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ATP Finals 2017: майстор. Grigor Dimitrov vince il Masters alla sua prima partecipazione

Grigor Dimitrov vince a sorpresa le Finals di Londra al suo esordio senza perdere un match battendo in finalen Goffin, finale con il ranking più basso della storia.

La partita

Quella che va di scena alla O2 Arena è la peggiore partita che si potesse pronosticare alla vigilia. 2 giocatorini si ritrovano a sfidarsi per la trono di Maestro dopo che i migliori sono o morti o sono usciti prematuramente. Però The Show Must Go On e la coppa deve pur essere assegnata a qualcuno. I 2 contendenti sono molto nervosi e sanno che si stanno giocando un pezzo importante della loro carriera e forse un sanno che quello che sta passando è un treno che passa una e una sola volta nella carriera. Il pubblico londinese non è londinese. Orde barbariche di bulgari sono partiti da Sofia per conquistare la capitale del Regno Unito per sostenere il loro beniamino. I belgi sono a casa a preparare la finale di Davis. L’emozione è tanta per entrambi e si vede. Parte Dimitrov al servizio e si capisce che non sarà una passeggiata per il favorito della vigilia. Goffin è bravo a usare bene le sue geometrie, quelle geometrie che gli hanno permesso di battere l’eterno numero 1 Roger Federer. David irretisce il bulgaro…ed è subito break. Però il numero 8 del mondo non è cinico come è stato contro lo svizzero. A tratti si vede un ottimo servizio, però gli spazi lasciati dai tratti sono riempiti da ciofeche. Nessuna via di mezzo. Si lotta nel secondo game, così come nel primo e l’output è lo stesso: break. Grisha non ottimo alla risposta approfitta di un Goffin non ottimo al servizio. 2 game e 2 break. Masterino Fuffa. Visto che ormai ci siamo perché non dare spazio ad un altro break? Benissimo. Greg si ritrova in un amen sotto 0-40, il break sembra vicino ma non arriva subito. 2 palle break salvate, ma alla terza c’è un passantino incrociatino di rovescino di Goffin. 3° break in 3 giochi e si ricomincia. Goffin non è un mostro di tattica, non è un mostro di niente a dire il vero, però dimostra che ha letto il manuale del tennista (secondo Bertolucci) e mette a segno ben 2 serve&volley consecutivi. Siamo nell’8° gioco. Game chiave del set. Dimitrov mette a segno un ace tanto per ricordare che anche lui sa battere come il totem di cui è porta l’egida, da cui deriva un soprannome datogli troppo presto: Baby Federer. David spreca l’impossibile però e dopo un doppio fallo e un unforced cede la battuta. Siamo sul 4 pari e la sommatoria dei break di x e y dà come risultato 0. Il pubblico è invasato, forse troppo, e si capisce che magari non ci sono i super esperti di tennis di Wimbledon. Siamo a Londra, ma non nel SW19. Si procede spediti verso il tiebreak. Soluzione naturale ad un equilibrio seppur instabile. Però nel 12° gioco Goffin balla e traballa. Il belga va sotto 15-40 si salva come può, si salva per 4 volte, ma alla fine cede. Il doppio fallo è foriero di break, set e mezza partita persa. Dimitrov sale in cattedra o forse vi si siede con i piedi sotto come farebbe un vero maestro: risposta di rovescio in controtempo e BANG! si chiude il set. 7-5 in un’ora esatta di gioco.

Non stiamo assistendo alla carnefica dei round robin, però in fin dei conti il risultato è lo stesso. Nel secondo parziale la partita si addormenta parecchio e i punti in risposta sono come i tifosi imparziali sugli spalti. Il 3° game è il primo ad essere un po’ più combattuto, ma è nel famoso 7° che si decide tutto. Però prima del settimo giuoco c’è da registrare una palla break salvata da Goffin che poteva chiudere i conti. Dimitrov perde un po’ le geometrie del campo e la pressione si fa sentire. Break a 15 e Belgio che torna a respirare. Non ci sono più sussulti e David pareggia i conti e ci crede. Ordinario 6-4 in 39 minuti di gioco.

