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The GOAT Theory: gli assiomi

Come ogni teoria che si rispetti abbiamo bisogno di alcuni assiomi per poter cominciare. Ci perdoneranno i vari Euclide con i suoi 5 assiomi e il povero Einstein che ha sempre creduto che la velocità della luce fosse costante in qualsiasi sistema di riferimento, ma anche qui sono necessari dei concetti base che non devono essere dimostrati, o meglio non si dimostrano perché si prendono come scontati.

  1. Se il GOAT esiste è uno e uno solo

Uno dei concetti base della GOAT Theory è che al di sopra di tutti esiste un tennista che abbia avuto una carriera superiore a tutte le altre. Molto spesso il concetto di Greatest of All Time viene confuso con altri concetti di ordine filosofico e matematico che non staremo qui ad approfondire, però un piccolo accenno va fatto. Si crede che il GOAT debba essere un’entità astratta, quasi concettuale che non ha nessuna attinenza con la realtà dei fatti, o meglio essendo infinito non può esistere in una realtà finita come la nostra. In questo caso non è così. In matematica è possibile dimostrare che non esiste un numero naturale che sia più grande di tutti, perché se per assurdo uno lo fosse l’insieme dei numeri naturali dovrebbe essere finito, ma non essendolo è sempre possibile trovare un numero maggiore di quello assunto come massimo. L’insieme tennis è un insieme finito, per quanto il numero di partite, di tornei giocati, dal 1877 ad oggi sia molto alto e quasi impossibile da ricordare tout court questi non possono essere infiniti, per cui è logico aspettarsi in questo immenso insieme che ci sia un elemento ad esso appartenente che superi tutti gli altri. Se esiste è uno solo. In matematica può capire di trovare soluzioni ad una equazione che siano coincidenti come quelle di 2° grado in cui il discriminante è uguale a 0. In questo caso non esiste una ambiguità semplicemente perché non esistono nel corso della storia del tennis 2 giocatori che abbiano avuto esattamente la stessa carriera nello stesso periodo di tempo. A livello concettuale potrebbe capitare, ma non a livello pratico, no, perché per quanto i tennisti possano avere carriere identiche alla fine in un torneo a eliminazione diretta dovrebbero scontrarsi in finale e solo uno dei 2 ne uscirebbe vincitore.

  1. Quando si parla di GOAT si intende TUTTI i tempi, quindi dal 1877 ad oggi

Uno dei punti fermi che non dovrebbe neanche essere spiegato è che con GOAT si intende Greatest of All Time. All time. E’ implicito sostenere e difendere con forza questa convinzione che tutti i tempi hanno la stessa importanza. Molto spesso, se non nella maggior parte dei casi, si tende a dividere la storia del tennis in 2 macro-tronconi: l’era pre-Open e l’era Open. Certamente la riforma Open è stata la più importante della storia del tennis, nessuno lo può negare, ma nel 1968 il sistema tutto non era poi così differente da quello del 1967 (questo concetto verrà ribadito in un articolo dedicato). I tennisti erano sempre gli stessi, gli impianti pure e solo 11 tornei sulle centinaia che si disputavano nel mondo e ascrivibili alla categoria di “ufficiali” erano Open, ossia aperti sia ai dilettanti che ai professionisti. Tutti gli altri tornei rimasero o solo pro o solo amateur per poi o estinguersi o diventare Open, ma solo dopo tanto tempo. E’ sintatticamente e concettualmente sbagliato parlare di GOAT dell’era Open, perché nella stessa proposizione c’è un insieme maggiore dell’altro. Al massimo si può parlare di migliore dell’era Open, ma non di GOAT.

