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ATP Madrid 2016: Real Djokovic, Nole vince a Madrid il suo 2° titolo e si riprende il record dei Masters

Djokovic Madrid 2016

“Dove eravamo rimasti?”, così Enzo Tortora esordì nella puntata del 20 febbraio 1987 di “Portobello” al suo rientro in TV dopo la sgradevole vicenda giustiziaria che lo aveva ingiustamente coinvolto. Lo stesso potremmo dire della vittoria di Novak Djokovic, che dopo la parentesi negativa di Monte Carlo in cui era uscito per mano di Jiri Vasely al secondo turno (prima partita del torneo per lui), ritorna alla vittoria di un torneo e lo fa a casa di Nadal davanti ad un pubblico ostile che parteggia, da buoni campanilisti, per lo spagnolo. Era stato assente dal 2014 in poi dopo la rovinosa sconfitta contro Grigor Dimitrov al secondo turno e ritorna da trionfatore nella capitala spagnola come aveva fatto nel 2011 quando per la prima volta mise nella testa di Nadal l’incertezza che non fosse più imbattibile sulla terra battuta. Vittoria importante questa che ci porta indietro di qualche settimana e a sorbirci il solito film con il solito copione in cui c’è un solo protagonista e tante comparse. Ma rispetto alle ultime uscite con annessa vittoria finale ad Indian Wells e Miami si è visto un Nole più solido, più spumeggiante e non opaco come nella primavera sul cemento americano, molto probabilmente queste 2 settimane di vacanza gli sono servite per ricaricare le batterie, ricalibrare il radar e iniziare il tour de force che lo dovrebbe portare al tanto agognato titolo a Parigi.

La partita

Così come in Australia c’era Rod Laver nella Rod Laver Arena a Madrid sul Manolo Santana c’è Manolo Santana, uno dei pochi tennisti viventi a cui sia stato dedicato un campo. Manolo con i suoi 77 anni non manca di presenziare al suo torneo e vantarsi di essere il numero 2 all time di Spagna. Le sue vittorie a Wimbledon, US National e Roland Garros lo collocano in alto, ma, con i dovuti distinguo, Manuel è il Nicola Pietrangeli spagnolo, ossia un tennista che ha vinto nel circuito amatoriale quando i migliori giocavano tra i professionisti, quindi, anche se non è una buona giustificazione per fare polemica, dovrebbe essere Andres Gimeno il numero 2 di Spagna, ma chissà dov’è Andres? Mmmm, ma lui è catalano de Barcelona en cambio Manolo es de Madrid, difficile pensare di intitolare uno stadio della capitale ad un catalano DOC, d’altronde anche in Italia hanno dedicato un campo a Pietrangeli e non a Panatta. Tutto il mondo è paese.

Le premesse per vedere la solita partita noiosa tra pallettari c’è tutta e anche l’esito è alquanto scontato, nessuno si sognerebbe di dare come favorito Murray anche dopo la vittoria in semifinale contro Nadal che è apparso un po’ opaco rispetto alle uscite di Monte Carlo e Barcellona. I bookmaker che vivono con i numeri danno un 1.3-1.4 a Nole e un 3.5-4 ad Andy. Si parte con il servizio dello scozzese e quella che poteva essere una partita scontata si rivela da subito una non partita. Ne abbiamo viste tante quest’anno quando in campo c’era il numero 1 del mondo, ma sulla terra battuta mai. Lo sconforto comincia subito a regnare sovrano perché alla seconda palla break Nole strappa il servizio allo scozzese, e quando è lui a servire non concede nulla e siamo 2 a 0 in un amen. In campo c’è un Murray versione ridotta che, sì mette in campo tante prime, ma ottiene poco o nulla dal servizio e soprattutto fa fioccare il numero dei gratuiti. Inutile illuderci per Murray giocare contro il numero 1 del mondo ormai è diventato come il test della Kobayashi Maru di Star Trek, un test ideato apposta per perdere in cui viene messo alla prova un cadetto della Flotta Stellare quando la morte ormai sembra sicura. Terzo e quarto game passano via lisci, ma è nel quinto che tutti sono pronti a mettere la pietra tombale a questo match. Il cecchino al servizio visto contro Nadal è sparito e dall’altra parte della rete arrivano solo palle loffie facili da colpire. Anche il dropshot non funziona e se ci mettiamo anche un Nole straordinario che non sbaglia più smash e volèe allora vuol dire che siamo veramente ai titoli di coda. Un piccolo risveglio scozzese si ha negli ultimi game del primo set, ma sembrano i classici game in cui chi è avanti di 2 break tira un po’ il fiato per poi dare la zampata decisiva al servizio e chiudere la pratica, e così avviene. Nole chiude al secondo set point che ha sulla racchetta e dopo 32 minuti di gioco si prospetta la solita stesa di stampo balcanico.

