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ATP Shanghai 2016: Orient Express. Murray completa la doppietta cinese e si avvicina al numero 1

Andy Murray of Britain holds up his winner trophy after defeating Roberto Bautista Agut of Spain in the men's singles final of the Shanghai Masters tennis tournament at Qizhong Forest Sports City Tennis Center in Shanghai, China, Sunday, Oct. 16, 2016. (AP Photo/Andy Wong)

Dopo aver vinto a Pechino Andy Murray riesce a vincere anche a Shanghai completando una splendida doppietta che  in passato era riuscita solo a Djokovic. Dopo la battuta di arresto degli US Open lo scozzese ha ripreso a pieno regime la sua scalata alla vetta dell’ATP complice anche un Nole deficitario sia a livello mentale che soprattutto nel gioco il quale potrebbe propiziare il tanto agognato sorpasso.

La partita

Negli ultimi mesi eravamo abituati alle vittorie scontate di Djokovic, prima a quelle di Federer contemporanee a quelle di Nadal sulla terra battuta, ora lo stesso paradigma si sposta verso Murray che si trova ad essere il netto favorito contro tutti, tranne contro il numero 1 del mondo, ma se questi diserta l’appuntamento che tutti aspettavano allora l’esito del torneo non può che essere scontato.

Per la prima volta arriva in finale in un Masters 1000 Roberto Bautista-Agut, uno spagnolo atipico, che non è un pallettaro e non è un attaccante, lui sa solo quello che non è. Se tu hai fatto fuori il dominatore degli ultimi anni molti si aspettano che tu possa fare partita con chi gli sta appena dietro, ma non è vero: si sa che la proprietà transitiva nel tennis non regge e se vogliamo essere precisi non c’è uno scontro diretto tra Murray e Djokovic da talmente tanto tempo che è impossibile stabilire chi tra i 2 avrebbe la meglio in un loro ennesimo duello. Fino al Roland Garros non c’erano dubbi su chi avrebbe vinto la rissa, ma da Wimbledon in poi Djokovic è andato in picchiata a livello di gioco ed Andy è salito vertiginosamente.

Le partite vanno giocate e AGUT non ci sta a fare la vittima sacrificale. Il primo parziale è molto equilibrato, anche se tutti si aspettano da un momento all’altro il break scozzese. Il copione che si vede in campo è un classico gioco da regolaristi con il numero 2 del mondo a coprire tutto il campo antitesi perfetta di quello che abbiamo visto in Holly&Benij. Il primo game in cui si potrebbe spezzare l’equilibrio è il 6° quando i 2 finalisti sono costretti ai vantaggi ed Andy si salva. Nel game successivo arriva il momento del sorpasso: sguardo alla corsia opposta per vedere se ci sono veicoli in controsenso, leggero spostamento del manubrio per invadere la corsia rigorosamente con striscia a tratti, innesto della marcia, pressione dell’acceleratore e via. Il 7° giuoco non perdona e il gelataio di Dunblane ottiene il break che chiude virtualmente set e partita. Piccolo sussulto dello spagnolo per riaprire il match, ma niente di che, ottiene il suo turno di battuta e si presta a mettere la testa sotto la ghigliottina. Ma cosa succede? Chokers have to choke! Così Murray da grande tacchino non chiude e si complica la vita, AGUT ci mette del suo (non si vince a caso contro l’indiscutibile numero 1 del mondo ) e riapre la tenzone. 5 pari. 2 turni di battuta en blanco danno il la al tiebreak che nessuno dei tanti esperti di tennis cinesi si aspettava. L’illusione iberica dura poco, pochissimo. Roberto tiene un misero turno di servizio e spreca malamente tutti gli altri: 3 minibreak e 7 a 1 senza storia. Murray e il suo clan tirano un sospiro di sollievo e finalmente si può scatenare il rock’n’roll.

