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Laver Cup 2017: Primo titolo all’Europa, sarà storia

Basterebbe la foto in evidenza per chiudere qualsiasi discussione riguardante questa prima edizione della Laver Cup. Una foto che da sola potrebbe essere lo spot del tennis dei suoi primi 140 anni e magari dei prossimi 140. Siamo a Praga, O2 Arena, Kyrgios ha mandato a rete il suo dritto, Federer vince il minkiaset 11-9 e assicura all’Europa la sua prima Laver Cup. Roger è strafelice, ma lo è di più Rafael Nadal, agonista puro, che ha messo l’anima in questi 3 giorni storici come fa in qualsiasi faccenda della sua vita. Rafa si avvicina a Roger e gli salta addosso, Federer apprezza il gesto del suo compagno di squadra e ricambia affettuosomente. E’ la storia che bussa ancora alle nostre porte e, come sempre, non è sicuro che tutti siamo disposti ad accoglierla. Abbiamo avuto per anni e anni la foto di Coppi e Bartali che si passano la borraccia, e non si è mai capito chi la passa a chi, anche se gli indizi sono chiari a riguardo, adesso abbiamo questa foto come rappresentazione e sintesi del tennis dei nostri tempi. Tutti gli appassionati di tennis aspettavano questo momento ma non credevano che sarebbe stato così commovente, così penetrante da creare un clamore che nessuno alla vigilia poteva pronosticare. D’accordo che l’evento è stato pompato a dovere, ma le emozioni non si comprano, né si possono programmare. Sono arrivate spontanee e chi ha avuto cuore per accoglierle le ha accolto. Però ora dobbiamo fare un passo indietro.

La Laver Cup non è nata sotto i migliori auspici, diciamocelo. Il primo assioma di questa competizione era quello che doveva vedere contrapposti l’Europa e Il Resto del Mondo. Purtroppo ad oggi, 2017, la disparità tra le 2 compagini è enorme. L’Europa può contare su Nadal, Federer, Djokovic, Murray, Wawrinka, Cilic, Zverev e tanti altri top player, il Resto del mondo latita e puà schierare solo seconde linee. Il Team World sarebbe rimaneggiato anche al suo meglio, figuriamoci se poi non possono presenziare i vari Del Potro e Raonic. Non c’è partita. E questo è il primo punto. Il secondo è la NON rivalità che esiste tra le compagini. Le manifestazioni simili in passato sono nate per districare e/o accentuare la rivalità tra opposte fazioni sportive. Nel mondo del tennis si ricorda l’ormai centenaria Davis Cup, nata per dirimere la questione su chi fosse più forte tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Anche la meno famosa Wightman Cup in ambito femminile e antecedente di tanti anni della Federation Cup, era nata dalla sempre accesa rivalità tra gli yankee e i britannici. Che poi la Davis si sia allarga a tutto il mondo tanto da diventare la vera e propria Coppa del mondo per nazioni di tennis è solo accidentale. Anche nel golf è successo qualcosa del genere. La Ryder Cup voleva una volta per tutte stabilire chi fosse più forte tra gli americani e i britannici (sempre la stessa rivalità). Poi si è aperta all’Irlanda e infine all’Europa. Ma nonostante questo allargamento la rivarly è ancora viva e il clima che si respira durante quella competizione non è certo amichevole. Tutto questo non succede per le compagini della Laver Cup. Nessun europeo vuole dimostrare di essere più forte del Resto del mondo e il viceversa non è neanche immaginabile. Non esiste neanche un coro contro il Team World, non c’è modo di mettere sano odio in questa competizione che come tutte mette sempre di fronte 2 squadre contrapposte, allora che senso ha questo esperimento? Bhè, diciamo che non si può giudicare una competizione dalla sua prima edizione, soprattutto alla luce dello squilibrio tra le 2 squadre, ma quello che è successo a Praga in questi 3 giorni deve fare riflettere.

