ATP Halle 2017: Il nono Reich. In Germania Federer vince il titolo numero 9
Federer riprende la marcia del suo straordinario 2017 sul veloce dopo la sconfitta di Stoccarda e conquista il titolo numero 4 della stagione.
La partita
Difficile descrivere una non partita. La premesse per una bella finale c’erano tutte. A sfidarsi c’erano 2 generazioni a confronto con 15.8 anni di differenza, una differenza che non si vedeva dalle famose finali di Wimbledon e US Open 1974 in cui il giovane Connors, quasi 22 anni, sconfisse sonoramente il vecchio Ken Rosewall ormai sulla soglia dei 40 anni. Sasha era l’unico sulla carta che poteva impensierire Re Roger visto il torneo che aveva disputato fino a prima dell’atto conclusivo, ma tutto è stato disatteso.
La navicella spaziale Enterprise Gerry Weber Stadion è chiusa per via della pioggia che è caduta su Halle e così si gioca indoor. L’effetto dei rumori è assordante e quando arrivano le bordate il botto si sente in tutto lo stadio. Federer vince il sorteggio e decide di ricevere. Zverev è nervoso e subito perde la battuta. Il backettino di Rogé fa il suo mestiere e in un amen siamo 2 a 0 per l’8 volte campione e sono passati solo 5 minuti e 9 punti di cui i primi 7 vinti dal campione degli Australian Open. Distanze enormi sembrano dividerci e si arriva fino al parzialissimo di 13-2 quando Alex sta per sprofondare. Per fortuna che ancora si ricorda come battere e piazza l’ace provvidenziale sul 3-0 e palla break, ma non c’è nulla da fare, Federer gioca in Paradiso e ottiene il secondo break consecutivo e il 4-0 iniziale che è già una pietra tombale sul match. Finalmente arriva la ripresina tedesca che conquista il 5° gioco con 4 punti consecutivi e siamo 4-1. Rogé non concede nulla quando è alla battuta. Se il punto si prolunga più di tanto si inventa qualcosa per smorzarlo: un drop, una discesa a rete, un choppettino. Arriva facile il 5-1 per Roger. Alex va a servire per rimanere nel set, ma oggi non è proprio aria. Alle splendide giocate di Federer corrispondono delle ciofeche di marca teutonica con dritto facili facili sparati a rete. Bruttissimo Sasha, bruttissimo. Addirittura va sotto 0-40. 3 set point. Il servizio salva i primi 2, ma il terzo è un unforced troppo gratuito e arriva così il 6-1 svizzero dopo 22 minuti di gioco, anzi non gioco, o gioco a senso unico.
Nel secondo parziale ci si aspetta la reazione teutonica che arriva, ma è solo un fuoco di paglia. Dopo 2 errori elvetici il campione di Roma si procura la prima e unica palla break dell’incontro che viene ben presto cancellata dal Meister con il servizio che oggi è a dir poco chirurgico. Potrebbe finire nel 4° gioco la partita con l’ennesima palla break concessa da Zverev, ma ancora non è la fine. Sasha oggi ha solo il servizio dalla sua ed è ottimo per annullare palle break, ma se fa cilecca sono dolori. Intanto Federer continua a ricamare e arriva anche un drop con annesso taglio. La parola fine arriva nel 6° gioco con un altro svarione tedesco che concede 2 palle break, ne basta una e siamo sul 4-2. Il resto è garbage time. Non c’è niente da aggiungere, Roger si permette anche di mettere in mostra un po’ di serve & volley tanto per ricordarci che siamo sull’erba, ma non ci sono né Sampras né Ivanisevic, quello di Federer è solo un tributo ad un tennis che non esiste più ma che trova sempre qualche grande citazione quando il colore del terreno sotto le scarpe è verde, verdastro e i ciufetti di quello che è sempre un bel prato man mano che passa il tempo saltano ad uno ad uno lasciando uno spelacchiato campo in terba.
