Top Ten: I migliori match del 2015 – Parte II
Seconda parte dei migliori match del 2015 che chiude la serie di articoli riguardante la stagione appena trascorsa.
5) Wimbledon. [Q] Dustin Brown b. [10] Rafael Nadal 7-5 3-6 6-4 6-4
Dopo essere uscito con Rosol nel 2012, con Darcis nel 2013, con Kyrgios nel 2014, questa volta spetta a Dustin Brown assumere il ruolo di non top 100 che estromette Nadal dal Torneo di Wimbledon. Nadal ha avuto una stagione travagliata in cui si presenta a Wimbledon per la prima volta senza aver vinto il Roland Garros dal 2003, quando era un ragazzino, ma nessuno si aspettava una deblacle così clamorosa anche se Dustin Brown, il giamaicano di Germania, sembra avere i mezzi adatti per mettere in difficoltà lo spagnolo. Dustin mette in mostra un gioco spumeggiante che raramente si vede sui campi dei Championships condito da dropshot millimetrici e pregievoli stop-volley. Non mancano le discese a rete come ai bei tempi di Wimbledon: alla fine saranno 85 che è un numero spropositato per gli standard attuali, anche in 4 set. La nadalite tipica del 2015 colpisce ancora Rafa che spreca sempre il vantaggio accumulato così da venire meno ad una sua caratteristica fondamentale che nel corso degli anni gli ha permesso di primeggiare, in primis quella di giocare benissimo i punti importanti e soprattutto saper recuperare da situazioni di svantaggio. Cede il primo set per 7 game a 5, avanti 3-1 nel secondo si fa recuperare ma è bravo a non farsi irretire e chiudere lui sul 6-3. Nei successivi 2 parziali sono sufficienti 2 break a set per chiudere la pratica che viene sugellata con un ace, il 13° dell’incontro.
4) Roland Garros. [1] Novak Djokovic b. [3] Andy Murray 6-3 6-3 5-7 5-7 6-1 (sospesa sul 6-3 6-3 5-7 3-3)
Ogni volta che inizia il Roland Garros scattano puntuali le critiche sul suo impianto ormai a dir poco obsoleto rispetto a quelli che ospitano gli altri Slam per la mancanza di un tetto retrattile sul Centrale, e fino qui ci può stare, ma soprattutto per la mancanza di un impianto di illuminazione che potrebbe permettere almeno ai match che si prolungano oltre il tramonto di essere conclusi e non rimandati all’indomani falsando così inevitabilmente l’inerzia dell’incontro. Magari si vuole mantenere “la tradizione” ma puntuale arriva il match che fa storcere il naso a tutti.
Spazza via anche impietosamente il Re del Roland Garros, Rafael Nadal, Djokovic si trova davanti Andy Murray che ha figurato spesso bene a Parigi arrivando per 2 volte in semifinale nel 2011 e nel 2014. I 2 esprimono un livello di gioco piuttosto alto, gli scambi lunghi non mancano chiusi spesso anche dai dropshot che sono marchio di fabbrica di entrambi. Dopo 2 game sono passati 15 minuti dall’inizio della partita. Il primo sussulto arriva sul 3-2 per Nole che però spreca. Subito dopo lo scozzese si trova sotto 0-40 recupera 2 punti ma alla fine è costretto a cedere la battuta. Nole ne approfitta e chiude sul 6-3 in 45 minuti di gioco. L’esiziale break per Murray nel secondo parziale arriva sul 2 pari sotto gli occhi dell’ex campione (3 volte) Guga Kuerten. I gratuiti di Murray si moltiplicano e il secondo set è perso con il medesimo punteggio del primo. L’inerzia della partita è tutta dalla parte del serbo che sembra destinato a chuidere facile in 3, ma sul 5 pari lo scozzese ha un sussulto di orgoglio e inizia ad aizzare la folla che acclama il suo nome; arriva presto il break e così Andy chiude sul 7-5. 2 a 1. Djokovic rimane fuori per 7 minuti prima di rientrare in campo ed è lui ad andare avanti 2-0 prima di essere ripreso sul 2 pari. Si va sul 3-3 e la tempesta (quella atmosferica) arriva sullo Chatrier. Alla ripresa il più gagliardo sembra essere Djokovic che non ha evidentemente gradito la sosta del giorno prima pregiudicandogli così la preparazione per una eventuale finale. Si arriva presto al 5-5 e il primo ad avere il sopravvento è Murray che vuole portare a tutti i costi il match al quinto; ottiene il break e nel suo turno non si lascia sfuggire l’occasione di pareggiare il conto dei set. Come troppo spesso visto il questa stagione li avversari di Nole si sciolgono nel set decisivo, non è da meno Murray che perde malamente il quinto set, non rimedia un bagelozzo come a Melbourne ma il 6-1 ne è un vicinissimo parente e Djokovic va in finale.