Il secondo parziale non esiste. Murray gioca da solo contro una sedia e non può far altro che mettere a segno punti e vincenti. Il primo break arriva subito ed è un break pesante di quelli “a zero” che ti tagliano le gambe. AGUT però lo recupera subito e illude i meno esperti di tennis del mondo che possa esserci partita. Non scherziamo. Murray si riprende subito il break e decide che è finita. AGUT si consegna onorevolmente al più forte e non vincerà più nessun game. 6 a 1 senza storia e titolo che vola in Gran Bretagna. Bautista può ritenersi soddisfatto di avere raggiunto una finale in un torneo così prestigioso. Il piatto, anzi il disco d’argento che gli viene consegnato non è un granché (d’altronde è Made in China), ma quello che conta è il risultato e se vogliamo anche il suo best ranking, il numero 13, che non guasta mai.

Il torneo

Inutile nascondere che tutti gli occhi erano puntati su Novak Djokovic. Dopo le dichiarazioni scioccanti e stupide allo stesso tempo dove aveva comunicato che non avrebbe preso parte al torneo di Pechino e si sarebbe fatto vivo solo a Shanghai, gli appassionati di tennis erano incuriositi nel capire fino a che punto le sue parole fossero veritiere. Che Nole non stia attraverso un grande momento lo sanno anche i sassi, ma anche non brillando in queste 2 ultime stagioni era riuscito ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Le vittorie a Toronto quest’anno e se vogliamo quelle di Indian Wells e Miami non avevano evidenziato un grande Nole, anzi, ma se arriva il risultato nessuno può certificare in maniera certa una crisi, anche se era chiaro a tutti che il serbo fosse calato vistosamente nel gioco. Agli US Open ‘o cul’ era stato di dimensioni bibliche, qui mezzo biblico e il suo arrivo in finale era nell’aria. Tutti i maggiori competitors della sua parte di tabellone si sono suicidati a poco a poco. Gasquet è stato fatto fuori da Dimitrov che a sua volta si è fatto esplodere contro Pospisil, Kyrgios ha tankato di brutto contro Piscia Zverev denotando una scarsa professionalità (per usare un gigante eufemismo) che meriterebbe 2-3 articoli a parte. Berdych da medio-man è diventato unquarto-man e non riesce più a vincere contro i tennisti mediocri, categoria cui possiamo collocare senza il rischio di essere querelati Granollers. In tutto questo delirio kamizake ne sono usciti vivi: Fognini, che sul cemento vale quanto un marco tedesco prima dopo la Prima Guerra Mondiale.  non ha fatto altro che subire un periodico 6-3 dal numero 1 del mondo. Nothing is Pospisil, partito dalle qualificazioni e ormai destinato a non esplodere più dopo che qualcuno lo aveva raccomandato all’indomani del Masters del Canada del 2013, non ha opposto grande resistenza e il periodo da 6-3 sale di un livello e diventa 6-4, ma cambia poco. La 2a Q è quella si Mischa Zverev, il fratello figlio unico di Sasha, che non ha le stimmate da predestinato dell’altro figlio di sua madre, ma cerca di ritagliarsi un posto nel tennis che conta. Per un’ora pialla senza pietà Djokovic che ha smarrito il servizio che gli aveva segretamente trasmesso telepaticamente il suo ben noto allenatore Bum Bum (non a caso) Becker. Ma è un copione visto e rivisto, se non porti la partita a casa il cagniaccio di Belgrado ti restituisce tutto con gli interessi. Avanti di un set e un break Mischa si trasforma il Piscia e non può far altro che farsi da parte. Il tiebreak del secondo set è una illusione per il tedesco e perso questo non c’è più motivo di guardare la partita. 6-3 nel terzo e Nole che ancora una volta si salva da una situazione tremenda. AGUT era destinato allo stesso script, ma la curva dell’andamento del match è stata disegnata in modo tale da non fare capire niente a nessuno, compreso il suo rivale. Il primo set viene vinto dallo spagnolo con un break dirimente a 30 quando è Nole a servire per salvare il set. Nel 6° gioco arriva un altro break e siamo alle solite: un set e un break avanti again. Ma Nole sa come fare girare le partite e se gira allora non si può tornare più indietro con inversione a “U”. Break esiziale e tutto torna in parità. Ma AGUT ha deciso che non vuole andare a casa ottiene il break e va a servire per il set. Nole è frastornato, il suo servizio che gli ha permesso di essere al vertice dal 2011 in poi sembra essere ritornato quello dei primi anni in cui prendeva mazzate a destra e manca da Nadal e Federer. Roberto è cinico e sadico, non sfrutta 3 match point e si brekkare, perché? Perchè un po’ come quando ci si lascia con uno/a ragazzo/a si pretende che siamo noi a lasciare l’altro/a e non essere lasciati, AGUT la vuole chiudere sul servizio Nole: break a 30 e game, set and match. La crisi di Nole è definitivamente certificata e dopo le batoste contro Vesely e Querrey arriva questa che pesa tanto perché non sembra che ci siano margini per poter migliorare e quando si parla di cambio di allenatore nel tennis allora vuol dire che siamo messi male.

