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Top Ten: I migliori match del 2015 – Parte I

Federer-Cincinnati

Ormai il 2015 volge al termine e prima di mettere piede nella nuova stagione aspettiamo il fatidico Capodanno per dare il via ai botti. Dopo vari calcoli, algortimi euristici, super-computer da miliardi di teraflops al secondo siamo riusciti a stilare la classifica dei 10 match più belli dell’ATP. Quindi chiudiamo l’anno con questa classifica in 2 articoli e archiviamo il 2015 forever.

10) Wimbledon. [1] Novak Djokovic b. [14] Kevin Anderson 6-7(6), 6-7(6), 6-1, 6-4, 7-5

Se c’è stato un match in tutti i tornei del Grande Slam in cui Nole ha patito e trepidato questo è proprio quello contro il sudafricano Kevin Anderson negli ottavi di finale a Wimbledon. Anderson è un servebot e in questa occasione è particolarmente in palla. Si presenta all’appuntamento serbo con 79 ace serviti fino a quel momento, ottimo biglietto da visita, ma dall’altra parte della barricata c’è Djokovic, la migliore risposta del circuito. Il primo parziale procede regolarmente seguendo i turni di servizio e si arriva al tiebreak dove i 2 sembrano fare a gara a chi sbaglia di più: 2 mini-break da una parte e 2 mini-break dall’altra danno l’idea di un’ondivaga partita che però si chiude con la conquista del set da parte di Anderson che sul primo set point mette a segno un ace. E’ Anderson a brekkare per primo nell’incontro e lo fa nel secondo set, ma Nole non ci sta a perdere lo scettro dei Championships, recupera il break, ma è poco centrato e concede 2 set point a Kevin che spreca e si va al secondo tiebreak. Avanti 4-0 Nole butta tutto alle ortiche con annesso doppio fallo, parte il rimontone sudafricano che infiamma il No. 1 Court e chiude ancora una volta con un ace. 2 a 0 e la Serbia trema. Tutti vanno a spulciare le statistiche e si scopre che queste sono impietose per il serbo: 3-20 quando era sotto 2 set a zero. Djokovic sale in cattedra e dimostra ancora una volta di essere il numero 1 facendo suo il 3° parziale lasciando un solo game all’avversario. Vince anche il set successivo per 6 giochi a 4 e non ha più senso continuare e si sospende per oscurità. Si accendono le polemiche su chi potesse aver agevolato l’interruzione, ma i 2 protagonisti non possono cullarsi sulle polemiche e devono reiniziare la tenzone. Anderson continua a bombardare e Nole è molto remissivo, il punto chiave del quinto set e di tutta la partita sembra essere il 4° game quando Kevin ha 2 palle break che se consertite l’avrebbero portato molto probabilmente alla vittoria. La prima è annullata bene da Djokovic, la seconda sfuma per un gratutito di Anderson e tutto torna alla normalità. Si va verso il 5 pari e qui Anderson perde il senno, commette 2 doppi falli consecutivi, alla prima palla break Nole è chirurgico con una risposta di dritto e si porta a servire per il match. Quando è il momento di servire il serbo va sotto 0-30 lasciando qualche flebile speranza di rimonta a Kevin che non ne approfitta ed è costretto a cedere 7 giochi a 5. Si prende gli applausi di tutti, ma è sempre il numero 1 a passare il turno che può tirare un sospiro di sollievo:”Fiuuuuuuuu.”

