ATPUltimi articoli

Grande almanacco sportivo: il tennis del 2018

Finita la stagione tennistica 2018, gli appassionati tennisofili dovranno aspettare fino a gennaio per rivedere in campo i campioni dello sport con la racchetta; per colmare la mancanza di tornei durante la pausa andiamo a ripercorrere l’annata, ripassando chi ha vinto i tornei più importanti.

A gennaio si parte subito forte con il 1° Slam, gli Australian Open,  Murray è ai box, Del Potro perde male al terzo turno con Berdych,  probabilmente avendo festeggiato troppo la storica vittoria in Coppa Davis;  Djokovic alle prese con problemi al gomito viene estromesso a sorpresa al quarto turno dal campione delle ATP Next Gen Finals 2017 Chung, che lo sconfigge nettamente in 3 set (era da ben 11 anni che il serbo non perdeva in straights set nello Slam Down Under, ma nel 2007 l’avversario era di diversa caratura).  Nadal alle prese con noie fisiche alle ginocchia si ritira ad inizio 5° set nei quarti di finale contro Cilic. In semifinale per la prima volta da Wimbledon 2008 ci sono 2 giocatori fuori dalle teste di serie (Edmund e Chung), ma in finale vanno il palindromo Cilic (1° croato a raggiungere la finale agli Australian Open e 27° in Era Open a giocare la finale in almeno 3 prove differenti del Grande Slam) e il campione in carica Federer, arrivato all’atto finale senza perdere set usufruendo di un tabellone autostradale (nessun top 19 affrontato). Non c’è la rivincita della NON finale di Wimbledon, a prevalere, non senza difficoltà, è lo svizzero, ci vogliono 5 set (6-2 6-7 6-3 3-6 6-1) come nella finale 2017, ma il livello di gioco è leggermente diverso. Federer vince così il 20° slam (10% di tutti gli slam giocati in Era Open, iniziata nel 1968, quindi ben 13 anni prima che Roger nascesse) e 6° Australian open ( eguagliati Roy Emerson e Djokovic).

Lo svizzero, ingolosito dalla possibilità di tornare in cima al ranking si presenta a Rotterdam (dove mancava dal 2013). Gli basta arrivare in semifinale per centrare il traguardo e con il successo  per 4-6 6-1 6-1 su Haase torna a distanza di 5 anni e 106 giorni dall’ultima volta (nel novembre 2012) e ad oltre 14 dalla prima, n.1 al mondo, diventando il più vecchio leader della classifica mondiale a 36 anni e 195 giorni, battendo il precedente primato di Agassi di 33 anni e 133 giorni.

A marzo l’attenzione è sui 2 Mille nordamericani (Indian wells e Miami), Nadal è costretto a dare forfait a causa del riacutizzarsi dell’infortunio al muscolo ileopsoas destro, Djokovic dopo un piccolo intervento al gomito perde malamente nei primi turni, tutto sembra presagire ad una vittoria di Federer, alla migliore partenza in carriera con 17 vittorie iniziali (la sua migliore partenza erano le  16 consecutive del 2006), che arriva in finale dopo una dura lotta con Coric in semifinale, ad attenderlo il gigante buono Del Potro. Lo svizzero dopo aver perso il 1° set, vince il 2° parziale e va a servire per il match sul 5-4, 40-15. 2 match point, qui c’è il 1° turning point della stagione, lo svizzero fallisce i match point (1 buttato malamente con una smorzata) e perde al tie-break, è la 19a sconfitta con match point non sfruttati, Delpo vince il 1° Masters 1000 in carriera, a oltre 11 anni dall’ultimo successo di un argentino in questi tornei (Nalbandian a Bercy 2007)

A Miami Roger accusa psicologicamente il colpo e perde a sorpresa al secondo tuno contro Kokkinakis, fino ad allora famoso più per i trascorsi amorosi con la Donna di un altro tennista che per meriti sul campo; al terzo turno quindi non c’è nessuno dei Fab 4, l’ultimo Masters 1000 in cui erano stati eliminati così preso era Amburgo 2006 (Federer e Nadal assenti dopo la finalissima di Roma e Djokovic e Murray sconfitti al 2° turno con Verdasco e Blake); il titolo se lo giocano il giovane Alexander Zverev e il lungagnone americano Isner, a prevalere in 3 set è quest’ultimo, a 8 anni dall’ultimo successo a stelle e strisce in Florida (Roddick nel 2010 vs Berdych) e a 15 dall’ultima volta che a vincere i 2 titoli erano stati tennisti non europei ( 2003, Hewitt in California e Agassi a Key Biscane).