Il torneo
Difficile tranne delle conclusioni da un ATP 500 come quello di Halle. La contemporaneità con il più antico torneo del Queen’s fa sì che le forze in campo si dividano e, a dire il vero, il torneo di Londra presentava un field migliore rispetto a quello tedesco. Siamo alle solite: 2 tornei equipollenti ognuno con i suoi pregi e con i suoi difetti. Come dirimere la questione? Non siamo negli anni ’70 con i Betamax contrapposti alle VHS dove a prevalere furono le seconde grazie alla scelta dell’industria del porno. Qui non c’è nessuno che possa dire con certezza chi sia davanti. La soluzione dirimente ci sarebbe: fare un Masters 1000 su erba. Già, ma oggi è solo utopia. L’attenzione si è concentrata su Halle quasi ed esclusivamente per la presenza di Federer. Chi se ne frega di Thiem, Nishikori o Zverev? Federer è il tennis, solo lui basta e avanza. La scelta è stata premiata dal destino beffardo che ha voluto che al Queen’s uscissero al primo turno le prime 3 teste di serie disintegrando le aspettative di un torneo che nonostante questa carneficina ha offerto uno spettacolo migliore rispetto al suo omologo. Ma siamo ad Halle e parliamo di Halle. Tutte le luci dei riflettori sono puntate su Rogé che dopo la grave battuta d’arresto contro l’amichetto Tommy Haas con tanto di match point a favore è chiamato a ribadire chi è il re dell’erba. Nel primo turno era previsto il grande scontro quasi da Super-Coppa tra il re dell’ATP World Tour contro il re dell’ATP Challenger Tour, nella fattispecie Lu (frega poco del nome). Ma Lu non si è presentato, ma non c’è stato walkover perché Sugita, il giapponesino fan di Nishikori, non aveva fatto ancora le valigie per il Sol Levante. L’incontro è stato poco spettacolare, si è visto un Federer impacciato, ma quello che conta è il risultato: facile 6-3 6-1 e ingranaggi del motore che si rimettono di nuovo in movimento. Bene così. Mischa Zverev è forse quello che ha messo maggiore pressione a Federer. Con il suo serve&volley d’altri tempi è riuscito a spingersi fino al tiebreak nel primo set, poi perso e a vincere 4 giuochi nel secondo parziale. Più di così il maggiore dei fratelli Zverev non poteva fare, o forse sì, magari con qualche errore di meno il primo parziale poteva girare dalla parte teutonica, ma la storia non si fa non i “se” e con i “ma”. Il campione uscente, Florian Mayer, ha collezionato una magra figura nella difesa del titolo. Partitina a bocce con il Re con il vincitore già palesatosi durante il sorteggio. Quando Federer giuoca bene sull’erba non ce n’è per nessuno. Gli unici che hanno avuto modo di contrastarlo seriamente su questa superficie sono stati Nadal e Djokovic, ma oggi dove sono? Attentiamo con fiducia, non ci allarmiamo. In semifinale si presenta uno spaesato Karen Khachanov che, nonostante dei limiti evidenti sull’erba fa il suo e per poco, no, non fa niente. Semplicemente l’incontro non gira come dovrebbe per il 18 volte campione Slam. Troppi errori, il servizio non funziona e dall’altra parte arriva qualche bordata, ma niente che possa fare girare il match. Il giovane russo porta a casa 6 giochi e il tiebreak del 2° set, magro bottino, forse era più equo un terzo set, ma Rogé non fa sconti e si presenta alla sua 39a in finale senza aver perso set.
Tolto Federer rimane il nulla. Gli unici che sulla carta potevano impensierire il Kaiser di Halle erano Thiem e Zverev, Alex Zverev. Sasha abbiamo visto che fine ha fatto in finale. Ha disputato un ottimo torneo riuscendo ad avere la meglio su Lorenzi, qui facile, e Kohli. Ottimo il comeback su AGUT che proprio erbaiolo non è (anche se le sue percentuali erbivore non mentono) e quello su Gasquet che ancora una volta si dimostra di essere un vaso di terracotta che viaggia in mezzo a vasi di ferro. Thiem è andato malissimo, non male, malissimo. Il primo turno contro un Marterer (non c’è errore ortografico) non poteva essere un ostacolo serio e così è stato. Non doveva esserlo neanche l’Arciere Haase, ma, dispiace per Dominic, il torneo si è concluso sul 9-7 del tiebreak del secondo set contro l’olandese sosia di Ruud van Nistelrooij.
Per il resto buio totale. Pouille si fa beffe da Florian Mayer al secondo turno per poi auto-distruggersi contro Federer. Nishikori si è rotto. E dove sta la novità? 16° ritiro per lui in un match (lontano purtroppo il record di 22 di Tipsarevic). Nota di merito per Khachanov, anche se con asterisco, che è riuscito ad approfittare del buco aperto dall’uscita prematura di Sushi per arrivare in semifinale. Spettacolare (si fa per dire) è stato il derby nei quarti contro l’ottimo Rublev che ha estromesso Ramos nel primo turno, ormai appagato (tutto unito) dal torneo di Monte Carlo. Dustin Brown fa il solito show contro Pospisil ma cade contro AGUT giustiziere di Berloq nel primo turno. Derbyssimo tra erbaioli. Haas non replica l’exploit di Stoccarda e perde niente meno che con Tomic infilzato poi da Gasquet. Ormai defunto, il buon vecchio Ferru riesce a perdere da Haase e dopo 12 anni non sarà testa di serie a Wimbledon. Forse è arrivata la fine per lui.
