Wimbledon: 10 match memorabili – Parte II
Continua la rassegna delle più belle partite disputate a Wimbledon con la seconda e ultima parte in cui sono riportati altri 5 match che hanno fatto la storia dello Slam londinese e del tennis in generale.
Sex Pistol Pete
5) 1999. Finale. Sampras b. Agassi 6-3, 6-4, 7-5
Per anni è stato il suo giardino di casa e le sue partite memorabili a Wimbledon sono tantissime, ma ce n’è una in particolare che lo rappresenta in tutto e per tutto ed è la finale del 1999. Sampras distrugge il suo rivale Andre Agassi in 3 set senza troppe storie. Per lui si tratta del 6° titolo in 7 anni, un 46-1 che è storia. “Penso di essere nato per vincere qui, lo penso seriamente e oggi è uno di quei giorni per cui sono nato” dichiara Pete. “Alla fine del secondo set ero assolutamente in palla in tutti gli aspetti del gioco dal servizio fino al gioco da fondo campo, ho giocato come dovevo, anche la seconda di servizio e la risposta hanno funzionato alla grande, questo è il vero tennis su erba“. Sampras è riuscito a brekkare Agassi appena 3 volte, ma sono bastate per portare a casa il match, è riuscito anche a non subire break con un servizio da cecchino che lo ha sempre contraddistinto così come era accaduto nella prima finale Slam tra i 2: agli US Open del 1990 quando erano dei ragazzini. Ogni volta che si trovano sul 30-30 pari e Pete sbaglia una prima mette in campo una seconda a 109, 111 o addirittura a 122 mph. La seconda più lenta ha fatto registrare la velocità di 100 mph. Gli ace a favore di Pete sono 17 a fronte dei soli 5 di Agassi. Se proprio vogliamo cercare un turning point del match lo possiamo trovare nel 7° game del primo set. Sampras serve sul 3 pari e si ritrova in un amen sullo 0-40. Sampras tira fuori l’artiglieria pesante e annulla tutti i break point e si aggiudica il game, Andre scosso da questa reazione veemente perde il suo successivo game al servizio. Da quel momento in poi Agassi non vedrà più una palla break. Oltre al già tanto osannato servizio questa volta c’è anche la volèe ad alimentare l’arsenale di Sampras che lo salva in parecchie circostanze soprattutto quando Andre cerca di passarlo, ma Pete è una diga e si registrano dei colpi a volo che oggi si sono semplicemente estinti. Agassi cerca di fare qualcosa con il suo solito gioco da fondo campo che gli aveva permesso di vincere nel 1992, ma non c’è nulla da fare, Pete chiude incredulo lui stesso della prestazione che ha messo in mostra in questa partita.
Il record dei record
4) 2009. Finale. Federer b. Roddick 5-7, 7-6, 7-6, 3-6, 16-14
Dopo 4 ore e 17 minuti si completa la finale con più game giocati ai Championships. Una finale che consegna Roger Federer all’immortalità. Con il successo su Andy Roddick supera il record di Slam di Sampras fermo a 14 e mette a segno il record più importante del tennis. Ma per raggiungere questo obiettivo lo svizzero ha dovuto sudare più del previsto, contro un avversario che in tante altre occasioni si era dimostrato molto remissivo e nettamente inferiore sia dal punto di vista tecnico che atletico, ma questa volta il ragazzo del Nebraska non vuole certo sfigurare e fare lo sparring partner come era già successo nella semifinale del 2003 e nelle finali del 2004 e 2005. Il servizio la fa da padrone, e non potrebbe essere altrimenti (alla fine gli ace di Federer saranno 50 contro i 27 di Roddick). Il primo punto chiave del match arriva sul 5 pari quando Andy tituba ma riesce comunque a cavarsela annullando 4 palle break. Quando la patata bollente passa nelle mani del 5 volte campione è lui a tremare e consegna l’esiziale break e il primo parziale allo statunitense. Il secondo set ricorda ai londinesi il bombardamento della Luftwaffe della Seconda Guerra Mondiale, entrambi i giocatori tengono i propri turni di servizio e si arriva all’inevitabile tiebreak. Roddick scappa fino al 6-2 ma choka clamorosamente anche con degli errori pacchiani e il set è impacchettato e regalato al campione di Basilea. Il terzo set è sulla falsa riga del secondo e non ci sono break, si arriva nuovamente al