Un complicatissimo 1° giuoco apre il 3° parziale. Dimitrov regge come può e si salva per ben 4 volte. Palla break mancata, anzi palle break mancate, palla break subita. C’è anche un occasione per Greg di allungare nel 2° giuoco ma ancora l’equilibrio perdura. E’ il 6° gioco quello che decide una buona parte della carriera dei 2 giovanotti con una racchetta in mano. Goffin fa quello che può ma alla 2a palla break del 6° gioco è Game Over. Break bulgaro. Pubblico impazzito. Sembra di vedere una partita di Davis. Il numero 6 del mondo ha l’occasione di chiudere già nell’8° gioco, ma Goffin tira fuori l’orgoglio e annulla 3 match point. Ce n’è un altro sul servizio Dimitrov, anch’esso annullato, ma al 5° crolla l’Hobbit di  Roucourt. Grisha piange di gioia. E’ il suo primo grande titolo della carriera che si aggiunge al Masters di Cincinnati, l’eterno incompiuto ora ha messo la freccia. Non sarà una leggenda, però con i tempi che corrono un posto in Paradiso può essere preso da chiunque, anche da un eterno choker come lui.

Il torneo

Purtroppo le Finals di fine anno si portano dietro una stagione che ha falciato metà dei tennisti che contano. Basti pensare che i primi 5 della classifica ATP di inizio 2017 sono tutti a casa. Epica fu la finale dello scorso anno con l’annichilimento di Murray nei confronti di Djokovic, eppure anche alla vigilia di quel torneo si era parlato di Masterino. Come si sa, al limite non c’è mai peggio, così a Londra non rimane nello sperare nell’ennesima battaglia tra Federer e Nadal assoluti dominatori di questo 2017 che doveva essere il crepuscolo delle loro carriere e che invece si è trasformato nel loro apogeo. Che Federer fosse il prescelto, il più forte, il favorito, il super-favorito dell’evento non ci sono dubbi, siamo alla presenza di un teorema dimostrato e stra-dimostrato, il problema risiede nelle condizioni del suo rivale arrivato nella capitale inglese con molti dubbi dopo il forfait a Bercy a seguito della partita con Cuevas. “Sono qui per vincere” dice Rafa. Eh, vabbè…cosa doveva dire? “Sono qui per prendere i soldi, frega niente del Masterino“? Parole di circostanza che però non trovano riscontro sul campo. Però prima bisogna fare un passo indietro. Nadal si è assicurato a Bercy il numero 1 di fine anno per il 2017 e l’ATP premia questo prestigioso traguardardo con una bella coppetta e un sostanzioso assegno. Rafa incassa e va avanti. Il ranking ATP parla per lui, anche se i calcoli a posteriori e posticci non curanti della GOAT Theory dicono che se Federer vincere il Masters è lui il vero numero 1. Anche se sappiamo che è sempre Federer il numero 1 a prescindere da banali calcoli matematici. L’esordio di Rafa è contro Goffin e si capisce subito che c’è qualcosa che non va. Nonostante aver lottato nel 1° set poi perso, aver annullato 5 match point nel 2° parziale vinto, il mancino di Manacor comincia a zoppicare malamente. Sarebbe d’uopo un suo ritiro, ma stoicamente rimane in campo, non si sa per quale motivo. Forse per prendere i 200 punti bonus, per sportività, per incoscienza. Non importa. Quello che importa è il risultato: Goffin vince, Nadal ha perso e a questo punto non può far altro che ritirarsi. Le Finals restano così un torneo maledetto, però i rimpianti sono pochi. Forse con l’assenza del Re si poteva pensare al titolo, ma con Rogè dall’altro lato della rete c’è poco da sperare. Peccato per il numero 1 del mondo, che per un motivo o l’altro non riesce a prendere l’unico trofeo importante che manca alla sua bacheca.

