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No great opponents theory: Gli avversari scarsi di Djokovic

Djokovic avversari scarsi

Ha destato scalpore la domanda di un reporter italiano rivolta a Roger Federer in cui si chiedeva esplicitamente se il dominio in questo ultimo periodo di Djokovic non fosse dettato dalla manca di avversarsi forti (no great opponents) come era successo nel periodo del dominio di Federer tra il 2004 e il 2007. Roger è stato perentorio e quasi seccato da questa domanda che ha ritenuto del tutto stupida. Certamente la domanda è stata posta male, ma davvero Djokovic non ha nel suo cammino great opponents? Proviamo a fare un qualche parallelo per capire dove sta la verità e capire se ci sono dei tratti in comune.

Quello che emerge in un periodo di assoluto dominio di un tennista su tutti è stato sempre il famoso teorema degli avversari scarsi. Anche se ai tempi non c’erano sicuramente queste discussioni e il tennis era vissuto in maniera più leggera e spensierata, Tilden è l’archetipo del dominatore che non ha avuto avversari. Ma è un merito suo o è proprio il circuito in cui partecipativa ad essere deficitario? Premesso che Big Bill ha il suo prime negli anni ’20 è molto complicato parlare di un vero e proprio circuito, ma negli USA fin dalla fine dell’800 si era creato un insieme di tornei simile a quello attuale con i 3 “Major” giocati rispettivamente su clay, parquet e il più importante su erba, gli US National Championships, poi sotto dei tornei simil Masters 1000 tra cui Newport, Seabright e Longwood e poi i 500 con i tornei interregionali. Tra i grandi avversari di Bill possiamo ricordare Bill Johnston che giocava sempre nella costa ovest, quindi su campi in cemento, era un ottimo tennista ma quando si spostava a est per giocare il National su erba perdeva sistematicamente da Tilden con quest’ultimo nettamente superiore. Altro grande avversario del filadelfiano è stato Manuel Alonso, un tennista spagnolo naturalizzato americano che ha dato tanto filo da torcere a Tilden. Non ultimo troviamo Vincent Richards suo amico e famoso per essere stato il primo a batterlo dopo le 98 partite vinte consecutivamente. Ora il problema è che Bill Tilden era talmente avanti a tutti, sia per quanto riguarda la tecnica che la preparazione da oscurare tutti i suoi rivali e per cominciare a cedere terreno dovrà aspettare l’avvento dei moschettieri francesi, soprattutto di Lacoste, che lo sconfisse per la prima volta nello Slam americano nel 1927, quindi a 34 anni suonati, per poter iniziare a parlare di “great opponents”, ma è chiaro che era lui che era iniziato a calare e non che gli altri siano diventati dei fenomeni e non a caso vincerà il titolo a Wimbledon del 1930, a 37 anni, che lo consacrerà per sempre come uno dei più grandi.

Il Djokovic dominatore non è una novità di questo periodo, ne avevamo visto uno particolarmente in palla nel 2011, ma allora potevano ravvisare un grande Djokovic che ha dovuto sudare 7 camicie per vincere quello che ha vinto con un Nadal ancora on fire e sconfitto in 6 finali consecutive contro Nole comprese quelle di Wimbledon e US Open. Allora c’era un grande Federer che al Roland Garros tirò fuori una delle migliori prestazioni sulla terra battuta che si sono mai viste nella sua carriera sconfiggendo a Parigi il serbo interrompendo la striscia di vittorie consecutive di Nole. Oltre ai soliti noti nel 2011 c’era un Murray ancora sugli scudi che da lì a poco sarebbe esploso e ancora non menomato dall’operazione che gli avrebbe tolto tanto del suo potenziale. Un grande Del Potro, senza dimenticarci di Tsonga e Soderling, sempre pericolosi. Il suo calo a fine stagione è stato quasi fisiologico e le sconfitte a Bercy e poi alle Finals rientravano nell’ordine delle cose.