Abbiamo ingiustamente dato risalto allo sconfitto, ma era doveroso focalizzarsi sul numero 1 del mondo. I riflettori devono essere puntati sul numero 2 che ha disputato un torneo straordinario, talmente straordinario che c’è poco da dire, c’è solo da applaudire e azzardare che in questo momento è Murray il giocatore più forte del mondo. La fortuna non gli aveva arriso come a Djokovic, ma lui ha fatto man bassa dei suoi avversari. Se Johnson non doveva essere un avversario temibile, già Pouille nella seconda partita poteva essere uno scoglio non da poco, Niente: Lucas spazzato via in 2 comodi set. Anche Goffin è sullo stesso piano del francese: stessa sorte, 2 set a zero e à la maison. Altro tiro altro giro: Simon, giustiziere di Wawrinka non può nulla contro la forza dirompente dell’Highlander del tennis: 6-4 6-3 con andamento incerto però degno di un elettrocardiogramma. Questo è un ottimo Murray, uno dei migliori visto in tutta la sua carriera da aprile in poi è nettamente avanti nella “race” (una race molto virtuale) ed è vicino a quella reale come non aveva mai fatto in carriera. Nole è avvisato.

Un non protagonista di questo torneo è Rafael Nadal. Quando gioca Rafa c’è sempre grande fermento e lo spettacolo è assicurato, nel bene e nel male. Questa volta ha preso un’altra imbarcata stile 2015 facendo sembrare Troicki (cioè Troicki?!?!) un ottimo giocatore. In effetti analizzando la partita si è visto un grande Jesse Pinkman serbo: colpi precisi e piatti che fanno tanto impazzire il mancino di Manacor che trova nell’ormai estinto Soderling il suo maggiore interprete. Lezione severa per lo spagnolo che torna a casa mestamente dopo solo una partita e perde ancora punti avendo raggiunto la semifinale l’anno scorso. Ma poco importa, lui ha detto che gioca per divertirsi, poi cambia umore e preannuncia che forse la sua stagione è finita per poi subito dopo dire che giocherà a Basilea…tutto nella norma…il doppio con Nenad (?!?!?!) Zimonjic (?!!?!??!?!!). Ormai si sa che in confusione e gli sbalzi d’umore non sono certo un buon segnale. La parabola della sua carriera ormai è in fase discendente e neanche il migliore tecnico di SKY la potrà mai raddrizzare.

Una grande nota di merita va data a Roberto Bautista-Agut che ha disputato il migliore torneo della sua carriera. Partito come testa di serie numero 15 ha fatto fuori prima Tomic (che in realtà di è fatto fuori da solo), poi Fritz, ancora immaturo per questi scenari. Ottima prova poi contro Troicki a ribadire ancora una volta la maledizione di Manacor. Ma le sue prestazioni migliori sono arrivate prima contro Tsonga, finalista qui lo scorso anno, e ovviamente contro Djokovic. Applauso. Molto bene ha fatto anche Simon che è riuscito a battere prima Wawrinka e poi Jack Sock. Stan non è certo un mostro di continuità e la vittoria agli US Open lo manterrà lontano dai risultati che contano per un bel po’, ormai si sa. Tra gli altri da promuovere sono sicuramente Mischa Zverev che partito dalle qualificazioni è stato ad un passo dal battere il numero 1. Da radiare dall’albo Nick Kyrgios che nell’incontro contro Mischa ha perso di proposito e addirittura in un servizio dell’avversario si è scansato facendogli fare un ace. Bordata di fischi per lui! Bocciato Berdych che naviga in un Limbo che solo un buon Dante at his very best potrebbe descrivere bene. Bene Troicki che ha battuto Nadal. Stop. Rimandato Jo che ha castigato la giovane promessa Alex Zverev, ma ha imbarcato acqua contro AGUT. Insufficienza per Raonic che con Jack Sock dà vita al migliore match del torneo, ma lo perde e torna mestamente a casa. Bene Sock, giustiziere del platano, ma costretto ad arrendersi a Simon. Bene Goffin che nel primo turno ha battuto un giocatore più alto di lui di 3.14 km, stiamo parlando di Juan Martin del Potro al quale era stata promessa una wildcard e così è stato, ma questa wildcard gli ha portato molta scarogna. Monfils e Pouille sullo stesso livello, forse un gradino sopra la sufficienza. Da bocciare el finito Ferrer e Pablo Cuevas costretto a soccombere sotto i colpi Di Wu Di (ormai obsoleti).