Il Masterino diventa Masterino/2, e l’unica incognita a questo punto è capire come arriverà il settimo sigillo di Federer. Roger si è preparato alla grande per l’occasione e dopo gli Slam questo è il torneo che vuole vincere di più perché ha il record di vittorie e perché si gioca su un terreno costruito attorno a lui. Chiaramente Nadal è nel girone Sampras e lui giganteggia in quello intitolato a Boris Becker. Ottimo è il suo esordio contro Jack Sock. L’impressione è chiara: nessuno dei giocatori rimasti può soltanto pensare di mettere il naso davanti al 19 volte campione Slam. Però il Federer che si presenta nelle successive partite non è così esplosivo e ficcante. Non è certo un bel biglietto da visita perdere un set contro la biondina Zverev, però quello che conta è il risultato. Lo è a maggior ragione nel gargabe game contro Cilic che non vale nulla per il torneo, ma che regala babbonatalescamente 200 punti che valgono quasi quanto una vittoria di un torneo di 4a fascia ATP. Buttali via…Il malcapitato in questo gioco dell’oca è Marin Cilic atteso ad un grande torneo, ma profonda delusione per tutti. Roger raggiunge così le semifinali per la 14a volta su 15 partecipazioni (inutile dire che è record). Dall’altra parte della rete c’è uno dei suoi più accaniti fan che va in giro con la maglietta con tanto di RF. Nessuna persona sana di mente, o comunque in buona fede potrebbe mai pensare l’imponderabile. David non ha né i mezzi, né il tennis, né il fisico (figuriamoci) per battere Federer in questo campo. Però, come ci ricorda Forrest Gump, anzi la mamma:”I miracoli accadono tutti i giorni“. Il primo set della sfida tra lo svizzero e il belga è talmente ordinario, scontato e tautologico che non si può commentare se non nel risultato: 6-2. Però la ruota stava per girare e nessuno lo sapeva. Male Federer al servizio e male nella conversione delle palle break. Non è la prima volta che succede nei match che sono sotto gli occhi di tutti, peccato che però converta palle break quando tutti sono occupati. Le statistiche a riguardo dicono che Federer è davanti ai suoi rivali di quest’epoca nella conversione delle palle break, però nessuno lo sa e dice il contrario. Un po’ come la storia del calabrone che ha le ali troppo piccole per volare e bla bla. Goffin è un geometra. Disegna il campo con il suo compasso e segna con una lapis indelebile tutte le righe del campo stampate ad hoc. David è preciso, quindi, e soprattutto non choka. Ed è questa la notizia. Chirurgico come un Barnard qualsiasi taglia la testa al Re e la porta in giro come trofeo di caccia. Ha vinto il più piccolo, ha vinto la tartaruga contro la lepre. Succede. Il numero 2 del mondo incassa la più grande sconfitta di questo 2017 allontanando così la possibilità di prendere la vetta del mondo con Nadal avanti di 1045 punti e con tante cambiali da difendere a inizio anno. Australian Open uber alles.

Ma com’è bello qui, ma com’è grande qui ci piace troppo ma non è il Fedal“. Eh, sì. Si è parlato di Nadal e Federer, ora bisogna parlare del vincitore. Grande applauso a Dimitrov che coglie un alloro inaspettato e lo fa in barba alla teoria della probabilità che ci dice che a priori è impossibile, per come è costruito il Masters, quindi 8 migliori giocatori del mondo, beccare un “tabellone” facile. La cover band ci è riuscita. ‘Ccezionale. Ha vinto contro Thiem, Goffin, Busta, Sock e ancora Goffin. Un 500 da scontare per il Black Friday. Era alla sua prima partecipazione Grisha e ha vinto. Un po’ di popò non fa mai male a nessuno ed avere accostato il proprio nome a quelli di Vilas e McEnroe, unici a vincere il Masters all’esordio vincendo tutte le partite è un grande traguardo per la propria carriera. A conti fatti l’unica sua fatica è stata all’esordio contro Domenico. Un match spettacolare sulle montagne russe. Ha prevalso il più lucido, però l’austriaco non ha certo sfigurato. Tutti gli altri incontri sono stati routine con qualche sofferenza contro Sock in semifinale, ma niente di che. E’ riuscito a mettere a segno anche 2 bagel nel cammino verso il titolo, pochi ci erano riusciti e nessuno all’esordio. Insomma meglio fare parlare i numeri che il tennis espresso e soprattutto i tennisti visti in campo. Curiosità incredibile è che è stato lui a vincere il primo titolo della stagione a Brisbane ed è lui a vincere l’ultimo.

Benissimo ha fatto anche l’altro finalista, ed è lui la vera sorpresa del torneo avendo battuto come solo i grandi sanno fare sia Nadal che Federer nello stesso torneo. Nadal era a mezzo servizio, però le statistiche tengono poco conto delle condizioni di salute di un giocatore soprattutto se questi non si ritira a match in corso. E’ sfortunato David perché è il primo nella storia a sconfiggere il Fedal e a non vincere poi il torneo. Però la sua impresa l’ha fatta. Peccato che fosse solo una semifinale. A lui vanno i 400 punti per la vittoria contro Federer, che sommati ai 400 del girone gli valgono il 7° posto ATP quindi miglior ranking della carriera. C’è gloria anche per lui in questo pazzo 2017 dove il ranking è saltato in aria e chi è stato furbo ne ha approfittato per piazzare il proprio semino nella casella più vicina all’1. L’eterno NON top 10 è ora saldamente in top 10 e chissà per quanto tempo vi rimarrà. Non è più giovanissimo, anzi, però in questo circuito di vecchi c’è sempre spazio per fiori che bocciano molto, ma molto tardivamente.