Nel secondo set il DJ cambia i settaggi del suo mixer e si cambia completamente musica. Murray sale di livello e finalmente sulla Caja Magica abbiamo una partita degna di questo nome. L’aspetto in cui è molto più incisivo lo scozzese è il servizio, servizio che rispecchia in tutto e per tutto quello visto contro Nadal. Prime profonde sia in slice che sulla linea centrale mandano in bestia il serbo che inizia a spazientirsi. Il pubblico rumoreggia un po’ è il protagonista diventa Lahyani che invita il pubblico a fare silenzione:”No necesita, no necesita”. Lahyani potrebbe anche arbitrare da solo perché fa sia il giudice di sedia che quello di linea infatti è lui che dirige le chiamate dubbie dal suo trespolo e ha sempre ragione. Best umpire ever. Ma tornando al match quello che possiamo registrare è un secondo set con un Murray volitivo non concede nulla sul suo servizio e il break per lui è da subito nell’aria e arriva nel quarto gioco, gli altri turni di battuta proseguono via spediti e Murray vince il set alla prima occasione che ha sulla racchetta concedendo da lì in poi appena 3 punti al servizio contro il migliore ribattitore del circuito.

L’inerzia della partita sembra ormai dalla parte dello scozzese e non ci si crede ma è Nole che comincia a vedere i fantasmi, il pubblico lo sa e non manca di punzecchiarlo. Ma come il vento una partita di tennis può cambiare da un momento all’altro e stranamente è Djokovic ad ottenere il primo break, un break inatteso, tanto inatteso che già nel turno successivo arriva il controbreak. I due contendenti giocano al limite e come su un elastico che viene tirato sempre di più e si attende da un momento all’altro possa scoppiare, e chi poteva essere a scoppiare? Sir Andrew Murray che all’improvviso perde la bussola nel suo servizio e nel sesto gioco si fa infilare da Djokovic che non ci sta a non essere applaudito e da spocchioso mette le mani sulle orecchie come a voler sottolineare i fischi ingrati del pubblico. Infantile. Sul 4-2 si prende anche un warning per time violation che ormai vengono impartiti con la modalità random. Sportivissimo Murray che va verso l’arbitro e dice che si è perso troppo tempo a causa sua. Applauso. Ma Lahyani non torna indietro anche perché questa sanzione non comporta nulla e hanno lo stesso effetto delle gufate che si fanno nei blog di tennis. La partita ormai sembra conclusa e quando sul 5-3 40-30 Djokovic ha il primo match point i cerimonieri sono già pronti ad allestire la premiazione, ma devono pazientare un attimo. Murray annulla di prepotenza e vuole ancora giocare. Djokovic inizia a diventare nervoso sembra stanco a livello mentale e quando è lui a servire non sembra più avere la spinta necessaria per chiudere gli scambi. Il palleggio pre-battuta è lungo e ossessivo e i risultati si vedono subito: 0-40 e possibilità per Andy di riaprire la partita, ma Nole non ci sta e complice un Murray poco cinico recupera le 3 palle break consecutive, ma i due giocatori vanno a corrente alternata e quando si tratta di chiudere per il match uno e per il break l’altro si choka vistosamente. Le palle break per lo scozzese sono ben 7, ma non ne approfitta e al secondo match point del game (terzo del game) Nole chiude i conti e si aggiudica il titolo. Applauso freddo per il serbo, ma comunque c’è.

Il torneo

Il Masters di Madrid ha dato tante indicazioni su come si sta muovendo il circuito e cosa c’è da aspettare nell’immediato futuro. La prima considerazione da fare va all’assente di lusso di questo torneo che è Roger Federer. Dopo aver giocato 3 partite a Monte Carlo e aver assorbito i postumi dell’operazione al ginocchio è stato costretto a dare forfait a causa di un mal di schiena. Purtroppo per lui e per chi ama il tennis soprattutto le illazioni e i brutti pensieri sorgono spontanei, vero che un professionista non mentirebbe mai, ma tanti casi uno dietro l’altro fanno pensare. Era già successo a Miami quando prima dell’inizio del torneo si era ritirato a causa di un virus allo stomaco e ancora una volta è successo qui, ossia ritirarsi a tabelloni compilati facendo saltare così la partecipazione del primo degli esclusi, Alex Zverev, e facendo entrare nel main draw Granollers da lucky loser che ormai sembra accettare con gusto questa nuova veste che gli è stata affibbiata. All’inizio dell’anno Roger aveva detto che non avrebbe giocato nessun torneo pre Roland Garros, ma la rinuncia ad Indian Wells prima e Miami poi avevano fatto sperare in un sua presenza in tutti i tornei dello Slam rosso: Monte Carlo, Madrid, Roma e Parigi. Ma Madrid ormai è saltato e tutti sperano di rivederlo a Roma dove è l’idolo indiscusso della folla che lo idolatra forse più degli svizzeri stessi, basta andare a vedere le immagini del suo allenamento sul Centrale degli Internazionali in cui c’erano 5000 persone, dall’altra parte della rete c’era Ljubicic e per un momento si è rivisto un po’ di tennis vintage, quello degli anni 2000 e del dominio svizzero, ma “è stato solo un sogno dimmi che ci stiamo svegliando”.

