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Un vecchio e un bambino si preser per mano

Nell’analisi riguardanti il mondo del tennis ormai da qualche tempo a questa parte stanno assumendo un ruolo sempre più importante i dati riguardanti l’età dei tennisti. In passato era poco diffusa l’usanza di cercare l’età di un raggiungimento di un traguardo e soprattutto dei record riguardanti questo parametro. Oggi il web ribolle di Tweet che parlano di più vecchio, più giovane a fare questo, somma di età, differenza di età. Se da un lato sono affascinanti i dati “one shot” sui record, da un altro sono fondamentali tutti i dati, o meglio le tendenze che questi evidenziano. In un tennis in cui c’è sempre più un crescente fiorire di nuovi giovani e il raggiungimento di record di longevità, capire verso quale direzione sta andando lo sport con le racchette può aprire un nuovo orizzonte, o meglio farci capire che cosa ci aspetta in futuro.

I nomi ormai li sappiamo. Tra i giovani capeggia Alex Zverev, ancora non esploso in uno Slam, ma che ha collezionato tanti record di precocità. Pochi one shot a dire il vero, ma tanti di precocità nella somma di tanti risultati. Non manca Nick Kyrgios, anche lui ragazzo prodigio che si è perso. Recentemente si sono aggiunti alla truppa dei ragazzi terribili come De Minaur, Rublev e, non ultimo, Tsitsipas. Tutti astri nascenti, però con un’età che ai tempi di Becker e Tracy Austin (finita a 20 anni) sarebbe stata definita matura, però oggi, sempre in base agli standard attuali, che riguardano sia la maturazione professionale dei tennisti, sia l’organizzazione stessa del circuito, appaiono come molto, ma molto giovani. A dare man forte ai record di precocità si è da poco aggiunto Felix Auger Aliassime, finalista a Rio de Janeiro a 18.54 anni. Un grande traguardo che fa il paio con gli stessi raggiunti da eccellenti tennisti quali Sampras, Murray, lo stesso Federer, che alla stessa età hanno raggiunto al loro prima finale ATP. Hors catégorie risultato i vari Borg (16 finali alla stessa età), Agassi, Wilander. Tutti mostri di precocità.

Esaminando alcuni parametri che per gli statistici e gli economisti sono banalissimi si cercherà di riassumere la tendenza del tennis degli ultimi anni. Si partirà dal 2015, anno in cui si sono battuti tanti record di anzianità, e che a oggi risulta l’anno più “geriatriaco” della storia dell’ATP (quella dal 1973 in poi). I parametri esaminati sono: media, deviazione standard, massimo e minimo. I campioni verranno presi dai vincitori, dai finalisti e dai quarti-finalisti.

Il quadro generale è il seguente:

Così si capisce poco o nulla. Meglio graficare.

Media

La tendenza della media è chiara. A parte una impennata nel 2017, dal 2015 c’è un sensibile calo della media dell’età dei vincitori, dei finalisti, ma soprattutto dei quarti-finalisti. Importante questo ultimo dato sempre prende un ventaglio molto ampio di tennisti. Si potrebbe usare la media di tutto il field di un torneo, ma l’analisi sarebbe troppo dispersiva perché includerebbe tennisti con wild-card e altri dietro le quinte che sfasano il campione.

Deviazione standard

Un altro parametro che è stato usato poco o nulla nelle indagini svolte fino a ora è quello della deviazione standard. Semplificando molto questo ci dice di quanto il campione di discosta dalla media. Tradotto nel nostro caso ci dice quanto sia ampio il ventaglio di età di giocatori che raggiungono un certo achievement.

Si nota chiaramente una tendenza al rialzo, anche piuttosto netta. Questo significa, e qualcuno se n’è accorto, che ci sono molti più vincitori-finalisti vecchi da un lato e dall’altro più giovani. Il ventaglio si è aperto e non ci sorprende visto le vittorie sempre più frequenti di giovani e di vecchi quali Karlovic e Federer in primis.

Minimo

Il minimo della nostra indagine si traduce come: più giovane.

Qui l’età del più giovane a vincere (quindi 1 solo) è in diminuzione. Lo è anche quella del finalista e, più importante di tutti, anche quello di chi raggiunge i quarti di finale.

Massimo

Complementare nel minimo è il massimo, che si traduce in più anziano.

 

Evidente anche qui la tendenza. I vecchi più forti tendono a vincere e/o arrivare in fondo. Karlovic sta ritagliandosi il suo posto nella storia come giocatore più longevo a raggiungere certi traguardi, anche se il suo punto di riferimento virtuale, Ken Rosewall, sembra molto lontano a tratti infinitamente lontano. Già la deviazione standard ce l’aveva suggerito, ma quest’ultimo grafico non fa che confermare quanto già detto prima.

Conclusione

Per una maggiore comprensione inseriamo i minimi e massimi, più giovani e vecchi dell’analisi.

Possiamo concludere l’analisi con la seguente riflessione: i giovani si stanno facendo sempre più strada ritagliandosi tanti spazi che prima non avevamo, ma, attenzione, non scalzano i vecchi che sanno anche loro ritagliarsi i loro spazi, che ad oggi, rimangono quelli più importanti. La speranza è che la macchia dei giovani sovrasti quella dei vecchi. Senz’altro avverrà. Staremo a vedere come e quando.