La terra battuta

Col sopraggiungere di aprile inizia la stagione terraiola, Federer come un ghiro va in letargo, a prendersi la scena non può che essere il re della superficie Nadal. A Roquebrune-Cap-Martin, il maiorchino demolisce tutti (nessuno arriva a più di 4 game per set) e battendo in finale il giapponese Nishikori (alla 4a sconfitta su 4 nei Masters 1000, peggio di lui solo Kafelnikov con 5 su 5), conquista l’11° titolo, migliorando il record di successi in uno stesso torneo che già gli apparteneva ed il 31° Mille staccando Djokovic.

Anche al Barcellona Open Banco Sabadell vince per l’11a volta, eguagliando a 20 ATP 500 l’eterno rivale svizzero.  A Madrid con il successo su Schwartzman lo spagnolo fa segnare il nuovo record di set consecutivi vinti su una sola superficie (50), superando il primato di 49 di McEnroe su carpet nel 1984. Il torneo però clamorosamente non finisce nella sua bacheca sterminata, nei quarti di finale esce per mano di Thiem, che diventa il 3° giocatore a battere il maiorchino almeno 3 volte sulla sua superficie preferita (gli altri 2 sono Gaudio e Djokovic). In finale l’austriaco perde con Zverev che diventa il 2° giocatore (dopo Federer a Cincinnati 2012 e 2015) a vincere un Mille senza perdere il servizio.

La sconfitta alla Caja Magica è solo un piccolo incidente di percorso, Nadal riprende la sua marcia trionfale conquistando gli internazionali di Italia per l’8°volta ( ottenendo il 78° titolo in carriera che gli vale il sorpasso a McEnroe), battendo in finale il campione in carica Zverev, in una partita caratterizzata dall’interruzione per pioggia provvidenziale per lo spagnolo (essendo sotto 3-2 con break sotto). Il tedesco russo si consola, si fa per dire, infliggendoli un set per 61 sulla terra rossa (prima di lui c’erano riusciti solo Corretja a Barcellona nel 2003, Federer al Roland Garros 2006, Ferrero a Roma 2008, Gulbis a Roma 2013, Murray a Roma 2014 e Djokovic al Roland Garros 2015).

Ai nastri di partenza del Roland Garros non sembrano esserci le premesse per vedere un vincitore diverso dal King of Clay, la grande sorpresa del torneo la fa registrare un italiano, Marco Cecchinato elimina Djokovic e diventa il 1° italiano in semifinale in uno slam dopo 40 anni ( ultimo a riuscirsi Corrado Barazzutti nel 1978). L’unico a mettere in difficoltà il campione spagnolo è Schwartzman che interrompe la sua striscia di 32 set vinti consecutivamente all’Open di Francia (Borg ringrazia mantenendo il suo record di 41 set). In finale a sfidarlo c’è Thiem, che diventa il 2° austriaco in finale sul Philippe Chatrier (dopo Muster 1995) e 2° nato negli anni ’90 a raggiungere l’ultimo atto di un Major (dopo Raonic Wimbledon 2016); ma Dominic non può nulla e perde 6-4 6-3 6-2, undicesima Coppa dei Moschettieri per Nadal (nella storia solo Margaret Court aveva vinto così tante volte un Torneo del Grande Slam).