  1. 3 su 5 è un altro sport

E’ un mantra ripetuto più e più volte e qui trova la sua applicazione. Una delle caratteristiche peculiari del tennis è la presenza, nei tornei ufficiali di singolare, di 2 formati di gioco: il 2 su 3 e il 3 su 5. Inutile stare a spiegare di cosa si tratta, ma subito balza agli occhi una conclusione intuitiva, giocare una partita con il 3 su 5 è molto più faticoso che giocarne una con il 2 su 3. Il formato al meglio dei 5 set è molto raro e usato solo negli Slam e in Coppa Davis. Qui potrebbero nascere dei dubbi se considerare i 2 formati come equipollenti dal punto di vista dei calcoli, ma non renderebbe giustizia a quei tornei che sono implicitamente più difficili da vincere. Gli Slam si trovano al di sopra di tutto non solo perché prevedono 7 partite, evenienza che non c’è in nessun altro tipo di torneo, ma è il formato originale del gioco a renderli Major. Tutto questo si ripercuote nei calcoli che assegneranno ai tornei e/o alle partite con il 3 su 5 un peso superiore rispetto all’altra categoria. Stiamo parlando di partite speciali come le finali di alcuni Masters Series disputati prima del 2007, delle finali del Masters e di alcuni partite di semifinale e finale di tornei degli anni ’70 e ’80. Questo per quanto riguarda la sola era Open. Chiaramente il discorso si estende a tutta la storia del tennis (assioma 2).

  1. Tutti i periodi sono equipollenti (1877-oggi)

Come nell’assioma 2 ritorna il concetto di All Time. Quando si parla di GOAT non è possibile privilegiare un periodo piuttosto che un altro. Questo assioma nasce da una esigenza particolare che è la seguente: è vero che man mano che la storia del tennis si avvicina ai nostri giorni diventa sempre più internazionale, sempre più praticato, più seguito, più remunerato. Però la quarta dimensione del tempo va sempre in avanti e si sposta, per cui quello che oggi è presente domani è storia, quindi se oggi siamo soliti considerare come apice massimo quello che stiamo vivendo magari in futuro potrebbe non esserlo più. Potrebbe capitare che tra qualche secolo il tennis non si giochi più solo sul pianeta Terra, e magari ci saranno 4 Slam in 4 pianeti diversi e quelli che vivranno questo tempo non sono autorizzati a dire che ai nostri tempi “non era tennis”, così come noi siamo soliti dire del tennis dell’era pre-Open. Questo concetto a metà strada tra filosofia e matematica ci porta anche ad un’altra considerazione, ossia che nella ricerca del GOAT in qualche modo si deve fare in modo che tutti i periodi siano sullo stesso livello. Non è un’operazione facile, ma neanche impossibile. Si potrà e si dovrà creare un unico piano su cui mettere tutti i tornei da Wimbledon 1877 fino all’ultima partita disputata in questo istante.

  1. I tornei sono più importanti dei giocatori

La prospettiva principale e fondamentale della GOAT Theory è che i tornei sono più importanti dei giocatori. Non esistono tornei senza tennisti e non esistono tennisti senza tornei, ma all’origine di tutte le cose è nato prima il torneo che il tennista. Se si considera come punto zero od origine il Torneo di Wimbledon 1877 possiamo benissimo dire che i  partecipanti a quella manifestazione non erano certo tennisti, lo sarebbero diventati dopo, invece quella 1a edizione di Wimbledon è certamente il primo torneo di tennis della storia, almeno per quello che noi consideriamo Lawn Tennis poi semplicemente chiamato Tennis. Quest’assioma ci dà anche una linea guida sulla strada da seguire che è la seguente: si cercherà di attenzionare l’evoluzione dei tornei, la loro struttura e i rapporti di connessione tra di loro e solo in un secondo momento si considereranno i protagonisti di questi tornei. In un’ultima analisi possiamo considerare i tennisti come “accidentali” rispetto ai tornei e non si cercherà soprattutto di fare una selezione aprioristica di un certo lotto di giocatori che sicuramente, per esperienza, sappiamo essere i candidati ad essere i più grandi. La valutazione della carriera di un tennista avverrà solo dopo che tutti i pezzi del puzzle tornei 1877-oggi saranno al loro giusto posto.