I record

Murray vince il suo 41° titolo ATP in carriera, il 29° sul cemento e 13° Masters 1000. Nel ranking si porta a 10.485 punti contro i 12.900 di Djokovic (-2415). Nella race si porta a 9685 contro i 10.600 di Djokovic (-915). Per la prima volta in carriera sfonda i 10,000 punti e eguaglia il 2009 come numeri di titoli complessivi vinti in stagione, 6, ma quelli di quest’anno sono di ben altra caratura.

Conclusione

Finalmente dopo tanti anni c’è incertezza al vertice. L’ex futuro GOAT è precipitato come un’azione a Wall Street nel 1929. Non riesce a vincere più le partite che dovrebbe vincere e le lacune del sue gioco sono diventate profonde. Parliamo chiaro, Djokovic è ancora numero 1 sostanzialmente per 3 motivi: 1) Ottima prima parte di stagione, 2) o cul’ agli US Open e 3) perché le Olimpiadi non assegnano punti. Adesso la lotta si fa interessante, per quanto la corsa al numero 1 del mondo di fine anno sia quasi chiusa, non ci sarebbe da meravigliarsi se arrivasse un sorpasso in extremis proprio alle Finals di Londra. Murray potrebbe accorciare ulteriormente il gap nella race andando a giocare a Vienna, ma questo schedule gli crea un po’ di imbarazzo ed è difficile scegliere tra un tour de force Vienna, Bercy, Finals per prendere il bottino pieno e rischiare però di scoppiare o saltare Vienna per essere fresco nei 2 ultimi tornei della stagione che contano. Ci sarebbe anche il “Davis Gate” ossia quei punti che ancora sono inclusi nel ranking di Murray che vengono dalla Davis vinta l’anno scorso e che inevitabilmente spariranno dopo le Finals. Ora gli scenari possibili sono ben 3: 1) Murray numero 1 prima del Masters e quindi ufficialmente vincitore dell’ATP Year-end Rankings e premiato a Londra con tanto di coppa e assegno, 2) Murray numero 2 a Londra e numero 1 dopo le Finals, quindi premio a Nole, ma primo posto di fine anno per Andy, 3) Murray numero 1 a Londra con premio e coppa, ma numero 2 di fine anno a causa dei punti della Davis che gli vengono sottratti dopo il Masters. Scenari arzigogolati che speriamo non creino disguidi. Nole potrebbe chiudere i conti a Bercy, ma nessuno ci scommetterebbe. Al di là della stagione 2016 guardando un po’ più avanti in proiezione Murray sembra destinato a succedere a Nole come numero 1 del ranking ATP, perché, ricordiamo, Nole difende una caterva di punti dagli Australian Open fino a Miami, ed è proprio nel cemento primaverile americano che potrebbe arrivare il sorpasso dopo la brutta prestazione di Andy di quest’anno che gli danno un buon margine sul sempre vincitore serbo. Questa settimana il grande tennis si ferma, ritornerà con Vienna e Basilea, poi Bercy, una settimana di sosta e poi le Finals, ci sarà un nuovo re? Il popolo lo acclama a gran voce il vecchio leone non è pronto a perdere il trono.