L’erba

La stagione su terra rossa va in archivio, inizia la stagione erbivora e si rivede Federer, nei tornei di preparazione al 3° Slam stagionale non brilla, conquista il torneino di Stoccarda, ma non riesce a vincere il 10° titolo al Gerry Weber Open (sconfitto in finale con Coric dopo aver sprecato 1 set point nel 1° set) Al Queen’s vince Cilic, confermando un momento magico per la Croazia (pochi giorni dopo avrebbe raggiunto la prima finale in un Mondiale di calcio). Il palindromo ha la meglio su un Djokovic apparso in netta ripresa (per il serbo è la 3a sconfitta avendo match point dopo Rotterdam 2007 contro Youzhny e Madrid 2009 contro Nadal). Inizia l’edizione n. 132 di Wimbledon, nei primi turni sono 2 le sorprese: Gulbis e Pella fanno fuori Zverev e Cilic (quest’ultimo dopo essere andato 2 set a 0). Nei quarti di finale il campione in carica  svizzero deve arrendersi in una partita a dir poco rocambolesca contro il sudafricano Anderson dopo aver fallito 1 match point (20a sconfitta con questa modalità) e dopo essere stato in vantaggio di 2 set (solo la 3a volta su 269 match in cui era andato avanti di 2 set, gli altri ko: con Tsonga a Wimbledon 2011 e Djokovic agli US Open 2011).  Dall’altra parte del tabellone Del Potro e Nadal danno vita ad una sfida bellissima che premia lo spagnolo, Djokovic ha la meglio senza problemi del nipponico di cristallo Nishikori. Le semifinali sono Anderson-Isner e Djokovic-Nadal. Inizia la sfida tra lo struzzo e l’altissimo John, ma l’attesa è tutta per l’altro incontro, attesa che però è lunghissima, Anderson per raggiungere la finale (33 anni dopo l’ultimo sudafricano Curren) impiega 6 ore e 36 minuti (3° match più lungo di sempre dopo Leo Mayer-Souza in Coppa Davis 2015 di 6h e 43 m e la mitica sfida tra Isner e Mahut di 11 ore) finisce 7-6 6-7 6-7 6-4 26-24 (match che come vedremo avrà ripercussioni notevoli sulla decisione di inserire il tie-break sul 12 pari per evitare sfide infinite. Isner ringrazia).

 La semifinale inizia quindi, dopo una lunghissima attesa, quasi alle 9 di sera, si vede poco e l’organizzazione decide di chiudere il tetto per permettere la disputa dell’incontro sotto la luce dei riflettori. La semifinale però viene interrotta (sul punteggio di 2 set a 1 per il serbo) alle 23 locali per un accordo tra Wimbledon e il quartiere. Il giorno seguente la sfida riparte ancora sotto il tetto (nonostante il bel tempo) per via della particolare regola che vuole che un match iniziato sotto il tetto debba finire nelle stesse condizioni; il serbo ringrazia trovandosi sicuramente meglio sui campo coperti e riesce ad avere la meglio dello spagnolo 10-8 al 5°set  dopo 5 ore e 16 minuti. In finale assistiamo a una non partita, Nole passeggia sui resti di Anderson, stremato da oltre 10 ore di gioco tra quarti di finale e semifinale, e conquista il 4° titolo (staccando McEnroe e Becker) ai Championships e 13° Slam, a distanza di oltre 2 anni dall’ultimo.

Il cemento estivo

Ad agosto sul cemento nordamericano inizia l’era dello shot-clock, l’orologio in campo per evitare di sforare la regola di 25 secondi tra un punto e l’altro. A Toronto Djokovic viene eliminato dal greco Tsitsipas (nato nello stesso giorno di un altro grande campione (linguapenzoluto?) di origini greche. È la 5° sconfitta del serbo senza riuscire a breakkare l’avversario in un match concluso al 3° set nei match 2 su 3 (dopo Ljubicic a Zagabria 2006, Simon a Marsiglia 2008, Haas ad Halle 2009 e Karlovic a Dona 2015). Il greco arriva in finale dove deve arrendersi a Nadal, che centra l’80° titolo in carriera.

A Cincinnati sembrano esserci le premesse per rivedere tutti i Fab 4 al via dello stesso torneo (cosa che non accade da Wimbledon 2017), ma Nadal decide che in vista degli US Open è meglio non sollecitare le ginocchia e dà forfait, Murray esce subito all’esordio e in finale arrivano gli altri 2 componenti del quartetto, è la 4a sfida in finale in Ohio tra Federer e Djokovic. Nelle 3 sfide precedenti 3 successi dello svizzero, ma questa volta è un’altra storia, il serbo asfalta l’elvetico, più di quanto dica il punteggio, e conquista l’unico Mille che mancava alla sua collezione, diventando il 1° a realizzare il Career Golden Masters (a Federer mancano Monte Carlo e Roma e a Nadal Miami, Shanghai e Bercy).

