ATP Monte Carlo 2016: Il ritorno del re, Nadal vince per il nono titolo nel Principato, il 28° Masters
Colpo di scena incredibile nel torneo del Principato di Monaco. Rafael Nadal dato per spacciato per molti, o forse tutti, ritorna a vincere un titolo importante dopo 2 anni di digiuno. Il suo ultimo trofeo importante era stato il Roland Garros del 2014, dopo…il buio. 2 anni di carestia che sembravano ormai essere la normalità, l’inevitabile declino che tutti i grandi campioni del passato hanno dovuto subire e contro cui hanno lottato in maniera decisa con mezzi molto diversi ma contro cui alla fine hanno dovuto cedere. Il 2015 per lui era stato un calvario pur portando a casa 3 titoli minori e una finale in un Masters 1000. Un po’ c’era stata una ripresa nel finale di stagione, ma non era riuscito a concretizzare, che poi nello sport è quello che conta. “There is no second, your Majesty “, dissero alla regina Vittoria dopo il trionfo nell’America’s Cup da parte dell’equipaggio americano nel 1851, rispondendo alla domanda che aveva posto la sovrana dell’Impero britannico che chiedeva chi era arrivato dietro l’imbarcazione statunitense. Chi arriva secondo forse entra nelle statistiche, ma non entra nella storia e nella leggenda, così come lo è già Rafael Nadal per quello che è riuscito a vincere e per tutte le coppe che è riuscito a mordere. L’uscita al primo turno agli Australian Open di inizio anno forse avevano posto la pietra tombale alla sua carriera, ma non era ancora finita. “It Ain’t Over ‘Til It’s Over” diceva il ricevitore dei New York Yankess Yoghi Berra e ancora una volta ha avuto ragione. Indian Wells aveva dato buone speranze, ma arrivare in semifinale non è un ottimo traguardo per un vincitore di 14 titoli dello Slam e perdere contro il numero 1 indiscusso del mondo non è certo una giustificazione ad una eliminazione. Miami per Rafa è stata da dimenticare e il ritiro contro Dzumur era stato un duro colpo per lui e soprattutto per i suoi tifosi. Si è detto anche che Nadal ha giocato meglio sul cemento che sulla terra battuta alla luce dei risultati di Buenos Aires e Rio de Janeiro, e fino alla settimana scorsa era tutto vero. Ma se qualcuno in tempi non sospetti si è permesso di chiamare Rafa “The King of Clay” un motivo ci sarà, perché quello che ha fatto sulla terra battuta non lo ha fatto mai nessuno. Ma il clay è il suo habitat naturale come uno squalo sta dentro l’oceano, e proprio come uno squalo non si è fermato di fronte a niente e appena ha sentito l’odore del sangue degli avversari non ha esitato a colpire con il dritto mancino che ancora fa male, molto male.
La partita
A Roquebrune-Cap-Martin non c’è bel tempo, e forse è meglio così perché la voglia di andare al mare in una cornice così splendida come è quella della Costa Azzurra è davvero allettante. Alle 11 è previsto l’inizio della finale del doppio maschile, ma la pioggia ritarda la partita e, cosa più importante, appesantisce parecchio il campo. Gli esperti all’unanimità hanno fatto un’analisi precisa delle condizioni del campo e delle palle e sono giunti alla conclusione che sì, il campo è più lento e le palle sono più pesanti. Meglio stare ad ascoltarli. Tutto questo sembra cadere a fagiolo per Nadal che in queste condizioni ha vinto qualche partita importante, non ultima la finale del Roland Garros del 2012 contro Djokovic. Dall’altra parte della rete c’è Gael Monfils, protagonista di uno straordinario torneo che però in finale non è proprio un cecchino, per usare un eufemismo. 5-18 recita il suo rollino nell’atto conclusivo di un torneo ATP. I boomakers danno superfavorito Nadal, ma dopo tutto quello che è successo ci possiamo fidare? Dopo quello che si diceva prima della finale di Madrid dell’anno scorso, dico:”ci possiamo fidare di loro?” Keep calm and let’s play.
