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Non ho l’età: perché tu vincerai molte più cose di me

Nel 1964 l’allora giovanissima Gigliola Cinquetti vinse il Festival di Sanremo cantando il brano “Non ho l’età (per amarti)” sbaragliando a sorpresa i grandi Big dell’epoca, dicendo nel suo brano di non avere l’età giusta per amare e uscire sola con un ragazzo. Altri tempi, altra storia, ma oggi i tennisti a quanti anni possono dire di avere l’età giusta per diventare campioni? E soprattutto è vero che con l’età un tennista migliora le proprie performance? L’aumento della media dell’età della top ten e di conseguenza la vittoria dei tornei del Grande Slam da parte di giocatori che un tempo avremmo definito “vecchi” potrebbe fare pensare che sia una tendenza che è sempre esistita e che si protrae con le generazioni che si susseguono anno dopo anno, analizziamo le carriere dei tennisti per vedere se hanno fatto bene nella prima parte o nella seconda parte di carriera.

Jimmy Connors

Jimbo è un classe 1952. Si afferma a livello professionistico a partire dal 1972 vincendo all’esordio da pro il torneo del circuito Riordan di Jacksonville a cui seguirà appena dopo il torneo di Roanoke, sempre della stessa categoria. Sempre nel 1972 vince il Queen’s torneo con grande tradizione, ma con pochi spiccioli di montepremi a cui si aggiungono i ben più renumerati tornei di Cincinnati, Columbus e Albany, chiudendo a 20 anni una straordinaria stagione vincendo su tutte le superfici: sintetico, terra battuta, cemento ed erba.

A 21 anni ottiene altri 11 successi: fa la solita razia nei tornei Riordan vincendo a: Baltimore, Roanoke, Salt Lake City, Salisbury, Hampton e Paramus. Non brilla particolarmente nella terra rossa europea dove non tornerà per un bel po’ di anni a causa del suo ban dal Roland Garros del 1974. In estate fa la doppietta americana Boston-Columbus e subito dopo gli US Open, dove esce ai quarti di finale, vince il Pacific Southwestern Open, il torneo del Quebec e il South African Open.

La sua stagione migliore la fa registrare a 22 anni con il suo straordinario 1974, di cui abbia già parlato. Vince 3 prove dello Slam su 4, l’unica a mancargli è il Roland Garros. In totale colleziona 15 tornei ATP e chiude la stagione con un 93-4, quindi con sole 4 sconfitte.

Nell’anno dei 23 quasi come una nemesi perde tutte le finali Slam vinte l’anno precedente, gli unici titoli dell’anno arrivano da tornei minori, sono 11 ma nessuno di essi è uno Slam o un simil Masters 1000 di oggi, ma 11 tornei non sono comunque da buttare.

Una grande ripresa si ha a 24 anni in cui riesce a vincere, oltre ai soliti tornei Riordan, anche a Palm Springs, uno dei tornei giocati sul cemento più importanti dell’anno. Nel 1975 gli US Open erano passati all’Har-Tru così tutti i tornei in preparazione allo Slam americano si erano adeguati, in questo frangente Connors fa vedere che è capace di vincere anche sulla terra battuta, non il mattone tritato europeo, ma la mescola di terra e minerale tipica della terra verde, vince i tornei di Washington,  North Conway, US Clay Court e soprattutto gli US Open battendo in finale nettamente un terraiolo di lusso quale Bjorn Borg, protagonista ma mai vincitore a New York. A fine stagione si aggiungono anche Colonia e Wembley. Totale 15.