Il microscopio degli addetti ai lavori era puntato su Nadal per capire se era tornato o no. Il responso dei test di laboratorio hanno dato un 55% di positività e un 45% di negatività. Tutto questo frutto della prestazione messa in campo dallo spagnolo. Contro Kuznecov è stata una formalità, ma già contro Samquerreynumero1 ha iniziato a patire un po’ più del dovuto, a lunghi tratti si è visto il solito copione di quando il maiorchino è costretto ad affrontare un bombardiere. Si è trovato sotto 4-1 prima dell’inizio della remuntada dovuta anche ad un americano che manca del rovescio e che commette gratuiti a grappoli. All’inizio della partita contro il portoghese Sousa tutto sembrava andare come previsto con un Nadal che dispensa bagelozzi sulla terra battuta, ma nel secondo set Rafa è calato di brutto e si è rivista la versione horribilis del 2015. Gli incubi peggiori stavano per concretizzarsi nel terzo set ma è riuscito a scappare in tempo dalla tana prima di essere azzannato. L’anno scorso Murray aveva vinto in finale contro Nadal e in semifinale quest’anno si è presentata l’occasione per la rivincita. Ma nulla da fare, Nadal fa 3 passi indietro rispetto alle altre uscite e perde contro un ottimo Andy che non a caso conferma la sua particolare propensione a giocare bene qui a Madrid. Tra i tanti meriti dello scozzese c’è anche quello di aver battuto per 2 anni consecutivi sul rosso Nadal nello stesso torneo, eventualità che non si era mai verificata.

Ma i riflettori devono essere puntati sull’incommensurabile numero 1 del mondo, Novak Djokovic. Il suo ritorno in Spagna è stato trionfale. Ancora una volta il pubblico non lo ama, lui se ne frega e vince…potremmo riassumere così il suo torneo in cui ha ritrovato uno smalto eccezionale che mette in ombra tutti i suoi avversari. Inutile dire che Coric e AGUT non sono stati dei test probanti, ma hanno dato un segnale preciso alla ciurma, ossia: Monte Carlo è stato solo un incidente di percorso. Il suo capolavoro forse si è visto contro Raonic che è stato completamente annientato nel suo colpo fondamentale, il servizio. Le risposte di Djokovic sono state paranormali e se dall’altra parte Milos non sa scambiare il 6-3 6-4 è presto servito. Ottima prova contro il volitivo Nishikori che ha degli evidenti limiti tecnici se paragonato a Nole, ma è riuscito ad allungare la partita quando ormai tutto sembrava finito annullando ben 4 match point per poi perdere al tiebreak. Ottima prova per Nishi che conferma con merito di essere un onesto numero 6 del mondo. Sicuramente promosso è Andy Murray chiamato alla mission impossible di confermare il titolo dell’anno scorso che è riuscito ad arrivare in finale agganciando in termini di punti in classifica Federer quando ormai il sorpasso sembrava inevitabile (anche se c’è stato e più avanti spiegheremo il perché). Va detto però che il tabellone dello scozzese non è stato certo duro fino alla semifinale e nè StepanekSimon potevano essere un ostacolo serio per lui, forse lo sarebbe stato Tomas Berdych, ma ormai il ceco è in crisi di identità, galleggia al limite della top 10 con il rischio di affogare irreversibilmente.

