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Una poltrona per due: chi merita il 2° posto del ranking ATP, Andy Murray o Roger Federer?

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A fine stagione capita spesso che le classifiche del ranking di fine anno non siano di gradimento ai più perché ci sono dei giocatori che hanno disputato una stagione molto simile, ma inevitabilmente, data la struttura rigorosa del ranking ATP, che assegna da 1 a 2000 punti, un tennista arriva davanti e un altro arriva dietro. Premesso che il ranking ha sempre ragione, non perché sia un sistema perfetto (quale lo è?), ma perché è un sistema deterministico stabilito a priori, in parole povere i tennisti sanno che devono fare i conti con i punti ATP e molto spesso sono costretti a fare delle scelte ben precise nella programmazione di inizio anno o alla peggio cambiare in corso d’opera, magari perché non si ha la classifica necessaria per accedere ad un torneo. Un caso eclatante recente è quello di Murray del 2014 che per partecipare al Masters di fine anno fece un tour de force non indifferente andando a giocare a Vienna e Valencia, tappe che a inizio stagione non erano nel programma dello scozzese.

L’unico dato certo e non opinabile è che Andy Murray ha chiuso a quota 8945 e Roger Federer a 8265. Sono 680 punti di differenza, non sono pochi visto che un giocatore ne ha fagocitati un botto, 16.585, lasciando agli altri le briciole.

Apriamo il sito ATP e vediamo la sezione “Ranking Breakdown per renderci conto come sono maturati quei punteggi, ricordando che i punti del ranking ATP non sono cumulativi, ma sono selezionati al best dei 18 tornei disputati con i dovuti distinguo che voi già sapete.

Tornei del Grande Slam

Andy Murray: 1200 + 720 + 720 + 180 = 2820

Roger Federer: 90 + 360 + 1200 + 1200 + 360 = 2850

In questo settore notiamo una leggerissima prevalenza da parte di Federer che ha avuto però risultati più pesanti nei tornei del Grande Slam: sono sugli occhi di tutti le finali contro Djokovic a Wimbledon e US Open, di contro Murray ha disputato una sola finale, quella degli Australian Open, ma non ha avuto una sconfitta clamorosa come quella di Roger contro Seppi a Melbourne. Questo particolare sarà una costante di questa analisi comparativa perché il dato che emerge chiaramente è che Murray sia stato più costante, mentre Federer ha avuto maggiori exploit ma altrettante sconfitte non aspettate.

Masters 1000

La situazione nei Masters 1000 si complica parecchio visto che Murray ne ha disputati 8, mentre Federer 7. Ma vediamo il dettaglio.

Andy Murray:

Indian Wells SF 360, Miami F 600, Monte Carlo 0 (non obbligatorio), Madrid W 1000, Roma R16 90, Canada W 1000, Cincinnati SF 260, Shanghai SF 360, Bercy F 600

Roger Federer:

Indian Wells F 600, Miami 0, Monte Carlo R16 90 (non obbligatorio), Madrid R32 10, Roma F 600, Canada 0, Cincinnati W 1000, Shanghai R32 10, Bercy R16 90.

Il totale di Murray è 4270, Federer 2400. Qui non ci sono dubbi che Murray abbia fatto molto meglio di Roger sia in termini di costanza che in termini di exploit, i 2 Masters 1000 di Montreal e Madrid hanno dato un grande prestigio alla bacheca di Andy, soprattutto quello di Madrid, primo Masters 1000 su terra battuta della carriera e secondo torneo in assoluto su questa superficie (il primo era stato quello di Monaco di Baviera poco tempo prima). Federer è stato perfetto a Cincinnati, ma non gli si possono perdonare le sconfitte contro Gael Monfils a Monte Carlo al 2° turno, contro Nick Kyrgios a Madrid addirittura al 1° turno e soprattutto quella con Albert Ramos a Shanghai al 1° turno dove difendeva il titolo, a cui si aggiunge, se vogliamo quella contro Isner a Bercy in parte giustificabile, ma non troppo.

Altri tornei

In un sistema ormai diventano sempre più Slam-centrico gli altri tornei che non siano Masters 1000 assumono un ruolo marginale per quanto riguarda il ranking ATP, ma la vittoria di un torneo rappresenta sempre un grande traguardo a qualsiasi categoria esso appartenga. In questo caso Federer ha avuto grandissime soddisfazioni in tornei ATP 500 che qualcuno potrebbe definire simil Masters 1000, ma che secondo il nostro metodo (rating) rimangono sempre al di sotto di questa categoria pur annoverando tra le sue fila molti top player.

Andy Murray ha avuto il suo exploit nel torneo del Queen’s in cui è stato spesso protagonista, torneo che da quest’anno è passato nella categoria ATP 500. Un altro exploit, se pur in tono minore, ma che rappresenta un significativo risultato è la vittoria a Monaco di Baviera (ATP 250). Negli altri countable tournaments c’è poco o nulla: 90 punti sia a Dubai che a Rotterdam e 0 punti a Basilea. Rimane fuori Washington con 0, ma aggiungere uno 0 alla classifica mi sembra alquanto tautologico.

Federer ha collezionato una splendida tripletta: Dubai, Halle e Basilea tutti ATP 500, a cui si aggiungono i successivi a Istanbul e Brisbane.

E’ lapalissiano che in questa sezione sia davanti Federer che ha incrementato la sua bacheca arrivando così a 88 tornei totali in carriera, dietro solo a Lendl e Connors. Ma purtroppo come già ribadito questi tornei valgono poco se pesati in relazione ai top tournament. Vediamo se la famosa teoria “sì, però Basilea e Dubai valgono quanto un 1000” è valida.