Nell’anno dei 25 i successi di Jimbo si spostano su altri versanti. Chiuso per ferie il circuito Riordan riserva i suoi maggiori successi nel torneo di Las Vegas, evento con $200,000 di montepremi, le WCT Finals che ormai avevano perso il loro fascino originario, ma sempre un grande evento con $200,000 di montepremi e la WCT Challenge Cup, torneo spoeciale WCT con ben $320,000 di prize money, evento di importanza appena sotto a quello degli Slam. Per complicarci la vita su chi fosse il numero 1 del 1977 vince il Masters di fine anno, giocato nel gennaio 1978, ma questa è un’altra storia. Arriverà in finale a Wimbledon sconfitto da Borg e agli US Open sconfitto dal terraiolo Guillermo Vilas. Totale tornei 8.

A 26 anni la sua aura di grande campione è oscurata dall’orso svedese Borg che attira la attenzione degli appassionati e non per il suo gioco, e perché no, per la sua bellezza. Dolorosa sarà per Jimbo l’ennesima sconfitta a Wimbledon per mano di Bjorn, ma si riprende a Flushing Meadows restituendo il valore allo svedese vincendo il suo 3° US Open su 3 superfici diverse. Totale tornei vinti 14.

Dai 27 ai 29 non vince nessuno Slam e oltre a soffrire Borg si aggiungono anche John McEnrore e Ivan Lendl. Ritornerà al successo nel 1982 all’età di 30 anni collezionando la magica doppietta Wimbledon-US Open. L’ultimo Slam sarà lo US Open del 1983 vinto in finale contro Ivan il Terribile. L’ultimo successo si ha nel 1989

Considerando solo i tornei riconosciuti dall’ATP e facendo partire la carriera di Jimbo dal 1972 fino all’anno dell’ultimo successo nel 1989 notiamo una prima parte di carriera, fino al 1980 con 5 Slam, 85 titoli, tra cui 2 WCT Finals e un Masters, dal 1980 in poi: 3 Slam, 24 titoli, nessun Masters o WCT Finals. Ne deduciamo che la prima parte di carriera è stata sicuramente migliore della seconda.

Bjorn Borg

Difficile considerare la carriera di Borg da questo punto di vista: classe 1956 è stato un mostro di precocità, ma di fatto si è ritirato a 25-26 anni quando ancora era all’apice, non più il numero 1, quello spettava a McEnroe, ma comunque un numero 2 di tutto rispetto ancora finalista Slam e capace di vincere titoli a raffica.

Il primo anno di grande tennis di Borg è il 1974, quindi 18 anni in cui vince il suo primo titolo ad Auckland sull’erba, torneo molto infimo come valore, ma stupisce tutti realizzando la doppietta Internazionali-Roland Garros riuscita solo ai più grandi terraioli della storia, e lui lo sarebbe diventato. In quell’anno vincerà anche a Bastad, a casa sua, e a Boston.

A 19 anni è già una certezza e la riconferma del titolo a Parigi non stupisce nessuno, riconferma anche il titolo di Boston a cui si aggiunge anche quello di Barcellona.

A 20 anni subito la prima clamorosa sconfitta al Roland Garros per mano di Adriano Panatta, che sarà l’unico a batterlo a Parigi, ma di contro vince a sorpresa il Torneo di Wimbledon in una edizione particolare in cui da tanto tempo a quella parte piove poco e l’erba di trasforma in terba e in finale arrivano 2 terraioli quali sono lui e il principe Ilie Nastase battuto in 3 set.

Nel 1977, 21 anni, lascia molto discutere la decisione di andare a giocare in America il World Team Tennis, molto simile all’IPTL di oggi, che gli costa la non partecipazione al Roland Garros, dove partirà sempre da grande favorito, ritorna in Europa in tempo per Wimbledon e mette a tacere tutti con la ricoferma del titolo in finale contro Connors mettendo a tacere i benpensanti che avevano attribuito alla fortuna la vittoria del 1976. Oltre ai titoli sulla terra si aggiungono anche diversi tornei sul veloce, come Basilea, Colonia e l’importante torneo di Wembley simile ad un Masters 1000 di oggi.