Della superiorità ne abbiamo già parlato, però ora bisogna dimostrarla sul campo. Ed ecco che Cilic e Tiafoe ad aprire le danze della coppa dedicata ad uno dei più grandi giocatori della storia del tennis ancora vivo e vegeto, presente in tribuna e osannato come un idolo nonostante la maggior parte dei presenti non l’abbia mai visto giocare, ma sa. La prima partita è a favore dell’Europa. Marin vince in 2 set su Francis e primo punto per il Vecchio Continente. Il secondo match è sulla carta più equilibrata e il cemento indoor questa volta dovrebbe favorire il lungagnone Isner contro il più terraiolo Thiem. Però Dominic non tentenna. Perde il primo set finito al tiebreak, 17 punti a 15, poi vince l’altro tiebreak e anche il super-tiebreak. E’ un punto prezioso questo, tutti lo davanoper scontato, ma non lo era affatto. Il venerdì sera va di scena quello che potrebbe essere lo scontro delle prossima generazione, la nuova rivalità da mandare in soffitta il Fedal. Da una parte c’è Alex Zverev, campioncino già affermato con 5 titoli all’attivo in questo 2017 tra cui 2 Masters 1000, dall’altra il giovanissimo Shapovalov che ha ben figurato in questa estate con la vittoria su Nadal a Montreal e l’ottimo US Open dove ha perso solo al quarto turno da Carreno Busta. C’è un contrasto di stili tra i 2, anche se nessuno dei 2 sa che cosa sia la rete, ma se di fronte ci sono un bimane e un monomane, uno mancino l’altro destro, allora le premesse per un bello spettacolo ci sono tutte. Lo spettacolo arriva e quello che fa maggiore impressione è l’impegno profuso dai giocatori che non stanno certo disputando “un’esibizione” (nel senso moderno del termine e non quello in voga negli anni ’80). Vince il più esperto ancora con 2 tiebreak. 8/8 tiebreak in questo inizio di manifestazione che è già un record.

Così come in Davis le carte si mescolano nel doppio soprattutto se a giocarlo sono dei non-specialisti, o degli specialisti contro i non-specialisti. E’ qui che il Team World può puntare le sue fiches avendo dalla proprio parte il campione Slam Jack Sock che il capitano McEnroe non manca di schierare. Al suo fianco c’è Nick Kyrgios, non uno specialista puro, ma durante l’anno è solito giocare la specialità. Dall’altra parte della rete ci sono Nadal e Berdych che non giocano quasi mai il doppio, anche se il primo è campione olimpico, l’unico alloro che forse ancora vale qualcosa in una specialità ormai abbondantemente in coma irreversibile. Forse c’è Wimbledon che con il suo 3 su 5 e il long set dà lustro e serietà allo stesso tempo al torneo di doppio, ma nessuno si ricorda chi ha vinto e soprattutto quanto ha vinto. Questa volta il Team di Mac non tradisce le attese anche se Nadal e Berdych disputano un ottimo primo set, ma cedono alla distanza al minkiaset e prima giornata che si chiude sul 3-1 per l’Europa.

Tutti sono ansiosi di vedere il doppio Fedal, è lo zenith dell’evento. Frega poco chi vincerà e quando vincerà. I tifosi dei 2 tennisti sognano una partita in cui non si debbano scannare e Borg accontenta tutti schierando il duo per la seconda giornata scongiurando così l’eventualità di vedere un doppio di chiusura che sarebbe stato ininfluente ai fini del risultato (anche se poi si è capito che il doppio si sarebbe giocato come prima partita della domenica). Però prima dobbiamo vedere in azione i nostri eroi nel singolare. Federer fa un solo boccone di Sam Querrey che è il giocatore che incasserà lo score più pesante, 0-7. Nadal prima fa, poi disfa, poi rifà con Jack Sock contro cui ha la meglio solo nel super-tiebreak. Finora il Team World non ha vinto un solo singolare e spetta a Kyrgios l’onore di acciuffare la prima vittoria e i 2 punti per la sua squadra battendo il più debole del Team Europe, Tomas Berdych, convocato anche per non dare nell’occhio sulla manifesta superiorità.

Ci siamo sono le 21 circa a Praga e per la prima volta 35 Slam sono in un’unica parte della rete. Federer e Nadal non vogliono sfigurare, sono entrambi campioni olimpici della specialità e qualcosina sanno fare. Però dall’altra parte ci sono i ben più rodati e avvezzi Sock e Querrey, allora tocca inventare qualcosa. Il doppio Fedal a dire il vero non dà una bella impressione, Federer non gioca bene e Nadal fa peggio con stecche non da lui. Il gioco a rete non è favoloso, ma basta per portare a casa il primo set. Le lacune diventano evidenti nel secondo set ampiamente dominato dal Team World. Il minkiaset appiattisce tutte le differenze e qui la coppia americana sbaglia più del necessario con il Fedal che scappa subito per non farsi prendere più. Sono altri 3 punti per l’Europa che sale 9 a 3. I numeri contano poco però nella serata ceca. Tutti i riflettori sono puntati sui tuoi grandi rivali e non mancano le battutine e i commenti su che cosa abbiano potuto concordare prima di scendere in campo. Nadal durante gli US Open aveva detto che non era la fidanzata di Federer, ma il web non manca di ribaltare questa sentenza con meme che inneggiano all’amore, seppur platonico, tra i 2.