Altri protagonisti del torneo sono stati Nick Kyrgios (promosso) che è riuscito ad estromettere Stan Wawrinka (bocciato) che non sta vivendo un ottimo momento e che mantiene per ora la 4a piazza del ranking ATP grazie alla vittoria del Roland Garros dell’anno scorso. Ottima è stata la sua prestazione con Pablo Cuevas che non è certo un top player ma sulla terra riesce ad esprimere tutto il suo potenziale e per poco non faceva il colpaccio con Nick. L’australiano però si è sciolto di fronte a Nishikori (promosso) che nei set decisivi si dimostra micidiale. Nota di merito va a Joao Sousa vincitore di 2 ottime partite e che ha messo in mostra un buon tennis contro Nadal. Bocciato è Ferrer che abbandonerà quasi sicuramente la top 10 dalla prossima settimana in poi, forse è arrivata l’età della pensione per il buon Ferru. Eh, “il tempo passa per tutti, nessuno indietro lo riporterà”. Bocciato anche Fabio Fognini che ha servito per il match nel terzo set è che ha chokato terribilmente contro Nishi. Dal preside con sospensione per una settimana e con l’obbligo di essere accompagnato dai genitori Bernard Tomic che ormai perso il match contro Fognini ha risposto all’ultimo punto con il manico della racchetta. Bambino. Debito formativo per Goffin che è quasi in procinto per entrare nella top 10, ma non ci riesce, ma poi si fanno 2 conti e si pensa: può un atleta con evidenti limiti essere un top player? Risposta pleonastica. Bocciato anche Thiem, il miglior giovane sulla terra battuta che è stato sconfitto da un giocatore evidentemente finito come Juan Martin Del Potro che gioca grazie al protected ranking. Indomito.

I record

A vincere i tornei più importanti sono sempre loro da ormai tanti anni a questa parte e ogni volta parte il loop nevrotico-ossessivo che per un momento ci dice che giocatori così non si erano mai visti e nell’altro che i giovani stentano e di brutto. Siccome abbiamo imparato a fare i conti possiamo stilare questo resoconto. Nel corso dell’anno ci sono: 4 Slam + 9 Masters 1000 + ATP FInals, totale = 14 tornei importanti. Ora, è mai possibile che in 14 occasioni non ci sia uno con i cocones che faccia il colpaccio? Il 2015 è stato assurdo da questo punto di vista e l’ultima sorpresa è stata quella di Marin Cilic da Medjugorje, ora pro nobis.

Per Djokovic si tratta del 64° titolo in carriera ed eguaglia in questa speciale classifica 2 mostri sacri come Borg e Sampras (anche se Borg ha un asterisco bello grosso con le sue “esibizioni”). Si tratta del 29° Masters in carriera per Nole che si riappropria del record assoluto che era stato eguagliato da Nadal. Secondo titolo a Madrid e 12° sulla terra battuta.

Il ranking

Con la finale di Madrid e l’assenza di Federer, Andy e Roger sono arrivati ad avere nel ranking di questa settimana gli stessi punti, 7525. Tutti hanno scritto che Federer è secondo e Murray terzo, vero, ma perché? Questo non lo ha scritto nessuno. Siccome siamo pignoli siamo andati a vedere il regolamento dell’ATP che nel capitolo 9.03 “Emirates ATP Ranking” recita:

E. Ties. When two or more players have the same total number of points, ties shall be broken as follows:

    1) the most total points from the Grand Slams, ATP World Tour Masters 1000 mandatory tournaments and Barclays ATP World Tour Finals main draws, and if still tied, then,

    2) the fewest events played, counting all missed Grand Slams, ATP World Tour Masters 1000 tournaments and Barclays ATP World Tour Finals they could have played (as described under A. above) as if played, and if still tied, then,

    3) the highest number of points from one single tournament, then, if needed, the second highest, and so on.

Quindi in caso di pareggio dei punti bisogna considerare solo i punti dei tornei più importanti che nei rispettivi casi sono:

Federer: 1000 + 1200 + 1200 + 720 + 360 + 1000 + 600 + 90 + 10 + 10 = 6190

Murray: 200 + 1200 + 720 + 720 + 180 + 600 + 600 + 360 + 360 + 90 + 45 + 45 = 5120

Per questo motivo Federer è davanti ed è un caso molto anomalo che un giocatore che da inizio anno ha giocato solo 3 tornei sia diventato numero 2, ma a suo favore ci sono le due finali Slam a Wimbledon e US Open più quella del Masters, ma di contro questo ci fa capire come Roger: o conferma l’ottima annata sul veloce dell’anno scorso o profonderà in classifica.

Conclusione

Il torneo di Madrid riporta indietro il quadro del circuito e rimette al timone il Capitano. A Monte Carlo c’era stata aria nuova, ma qui si ritorna al solito dominatore incontrato. Si riparte subito con Roma dove ha già vinto 4 volte e non si capisce come quest’anno possa non vincere il Roland Garros. Inutile dire che è successo così anche negli anni passati, ma la legge dei grandi numeri ci dice che prima o poi un evento si verificherà se si continuano a cambiare le condizioni e a tentare di ottenere un risultato positivo. Nadal è indietro rispetto a lui, Murray pure, Federer pensa già alla stagione sull’erba (forse) e Stan non può fare sempre ‘o miracolo. Questo mettere pressione a Nole, ma l’esperienza ormai gli ha permesso di superare i momenti più difficili e a Parigi saprà come affrontarli.