ATP Canada 2019: Scala Real, Nadal difende il titolo a Montreal
Rafael Nadal si dimostra campione anche fuori dal rosso e difende per la prima volta un titolo al di fuori della terra battuta.
La partita
Ancora scontro generazionale in una finale di un Masters 1000. Nadal vinse qui per la prima volta nel 2005 quando era ancora un ragazzino e dall’altra parte della rete c’era Andre Agassi. Questa volta spetta al mancino di Manacor la parte del veterano e Daniil Medveded quella di portavoce di una generazione perduta che non riesce a sfondare. Il russo ha disputato un ottimo torneo e ora è chiamato a capitalizzare quanto di buono fatto vedere in questa settimana.
Nadal parte male quando è lui a esordire con la battuta. Il primo punto in battuta arriva dopo parecchi minuti e solo per colpa di Daniil che mette a rete la palla in uscita da un loffio servizio spagnolo. C’è subito una palla break russa, ma Rafa l’annulla prontamente. Forse ci sarà una partita. Quando è il russo a servire non si lascia pregare e ottiene a 15 il suo turno di servizio. Finalmente il detentore del titolo si scrolla di dosso un po’ di polvere e veleggia con il vento in poppa. Il suo servizio preciso e mai banale viene completato da una capacità nel variare il gioco e gestire la manovra del tutto simile al CEO di un’azienda della Silicon Valley. Queste capacità si copia/incollano anche nel turno di servizio del suo avversario e dopo 2 unforced c’è la prima palla break iberico che si concretizza per colpa di un doppio fallo sciagurato. 3-1 e la partita sembra ormai indirizzata. Quando è il numero 2 del mondo a battere tutto fila liscio, invece è Daniil a patire le pene dell’inferno. Nel 6° gioco c’è la possibilità di un 5-1 pesantissimo, però il passante di Nadal è largo. Non ci sono altri scossoni e a parte un Nadal deluxe e un orsetto kosacco inerte, non c’è nulla da registrare. Dopo 41 minuti, il primo set va in Spagna.
Nel secondo set ci si aspetta una reazione moscovita, invece c’è un’erezione manacoregna. In apertura Medvedev ne fa più del suo padre della Patria, Lenin, e con 2 doppi falli e un dritto da dimenticare va scappare un Nadal che non può far altro che raccogliere i cocci di una partita immaginaria. Un Nadal al plutonio contamina l’IGA Stadium con una reazione nucleare che spazza tutto quello che è formato da atomi. Daniil è tradito dalla tensione del principiante e deve fare i conti con un Rafa formato deluxe che va a prendersi i punti dalla spazzatura. Ormai la partita è andata, ma non può finire con un bagel. Siamo in un Masters 1000, su, dai. Invece la precisione ferale spagnola si concentra in uno sterminio di massa che punisce anche troppo severamente un russo che non ha capito niente dall’inizio alla fine. Dopo 71 minuti, Nadal chiude. Difende un titolo al di fuori della terra battuta per la prima volta, si prende 1000 punti easy, si porta avanti nella race. Ringrazia tutti e aggiunge un altro tassello al giocatore che più di ogni altri ha titaneggiano su una superficie e non disdegna di aggiungere pezzettino alla sua immortalità nei campi più veloci.