3) Wimbledon. [2] Roger Federer b. [3] Andy Murray 7-5 7-5 6-4
Il miglior Federer dell’anno è quello visto nella semifinale di Wimbledon dove sfodera una prestazione d’annata che moltiplica la sua straordinarietà guardando l’età del protagonista: 33 anni. Qualcuno aveva detto che alla vigilia Murray poteva essere una seria minaccia per l’8° titolo ai Championships di Roger. Non scherziamo: ormai il gelataio di Dunblane è diventato da un po’ di tempo a questa parte la vittima sacrificale nei match con lo svizzero che ricordiamo era andato sotto negli H2H contro lo scozzese. Questa semifinale doveva fare da contraltare all’altra tra Djokovic e Gasquet che aveva un risultato scontato e non ha deluso questa predizione, invece per certi è stata più dominata della sua partita omologa. Roger fa vedere a sprazzi il vecchio tennis che si giocava sui sacri prati di Wimbledon, non quello dei gesti bianchi, troppo lontani e quasi impossibili da replicare con gli attrezzi attuali, ma quello del serve&volley sistematico, quasi noioso che era stato prima di Edberg e Becker e poi di Sampras e Ivanisevic. Roger gioca d’attacco come non si vedeva da tempo e al servizio è semplicemente un cecchino, aggredisce quasi in ogni circostanza anche in risposta e il primo set lo incassa grazie ad un dritto sferrato venendo a rete quando a battere era Murray con la sua classica seconda di servizio mozzarella. Il secondo set va avanti per inerzia fino al 5-4 e da qui in poi Federer si ricorda di essere il Maestro con la M maiuscola. Inizia il repertorio di chicche: rovescio ad una mano di puro polso e dritto strettissimo, nastro elvetico e siamo 0-40, Murray recupera, fa anche ace con la seconda e chiude il game e il pubblico di Church Road salta in piedi per applaudire. Federer chiude da servebot il game al servizio successivo e tutti pensavo ad un inevitabile tiebreak. Nulla di tutto questo: Federer si riscopre cecchino anche in risposta e chiude con una volèe di dritto. 2 a 0 in un’ora e 35 minuti. Il terzo set nonostante mostri dei colpi notevoli sembra sfigurare di fronte agli altri 2 e vede prevalere ancora una volta lo svizzero che chiude per 6 giochi a 4 arrivando così a 10 finali a Wimbledon, come nessuno mai e pareggia i conti con Bill Tilden con 10 finali agli U.S. National Championships con 7 vittorie proprio come Roger che perderà la partita successiva con Djokovic.
