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Australian Open: 10 match memorabili – Parte II

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Continua la rassegna delle più belle partite disputate gli Australian Open con la seconda e ultima parte in cui sono riportati altri 5 match che hanno fatto la storia dello Slam australiano e del tennis in generale.

La contraerea di Andre sconfigge il bombardiere Sampras

5) 2000. Andre Agassi b. Sampras 6-4 3-6 6-7(0) 7-6(5) 6-1

Questa volta non parliamo della finale che nella maggior parte rappresenta la partita più importante del torneo per ovvi motivi, ma della semifinale del 2000, anche perché la finale di quell’edizione è stata molto mediocre. L’unica nota divertente è un aereo che scrive nel cielo “AG.” per il resto ordinaria amministrazione per Andre. La sfida con Sampras invece non è stato una passeggiata di salute soprattutto perché Pete era un “bombardiere in stato di grazia”. Pete ha servito oltre le 127 mph (204 km/h) mettendo a segno 36 ace. Sampras nel tiebreak nel 4 set si è ritrovato addirittura in vantaggio con il punteggio di 4-3 per poi essere breakkato da Andre che ha costretto l’avversario a spedire una volèe a rete, il colpo di grazia è arrivato nel secondo game del set finale con un break ottenuto con una risposta vincente e nel sesto con un passante in cross di rovescio. Al momento di servire per il match Agassi ha dovuto fronteggiare una palla break prima di chiudere in 2 ore e 47 minuti.

La caduta degli dei

4) 2005. Marat Safin b. Roger Federer 5-7 6-4 5-7 7-6(8) 9-7

Il detentore del tennis e incontrastato re del tennis mondiale, Roger Federer, è costretto a capitolare di fronte una delle versioni più devastanti di Marat Safin: fisico possente, grande promessa del tennis mondiale, genio e sregolatezza, molto più sregolatezza che genio. Ha letteralmente buttato via la finale del 2002 che poteva vincere con una gamba sola contro Johansson e la sua carriera che dopo il suo primo Slam agli US Open del 2000 e la prima posizione mondiale sembrava portarlo dritto tra i grandissimi del tennis. Ma questa volta vuole dimostrare al mondo che è un grande, è il giorno del suo compleanno e dall’altra parte della rete c’è quello che lo aveva massacrato l’anno prima in finale per 3 set a zero. Il primo set è a favore di Federer che vince per 7 giochi a 5, subito arriva la reazione di Safin che vince il secondo parziale per 6 a 4. Safin va sotto 0-3 nel terzo parziale ha una reazione di orgoglio e vince 4 game consecutivi. 4-3. Crolla e finisce per perdere 7 a 5. Il quarto set va al tie-break ed è inutile parlarne. Tutti gli appassionati di tennis del globo hanno salvato tra i preferiti di Youtube quel tiebreak, ma ancora più in profondità è salvato il match point annullato da Marat con un lob che è storia. Nel set decisivo è stranamente Federer a crollare. Safin parte sparato ed è subito 5-2 per il russo. Federer non ci sta e si ricorda di essere ancora il numero 1 del cosmo e sale fino al 5 pari annullando 3 match point. E’ tutto inutile questo è il giorno di Marat che chiude per 9 a 7 e che poi vincerà la finale contro Hewitt.

The Resurrection

3) 2009 Rafael Nadal b. Fernando Verdasco 6-7 (4-7), 6-4, 7-6 (7-2), 6-7 (1-7), 6-4

“Non esiste uomo più vivo di uno che era appena morto“. Sono queste le parole di Rafael Nadal dirà al termine di questa memorabile partita. Rafa riesce ad emergere dall’acqua appena in tempo e prendere una boccata di ossigeno consapevole che se fosse rimasto ancora in acqua sarebbe affogato.

