ATPEditorialeUltimi articoli

Vittorie Slam: Una è troppa e due sono poche

atp-number-1

Il 2016 è ormai concluso da un pezzo, si è scritto molto su di esso, ma ancora manca qualcosa per poter avere un’analisi esauriente della stagione. Molti se ne sono accorti, ma altrettanti sono passati oltre. Ma cosa? Quest’anno chi ha finito la stagione al numero 1 ha vinto meno Slam di chi è finito dietro. E’ un’anomalia statistica eccezionale se consideriamo che la sola vittoria di un Major consegna 2000 punti, quindi 4000 per chi ne consegue 2. Murray ha chiuso a 12410 punti, da qui deduciamo che la sola vittoria di 2 tornei dello Slam dà circa il 33% del punteggio totale accumulato.

Dal 1990, anno in cui si cominciarono a delineare in maniera precisa le categorie dei tornei che rispecchiano più o meno quelle attuale, ossia: Masters, 500 e 250 con gli Slam al di sopra di tutto che davano il doppio dei punti della vittoria dei tornei della categoria inferiore, non si era mai verificata questa anomalia. Al massimo avevamo avuto un anno con 4 vincitori Slam diversi e solo uno di questi aveva poi chiuso l’anno in testa. Da qui deduciamo che non è mai esistito dal 1990 in poi un giocatore che abbia chiuso davanti a tutti senza vincere uno Slam, evenienza che si è verificata prima. Quando? Lo scopriremo tra poco.

L’indagine per riscontrare anomalie parte dal 1973 anno in cui venne introdotto il ranking ATP. Innanzitutto bisogna premettere che nei primi anni di vita il ranking ATP non era così preponderante come lo è oggi e molti tennisti, se non tutti, non lo riconoscevano come sistema per determinare una classifica su chi fosse più forte o meno, mettiamoci poi che non veniva pubblicato con cadenza settimanale come avviene oggi e il gioco è fatto. Nonostante tutto da qualcosa bisogna pur partire e il nostro primo indagato è llie Nastase, il primo numero 1 del mondo secondo il computer e primo a chiudere una stagione ufficialmente da numero 1 dopo che per tanti e tanti anni erano stati specialisti del settore a determinare chi fosse il più forte giocatore di una stagione senza mai però usare un criterio unanime e riconosciuto da tutti.

Un’altra doverosa premessa che bisogna fare è che in quegli anni la differenza di punteggio tra la categoria suprema e quella appena inferiore era esigua (argomento già trattato in questo articolo) per cui era molto più probabile in quegli anni che si verificasse l’anomalia che abbiamo avuto nel 2016.

1973

Il 23 agosto 1973 viene pubblicato il primo ranking ATP, il rumeno Ilie Nastase è il primo numero 1 del mondo ma non si sa bene perché. L’ATP non ha mai pubblicato dati esatti su come fosse composto il primo ranking della storia ma per il 1973 (ossia da gennaio a dicembre) abbiamo i dati per capire cosa è successo in quell’anno. John Newcombe vince 2 Slam: Australian Open e US Open, ma in realtà, come è facile intuire non sono 2 tornei della stessa categoria. In quell’anno i tornei più importanti erano 3 ed erano classificati com Triple Crown, ed erano: Roland Garros (vinto da Nastase), Wimbledon e US Open. A conti fatti quindi Newcombe e Nastase hanno vinto lo stesso numero di Major in quell’anno, il rumeno risulta davanti per la splendida stagione sul rosso che gli portò i titoli di Barcellona (sia il classico Torneo Godò che un’altro organizzato in primavera), Madrid, Firenze, Roma e poi fuori dalla primavera rossa: Queen’s, Gstaad, Cincinnati e Parigi indoor, oltre al Masters che non dava punti ATP però, quindi la posizione del rumeno non è da contestare, anche se nella mentalità Slamcentrica di oggi forse pesano di più i 2 Slam di Newcombe (forse).

Tolto il 1974 che non poteva non premiare Connors come il re del tennis mondiale, inizia un periodo in cui le vittorie Slam non sono determinanti, non solo talmente determinanti che si arriva al paradosso dei paradossi: chiudere al numero 1 senza Major in bacheca. Il protagonista indiscusso di questo super-paradosso è proprio Jimmy Connors che è stato un po’ declassato negli anni post 1974 per via di una leadership che forse non gli apparteneva in maniera così preponderante.

1975

Il secondo anno indagato è il 1975. Connors non vince nessun titolo Slam però perde incredibilmente le 3 finali in cui l’anno precedente era stato vincitore. Nel corso di questa stagione ci sono 4 vincitori diversi nei Major così è difficile individuarne uno che possa essere paragonato a Jimbo. La vittoria di Newcombe in Australia vale come il 2 di briscola, quindi escluso categoricamente. Rimangono: Borg vincitore del Roland Garros, Ashe a Wimbledon e Orantes agli US Open. Gli esperti del periodo non hanno problemi ad indicare Arthur Ashe come il vero numero 1, per la sua vittoria nel torneo più prestigioso e per aver battuto Connors in finale (anche se lo stesso Orantes sconfisse Jimbo a New York).

