dell’anno. Lo stesso discorso vale per Winston-Salem. Il primo 250 che non è vittima di questa anomalia è Brisbane che scavalca Doha come migliore 250. E’ sempre Federer a fare da ago della bilancia. Sydney si trova nella stessa posizione di Auckland e Winston-Salem. Nota di merito va a Marsiglia, torneo imbottito di tanti top player nonostante sia stato bistrattato negli anni e che giustifica la grande prestazione del vincitore Kyrgios. Nessuna grande sorpresa fino alla fine della lista. Da notare come Kitzbuhel e Newport si trovano in fondo. Così le tanto esaltate vittorie di Lorenzi da una parte e Karlovic dall’altra perdono leggermente il loro valore. Vero che questi 2 tornei sono sempre degli ATP 250, ma nessuno si sarebbe scandalizzato se avessero avuto l’egida dell’ATP Challenger Tour.

Olimpiadi

Osservando il nostro rating il torneo olimpico di tennis si colloca sotto tutti i 1000 e sopra ogni 500. Peccato per le assenze di Federer e Wawrinka perché sicuramente sarebbe stato in alto. Non un Miami, per intenderci, ma i livelli di Indian Wells, Roma o quantomeno Shanghai. Le defezioni di Thiem, Berdych, Raonic hanno pesato, ma più a livello ideologico che strutturale. Grande torneo con tabellone a 64 e finale 3 su 5 che si vede solo dei tornei del Grande Slam. La defezione dei Giochi è stata dettata anche dall’assenza di punti ATP, ma con il suo 0,965 si colloca in buona posizione, ai freddi numeri di aggiungono le lacrime di Djokovic e quelle del vincitore di Murray che danno qualche punto in più ad honorem.