Cosa dire degli altri partecipanti? Male Thiem che si ritrova a giocare il suo googlesimo torneo dell’anno come al solito senza benzina. Non classificato Carreno Busta chiamato all’ultimo minuto a sostituire Nadal, ma non è la stessa cosa, anche se i 2 condividono la nazionalità. Bocciato Alex Zverev, vera sorpresa di questo 2017 ma ancora atteso all’acuto che conta in uno Slam. Londra poteva essere sua, ma ci sarà tempo per rifarsi, ricordando sempre che avrebbe potuto vincere il torneino di Milano giocando con una gamba sola. E’ un Next Gen, ancora per poco, ma lo è. Malissimo Cilic che imbarca acqua come il Titanic e non ne azzecca una. Bene invece Sock che il suo l’ha fatto vincendo a Bercy, arrivando qui in semifinale e cedendo solo al futuro vincitore.

I record

  • Dimitrov è il 6° giocatore a vincere il Masters alla prima partecipazione dopo: Smith (1970), Nastase (1971), Vilas (1974), McEnroe (1978), Corretja (1998)
  • 3° giocatore a vincere il Masters vincendo tutte le partite all’esordio dopo Vilas (1974) e McEnroe (1978)
  • 1° giocatore bulgaro a vincere il Masters

Conclusione

Nel giorno in cui muore uno dei grandissimi del tennis come Pancho Segura (R.I.P) si chiude la stagione 2017. Forse la stagione più impronosticabile della storia. Doveva essere un valzer tra Djokovic e Murray è stato un tango tra Federer e Nadal. Il Fedal dato per morto e sepolto ha scandito come non mai questa stagione pazzerella. Le 2 leggende di questo sport si sono divise il bottino equamente, il bottino che conta e hanno raccimolato anche qualche coppetta qui e lì. Il Fedal prima o poi finirà. E’ un fenomeno umano, e, come ci insegna Giovanni Falcone, prima o poi finirà. Però vederselì lì a lottare ancora come era tanti anni fa è sempre un piacere per tutti gli appassionati. La ciliegina sulla torta di questa super-rivalità che trascende il concetto di tennis ha avuto la sua catarsi nella Laver Cup, un torneo “di esibizione” vero, ma dove i giocatori in campo hanno dato tutto. Federer e Nadal hanno giocato insieme, hanno gridato insieme, hanno lottato insieme hanno gioito insieme. L’immagine di Nadal che salta in braccio a Federer è l’immagine di questa stagione e forse di questa epoca tennista e non solo. Ci si aspettava il cambio generazionale che per certi versi c’è stato, ma è stato in sordina e complementare solo allo schianto prematuro di questi campioni che doveva essere in alto in questo 2017. Ottimi Zverev e Dimitrov. Forse più Zverev che Dimitrov. Perchè? Perché Sasha rappresenta il futuro, un punto di riferimento che potrebbe rimpiazzare gli insostituibili giganti di quest’epoca. Dimitrov è un po’ grandicello e come un caso eccezionale delle statistiche potrebbe fare meglio nella seconda parte di carriera piuttosto che nella prima. Però i campioni, le leggende sono esplose giovanissime, alcuni ancora in fasce. I campioni tardivi non sono mai riusciti ad essere sullo stesso piano dei più grandi. Hanno avuto i loro momenti di gloria, ma quelli che riempiono le copertine dei libri di storia sono altri.

L’annata si chiude qui. Ci sarà all’appendice della finale di Davis. Tutta da gustare con una favorita Francia e un Belgio pronto a fare lo sgambetto, ma tutti sono già proiettati verso l’anno nuovo e l’Australian Open non è così lontano come si possa pensare. Per il momento il grande tennis si ferma qui. Ritornerà con il nuovo anno pronto ancora a scrivere pagine in questo libro infinito che ci piace tanto.

Fine stagione

Così come l’anno scorso invito chiunque ne abbia la voglia a mandare qualche articolo di qualsiasi natura per riempire il vuoto che si creerà dopo la finale della Davis. Per questa settimana siamo a posto ma dalla prossima ci saranno tanti giorni di buco da riempire con qualcosa. Basta poco. Basterebbe che ognuno di voi collezionasse tot commenti per presentare un articolo degno di questo nome. Sono ben accetti anche quelli pieni di statistiche, quelli con i video divertenti, quelli con i video dei colpi migliori, delle Gif, chi più ne ha più ne metta.

Thank you…..niente saluti perché ancora c’è la finale di Davis.