Record
- Federer vince il suo 92° titolo in carriera, a -2 da Lendl fermo a 94 e si avvicina a Connors a quota 109
- 16° titolo sull’erba per Federer. Record era Open. (All time inarrivabile Edwars Roy Allen con 84, altro tennis)
- 9° titolo ad Halle. Record per un torneo su erba in era Open (Record per le decime per Nadal a Monte Carlo, Barcellona e Roland Garros)
- 19° titolo vinto senza perdere un set
- 6a finale della carriera vinta in meno di un’ora
- 1104 vittorie totali, dietro in era Open solo a Connors con 1256
- 157° match vinto sull’erba. Dietro solo a Connors con 170 vittorie in era Open
- Batte 2 fratelli per vincere il torneo come Boris Becker a Rotterdam 1992 dove sconfisse Patrick e John McEnroe
Conclusione
Inutile nascondere che la vittoria di Federer non è per niente una sorpresa. La sorpresa è stata quella di vincere gli Australian Open, ma una volta capito il trucco non c’è più niente che sbalordisca. Dopo Indian Wells e soprattutto Miami si è capito che il numero 1 delle superfici veloci è tornato lui. Si è preso una piccola pausa per riposare di sole 10 settimane saltando 3 Masters 1000 e uno Slam sulla terra battuta, superficie che gli ricorda poche gioie e tanti dolori, per tornare dove ha ricevuto maggiori soddisfazioni. Peccato per quel match point non sfruttato contro Tommy Haas a Stoccarda altrimenti qui sarebbe anche in ballo lo Slam verde che da quando Wimbledon è stato shiftato di una settimana forse ha un senso, forse. Sull’erba Rogé non ha rivali, o meglio, oggi non ha rivali. Nadal dopo la grande cavalcata rossa non ne ha più. Ha dato l’anima e core per vincere la Décima e il suo gigioneggiarsi dell’erba come un neonato che non vuole fare il bagnetto non sorprende. La sua rinuncia al Queen’s era quasi scontata ed è arrivata subito. Ha iniziato ad allenarsi a Majorca nel torneo su erba che dirige lo Zio Toni dedicato alla WTA, un’erba molto posticcia, una terba, come direbbe Clerici, ma sempre erba rimane. La prossima settimana sarà ad Hurlingham per delle esibizioni, ma non ci si aspetta nulla da lui. A Wimbledon dal 2012 in poi ha fatto schifo. Ormai il suo status non gli permette di essere competitivo nello switch più duro dell’anno, quello da terra battuta a erba, ecco perché fanno sorridere i paragoni di questo Nadal con quello del 2008 che riuscì a vincere il Roland Garros demolendo in finale Federer, poi il Queen’s la settima successiva lo Slam francese (allora non c’era la settimana cuscinetto) battendo il bombardiere Karlovic, poi lo specialista Roddick e in finale Djokovic. Come se non bastasse arrivò in finale ai Championships perdendo un solo set contro Gulbis e lì piazzò il capolavoro nella più grande partita della storia del tennis. Quel Nadal non esiste più. I suoi limiti sono evidenti. Non può rullare tutti su una superficie veloce in cui ha poco tempo per girarsi e colpire con il dritto, il back aiuta e non aiuta, e soprattutto la preparazione atletica non gli permette di essere focused in tutti i tornei che disputa. Chi sarà il prossimo non top 100 a batterlo ai Championships? Lo scopriremo solo vivendo.
Roger ritorna ad essere favorito a Londra dopo tanto e tanto tempo. Lasciamo perdere le quote che danno un moribondo, e quasi tristemente sommesso, Murray ancora in testa. La sconfitta contro il lucky loser Thompson è forse la pietra tombale allo status di numero 1 del mondo che si era meritato, anzi stra-meritato con lo splendido finale di stagione del 2016 replicato con un segno meno davanti nell’inizio del 2017. Eppure al Roland Garros non aveva sfigurato. Ottima semifinale con Wawrinka. Ma, dispiace per Andy, non puoi perdere nel primo turno del Queen’s. E’ un reato grave. Ci si aspetta il miracolo, che già è arrivato nel 2013, poi replicato l’anno scorso, ma quest’anno? Buio pesto. Djokovic è andato completamente e ha scelto di partecipare ad Eastbourne invece di giocare esibizioni come aveva sempre fatto negli anni passati. Questa scelta, un po’ prepotente, un po’ alla Borg, lo aveva premiato per 3 volte, ma l’anno scorso qualcosa non ha funzionato, ed è difficile immaginare che possa rimettere tutto a posto in questa settimana in cui rischia di andare in finale e giocare così per 3 settimane consecutive. L’ottava a Londra non è utopia, anzi sembra quasi l’inevitabile epilogo di questa stagione, stagione di revival e paralleli strani. Forse stupirebbe una sconfitta di Federer, all’orizzonte non si vede chi possa fermarlo, forse un sorteggio malefico? Chi lo sa. Roger è forse obbligato a vincere ai Championships, non deve dimostrare nulla, ma dopo 10 settimane di pausa e con questa freschezza mentale e fisica che cosa ci si può aspettare se non un altro incontro ravvicinato con la coppa con l’ananas? Per una settimana il grande tennis si ferma in attesa del sorteggio di venerdì che ci dirà già qualcosa sul terzo Slam della stagione, il più glamour.