Il torneo
C’è poco da dire su questo torneo. Il vincitore ha dominato in lungo e in largo e non ha disputato la semifinale. Quello che però fa maggiormente impressione è la facilità con cui Nadal ha portato a casa un trofeo così importante su cemento. Che lui vinca easy sulla terra battuta è cosa risaputa, ma che lo faccia sul cemento non è così scontato. Quest’anno è sempre arrivato almeno in semifinale in ogni torneo disputato ed è stato solo un torneo su hard a tradirlo, quello di Acapulco, con un Kyrgios caparbio e fortunato allo stesso tempo. Qui non ci sono gli altri 2 mostri sacri di questa generazione di records breaker. Il tabellone è in discesa fin da subito, però bisogna vincere le partite. Le proiezioni rimangano sulla carta, anche se questa è in formato digitale. L’erba di Wimbledon è lontana e il cemento richiede altri skills che senz’altro Nadal ha, però bisogna prima adattarsi. Infatti all’inizio della sfida con Drug Evans appare molto impallato e lascia l’iniziativa all’avversario. Si vede lo stesso copione dell’esordio a Wimbledon, anche se qui l’appannamento dura un po’ meno. Il primo set con li britannico potrebbe essere un altro brano, un’altra musica, un’altra storia. Ai punti merita Dan, ma Rafa è bravo ad annullare 2 set point e a portare a casa un set che non merita. C’è equilibrio anche nel secondo parziale, ma il calibro maggiore della pistola iberica si fa sentire ed è per questo motivo che Nadal vince anche quando non convince. Ma conta la vittoria nel tennis. Non siamo mica a Zemanlandia! Decisamente meglio è l’uscita con Guido Pella che ha gioco progettato per far sembra Nadal il migliore cementifero di sempre. La sua trama macchinosa piazza la palla all’altezza ideale per un numero 2 del mondo che suona i suoi pezzi come un LP che cammina quando incontra i “pallettari”. La sfida è a senso unico, e l’argentino non può che prendere appunti in una lezione di tennis su hard, fatta da un non professore su hard. Nei quarti di finale c’è Fabio Fognini. Molto spesso messo sotto al TIR mancino, ha saputo alimentare pericolosi incubi nel subconscio inscalfibile dell’automa di Manacor. Terribile è stata la mazzata del Principato, con un Rafa apparso inerme e incapace di essere all’altezza della sua terra battuta. Talmente brutto da cassandrare un passato ormai passato e un futuro di ripassate. Il 18 volte campione Slam ha smentito tutti ancora una volta e si è preso tutt’ chill che è ess’ con gli interessi, ma quella sconfitta brucia e deve essere vendicata. Le quote sono irrispettose e non qualificano per niente i valori in campo. Lo si capisce subito perché un falloso e deconcentrato numero 2 del seeding permette al Fogna Nazionale di tirare fuori il suo miglior tennis e a dargli in mano il joystick dell’incontro. Too bad Rafa per essere vero. Talmente bad che si fa breakkare 2 volte dando il primo parziale all’italiano che sta disputando quest’anno la sua migliore stagione. Rafa va in bagno e sciacqua le braccia o nel fiume Stige o dentro un reattore RBMK. Quello che scalpella il secondo set è un Michelangelo che sniffa metanfetamine fornite direttamente dalla massima autorità cattolica. Bim, bum, bam. Fognini non capisce niente e si trova a rincorrere un giocatore che ragiona e corre al doppio della sua velocità. Ci si mette anche un piccolo infortunio per il Fogna e per questo l’imbarcata è pesante, è titanica. Si chiude malamente il set del nostro migliore rappresentate dai tempi di Panatta che alla fine della partita prende appunti circa la cura del suo infortunio che in più di un’occasione ha afflitto Nadal. La semifinale che non c’è è un ulteriore benefit per il detentore del titolo che va all’atto conclusivo in crescendo dimostrando la quasi perfezione nella partita che assegna il titolo.