tiebreak, ma questa volta è Roger a dominare e porta a casa il set facile. Siamo 2 a 1 Federer e Roddick ancora non ha subito break, qualcosa di simile alla partita del 1991 tra Stich ed Edberg quando fu il tedesco a trionfare senza che Stefan subisse mai il break. Nel quarto set quando Roger era solito ammazzare la partita non è convincente come dovrebbe e cala vistosamente, Roddick lo sa e ne approfitta, il break in apertura è il preludio a un terribile Federer che sembra avere ancora in mente gli incubi della finale dell’anno precedente. Andy è preciso come non mai ed è riuscito in qualche modo, grazie all’aiuto di Stefanki, a migliorare il suo tallone d’Achille che è sempre stato il rovescio, anche a rete non è malaccio, conserva il break per tutta la durata del set e pareggia i conti. 2 a 2. Come tutti sappiamo a Wimbledon non c’è tiebreak nel set finale e quando ci sono 2 big server allora la partita può durare parecchio (Isner-Mahut docet), per 1 ora non si vedono palle break. Difficile dire chi dei 2 serva meglio o il meno peggio, ma la realtà è che nessuno dei 2 sembra voler abbandonare le velleità di conquistare il titolo. Ma nel tennis non esiste spareggio e quando la partita si gioca sul filo di lana sono le minuzie a fare la differenza. E saranno 2 rovesci sbagliati malamente da Roddick sul 15-14 Federer a consegnare il primo match point allo svizzero che non sbaglia. L’assenza di Nadal non toglie nulla al successo di Federer e Pete Sampras non può far altro che ammirare dalla tribuna il suo più grande record che se ne va, ricordando a tutti che i record sono fatti per essere battuti.
Non è mai troppo tardi
3) 2001. Ivanisevic b. Rafter 6-3, 3-6, 6-3, 2-6, 9-7
Nessuno aveva mai vinto uno Slam da wildcard e la prima volta non poteva che capitare a Wimbledon. La finale per la prima volta si gioca di lunedì. Diverse volte si era prolungata fino al lunedì, ma era comunque iniziata di domenica, invece questa volta è proprio il primo giorno della settimana (per i cattolici) ad essere il quando di una partita memorabile. Ci si aspetterebbe un pubblico un po’ meno numeroso ma è tutto l’opposto, invece di stare a Wimbledon sembra di stare a Wembley. L’ovattato e sempre composto pubblico londinese ha dovuto fare posto agli ultras croati e australiani che assediano fin da subito il Centre Court. Sulle tribune non ci sono cappelli eleganti della Belle Époque, ma le magliette macchiate di birra e i vessilli di stampo prevalente calcistico che inneggiano o alla Croazia o all’Australia. A sfidarsi sono 2 serve&voller puro sangue, quei giocatori che hanno dominato in lungo e in largo il torneo londinese, loro non lo sanno, ma in sostanza questa sarà l’ultima finale tra questo tipo di giocatori e a partire dall’edizione successiva i puristi inizieranno a storcere il naso perché in fondo non arriveranno più volleatori seriali e la superficie verrà man mano rallentata. La sfida inizia alle 12 e Goran sa in cuor suo di non poterla sbagliare. Ha fatto altre 3 finali, ma nessuno si ricorda dei finalisti così questa volta vuole scrivere il suo nome tra i grandi. In passato solo Ken Rosewall aveva perso 4 finali (con i dovuti distinguo). Lo spettro di Kenny si stava impossessando della sua anima quando ha avuto match point sull’8-7 40-30 del quinto set commettendo ben 2 doppi falli, non riusciva a chiudere fino a che ha pensato bene di giocare spensierato, con il famigerato “o la va o la spacca” e finalmente è andata. Goran vince il titolo nella sua stagione peggiore da professionista, era arrivato fino al numero 2 del mondo, ma nel 2001 era sprofondato al numero 125 del ranking ATP e per questo non aveva potuto accedere al tabellone principale direttamente e per questo stava per concretizzarsi l’idea di partite dalle qualificazioni. Ma con un gesto di gratitudine gli organizzatori gli avevano concesso un invito, senz’altro meritato. Nessuno si aspettava una sua vittoria, i bookmakers l’avevano quotato a 150 e ironia della sorte erano in 150.000 ad aspettarlo all’aeroporto di Spalato per poter festeggiare il primo croato campione Slam.