Ai nastri di partenza dell’ultimo Slam dell’anno il favorito appare il serbo; Federer cede malamente a Millman al quarto turno in un match caratterizzato dal caldo e da tanti errori dello svizzero, Nadal dopo 2 battaglie con Khachanov e Thiem, è costretto al ritiro (3° ritiro in uno slam dopo Australian Open 2010 e 2018) sotto di 2 set con l’argentino Del Potro, che torna in finale a Flushing Meadows a 9 anni dal 1° e unico trionfo. Questa volta però l’esito è diverso, Pippo è inerme contro un grande Djokovic, tornato robotico, che conquista il 3° titolo nella Grande Mela, 14° Slam in carriera (eguagliato Sampras), e diventa il 2° tennista (dopo Federer) a vincere almeno 3 volte 3 differenti prove del grande slam (6 Australian Open, 4 Wimbledon e 3 Us Open).

Finale di stagione

Dopo la parentesi della Laver Cup, con Federer e Djokovic (che fingono di essere) amiconi  e vinta per il 2° anno consecutivo dal Vecchio Continente, si passa allo Swing asiatico: Murray dopo la sconfitta con Verdasco (che l’aveva estromesso anche allo US Open) a Shenzen, decide di chiudere anzitempo la stagione per prepararsi al meglio per il 2019. Djokovic decide di non andare a Pechino dove aveva trionfato 5 volte. Nadal .ancora alle prese con problemi fisici. salta la trasferta cinese. A Shanghai si deve registrare l’ennesimo brutto infortunio per Delpo: frattura della rotula e stagione finita; il torneo è un One Man Show, Nole asfalta tutti, batte Coric e conquista il 32° ;ille, confermando che solo per il computer non è ancora il n.1

Il serbo decide di non partecipare a Basilea o Vienna. Nadal ormai dista una manciata di punti e non c’è bisogno di andare a raccattarli qui o là, Federer ringrazia e si conferma profeta in patria vincendo a Basilea il titolo 99, che gli vale il primato di titoli nella categoria ATP 500 (21 vs i 20 di Nadal).

A Bercy si presenta (a 3 anni dall’ultima volta) Federer, mentre poche ore prima del suo match Nadal dà forfait per un problema agli addominali, consegnando il vertice del ranking a Djokovic, che ritorna “indiscusso numero 1 al mondo” a distanza di 2 anni e dopo essere stato appena pochi mesi prima fuori dai primi 20. Il campione in carica Jack Sock (no, non è un errore) esce per mano di Thiem e sprofonda in classifica, diventando il 4° giocatore (dopo Mancini n.10 à 127, Bruguera n.8 à 132, Philippousis n. 9 -à 109) a iniziare la stagione in Top 10 e chiuderla fuori dai primi 100 (senza considerare giocatori con grandi infortuni).  Le semifinali vedono da una parte la grande classifica Djokovic-Federer e dall’altra lo scontro Thiem-Khachanov. Nella semifinale meno nobile ha la meglio il russo, nell’altra è il serbo a prevalere in 3 ore al termine di un match bellissimo, in cui Federer perde senza cedere il servizio, come gli era capitato solo con Karlovic a Cincinnati 2008 e Isner a Bercy 2015.In finale tutti si aspettano la vittoria del neo n.1 Djokovic che gli varrebbe l’aggancio a Nadal come titoli Mille, e invece, complice la stanchezza della semifinale, cede a sorpresa 7-5 6-4. Karen vince il 1° Mille in carriera (l’ultimo russo a vincere un 1000 era stato Davydenko a Shanghai nel 2009) e sale al n.11, impedendo al nostro Fognini il best ranking in carriera.

Tutti i tennisti dal n.10 in giù vanno in vacanza, per i primi ci sono ancora le ATP Finals da disputare. I primi 8 sono Djokovic, Nadal, Federer, Del Potro, Zverev, Anderson, Cilic e Thiem, ma gli infortuni di Nadal (al problema agli addominali si aggiunge una piccola operazione alla caviglia per rimuovere un frammento osseo) e Del Potro qualificano Nishikori e Isner (1a apparizione al Masters per lui e Anderson).