I record
- 35° Masters Series / Masters 1000 per Nadal. Record all time
- 5° titolo al Canadian Open. 2° solo dietro a Lendl
- 83° titolo ATP. 4° dietro a Connors, Federer e Lendl
- 1° giocatore ad aver vinto almeno 10 Masters 1000 in 2 superfici diverse
Conclusione
Non sembra arrestarsi il dominio dei Big 3 che a tratti appare ridicolo. È ridicolo pensare che le nuove leve non riescono a sovvertire un Ancien Régime che diventa sempre più ancien. La storia è piena di inversioni di tendenza in cui il giovane batte il vecchio, in un cambio che genera il nuovo corso della storia. Nadal sconfisse qui Agassi e la storia girò, invece qui la storia non gira e non ci sono rimedi alla concentrazione di trofei verso pochi eletti che oggi genera introiti, ma che sarà la causa della crisi di chi è costretto a lavorare per il tennis per portare a casa la pagnotta. La non presenza di Federer e Djokovic ha abbassato i numeri degli appassionati del web che hanno seguito questo evento così importante e tutto si è concentrato sui record di Nadal che i alcuni dei suoi fan declamano come fosse il caffè della mattina che ti dà la carica. Però questo significa che l’assenza di Big 3 produrrà una voragine. Il tennis continuerà, non è una questione binaria. Non è una questione di essere o non essere, come diceva quel bevitore di thé delle 5. È una questione di quantità globale. A Montreal dicono che si è registrato il record di presenze per quel torneo e per un Masters 1000 in generale. Bene così. Almeno le presenze in loco di chi respira l’odore del tennis con il proprio naso sono ancora determinanti. Si spera che nascano altri campioni, almeno 2-3 che possano concentrare su di sé l’attenzione da una parte e i trofei dell’altra, per evitare una clusterizzazione e alla non nascita di stelle che non sarebbe altro che far storcere il naso a chi apprezza il gesto di un grande piuttosto che l’exploit isolato di qualcuno che ingrana la settimana della vita.
In tutto questo panorama che vive in bilico tra santi e falsi dei, si staglia il mancino di Manacor che aggiunge un pezzo alla sua prestigiosa collezione. Un pezzo pregiato che vale più di tanti equipollenti trofei. È stato troppo malamente etichettato come “solo terraiolo” dai tifosi targati 40-15. L’aver vinto il suo 10° Masters 1000 su cemento dimostra una poliedricità che pure era evidente del suo annus mirabilis, il 2005. Ha vinto più lui nelle altre superfici più di quanto i suoi contemporanei hanno fatto sulla terra battuta. Colpa sua? Certamente. Ma quello che conta è ciò che si vince, non perché non si vince. Questa vittoria pone un bollino di qualità ad una stagione straordinaria di Nadal che porta a casa il 3° trofeo pesante della stagione e si porta primo nella Race. Sempre quasi impossibile che possa chiudere l’anno al numero 1 con il resto della stagione che ha sempre sorriso a Djokovic e con il forfait (risaputo) a Cincinnati. Al 99% il sorpasso ai danni di Nole nella classifica ATP non ci sarà, però questo fa capire la legacy dei 2 che doveva stare al Re per diritto di casta, ma che a conti fatti si stanno rubando record a vicenda lasciando là sopra il loro Re che ringrazia ricorsivamente e alternativamente o uno o l’altro rivale.
Ora c’è subito Cincinnati. Non ci sarà Nadal e spetta a Djokovic e Federer condurre le danze, in attesa che qualcuno faccia virare la nave del tennis sempre nelle mani dei 3 timonieri.
TML Cincinnati Challenge 2019
Subito altro appuntamento con il challenge ormai appuntamento fisso per i grandi eventi. La modalità di gioco segue quella già testata nelle precedenti edizioni.
Bisogna semplicemente scegliere il vincitore di una partita. Nel corso del torneo si dovrà scommettere su TUTTE le partite che avranno il seguente punteggio:
- 1 punto per una partita azzeccata del primo turno
- 1 per il secondo turno
- 2 per il terzo
- 4 per i quarti di finale
- 8 per le semifinali
- 16 per la finale
In questo modo si ha lo stesso punteggio massimo uguale turno per turno e si mantiene viva la sfida fino alla finale che è la partita che assegna il maggior numero di punti (16 come detto).
Per giocare basta inserire il proprio indirizzo email usato per Disqus (non servono password) nel modulo e selezionare il vincitore desiderato. A fine giornata verranno pubblicati tutti i risultati.
Potranno partecipare tutti, anche a torneo in corso, ma, come è facile immaginare, chi inizia a giocare tardi perde la possibilità di prendere punti fin da subito.
Le giocate si chiuderanno con l’inizio della giornata. La prima si chiude alle 17:00 italiane.
Il modulo per la prima giornata è il seguente.
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