9) Wimbledon. Gilles Simon b. Gael Monfils 3-6, 6-3, 7-6(6), 2-6, 6-2

Il derby nell’immaginario collettivo è sempre stata una sfida affascinante ma quando in campo ci sono Monfils e Simon lo è ancora di più. Partita nel Court n.1 di Wimbledon è stata spostata per oscurità sul Centrale e conclusasi quasi in nottata. Il primo set è all’insegna degli scambi lunghi ma si mantiene un sostanziale equilibrio con break e controbreak che mantegono inalterato il vantaggio di entrambi. Grazie al dritto Monfils si porta avanti e chiude con un smash in salto il primo set per 6 giochi a 3. Nel secondo set a spezzare l’equilibrio è il break Simon nel 2° gioco che mantiene fino alla fine del parziale pareggiando così i conti. Il terzo set ha un andamento molto simile al primo, break e controbreak nel terzo e quarto gioco, ma la parità di mantiene per tutto il set così si arriva all’inevitabile tie-break. Tutto procede come da copione fino al 5-5 quando Monfils tira fuori un passante andando a set point. Simon non si fa scoraggiare, recupera il minibreak e a sua volta ne ottiene uno lui e questa volta non sbaglia e chiude 8 a 6. Nel quarto parziale Monfils va avanti 2-1 e break, ma la visibilità è scarsa e si decide di cambiare campo per evitare che venga spostato al lunedì successivo (siamo di sabato), dato che la prima domenica non si gioca mai a Wimbledon. Il cambio del campo non cambia l’inerzia della partita, anzi favorisce ancora di più Gael che ottiene un altro break e porta a casa il set per 6 game a 2. La Monf si scioglie come neve al sole nell’ultimo e decisivo parziale: Simon ne approfitta va avanti prima 3-1 e poi 4-1. Monfils comincia a giocare da uno che la va o la spacca e alla fine gli errori sono maggiori delle belle giocate seppure quest’ultime molto apprezzate dal pubblico. Gillou vince e dopo 3 ore e 15 minuti può godersi il meritato riposo.

8) Coppa Davis. James Ward  b. John Isner 6-7(4) 5-7 6-3 7-6(3) 15-13

Si è parlato molto di vittoria scozzese della Davis, di vittoria in famiglia e dell’uomo solo al comando, ma se la Gran Bretagna può definirsi campione del mondo dopo 79 anni lo deve anche a James Ward che contro l’americano John Isner ha tirato fuori gli artigli portando al proprio Paese un punto fondamentale. Sotto di un set James è stato freddo e cinico nel fruttare le debolezze di Long John che, come tutti sanno, fa del servizio la sua arma migliore, portandolo al quinto set dove negli Slam (trannne agli US Open) e nella Davis non c’è il tiebreak, spesso amico dello statunitense. Il numero 111 del mondo non teme il confronto con il 20 e così nel primo set arriva fino al tiebreak che però perde malamente dopo esserci portato avanti 4-2 e perdendo 4 punti consecutivi. Nel secondo parziale basta un break a favore degli USA per spezzare l’equilibrio e portare così Isner ad un passo dalla vittoria. Improvvisamente Ward si sveglia e diventa cinico come mai si era visto, approfitta di un pachidermico John che a rete conclude poco e così viene spesso passato e subito si arriva al 2-1 con il set chiuso per 6 giochi a 3. Quando è al servizio lo statunitense è ondivago mettendo spesso a segno ace, ma contrapponendo spesso dei gratuiti alcuni molto gravi, si arriva al tiebreak e Ward riscatta quello del primo vincendo per 7 punti a 3. La partita si infiamma e quando c’è il quinto set in Davis il pubblico non sta seduto un attimo, Isner sembra sul punto di crollare quando deve fronteggiare 2 match point a sfavore sul 5-4 Ward. Un altro match point arriva sul 10-9 ma Ward sbaglia un passante lungolinea e deve posticipare i festeggiamenti. L’epilogo arriva quando è avanti Ward 14-13, Isner esce completamente dalla partita e cede il servizio a zero permettendo alla Gran Bretagna di portarsi sul 2-0 contro gli USA.