Oggi il panorama appare alquanto desolante. il suo maggiore competitor che avrebbe potuto tenergli testa sia sul cemento che sulla terra battuta sembra evaporato e stiamo parlando di Rafael Nadal che dopo il rientro nel circuito seguito all’infortunio di fine 2014 è un lontano parente di quello che aveva battagliato più di 5 ore con Nole agli Australian Open del 2012 e che aveva sempre negato il successo nello Slam parigino al serbo. Tolto il mostro del clay Nole ha potuto fare razzia sul mattone tritato e la mancata conquista del Roland Garros è stata una grave pecca per il 2015 se pur compensata da un stagione straordinaria, la migliore dal 1969 a questa parte. Federer fa quello che può, non è quello del 2011 in cui agli US Open sprecò 2 match point, uno dei quali ancora non spiegabile dal punto di vista empirico e scientifico. Il 3 su 5 lo penalizza pesantemente per via della sua età che non gli permette di giocare ai massimi livelli per più di 2-3 ore e così trova qualche soddisfazione solo nei tornei che si giocano sul veloce come Dubai e Cincinnati, dove si può chiudere la partita entro le 2 ore se il servizio, sempre amico dello svizzero, glielo permette. Murray ormai è lontano anni luce del grandissimo giocatore che prima era riuscito a vincere le Olimpiadi togliendo a Wimbledon l’unico grande alloro che manca a Federer, poi gli US Open e finalmente Wimbledon nel 2013 proprio ai danni di Nole contro cui conduce negli H2H solo sull’erba (2-0). Murray ormai sembra la brutta copia di Djokovic, un giocatore molto difensivo che però è deficitario nella battuta, qualità che invece ha spinto Djokovic ad alti livelli e che gli permette di dominare unendola ad una splendida risposta che lo ha sempre caratterizzato.

Ma il quadro è molto preoccupante se si guarda il lato “giovani”. Durante il periodo di dominio di Roger Federer c’era una grande nidiata di talenti di 20-24 anni che si contendevano il primato mondiale e tra tutti è emerso Roger. Ricordiamo un grande Safin, Hewitt, Roddick e lo stesso Nadal, che ancora in erba hanno dato anche diversi dispiaceri allo svizzero. Oggi invece tra i giovani non sembra esserci uno che sia all’altezza dei “vecchietti”, ogni tanto emerge qualcuno, ma nessuno di essi di issa in alto tanto da vincere un titolo pesante come uno Slam o Masters 1000 per potersi consacrare, finalmente. C’erano grandi speranza su Nishikori che si è dimostrato un campione di cristallo e si rompe una volta sì e un’altra pure. Il baby Federer Dimitrov dopo un grande 2013 è scomparso dai radar dei grandi appuntamenti e non ha fatto il salto di qualità. Raonic nel 2015 è stato molto sfortunato e l’infortunio al piede lo ha tenuto lontano dai campi ma questo inizio di stagione sembra molto incoraggiante per lui. Dietro ci sono Tomic che sembra avere un grande talento, ma la testa non si sa dove l’ha lasciata, e molto spesso cade in gaffe clamorose che non ci si aspetta da un professionista. Kyrgios è il classico tennista di o la va o la spacca, capace di battere tutti se è in giornata, ma che difficilmente può mettere, ad oggi, 7 vittorie consecutive per vincere uno Slam. Un po’ dietro Thiem e per ultimo Chung non sembrano minimamente avere i mezzi per poter impensierire i più vecchi.

Ecco che da questo quadro esce un Nole proiettato chissà dove, c’è chi spara 14 Slam, chi 18, Ivanisevic è arrivato a 20. Chi offre di più? Tutto questo è frutto del suo grande dominio e della mancanza di prospetti futuri uniti anche al calo dei suoi maggiori competitor, e così non sembrano esserci ostacoli alle previsioni da chiromanti che ogni giorno sfornano i giornali. La speranza del tennis mondiale è che ci sia un ricambio generazionale deciso, questo non vuol dire auspicare delle sconfitte per Nole, ma almeno vedere dei giovani che possano competere con lui ad armi pari e che possano intavolare delle ottime prestazioni contro il serbo invece di subire inesorabilmente delle severe batoste e partire sconfitti già prima di scendere in campo. La stagione è ancora lunga, Nole ha speso tanto l’anno scorso e se quest’anno vuole confermare i livelli del 2015 dovrà fare gli straordinari, a meno che decida di tirare preventivamente i remi in barca per concentrarsi nell’obiettivo primario della stagione che rimane il Roland Garros. Ma saltare ancora una volta Madrid produrrà l’effetto opposto rispetto allo scorso anno? Difficile ipotizzare un Wawrinka che spara 60 vincenti sulla terra battuta per demolire il sogno di Nole, ma potrebbe emergere un altro tennista che sulla terra battuta magari prova il suo ambiente naturale, e ricordiamo sempre che la terra battuta è stata sempre foriera di sorprese e rimane sempre la superficie in cui il servizio non la fa da padrone così da permettere a diversi giocatori non proprio dei big server di arrivare a risultati inaspettati. Speriamo che la domanda sui “no great opponents” non sia solo stupida, ma neanche tanto veritiera.