La partita è la più lunga disputata fino a quel momento, 5 ore e 14 minuti di partita terminata all’1 di notte. Il primo set dura 75 minuti e il cemento che sta sotto i piedi dei 2 contendenti sembra disegnato con la computer grafica, perché sembra di assistere ad un match sulla terra battuta. Il primo parziale si decide al tiebreak con Nadal avanti 4-3 e con un arcigno Verdasco che mette a segno 4 punti consecutivi e fa esplodere per la prima vola la Rod Laver Arena. L’estate di Melbourne si fa sentire e nel pomeriggio la temperatura era salita fino 45° C e i giocatori non possono che refrigerarsi con i salsicciotti fatti con gli asciugamani con dentro il ghiaccio. Il secondo set sembra destinato al tiebreak quando Verdasco serve e si trova sul 4-5 40-15, qui Nadal sale in cattedra: 4 punti consecutivi ed altra standing ovation. Nel terzo set è ancora tiebreak, ma qui Nadal va spedito e lo vince per 7 punti a 2. Stesso copione anche nel 4° set, questa volta però è Fernando ad essere sugli scudi, sale 6-0 e concede un misero punticino a Nadal che mai negli Slam aveva perso un tiebreak facendo un solo punto. L’impressione è che Verdasco possa piazzare l’upset, ma un Rafa d’annata che raramente si sarebbe visto da lì in avanti a Melbourne tranne nella finale del 2009 e 2012, sale 4-5 e servizio Nando e qui ottiene il break e il match al 3° tentativo e porta a casa un match epico ad aspettarlo ci sarà la finale e tutto lo danno per morto dopo questa maratona, ma Nadal è un grande campione e lo ha dimostrato soprattutto sul piano fisico piuttosto che su quello tecnico in cui non è assolutamente deficitario, ma la sua tenuta atletica è un qualcosa che non di era mai visto in un campo da tennis. Andando a vedere le statistiche di questa partita emergono dati strabilianti come i 95 vincenti messi a segno da Verdasco contro i 52 di Nadal.

Don’t Cry for me, Roger

2) 2009. Rafael Nadal b. Roger Federer 7-5 3-6 7-6 3-6 6-2

Se la finale di Wimbledon 2008 rimane la più grande partita di tutti i tempi, la finale degli Australian Open 2009 è per certi versi superiore a quella magica finale. La finale dei Championships assurge ad un livello superiore per via di tantissime componenti, ma quella più importante è la Storia con la “S” maiuscola, il mancato record di 6 vittorie di Federer e la sconfitta proprio in quel torneo contro il rivale storico la collocano più in alto di tutte.

Prima dell’inizio del match l’incognita era: riuscirà Nadal a recuperare dalla maratona con Verdasco in semifinale? A quanto pare sì. Questa partita nella rivalità Federer-Nadal si colloca dalla parte diametralmente opposta a quella della finale di Wimbledon 2007: lì Federer dopo aver perso il 4° set è riuscito a ritornare alla grande e vincere il 5° e portarsi a casa la coppa, la stessa cosa è successa qui a parti inverse con Nadal capace di cancellare quel brutto 4° parziale e a demolire Roger nel set decisivo con 2 break che hanno fatto letteralmente piangere lo svizzero. In mezzo a questa bilancia possiamo benissimo mettere la già citata finale di Wimbledon 2008.

Il primo parziale si apre con un break. Federer va al servizio e non è subito in bambola. Una stecca di rovescio e un doppio fallo consegnano il game all’avversario. Roger non ci sta e subito dopo ottiene il controbreak riportando tutto alla normalità. Nel 6° game è Federer a prendere le redini della situazione che martella con il dritto, e siamo 4-2. Nadal sembra appena uscito dalla stanza dello Spirito e del Tempo e complice anche uno svizzero falloso ottiene il controbreak si porta avanti e ottiene il break finale che gli consegna il set. 7-5 e 1 a 0 Nadal in 58 minuti.

Federer ha lasciato il servizio a Basilea altrimenti non si spiegano le sue percentuali bassissime ed è il primo a perdere la battuta sul 3-2. All’improvviso Roger esce dal bozzolo e con uno scatto di orgoglio sale 4-3. Nell’8° game Rogiah mette tutto quello che ha in campo e giocando molto spesso la risposta di rovescio e così chiude per 6 giochi 3. 1 a 1 e palla al centro.