A 22 anni ottiene una straordinaria doppietta ritenuta quasi impossibile: vincere Roland Garros e Wimbledon nello stesso anno 2 Slam vicinissima dal punto di vista temporale, ma lontanissimi da quello del tipo di gioco. Non sarà solo una coincidenza, ci riuscirà anche nel 1979 e 1980, l’unico della storia a farlo. In quegli anni impreziosisce la sua bacheca con 2 Masters di fine anno. L’unico suo rimpianto rimarranno sempre gli US Open dove è arrivato per 4 volte in finale e sempre per situazioni avverse non si è potuto esprimere al proprio massimo.

Persa la finale di Wimbledon 1981 a soli 25 anni decide di non giocare nel 1982, per varie vicissitudini, sia legati a fattori psicologici che legali, come riportato in questo articolo. Di fatto la sua carriera si chiude a 26 anni, futile sarà il suo tentativo di ritorno nel 1992 con ancora la sua racchetta di legno ormai del tutto obsoleta.

Impossibile fare una distinzione in 2 parti della carriera di Borg visto che di fatto ne manca un pezzo che ha deliberatamente deciso di non giocare.

John McEnroe

Anche The Genius è stato un atleta molto precoce come il suo più acerrimo rivale Borg. Mac è un 1959: la sua esplosione si ebbe nel 1977, ossia a 18 anni quando da qualificato giunse fino alle semifinali di Wimbledon perdendo solo da Jimmy Connors. In quell’anno non arrivò nessun titolo ma già aveva fatto vedere al mondo di che pasta era fatto.

A 19 anni alza al cielo il primo trofeo del circuito ATP ad Hartford negli USA. Sempre a quell’età seguiranno i ben più pesanti tornei di Stoccolma e Wembley, prima di chiudere in bellezza con la conquista del Masters di fine anno.

Il 1979, 20 anni, sarà particolarmente florido con la conquista delle WCT Finals in finale contro Borg e soprattutto il primo Slam in quel di Flushing Meadows battendo nell’atto conclusivo un altro astro nascente: Vitas Gerulaitis. Sempre in quell’anno non mancherà di confermare i titoli in Svezia e Wembley dimostrando di essere un grandissimo dell’indoor, se non il più grande.

A 21 anni si aggiunge un altro Slam conservando la corona a New York vincendo il finale in una partita memorabile contro Bjorn Borg finita al 5° set. Tra i tanti tornei vinti c’è anche quello di Milano che per il suo montepremi e parco partecipanti può essere considerato benissimo facente parte della categoria appena sotto gli Slam, non Grand Prix Super Series che non esistono, o meglio esistono ma non sono 9 ogni anno, ma almeno 32.

A 22 anni mette a tacere il suo grande rivale Borg battendolo 2 volte negli scenari più importanti: Wimbledon e US Open, chiude da numero 1 vince anche le WCT Finals e il mostro di precocità è servito.

Nell’anno dei 23 ha una leggera flessione nei risultati e deve fare posto al 30enne Jimbo che gli toglierà Slam e corona in quell’anno, ma la vendetta era dietro l’angolo. Non mancano i trofei sulla sua superficie preferita, il sintetico indoor, come Sydney, Tokyo e Wembley.

I 24 anni sono interlocutori prima del grande botto che sarà l’anno successivo: rifà suo Wimbledon un’altra volta e si aggiudica anche il Masters di fine anno per la 2a volta.

A 25 anni si ha il grande peak, disputa una delle migliori stagioni di sempre chiudendo con l’ormai famoso 82-3 (96,47%), con la vittoria di Wimbledon e US Open, la finale al Roland Garros persa per un soffio contro Lendl, le WCT Finals e il Masters di fine anno, oltre ad altri 9 titoli minori.

Dal 1985 in poi, ossia dai 26 anni in poi il buio quasi totale, non riesce a brillare più negli Slam e nonostante l’età non sia così alta deve fare spazio a nuovi giovani rampanti come Boris Becker vincitore a Wimbledon a soli 17 anni e ad altri ben più attempati come Ivan Lendl. Gli unici suoi successi si limitano alle superfici veloci, l’ultimo trionfo è datato 25 febbraio 1991 a Chicago in finale contro il fratello Patrick.