Usiamo il metodo descritto in questo articolo per calcolare il rating dei tornei ATP 500 vinti da Murray e Federer.

Basilea: 1.1475

Halle: 1.6675

Dubai: 1.3875

Queen’s: 0.98

Con buona pace di chi non vuole accettare che un 500 vale un 500 notiamo chiaramente che il rating è molto alto per poter fare un salto di categoria e accostare uno dei 4 tornei elencati sopra a dei Masters 1000. Monte Carlo, la “gamba zoppa” dei Masters ha un rating di 0.735 molto superiore a tutti i 500 dell’anno.

H2H

E veniamo al punctum dolens della questione: gli H2H. Contano, non contano? A seconda delle circostanze. Federer ha battuto Murray 2 volte molto nettamente: una volta a Wimbledon, in una semifinale memorabile, e a Cincinnati tutti in “straight sets”. E questo è il primo punto a favore di Roger. Stesso dicasi per gli H2H contro il numero 1 indiscusso di questa stagione. Federer-Djokovic 3-5, Murray-Djokovic 1-5. In questo caso ancora una volta Roger risulta avanti rispetto allo scozzese perché ha avuto un rendimento migliore contro il numero 1 con le 3 vittorie a Dubai e Cincinnati, più quella alle ATP Finals che non era però a eliminazione diretta, mentre Murray è riuscito a vincere contro Nole “solo” a Montreal.

E’ tautologico dire che gli H2H non determinano il ranking però ad oggi se scendono in campo Murray e Federer messi uno di fronte all’altro c’è un ottima possibilità che vinca lo svizzero che, ricordiamo, oltre ad essere sotto nell’H2H per eccellenza che è quello con Rafael Nadal (23-11), è stato sotto anche con Murray 11-9.

Masters e Coppa Davis

Un ruolo fondamentale in questo testa a testa l’hanno avuto il Masters di fine anno e la Coppa Davis, per certi versi collegati soprattutto per quanto riguarda la sponda Murray.

Federer ha disputato un ottimo Masters arrivando in finale a punteggio pieno e battendo nel round robin Djokovic prima di essere schiacciato dallo stesso in finale. Ha portato a casa 1000 punti. Murray, fino alla fine incerto della sua partecipazione alle ATP World Tour Finals, ha vinto un solo incontro in quel di Londra uscendo nel round robin nello spareggio con Stan Wawrinka nella terza partita del suo girone.

Gli scarsi risultati di Andy nel torneo di fine anno si bilanciano con il suo splendido successo in Davis, dove quasi da solo ha vinto la Coppa riportando il trofeo in Gran Bretagna 79 anni dopo Fred Perry. Ha vinto 8 live rubbers aggiudicandosi il super bonus dell’ATP di 125 punti dedicato a chi raggiunge questo particolare traguardo. Federer si è presentato in Davis per lo spareggio salvezza contro i Paesi Bassi con 2 vittorie molto facili (90 punti in totale).

Murray ha accumulato:

– 1° turno: 40 + 40 punti ATP

– Quarti di finale: 65 + 65 punti ATP

– Semifinali: 70 + 70 punti ATP

– Finale: 75 + 75 punti ATP

– Superbonus: 125 punti ATP

Totale: 80 + 130 + 140 + 150 + 125 = 625 punti ATP

Conclusione

Mi permetto di chiudere con una riflessione extratennista. Il ranking è importante, non ci sono dubbi, ma più che la posizione è importante misurare la differenza che c’è tra chi è davanti e quello che sta dietro pesandola in base al totale dei punti possibili. Possiamo usare un paradosso per renderci conto della situazione: supponiamo di avere 2 tennisti che chiudono l’anno uno con 10.000 punti e l’altro 9.999, il primo arriverebbe davanti al secondo pur avendo in sostanza disputato una stagione identica, da questo si deduce che le posizioni del ranking non vanno prese in senso assoluto. Essere numero 2 come quest’anno è molto differente dall’esserlo nel 2013, per esempio, in cui Nadal arrivò davanti a Djokovic con soli 770 di differenza.

Possiamo fare un parallelo con un altro sport per renderci conto quando il ranking conta e quando non conta o conta meno. Il College Football. Il campionato universitario della NCAA di football americano ha un sistema molto complicato in cui il ranking assume un ruolo fondamentale. La prima divisione (FBS) essendo formata da più di 65 squadre non permette di avere un girone all’italiana in cui tutti incontrano tutti, le squadre sono divise in conference e giocano solo 12 partite l’anno: con tutte le squadre della propria conference e qualcuna con altre squadre in base ad un sorteggio fatto ad inizio anno. Ora, non essendoci un girone completo come si stila la classifica per determinare le squadre che andranno a giocarsi i Bowl Games di fine anno (partite tra squadre di diverse conference che assegnano un titolo) e soprattutto andranno ai play-off per giocarsi il titolo (Su 65 squadre ne passano solo 4)? Semplice: adottano un sistema a punteggio che in base alla vittoria o sconfitta assegna un certo punteggio alla squadra e alla fine chi ha il punteggio più alto nella prima divisione affronta nelle semifinali dei play-off chi arriva 4°; il 2° incontra il 3°. Come potete vedere è evidente che qui il ranking è fondamentale e determina le sorti di una stagione (e le inevitabili polemiche) cosa che non succede nel circuito ATP in cui il ranking serve solo a compilare i tabelloni ed essere 2 o 3 conta relativamente poco. Certo, non ci vuole mica tanto a capire che il numero 1 è meglio del 2, ma fino a che punto?