Perché Connors chiude al numero 1 allora? Semplicemente perché ha conquistato tanti punti in tornei minori che davano pochi punti rispetto agli Slam ma tanti se consideriamo le proporzioni attuali. Inoltre dobbiamo aggiungere che i piazzamenti erano ben renumerati così le finali perse non erano così da buttare come lo sono oggi (forse). Oggi una vittoria Slam vale 2000 punti e la finale 1200, rapporto di 0.6, nel 1975 gli stessi piazzamenti davano 120 punti e 90 rispettivamente, un rapporto di 0.75, superiore quanto basta per avere bei punti nonostante la sconfitta nell’atto conclusivo. Tra i tornei vinti da Jimbo ci sono: Bahamas, Birmingham (Alabama), Salisbury (US indoors), Boca Raton, Hampton, New York Indoor, Denver, North Conway, Bermuda, Hawaii, oltre alle finali a Stoccolma e Londra Indoor.

Arthur Ashe è brillante anche  nei tornei minori. Fa benissimo nella prima parte di stagione, quella dedicata ai tornei WCT con vittoria a Barcellona, Rotterdam, Monaco di Baviera, Stoccolma e la ciliegina sulla torta delle WCT Finals. Va bene anche sull’erba con vittoria al Kent Open e Wimbledon, da qui a fine stagione incassa altri successi: Pacific Southewest e Pacific Coast per chiudere il Masters in semifinale sconfitto da Borg. Dove sta allora la differenza? Purtroppo tutto sta nella media, ebbene sì l’ATP non usava il metodo dei best 14 o best 18 ma semplicemente faceva una media dei punti conquistati dividendo il totale per il numero di tornei disputati, metodo banale e per molti versi iniquo. Ashe disputa 24 tornei, Jimbo 18, da qui è facile dedurre che nonostante i 905 punti Ashe arriva addirittura con Jimbo che ha solo 769 che chiude al primo posto. Allora è facile dedurre perché i giornalisti e tutti gli esperti hanno premiato il giocatore di colore americano piuttosto che il connazionale.

Nulla da eccepire per il 1976 nonostante il solo US Open conquistato da Connors ancora numero 1 a fine anno. Gli altri slammers non brillano. Stendendo un velo pietoso su Edmondson, i vari Panatta e Borg non sono ai livello di Jimbo che chiude benissimo l’anno davanti a tutti sia in termini di punti totali che di media: 1204 con 80.27 di media. Raul Ramirez lo avvicina nei punti totali 1185 ma ha giocato molti più tornei per cui rimane abbondantemente dietro.

1977

Quando si parla di casini dell’ATP il 1977 salta sempre fuori, c’è poco da fare. Se focalizziamo però l’attenzione sul capitolo Slam allora l’inghippo diventa ancora più spropositato. Tutti incoronano Guillermo Vilas come vero numero 1. Gli Slam vinti che contano sono ben 2: Roland Garros e US Open. Addirittura si giocano 5 Slam con 2 edizioni degli Australian Open una a gennaio e una a dicembre e non si capisce  se la prima edizione faccia parte della stagione 1977 e quella di dicembre del 1978. Allora quella del dicembre 1978 di che anno fa parte? Ma lasciamo perdere ci perdoneranno i vari Roscoe Tanner e Vitas Gerulaitis ma l’Australia era lontana dai tornei che contano. Però tra un Vilas strabiliante, un Connors re ci si mette di mezzo Borg a Wimbledon e si sa che in quel periodo la vittoria dei Championships dava grandissimo prestigio e non sono pochi a dire che è proprio Bjorn il numero 1 per quell’anno. Allora chi ha fatto meglio? Giudicate voi. Vilas vince: Springfield, Buenos Aires, Virginia Beach, Kitzbühel, Roland Garros, Washington, D.C., Louisville, South Orange, Columbus, US Open, Paris, Tehran, Bogotá, Santiago, Buenos Aires 2, Johannesburg. Connors: Las Vegas, Maui, Sydney Indoor.

Ad essere esaustivi al 100% però bisogna vedere anche i numeri. Connors chiude l’anno con 897 punti e una media di 59.8, Vilas con 1610 punti e una media di 57.5. La differenza è risicatissima e a penalizzare ancora una volta il 2° è la maledetta media condizionata dai tornei giocati. Vilas ne gioca 28 vincendone “solo” 14 ecco perché la sua media è così bassa. Francamente un metodo rudimentale e sbagliato aprioristicamente perché “pesa” allo stesso modo sia quelli del massimo livello che quelli del minimo. Una grave falla che l’ATP avrà modo di correggere nel tempo.