The Tiebreak
2) 1980.Borg b. McEnroe 1-6 7-5 6-3 6-7(16) 8-6
Per molti anni è stata indiscutibilmente la più bella partita di tutti i tempi. Si sono scritti fiumi di articoli e addirittura libri su questo match per cui è difficile sintetizzare in poche righe quello che successe il 5 luglio 1980. Quando 2 talenti sopraffini si incontrano al loro apice viene fuori un match da leggenda che più di ogni altro ha segnato l’immaginario collettivo e tutti quelli che l’hanno vista in diretta si ricordano dov’erano con un po’ di nostalgia per i tempi ormai andati. Da una parte c’è il super-campione che aveva rivoluzionato il modo di concepire il tennis spostando per la prima volta l’asse dalla tecnica alla preparazione fisica scrupolosa unita ad una freddezza unica, caratteristiche incarnate nello svedese Bjorn Borg, detto l’orso. Dall’altra parte il suo antagonista per eccellenza, un tennista diverso in tutto e per tutto. Mingherlino, capelli al vento, irascibile ma con una tecnica e sopratutto un talento sopraffino. Non si capisce come possa essere così vincente date se sue caratteristiche. Il suo servizio è uno dei peggiori che si sia mai visto dal punto di vista stilistico, ma lo stesso riesce a sparare sassate millimetriche che si piantano nell’ultimo filo d’erba che delimita il campo. La sua palla sembra morire sulla racchetta ogni volta che colpisce una volèe, ma è solo un’illusione, perché quando la palla rimbalza 2 volte dall’altra parte della rete si capisce che tutto quello che fa McEnroe è unico e inarrivabile, per questo lo soprannomineranno “The Genius“.
Borg ormai è al culmine della sua carriera e si presenta alla sfida decisiva con 5 Roland Garros e 4 Wimbledon in cascina ed è il favorito dal pronostico, però nel suo cammino per la finale non era stato impegnato più di tanto, invece Mac aveva dovuto affrontare Connors, sempre un cattivo cliente sull’erba londinese. Si parte alle 14 ora locale e l’inizio è un fulmine a ciel sereno per tutti: John vince il primo set per 6 giochi a 1 dominando in lungo e in largo senza possibilità di replica. Sembra che la solidità dell’orso sia stata finalmente scalfita, ma lo svedese come un computer è bravo a resettare tutti i suoi parametri e a cancellare quello che è successo fino a quel momento. I valori in campo tornano nella normalità e Borg riesce a vincere agevolmente secondo e terzo set rispettivamente per 7-5 e 6-3. L’impressione generale fino a questo punto è che Mac abbia espresso un tennis migliore rispetto al suo avversario, ma la dura legge del tennis non gli ha permesso di stare davanti. Dopo 2 e 30 minuti la partita sembra sul punto di concludersi, Borg è avanti 5-4 e va a servire per il match, si porta avanti 40-15 è ha sulla racchetta 2 match point e tutto il pubblico è pronto ad alzarsi in piedi per poter tributare il giusto omaggio a Bjorn, ma John non ci sta. La sua testardaggine unita ad una fantastica incoscienza gli consentono di annullare quelle 2 palle dell’incontro come solo lui sa fare: la prima è chiusa con un passante di rovescio (e non è mica facile passare Borg), la seconda con un passante di dritto con uno schiaffo al volo. Mac è in trance agonista e si permette anche di strappare il servizio a Borg con una risposta vincente e rimette tutto in discussione. Borg aveva il titolo in mano e ora deve ricostruire tutto da capo.