La partita è spumeggiante. Sicuramente la migliore finale di quest’anno e forse la migliore partita di questo 2016. Monfils ha il braccio caldo e nonostante il terreno sia diventato un pantano riesce a tirare badilate che mettono in difficoltà Nadal che viene seppellito dai vincenti. Ma c’è qualcosa di nuovo sotto il sole: Rafa, invece di arrancare, come aveva fatto nelle ultime uscite, e lasciare agli avversari il pallino del gioco rincorre come un disperato la palla, come faceva ai bei tempi ormai andati. Il terreno è pesante e a risentirne è il servizio che non sarà efficace come dovrebbe essere per un match maschile per entrambi. Il primo a cedere la battuta è Monfils, ma Monfils non ci sta e recupera subito il break. E’ una versione inedita quella di Rafa, un Nadal che fa il Djokovic della situazione, ossia gioca meglio in risposta che al servizio, e che risposta! Nel sesto gioco ha subito 3 palle break però vengono prontamente annullate. Rafa tiene il turno di servizio successivo e quando è Gael a servire di nuovo la mano trema. In campo c’è un Nadal scintillante, ricama il campo con dei rovesci incrociati che arrivano in tutte le parti, colpisce di rovescio sia quando si trova nella parte destra del campo, come è normale che sia per un mancino, ma lo fa anche quando è indietro nel campo sulla parte sinistra e così non è costretto a girare attorno alla palla per colpire di dritto e perdere inevitabilmente campo e tempo. BREAK NADAL urla la folla. No, questo lo urliamo noi come è ormai consuetudine. Ma il francese non è venuto qui a fare la vittima sacrificale e ad “uscire a testa alta”. Risponde bene al servizio di Rafa e alcuni suoi colpi sono talmente veloci che non si riesce a capire dove va la palla, così ci affidiamo ai giudici di linea coordinati come Boncompagni con le ragazze di “Non è la RAI” da Carlos Bernardes ormai riappacificatosi con Nadal dopo l’ostracismo durato un anno circa. Non manca qualche discussione con lo spagnolo, ma i “no juego mas” sono ormai un lontano ricordo. Alla terza palla break Monfils rimette tutto in parità ma ci fa capire che finalmente abbiamo una finale decente e il tennis che tanto ci piace è tornato ad essere protagonista. Nadal si trova così sul 5-4 e ha 3 occasioni per chiudere ma Gael c’è e si vede. Il turno di battuta successivo è routine e così la patata bollente passa all’avversario. Il francese serve per rimane nel set ma arranca parecchio e Rafa questa volta non vuole fare regali, al secondo set point chiude e porta a casa il parziale.
A parte la finale persa nel 2013, Monte Carlo ci ha sempre regalato delle partite in cui è Nadal a fare il mattatore e dopo aver vinto il primo set non ha mai perso nell’atto conclusivo del torneo. Travagliata fu la finale del 2005 contro Coria con il 6-0 del terzo, lo fu altrettanto quella del 2006 contro Federer dove fu sempre costretto a rincorrere prima di chiudere al tiebreak del quarto, ma nelle altre aveva sempre dominato raggiungendo l’apoteosi con il 6-0 6-1 rifilato a Verdasco nel 2010. Alla luce di tutte queste informazioni ci si potrebbe, o meglio, ci si dovrebbe aspettare un Nadal cannibale che chiuda subito la tenzone senza lasciare adito all’avversario di poter respirare almeno per un secondo. Ma non ci si deve fidare dello spagnolo soprattutto in questo ultimo periodo, la testa lo ha abbandonato molto spesso nei momenti decisivi e questo è un momento decisivo, se non il momento decisivo. Come è semplice pronosticare è Gael ad ottenere così il primo break perché gioca alla grande e non ha nessun timore reverenziale di fronte al re della terra battuta. Gli scambi sono bellissimi, estenuanti, aggressivi e lunghi e vedere Nadal reggere il passo è sempre un piacere. Il suo diritto non è tarato al 99,99% come era un tempo e qualche suo dritto uncinato si spegne in corridoio, aumentando così il numero di gratuiti, cosa che un tempo per lui erano solo dei piccoli nei che non macchiavano per nulla la sua prestazione sul rosso. Oggi i gratuiti sono numerosi, ma poco importa, importa provare a fare il vincente e quando la palla rimane in campo il boato del Monte Carlo Country Club è assordante. Gael gioca meglio, ma Rafa è un leone recupera subito il break a zero e riporta tutto in parità. Ma la palla è pesante e il servizio non è ficcante come dovrebbe …ed è subito controbreak. La testa, la testa è quella che la fa da padrone e Gael non è proprio un vulcaniano, cede alle emozioni e non gioca quel cerchio che ti permette di vincere set e partite facendo il break e mantenendo il servizio. Arriva così il break Nadal. I successivi 2 turni sono routine e sembra esserlo anche il terzo se non fosse che Rafa sbaglia l’impossibile e Gael alla quarta palla break ottiene l’esiziale break. Quando si tratta di chiudere il set il transalpino non tituba e di prepotenza pareggia i conti e l’inerzia della partita passa dalla sua parte.