  1. Il futuro non influenza il passato

La forza del giocatore in tempo t dipende da quello che ha fatto dalla nascita fino a t, quello fatto da t+1 in avanti non cambia la valutazione del prima. Nella valutazione di un tennista si commette molto spesso uno sbaglio diffuso che è quello di guardare i nomi dei tennisti battuti senza considerare il momento in cui è venuta quella sconfitta. La forza di un tennista in tempo t dipende solo ed esclusivamente da quello che ha fatto fino a quel momento, che poi in futuro possa diventare un campione è un effetto collaterale che non può essere retroazionato. Battere un giocatore quando è in fasce è diverso da batterlo quando è al suo peak, così come lo è quando è lontano dal suo stato di forma ottimale. Ci sono vari indicatori dello stato di forma attuale del giocatore, o meglio la forza impulsiva in un determinato istante come la Elo, il ranking ATP e i punti ATP e saranno questi a “pesare” quanto vale quel tennista in quel momento.

  1. Tutto fa punteggio

Quando si fanno i confronti tra tennisti si guarda un solo parametro, molto spesso il numero degli Slam, per poterne valutare la carriera. Niente di più sbagliato. Chiaramente i Major stanno al di sopra di tutto e di tutti, ma scartare aprioristicamente tutti gli altri risultati è un sacrilegio. Un tennista gioca tanti tornei nella sua carriera, di tante categorie, per cui tutto deve essere in qualche modo prima trovato, poi sommato e infine pesato. Molto spesso si considerano le categorie come dei compartimenti stagno dove non può esistere una proporzione tra insiemi contigui, ma tutto questo deve sparire, perché si verrebbero a creare dei paradossi concettuali difficili da districare a livello pratico. Sappiamo benissimo che il massimo obiettivo che un tennista può raggiungere in una carriera è il Grande Slam, ecco perché molti considerano Laver come irraggiungibile, ma non è plausibile considerare il rapporto Grande Slam / Numero di Slam = 0. Perché un tennista potrebbe vincere 40-50 Slam senza mai fare il Grande Slam e se per un caso un altro realizzasse il magico poker in un anno e poi non vincesse più niente non si può considerare il Gran Slammer superiore al vincitore di 40-50 Slam. Come si risolve il problema? Adducendo delle proporzioni che derivano da calcoli matematici precisi che contestualizzano in un determinato periodo il raggiungimento dei risultati in modo da non creare punti di accumulazione nelle funzioni che descrivono la carriera di un tennista. Sarà dura ma si cercherà di dare una dimostrazione numerica di perché un achievement debba valere x volte un altro.

  1. Più si approfondisce l’argomento meglio è

Purtroppo questo è uno degli assiomi “peggiori” della teoria. Inutile stare qui a dare la definizione di teoria, ma nelle scienze esatte possiamo benissimo dire che più la teoria è semplice più questa è efficace. Einstein riuscì a sintetizzare una verità sbalorditiva nell’equazione più famosa della storia: E = mc2, Maxwell in appena 4 righe riuscì a sintetizzare 200 anni di esperimenti in elettricità, magnetismo e ottica scoprendo che sono tutti fenomeni riconducibili ad un unico punto di partenza che è la carica elettrica. La GOAT Theory segue la direzione opposta, ossia: più è “complicata” nel senso di approfondita, più è precisa. E non potrebbe essere altrimenti. Il processing di migliaia di dati non omogenei fa sì che i periodi e le stesse categorie all’interno dello stesso periodo siano difficili da districare. Considerando l’insieme tennis come fatto da punti, game, set, match, tornei, stagioni, carriere l’approfondimento al singolo punto sarebbe l’ideale conclusione di una sorta di “Teoria del Tutto” del tennis. Purtroppo è impossibile avere questa accuratezza, per cui si opera a più alti livelli considerando trascurabili in ambito globale alcuni parametri locali come il numero di punti fatti, il numero di set vinti e tante statistiche che riguardano il singolo match. Gli output del singolo match sono 3: tipo di match (categoria), numero di set: 2 su 3 o 3 su 5, e vincitore, tutto il resto si trascura.

L’approccio ideale è quello che parte dalla singola stagione, quindi verticale, per poi estendere l’analisi a tutte le altre in maniera orizzontale. Il tennis è strutturato in modo tale che ogni evento si giochi una volta l’anno, ecco perché è essenziale considerare una sola stagione alla volta e non solo alcuni mesi o più stagioni contemporaneamente.