I 2 tengono agevolmente i successivi turni di battuta e si arriva inevitabilmente al tiebreak, non un semplice tiebreak, ma al Tiebreak con la “t” maiuscola. Sì, perché il tiebreak del quarto set è il tiebreak per eccellenza mai più eguagliato dal punto di vista tecnico, della suspence e dell’importanza della posta in palio. Alla fine, come tutti sanno vincerà McEnroe, ma in questo gioco decisivo ci sono 23 minuti di passione, 34 punti, 5 match point per Borg e 7 set point per Mac. I campioni under pressure giocano al massimo delle loro capacità e sembrano quasi non curanti che quel tiebreak potrebbe cambiare le carriere di entrambi. Inutile stare a descrivere quello che è successo punto per punto, il consiglio che si può dare è quello di andare a vedere le immagini che rendono meglio l’idea di quello che è successo. Alla fine ne esce vincitore Mac che porta a casa il set vincendo il tie per 18-16. La sua maglietta è sporca di erba mista a terra, ma il suo morale è alle stelle e sa di essere entrato dalla storia a prescindere da come si chiuderà la partita. Ma ora è il momento di concretizzare. Nel quinto set però Borg non soffre per nulla quello che è successo e non concede nulla sul suo turno di battuta. Di contro è Mac a rischiare parecchio concedendo palle break a iosa, però annullate con precisione disarmante e un po’ di fortuna che non guasta mai. A Wimbledon non c’è tiebreak nel quinto così si procede ad oltranza Mac serve sul 6-7 e qui finisce la storia. Borg risponde bene e mette in mostra il suo marchio di fabbrica: il passante e si ritrova avanti 15-40. Questa volta non sbaglia e porta così a casa il suo 5° Wimbledon consecutivo. Sarà il suo ultimo titolo ai Championships, ma questo ancora lui non lo sa e non lo sa nemmeno il pubblico che entusiasta riserva minuti di applausi allo svedese. Non si conoscono i nomi dei fortunati che hanno potuto assistere al match, ma siamo sicuri che i presenti conservano con gelosia questo indelebile ricordo.
La più grande partita di tutti i tempi
1) 2008. Nadal b. Federer 6-4, 6-4, 6-7(5), 6-7(8), 9-7
Interpellati sulla finale del 2008 Borg e Mac che per anni avevano portato il vessillo della più grande partita di tutti i tempi, ossia la finale del 1980, rispondono che non ci sono dubbi: quella tra Rafael Nadal e Federer è stata più emozionante e superiore a quella che abbiamo giocato noi 28 anni fa.
Le premesse che si possa giocare un match storico ci sono tutte, ma nessuno si sarebbe aspettato quello che accadde la domenica del 6 luglio. Nella finale del Roland Garros Nadal aveva strapazzato il suo rivale lasciandogli appena 4 game e come se non bastasse Rafa aveva raccolto dopo lo Slam parigino anche il prestigioso torneo del Queen’s, che a detta di molti rimane un torneo giocato sulla “vera erba“. Roger si presenta in finale forte dei 5 titoli conquistati nelle 5 edizioni precedenti e con all’attivo 40 vittorie consecutive sui prati inglesi. Nel 2006 e nel 2007 aveva sempre sconfitto Nadal, ma questa volta sembra che non ci sia storia. Fin da subito Rafa inizia a spingere come solo lui sa fare. Il primo scambio si prolunga per 14 colpi che mettono in mostra una contrapposizione di stili che esalta la spettacolarità della partita. Il primo a fare la voce grossa è, come detto, Rafa che ottiene il break nel 3° gioco. Si complica un po’ la vita quando è il momento di confermare il break, ma tiene il servizio e scappa sul 3-1. Federer non ci sta a fare la vittima sacrificale e tira fuori la sua arma migliore, il servizio: vincente, serve&volley di dritto, serve&volley di rovescio ed ace danno a Roger il momentaneo 3-2. Da qui in avanti non ci sono scossoni e nessun break così Rafa chiude il primo parziale a proprio favore quando Roger manda a rete un rovescio incrociato. Gli ingranaggi svizzero sembrano rimessi al loro posto, il servizio funziona come dovrebbe e questa volta è lui a brekkare a 30 chiudendo il game con un dritto in cross. Sul servizio Roger non si gioca e il 3-0 è presto servito. Rafa non ci sta e non vuole fare la fine del 2007 dove giocò una splendida partita ma portò a casa il piatto. Sotto 1-4 mette alle strette Roger che sbaglia parecchio spinto dalla violenza dei colpi maiorchini. Ed è presto 2-4, poi 3-4 e la patata bollente passa nelle mani elvetiche. Federer tituba parecchio e il secondo punto dell’8° game è la chiave del set e di tutta la partita. 20 scambi dove viene messo in mostra tutto il repertorio del Fedal che tutti fa tremar, a chiudere il punto è Nadal con un vincente di dritto che fa alzare in piedi il Centre Court. Il BREAK NADAL è presto servito e non ci sono problemi a mantenere la battuta successiva. 2-0 e ormai sembra che la partita sia arrivata ai titoli di coda.