Volendo dividere la carriera in 2 parti possiamo affermare che senza dubbio la prima parte è migliore della seconda. Dal 1978 al 1984 ci sono 59 titoli, 7 Slam, 3 Masters e 4 WCT Finals. Dopo solo 19 titoli, 0 Slam e la sola WCT Finals del 1989 torneo ormai in decadenza che l’anno successivo non sarebbe più stato disputato.

Ivan Lendl

Il cecoslovacco, poi statunitense Ivan Lendl è nato il 7 marzo 1960 e differenza di Borg e McEnroe si è affacciato al grande tennis più avanti con gli anni, quasi in parallelo con Jimmy Connors.

Il suo primo titolo lo ottiene a 20 a Houston sulla terra battuta, seguirà subito il titolo al Canadian Open sul cemento. Questo essere un giocatore da terra e per poi ottenere grandi risultati sul veloce sarà una costante della carriera di Ivan, che mal digerirà solo l’erba, “buona solo per i pascoli” disse lui e infatti il Torneo di Wimbledon sarà sempre il suo più grande rimpianto, vincerà tutto tranne che ai Championships.

A 20 anni vince 7 titoli, a 21 anni 10 tornei tra cui il primo grande trionfo al Masters di fine anno del 1981 giocato nel gennaio 1982. Il 1982, 22 anni, è il suo anno con 14 titoli, ma molti di scarso valore e ottenuti senza tanti top player al via a causa della diatriba tra WCT e ATP.

Nel 1983 ottiene il primo posto del ranking ATP e non ha vinto ancora nessuno Slam e da qui che comincia ad aleggiargli intorno quest’aura di pseudo perdente avendo perso nelle finali Slam di: Roland Garros 1981, US Open 1982 e 1983, Australian Open 1983. Nonostante tutto a 23 otterrà una strana doppietta vincendo le WCT Finals di primavera e quelle d’inverno.

Finalmente a 24 anni arriva la consacrazione con il titolo a Parigi nella storica finale con McEnroe vinta al quinto set con il punteggio di 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5.

Il suo periodo più florido sarà quello dai 25 ai 27 anni: vince sempre il Masters di fine anno, 3 volte consecutive, e gli US Open del 1985, ripete per 2 volte la doppietta Roland Garros-US Open arrivando sempre in finale a Wimbledon. Ottiene complessivamente 28 titoli.

Dai 29 anni in poi si ha un calo drastico del rendimento, non mancano le vittorie Slam agli Australian Open del 1989 e 1990 ormai diventati a tutti gli effetti il 4° Slam, sorpassando il Torneo di Miami che per tabellone, punti e montepremi era stato superiore allo Slam aussie. L’ultimo successo è datato 1994 e lo ottiene sul cemento di Sydney.

Anche in questo caso dividiamo la carriera di Lendl in 2 parti: dal 1978 al 1987 vince tutto quello che c’era vincere tranne Wimbledon con 70 titoli e 6 Slam, nella rimanente parte di carriera: 24 titoli, 2 Slam. Decisamente meglio la prima parte.

Volendo trarre delle conclusioni dalle carriere di questi 4 campioni degli anni ’80-’90 emerge chiaramente che il rendimento dei tennisti decresce con l’età, sono eccezionali i casi in cui un giocatore ottiene risultati migliori nella seconda parte di carriera: i fattori comuni di questa eccezionalità si possono riassumere in 2 motivi sostanziali: o nella prima parte non si è espresso al meglio e quindi la seconda risulta migliore per forza di cose, oppure la seconda parte si trova ad essere vissuta in un periodo transitorio in cui i migliori della tua generazione non esprimono più il potenziale di una volta e le nuove leve stentano a decollare.