Sono passate 2 ore pur essendo un marziano Nadal è sempre un essere mortale e inizia a sentire la fatica nelle gambe. Federer ha così l’occasione prima di salire 4-2 ma Nadal si salva da un game importantissimo dove era sotto 0-40 prima di chiamare il Medical Time Out per un massaggio alle gambe. Nadal salva tantissime palle break in questo parziale. Federer va a servire sul 5-6 per rimanere nel set, salva un set point e si va al tiebreak. Rafa fa il vuoto e sale subito 6-3, doppio fallo Federer e set al maiorchino. 2 a 1. Sono passate 3 ore e 5 minuti.

Il quarto set è di fattura elvetica ma vi capisce che nella sua mente fragile qualcosa scricchiola. Sale 2-0 poi si fa recuperare fino al 2-2, ma ad un cambio campo a causa di un errore getta la racchetta a terra e poi non si scusa con Rafa dopo aver fatto punto colpendo il nastro. Comunque Roger recupera il suo proverbiale servizio va prima sul 5-2 e poi chiude sul 6-3. 2 a 2.

A questo punto l’inerzia della partita sembra dalla parte di Roger. Neanche per sogno. Nadal è un mastino, non molla l’osso, brekka sul 2-1, il suo dritto è pesante e arrotato come non mai, il rovescio di Roger si sgretola e non può più reggere, altro break e Nadal vince per 6 giochi a 2. Si tratta del suo primo titolo del Grande Slam sul cemento.

Nella cerimonia di premiazione Federer è più formale che mai, accenna a qualche frase di rito, ma non ce la fa, scoppia a piangere davanti alla leggenda Laver che ammira un’altra leggenda davanti a lui e applaude, tutta l’arena a lui intitolata applaude e il lato umano di Federer viene fuori come uno zampillo di una fontana. Nadal ha l’atteggiamento del Super Sayan: calmo nella rabbia, il suo volto è trasfigurato e sembra quello più riposato, si avvicina al microfono e pronuncia delle parole che rimarranno nella storia:” Mi dispiace per te, ma tu sei uno dei più grandi della storia e sicuramente riuscirai a superare il record di Sampras”. Federer si avvicina al suo rivale e Rafa lo abbraccia lasciando ai posteri un’immagine che difficilmente verrà dimenticata dagli appassionati di oggi che la consegnano ai posteri per ribadire le emozioni che può dare lo sport in tutte le sue dimensioni.

Rocky vs Apollo

1)  “Non me ne frega niente a me del futuro, Jelenaaaaaa”. Sono queste probabilmente le parole che avrebbe potuto pronunciare Djokovic dopo la vittoria della finale del 2012 in uno dei match più mostruosi della storia, se non il più mostruoso. Quello che si consuma sulla Rod Laver Arena è un evento che non si era mai visto in un campo da tennis: una lotta punto a punto, l’estasi del power tennis che sposta l’asse dal lato tecnico a quello fisico con i 2 interpreti che mettono tutto quello che hanno in campo, due combattenti che non vogliono cedere un solo centimetro al suo avversario. Dopo ben 5 ore e 53 minuti ad uscire vincitore è Novak Djokovic che vince il suo 3° titolo del Grande Slam consecutivo come avevano fatto solo grandi campioni del passato: Rod Laver, Roger Federer e lo stesso Rafael Nadal. La prestazione monstre di Nole è il prolungamento di quello che di grande aveva fatto vedere nel 2011 e sarà l’ultimo sigillo prima di un calo annunciato e fisiologico che nel 2012 lo aveva costretto a rivedere i suoi propositi di dominio assoluto che sarebbe poi ritornato di prepotenza nel 2015. Nole è stato ad un passo dal baratro nel quinto e decisivo set quando si è trovato sotto 4-2, ma è riuscito a venirne fuori alla grande.

Il Nadal che si presenta in campo è un Nadal deluxe ma è reduce da 6 sconfitte su 6 partite nel 2011 contro Nole che ha dimostrato in lungo e in largo di essere il numero 1 del mondo. E’ chiaro a tutti che per invertire questo trend bisogna cambiare qualcosa e il primo cambiamento avviene nel servizio. quello che si vede in campo è un grande servitore che ricorda a tratti un ottimo Nadal visto agli US Open 2010 dove con il servizio aveva fatto la differenza soprattutto in finale contro Nole. Il primo parziale si chiude per 7 giochi a 5 a favore del maiorchino che è implacabile al servizio e chiude con un prima al corpo. Il primo set è in archivio ma già sono passate 1 ora e 20 minuti.