1978

Il 1978 ricorda moltissimo il 2016 usando gli stessi parametri dell’analisi. Bjorn Borg riesce finalmente a replicare Laver nella doppietta Roland Garros-Wimbledon, la più difficile tra tutte le doppiette Slam. Nonostante questo grande exploit Jimmy Connors rimarrà in testa per tutto l’anno ma le sue vittorie non sono così scandalose come quelle dell’anno precedente. La finale ai Championships vinta dall’orso svedese contro Jimbo pesa tantissimo ma questi ha modo di replicare a New York cambiando pan per focaccia. La vittoria contro Bjorn agli US Open legittima il primo posto dell’americano. A suo favore ci sono anche i maggiori punti conquistati: 1239 contro i 1106 e naturalmente la media maggiore 88.50 vs 79.00. Jimbo riesce a vincere anche un titolo in più, si impone a: Philadelphia, Denver, Memphis, Rotterdam WCT, Birmingham, Washington, D.C., Indianapolis, Stowe, US Open, Sydney Indoor. 10 titoli totali. Borg lo fa a Birmingham WCT, Boca Raton, Las Vegas, Milan WCT, Rome, Roland Garros, Wimbledon, Båstad, Tokyo Indoor. 9 titoli. Così come Murray ha vinto più titoli e meno Slam di Djokovic lo stesso avviene nel 1978 tra Connors e Borg. Però una considerazione in termini numerici va fatta. Essendoci di fatto 3 Slam/Major stagionali vincerne 2 ha un peso maggiore che vincerne 2 con 4 a disposizione per cui il record di Borg pesa molto di più di quella di Djokovic di quest’anno. Ma qui ritorniamo alla premessa fatta per questo articolo. Essendoci poca differenza tra vincere Slam e tornei della categoria inferiore non ci scandalizzano questi risultati. Pesante da questo punto di vista sono la vittoria di Connors a Philadelphia e Memphis 2 tornei di categoria appena inferiore a quella della Triple Crown.

1982

Il 1982 è l’anno più rocambolesco dell’era Open per quanto riguarda il lato tornei. Come già riportato in questo articolo si capisce poco o nulla. Il numero 1 di fine anno a McEnroe sembra quasi una barzelletta e forse lo è davvero. Mac chiude l’anno con solo 5 titoli e 0 Slam, tra questi ci sono alcuni pesanti come quello di Philadelphia e Tokyo Indoor. Ma sono briciole in confronto ai titoli vinti da Lendl, Ivan vince: Delray Beach WCT, Genova WCT, Munich-2 WCT, Strasbourg WCT, Frankfurt, Houston, Dallas WCT, Forest Hills WCT, Washington, D.C., North Conway, Cincinnati, Los Angeles-2 WCT, Naples Finals WCT, Hartford. Mmmmm, però che titoli sono? Per la maggior parte arrivano dal rinato circuito WCT che non era riuscito a sfondare nonostante i dollari sonanti di Lamar Hunt. L’assenza a Wimbledon del cecoslovacco pesa con il senno di poi e forse poteva essere questo l’anno giusto per vincere a Londra, tabù che si porterà dietro tutta la vita.

Connors da fake number 1 passa dall’altra parte della staccionata ed è lui a voler recriminare la corona per via della straordinario doppietta Wimbledon e US Open. I giornalisti non hanno nessuna perplessità: Jimbo è il numero 1 della stagione. Mac raccimola poco ma a questo punto contano tantissimo i piazzamenti e le vittorie negli H2H. Connors perderà la finale a San Francisco proprio contro Mac e quella di Philadelphia sempre con lo stesso avversario. Per Connors ottime le vittorie a Queen’s e Wimbledon contro Mac. Alla fine le sconfitte di John saranno 8 contro le 10 di Jimbo e sempre per il gioco perverso della media Mac è davanti a tutti.

1989

Finalmente con il 1988 il quadro degli Slam torna ad essere chiaro: 4 prove tutto sullo stesso livello. Però nonostante questa regola sacrosanta si registra l’ultima anomalia statistica che ha molto meno peso ed è facile da districare rispetto alle altre. Il paradosso Slam arriva con Becker vincitore a Wimbledon e agli US Open, ma non chiude l’anno al numero 1, al suo posto c’è Ivan Lendl, ma qui non possiamo essere così severi. Innanzitutto perché il Terribile vince agli Australian Open, e questo lo sanno tutti, ma la vittoria che vale parecchio che passa in sordina è quella del Lipton di Miami: tabellonissimo a 128 con 7 partite 3 su 5. Le stesse caratteristiche di uno Slam. Peccato che in quest’anno non si giochi la finale, ma il titolo è comunque cecoslovacco.

Facendo solo la somma dei titoli tutti i dubbi volano via. Lendl vince: Australian Open, Scottsdale, Miami, Forest Hills, Hamburg, London, Canada, Bordeaux, Sydney Indoor, Stockholm, 11 titoli. Becker vince: Milano, Philadelphia, Wimbledon, US Open, Bercy. Poca roba insomma. Ottimo gli exploit a Londra e New York, ma per il resto non è stato così continuo come il rivale cecoslovacco, per cui numero 1 di Lendl meritato in tutto e per tutto.