Siamo a domenica e si decide l’assegnazione della Coppa. L’Europa deve vincere 2 partite, Il Team World deve vincerle tutte e pregare. Auguri. Ancora una volta il capitano Borg manda allo sbaraglio una coppia di doppio che non sa allestire avendo poco materiale umano a disposizione. Sono Berdych e Cilic le vittime sacrificali che devono soccombere a Sock ed Isner. Per fortuna che Zverev c’è. Il 20enne tedesco completa la sua prima e sicuramente non ultima apparizione nella Laver Cup con una vittoria pesante su Sam Querrey in 2 set. Siamo 12-6 per il Vecchio Continente che ha il match point nelle mani di Nadal. Rafa non ha mai perso contro Isner, ma oggi non va. Tutti si ricordano della partita al Roland Garros del 2011 con Long John avanti 2 set a 1 contro il maiorchino, ma qui è tutta un’altra musica. L’americano è letale al servizio e non si contano gli ace e soprattutto i servizi vincenti. Contro questo bombardamento non c’è nulla da fare se non incassare la sconfitta e sperare nell’esperienza del promoter numero 1 della manifestazione: Roger Federer. Per lo svizzero c’è Kyrgios, quest’anno hanno giocato a Miami una memorabile partita, qui si spera succeda altrettanto, anzi no. Gli Europei vogliono il titolo che sembrava scontato e ora sembra sfuggire di mano. La non passione per una Nazione che non esiste e che un diplomatico francese non esisterebbe a definire “espressione geografica” all’improvviso diventa passione. Noi europei vogliamo la coppa e Federer deve vincere. Ma il risultato non è così scontato. Infatti Rogé va sotto di un set e tutti cominciano a preoccuparsi su quale sarà il doppio da schierare nell’eventuale spareggio sul 12 pari. Il campione svizzero però tira fuori la grinta che gli ha permesso di essere il più grande. Kyrgios non ne approffita, perde il secondo e al super-tiebreak cede 11 a 9. E’ apoteosi Europa. E’ un grande traguardo che sarà storico, anche se ancora non lo sappiamo.

Dopo questa splendida manifestazione, riuscitissima dal punto di vista mediatico, dal punto di vista degli spettatori sul campo, ben 85.000 in 3 giorni, dal punto di vista del pathos e dell‘impegno dei giocatori è doveroso tirare le somme. Innanzitutto bisogna rifiutare una tendenza che è comune in chi segue il tennis che è la seguente: si cerca di pesare ogni nuovo evento che si verifica in chiave storica, dimenticando quello che è successo e dando un peso eccessivo se non infinito all’ultimo evento che è successo. Se si vuole fare un’analisi seria bisogna considerare che l’ultimo evento è solo l’ultimo tassello in un mosaico fatto da migliaia e migliaia di pezzi. La Laver Cup è stato un successo per questo 2017, ma questo non distorce tutto quello che è successo prima perché semplicemente è stata disputata un’edizione di questa manifestazione, una, non 132. Si è parlato di un maggior appeal della Laver rispetto alla Davis. Eh, grazie. La Davis quest’anno ha mandato in semifinali delle squadre in cui i top player non potevano giocare, alcuni erano infortunati e altri erano a casa. Però la Davis ha 117 anni, 117, non 1, per cui non può sussistere in nessuna logica del mondo che una edizione possa essere paragonata ad una storia secolare di sfide epiche. Semplicemente quest’anno è andata così. Anche gli Slam francamente non hanno offerto lo spettacolo della Laver tolto l’Australian Open. Ma non sarà certo un’edizione della Coppa Laver a far cambiare opinione su qualcosa che sta in alto per definizione. I paragoni potranno nascere tra qualche anno quando la manifestazione avrà preso piede e soprattutto si vedrà se l‘assenza di Federer e Nadal peserà o no sull’importanza e l’appeal del torneo. Si spera che il tutto possa essere replicato, ma le premesse non sono allettanti. Tutti siamo consapevoli che senza quei 2 pochi avrebbero visto la Laver Cup anche se a presenziare la kermesse fossero stati i 2 defunti numeri 1 e 2 del mondo del 2016 Djokovic e Murray. Federer è il tennis. Nadal è l’anti-tennis. Gli altri si spartiscono le briciole. Per il momento ci accontentiamo di questi splendidi 3 giorni. Nessuno si azzarderebbe ad aggiungere le vittorie e sconfitte ai dati statistici dei tennisti. L’ATP non ci pensa neanche. L’ITF è lontana e per ora possiamo solo dire: l‘Europa si è aggiudicata la prima edizione della Laver Cup. Siamo una squadra fortissimi!