2) US Open. [32] Fabio Fognini b. [8] Rafael Nadal 3-6 4-6 6-4 6-3 6-4
Dopo le pugnalate relativamente sopportabili subito a Rio e Barcellona da parte di Fabio Fognini, a Flushing Meadows arriva la terza e più grave sconfitta contro il Fabio Nazionale capace di compiere l’impresa contro Rafael Nadal, protagonista di una stagione molto sottotono per i suoi standard. Rafa riesce a farsi rimontare quando era avanti 2 set a 0. Mai lo spagnolo era stato rimontato negli Slam quando era avanti con questo parziale. La statistica recitava un netto 151-0. Dopo i primi 2 set tutto sembra essere nella normalità: vero che Fognini è un ottimo giocatore sulla terra battuta, ma sull’erba e sul cemento perde tantissimo del suo potenziale così non ci si aspetta nulla dal match sull’Arthur Ashe, ma Fabio non ci sta a fare la vittima sacrificale e inizia a giocare come sa e soprattutto a sfruttare una delle sue armi migliori: i vincenti da fermo. Nadal sbaglia parecchio e non fa correre l’italiano che notoriamente non è una lepre essendo un giocatore molto statico. Quando Rafa va sul 3-1 nel 3° set le luci del Centrale di New York sembrano quasi spegnersi da sole, ma tutto stava per cambiare. Il mancino di Manacor dimostra i sintomi più evidenti della “Nadalite” e avanti 5-4 30-0 spreca malamente si fa rubare game e poi il set. Il quarto parte con un break Nadal ma ancora una volta parte la remuntada italiana e Fabio sembra un cecchino con i suoi dritti vincenti che gioca per lo più da fermo, Rafa non è quello dei tempi d’oro che andava a recuperare la palla anche al bar del Centrale e non può far altro che applaudire. 6-3 Fognini e siamo sul pari. Nel 5° set è Nadal a subire il primo break che si rivelerà determinante, fino al 6-4 finale.
1) Roland Garros. Stan Wawrinka b. Novak Djokovic 4-6 6-4 6-3 6-4
Semplicemente LA partita del 2015. La finale del Roland Garros rappresenta la più bella ed emozionante partita dell’anno per tantissime componenti, sia per quanto riguarda il gioco espresso in campo, sia per quanto riguarda l’importanza storica del match stesso. Djokovic è stato ad un passo dal completare il Career Grand Slam così come hanno già fatto i suoi 2 più grandi rivali Nadal e Federer. Tutto sembra preparato per la vittoria serba che fino a quel momento e da dopo quel match in poi aveva disputato e disputerà una stagione straordinaria. Lo scoglio che ha sempre impedito a Nole di vincere in Roland Garros è stato Rafael Nadal che anche nel 2014, nonostante una stagione sottotono sul rosso, era riuscito a batterlo. Questa volta, battuto lo spauracchio di Manacor, tutto sembra pronto il grande trionfo, ma dall’altra parte della rete c’è una straordinario Wawrinka che ritorna ad essere Stan The Man, quello che aveva vinto il suo primo Slam agli Australian Open del 2014. Il primo set è a favore del serbo come era prevedibile e la Coppa dei Moschettieri sembra incamminata verso Belgrado. Ma la tensione si fa sentire, Stan, con il suo pantaloncino psichedelico, inizia a sparare vincenti a raffica – alla fine saranno 60 (avete letto bene) – sia di dritto che soprattutto di rovescio. Nole stizzito quando perde il secondo set spazza una racchetta prendendo i fischi del pubblico. C’è qualche speranza nel 4° set quando Djokovic si porta avanti 3-0, Stan ottiene il controbreak e la partita si alza decisamente di livello. L’ultimo game è un tourbillon di emozioni: Wawrinka prima sbaglia una semplice dritto mandandolo a rete, ma nel punto successivo sfodera il suo rovescio fotonico con un lungolinea prima e un passante poi. Al primo match point la partita sembra chiusa e a tutti sembra che ci sia stato un ace, l’arbitro scende e corregge, Stan sbaglia con la seconda facendo ritornare avanti Djokovic che ha l’occasione di controbrekkare, ma spreca malamente, Stan di procura un altro match point e chiude con un rovescio lungolinea. I 2 corrono verso la rete e il loro è un abbraccio caloroso e sincero, Stan non esulta più di tanto nonostante si renda conto che ha fatto un’impresa storica. Il pubblico applaude clamorosamente e riserva una commovente standing ovation al finalista perdente che si commuove a sua volta. Un’emozione unica, un’emozione per sempre.