7) Wimbledon. [21] Richard Gasquet b. [4] Stan Wawrinka 6-4 4-6 3-6 6-4 11-9

Non sempre un match per essere ricordato deve entrare nella storia, non sempre si può parte di finali che siano di Slam o Masters. La sfida tra Richard Gasquet e Stan Wawrinka è una lotta per gli esteti del tennis che a volte preferiscono lo spettacolo semplice e puro che prescinde dal contesto in cui viene inserito. In campo ci sono 2 rovesci ad una mano d’altri tempi che però all’eleganza sanno unire anche la potenza, grazie ai nuovi attrezzi, ma non solo. C’è una leggera pioggerellina a Wimbledon che infastidisce i giocatori. Il primo set procede come da copione fino al 3 pari quando è Gasquet ad essere il primo a dare la zampata approfittando di 2 gratuiti dello svizzero che lo portano presto sul 4-3 e poi al 6-4. Nel secondo set è Stan ad essere più incisivo e così che si procura il primo break e va subito avanti 3-0, ma qui si distrae un attimo e Richard ne approfitta per portarsi sotto e recuperare fino al 3-3, ma nei game successivi inizia a scherzare con il fuoco e sul 5-4 Wawrinka inizia a vacillare al servizio fino ad un esiziale doppio fallo che consegna il set a Stan. 1 a 1. Ormai la partita sembra compromessa quando i gratuiti di Gasquetta da una parte e i lavandini di Wawrinka iniziano ad essere molto numerosi si arriva presto al 5-2 e al 6-3 elevetico che si porta in vantaggio. 2 a 1. Nel quarto set esce il sole che riscalda il campo iniziando ad asciugare quelle poche gocce che erano rimaste. Si procede spediti seguendo tutti i turni di servizi fino a quando è Stan a servire per rimanere nel set, qui perde la concentrazione e dopo una serie di gratuiti cede malamente con un doppio fallo. La parità ormai è ripristinata e nessuno dei 2 è favorito. Il livello si alza vertiginosamente, la diagonale di rovescio diventa la scala per il Paradiso di chi ama il tennis e le traiettorie solo talmente angolate che rasento quasi i 90°, nella sfida di rovesci a uscirne per primo vincitore è Wawrinka ma quello che ha la meglio nel medio termine è Gasquet che va avanti 5-3 con la possibilità di servire per chiudere il match, sembra fatta quando Wawrinka ha un sussulto di orgoglio e strappa così il servizio al transalpino che pareggia poi i conti andando sul 5 pari. A Wimbledon non c’è tiebreak nel quinto set e così si procede ad oltranza, 6-6, 7-7, 8-8, 9-9, è qui che Gasquet prima salva un break point sale 10-9 e va subito 0-40 e servizio Stan che salva i primi 2 match point, ma commette un gratutito sul terzo consegnando a Cuor di Telone la sua prima semifinale a Wimbledon dal 2007.

6) Cincinnati. [2] Roger Federer b. [1] Novak Djokovic 7-6(1) 6-3

Cincinnati è la sua seconda casa, molto più di Wimbledon che è forse la casa di più tennisti, forse troppi, ma l’Ohio è di Roger Federer che riesce nell’impresa di annullare il numero 1 del mondo che ambiva a riempire quell’unico buco che gli mancano nei Masters 1000 (ossia dal 2009 in poi quando hanno assunto questa denominazione ed è subentrato il Masters di Shanghai). Nel 3 su 5 tra Nole e Federer non sembra più esserci storia, ma 2 su 3 Roger è ancora molto arzillo nonostante i suoi 34 anni e sul veloce lo è ancora di più e la vittoria a Dubai non è stata certo un caso. Il gioco dello svizzero è gagliardo e dimostra che l’età non può essere un limite, bisogna cambiare quando necessario e sapersi soprattutto adattare questa è stata la cura Edberg che ha spinto lo svizzero ad adottare un gioco più offensivo in modo da poter risparmiare energie preziose a anche sorprendere l’avversario. La finale di Cincinnati è la sublimazione della SABR il nome con cui gli esperti chiamano la risposta in avanzamento quasi nei pressi della rete che adotta Roger, che ha diversi precedenti in passato, come McEnroe ad esempio, ma nessuno la aveva usata in maniera così sistematica e nessuno gli aveva dato un nome specifico, oggi ce l’abbiamo: SABR = Sneaky Attack By Roger. Nel primo parziale lo svizzero non concede nulla o quasi sul proprio servizio e Nole fa altrettanto così si arriva al tiebreak stradominato da Federer che lo porta a casa per 7 punti a 1 con un repertorio che sarebbe invidia anche a quello dei Pooh: volèe a rete, rovescio lungolinea e l’inedita SABR. Nel secondo parziale Nole sembra avere subito il colpo e Federer ne approfittata portandosi subito sul 3-0, nel 6° gioco Roger ha la possibilità di distruggere definitivamente Nole, ma questi prolunga solo la sua agonia, ci cambia campo e si chiude sul 6-3 con un turno di servizio a zero mettendo non poca paura alle sicurezze del serbo che non si aspettava una vittoria così netta dello svizzero capace ancora di incantare il pubblico.