La fase a gironi decreta le semifinali migliori possibili, per la 9° volta ci sono i primi 4 del seeding: Federer dopo una brutta sconfitta iniziale col collega col quale condivide lo sponsor, sembra in ripresa e battendo Thiem e Anderson raggiunge per la 15a volta ( u 16 partecipazioni) le semifinali, 2° passa lo struzzo, nell’altro girone passano Djokovic (unico imbattuto nel torneo) e Zverev. Lo svizzero affronta Sascha, Djokovic trova Anderson. Zverev rovina i piani di una antisportiva O2 Arena e diventa il più giovane finalista alle ATP Finals dai tempi di Del Potro 2009 e 1° tedesco in finale da Becker 1996; l’altra semifinale è un massacro, Djokovic pialla (come a Wimbledon) Anderson e raggiunge la 7a finale stagionale (eguagliando Federer per numero di finali nel 2018). Le quote vedono un Djokovic ampiamente favorito ( 1,.4 vs 5.50), forte anche del netto successo inflitto a Sascha nel girone (6-4 6-1); ma a diventare Maestro è Zverev, che diventa il 3° tedesco a diventare Magister dopo Becker (1988, 1992, 1995) e Stich (1993),il 4° giocatore a battere Federer e Djokovic in semifinale e finale (dopo Murray Olimpiadi 2012, Nadal al Roland Garris 2007-2008 e Amburgo 2008 e Nalbandian a Madrid 2007), e 10° giocatore a prendersi la rivincita in finale dopo una sconfitta nel girone (dopo Orantes vs Fibak 1976, Edberg vs Becker 1989, Agassi vs Edberg 1990, Sampras vs Becker 1994, Sampras vs becker 1996, Sampras vs Agassi 1999, Kuerten vs Agassi 2000, Nalbandian vs Federer 2005 e Djokovic vs Federer 2015). Zatterone diventa anche il 5° tennista a diventare Maestro senza aver vinto slam dopo Corretja 1998, Nalbandian 2005, Davydenko 2009 e Dimitrov 2017. A differenza di questi ultimi però il tedesco sembra di un’altra pasta e, almeno per lo scrivente, avrà ben altra carriera e conquisterà tornei del Grande Slam.

Riepilogo

Il 2018, come abbiamo visti, si è chiuso con alcune grandi conferme, ma anche volti nuovi, i giovani hanno conquistato Masters e Madrid (Zverev), Bercy (Khachanov) e raggiunto finali importanti come Roland Garros (Thiem), Toronto (Tsitsi) e Shanghai ( Coric). Zatterone chiude 4° a una manciata di punti dal podio del ranking ATP, tra 11a e 20a posizione vari giovanotti (Khachanov, Coric, Tsitsipas, Medvedev) bussano alla Top 10. Negli slam però a vincere sono stati i soliti 3 che ormai dominano da più di un decennio e sono sul podio del ranking per la 7a volta (2007-08-09-10-11-14-18). I 3 titani saranno anche l’anno prossimo gli uomini da battere ma sembrano più vulnerabili, Nadal ha terminato solo 1 torneo sul duro (Toronto), nei 2 slam cementiferi si è ritirato a partita in corso e negli altri tornei su hard ha collezionato una sfilza di forfait (Acapulco, Indian Wells, Miami, Cinci, Shanghai, Bercy, Masters);  sulla terra rossa parigina però  non si potranno fare conti senza l’oste. Federer deve lottare contro il tempo che passa e le sempre più frequenti giornate no, ma è stato dato per morto tante volte e smentito i detrattori altrettante; Djokovic è il n.1, il più forte e il più integro fisicamente dei 3, ma anche lui non sembra al livello stratosferico del 2015.

L’attesa per la nuova stagione è tanta, come tanti sono i punti interrogativi, Federer riuscirà a conquistare il 21° major o ha chiuso con gli Slam? Nadal vincerà per la 12a volta a Parigi o avrà ancora infortuni a tormentarlo? Quanti slam vincerà Djokovic? Murray e Wawrinka torneranno competitivi? Ci sarà finalmente il primo slam per un giocatore nato negli anni ‘90? (Adesso il più giovane campione slam è Cilic, entrato nel club dei trentenni il 28 settembre scorso). Lo scopriremo solo vivendo e ovviamente commentando su Tennismylife.

by Vince_JFC