Ma tutti si sbagliavano compresi i più accanati haters di Federer e tifosi delusi. Il terzo set procede liscio per diversi game. Il primo sussulto si ha nel 6° gioco quando Nadal è costretto ad annullare 2 palle break. Ma nulla di grave, ormai è una consuetudine vedere Roger sprecare palle break nei match contro Rafa, vizietto che si porterà dietro per tutta la carriera e non solo nelle partite con il maiorchino. Sul punteggio di 5-4 per Federer arriva la prima interruzione per pioggia di circa un’ora che si rivelerà salvifica per lo svizzero. Quello al rientro è un Roger più brillante. Il break era nell’aria e il tiebreak sembra la Terra Promessa per Federer che mette a segno 3 ace di fila sale fino al 5-2 con la sua classe innata e chiude con un ace vincendo per 7 punti a 5. Ovazione del pubblico. Già questa sarebbe una grande partita ma siamo solo a metà.
Nel quarto parziale non si vedono palle break e solo nel 6° gioco si va ai vantaggi. Si arriva all’inevitabile tiebreak, un altro Tiebreak con la “T” maiuscola, che fa il paio con quello del 1980. Federer non è preciso e Rafa ne approfitta e arriva fino al 5-3, quindi a 2 punti del match, ma un vincente e un forzato maiorchino danno ossigeno puro a Federer che può chiudere sul 5-6, ma dopo uno scambio di 17 colpi siano ancora in parità. Rafa avrebbe anche la palla per mandare tutti a casa sull’8-7 ma Roger mette un backhand down the line vincente, ancora parità e ad uscire vivo per primo dal guano in cui si era trovato è il numero 1 del mondo che con una seconda chiude approfittando di un errore di rovescio del suo rivale. 2 a 2. Roger sembrava spacciato e ha pareggiato la partita. Incredibile. Sul 2-2 40 pari arriva la seconda interruzione per pioggia che aggiunge maggior pathos e anche ansia ai giocatori e agli spettatori. Nessuno sembra voler cedere. Al quinto non c’è tiebreak e si procede a oltranza: 5 pari, 6 pari, 7 pari. E’ sul 7 pari che si decide la partita, il primo ad accusare il colpo è Federer che si trova prima a fronteggiare una palla break che annulla con un servizio vincente, ma sulla seconda commette un errore gratuito e Rafa si trova a servire per la storia. L’ennesimo match point Nadal è annullato da un rovescio di Federer che è entrato nella leggenda, Lombardi dalla sua postazione esclama insieme a Tommasi:”Non è vero, questa è finta, questa è virtuale, dite alla regia di mostrare il vero punto e non facessero degli scherzi“. Arriva poi un servizio vincente Nadal e match point numero 4. E’ quello giusto. Rafa si accascia a terra sulla schiena, è lui è il campione di Wimbledon, sarà il numero 1 del mondo da lì a poco. Forse non sarà mai il più grande della storia, ma ha vinto il match più grande della storia.