Le statistiche sui match vinti da Nadal nel 3 su 5 dopo aver conquistato il primo set sono impietose per il suo avversario che in tutti i modi deve evitare di andare sotto 2 a 0. Nole alza il livello del gioco e al grande servizio di Nadal contrappone la sua arma migliore che è la risposta, inoltre le sue percentuali al servizio aumentano vertiginosamente e i vincenti strappano gli applausi del centrale, insomma: è tornato il Nole che ha dominato il 2011. Ottenuto il break Nole sembra spedito verso un 1 a 1 facile e in lampo si ritrova 5-3 40-15, ma qui improvvisamente si registra un blackout inaspettato e Nadal ne approfitta brekkando e riportandosi in carreggiata per aggiudicarsi anche il secondo parziale complice anche un doppio fallo esiziale di Nole. Ma quello che la fortuna ti toglie la fortuna ti restituisce, così nel game successivo è Nadal ad essere sprecone, cede la battuta dopo 5 minuti e così Nole vince per 6 giochi a 4 e la partita si ritrova sulla perfetta parità. Tutto è da rifare.

Nel terzo set Nadal sembra avere subito il contraccolpo psicologico e un Nole che alza ulteriormente il ritmo con vincenti che fioccano da tutte le parti e in men che non si dica Djokovic arriva al 6-2 che chiude il parziale. Il terzo set è la fotografia di quello che si era visto in tutto il 2011: Nadal che gioca bene sul servizio di Nole, ma che fatica tremendamente sul suo con Nole cecchino nelle sue risposte al fulmicotone.

Tutta la carriera di Nadal si fonda su un principio fondamentale che il NMM, non mollare mai, Rafa è stato fin da bambino un grande combattente e quello che ha vinto lo ha fatto soffrendo e recuperando molto spesso da situazioni che sembravano disperate e anche qui non manca occasione per dimostrarlo. L’inerzia è tutta dalla parte del serbo che sembra destinato a chiudere subito la partita, si porta avanti 4-3 e ha 3 palle per portasi sul 5-3 e così andare a servire per match, Nadal mette in mostra un Kaioken di 10° livello e mette a segno in ordine: dritto incrociato, servizio vincente, rovescio lungolinea, ace e di nuovo servizio vincente. Tutto torna in parità ed è il tiebreak a decidere il parziale. Il tourbillon di emozioni continua e nel tiebreak la Logica non trova posto a sedere ed è costretta ad abbandonare il centrale: Nadal va sotto 5-4, Djokovic ha la possibilità di portarsi a match point, ma spreca in rete. Ace Nadal e successivo gratuito di Nole consegnano il parziale al maiorchino. 2 a 2 e palla al centro.

Nel frattempo la partita è diventata la finale più lunga della storia degli Australian Open, la logica potrebbe fare pensare ad un calo fisiologico dei 2 contendenti, ma quasi come se avessero preso un fagioli di Balzar (Senzu per i puristi dei manga), ritrovano una forza inattesa. Ad essere ancora vispo come un grillo è Nadal che ritrova il servizio che aveva smarrito dopo il primo parziale e si porta avanti fino al 4-2. Nole non ci sta a perdere e grazie alla sua proverbiale risposta ottiene il break e siamo per l’ennesima volta in parità. Nel tennis non esiste pareggio, ma come ci insegna Newton se la somma delle forze e dei momenti è uguale a zero allora un sistema rimane in equilibrio, ed è proprio “equilibrio” la parola chiave di questo match che non ha ancora un padrone. Nel 9° gioco si vede qualcosa di irreale e che lascia perplessi gli spettatori: uno scambio di 31 colpi, 31, come è possibile arrivare ad uno scambio simile dopo 5 ore? La scienza tituba. L’equilibrio newtoniano viene spezzato sul 5 pari quando Nole si porta avanti e con dei recuperi plastici riesce a ributtare dall’altra parte ogni palla e ottiene così il break deciviso. Djokovic va a servire per il set, Nadal non è mai domo e si procura l’ennesima palla break che no sfrutta, Nole chiude e così può esplodere la sua gioia e rabbia.”Jelenaaaaaaaaaaaaaa”.