Il terzo parziale dovrebbe vedere Monfils leggermente in vantaggio, dovrebbe…Nadal chiede l’intervento del fisioterapista, ma è solo un attimo, dopo qualche secondo è in campo. E Gael dove è andato? LaMonf non c’è più, è evaporato, ha finito la benzina e non essendoci le sostituzioni nel tennis è difficile andare avanti. Nadal ne ha ancora tanto di carburante e passate le fatidiche 2 ore è lì come se la partita fosse cominciata da un minuto. E’ un Rafa d’annata questo, un Rafa che non si vedeva da tempo e che grazie a questa caratteristica peculiare è riuscito a vincere quello che nessuno avrebbe mai pronosticato. Monfils non può nulla, anche se come un naufrago cerca di trovare una zattera, una speranza che non arriverà mai e subisce un severo 6-0. Nadal chiude con un vincente di dritto, il suo sigillo ad una prestazione monstre che nessuno avrebbe mai avuto l’ardire di sognare. Rafa riceve così la sua nona coppa dal Principe Alberto, suona l’inno spagnolo e dopo 4 anni torna a trionfare. Rafa is never dead.
Il torneo
Il primo Masters 1000 sulla terra battuta ci offre tanti spunti di riflessione e non si può non partire alla clamorosa eliminazione al secondo turno (prima partita per lui) del numero 1 Novak Djokovic. Il dominatore degli ultimi 18 mesi si è visto sbriciolare sotto i suoi piedi tutte le sue certezze perdendo contro Jiri Vesely, classe 1993. Quello visto contro il ceco è stato un Nole orrendo che ha giocato malissimo tutti i punti importanti e la cosa più assurda è che tutti gli spettatori del suo match nonostante tutto questo erano pronti a puntare sull’ennesima vittoria del serbo che non aveva giocato bene, o meglio non a livelli eccelsi, sia ad Indian Wells che a Miami, ma era bastato per portare a casa i due Masters 1000 americani e il record di 28 titoli complessivi. Ma se giochi così al primo avversario serio che non ha nulla da perdere e che gioca senza timore reverenziale la partita la perdi, ed è quello che è successo con Jiri che non ha vacillato e nonostante un secondo set disastroso, dopo aver vinto il primo, una volta ottenuto il break nel terzo ha tenuto fino alla fine e ha chiuso con autorevolezza. Qualche Nole fan ha parlato di una sconfitta indolore e addirittura voluta dal Capitano, ma è difficile credere a questa versione conoscendo Djokovic e considerando tutte le variabili del sistema come: la sua età, i record da battere e la situazione del circus. Novak ha perso una partita, non ha meritato ed è andato a casa, è la legge dello sport e bisogna accettarlo. Questo non vuol dire nulla, perché il serbo è sempre il numero 1 del mondo e parte favorito in tutti i tornei e lo sarà sicuramente al Roland Garros che ancora una volta diventa lo Slam chiave dell’annata e lo è ancora di più in chiave storica-statica.
Finalmente, dopo il falso allarme a Miami che ci aveva fatto fare cattivi pensieri, è tornato in campo Roger Federer. Lo ha fatto con autorevolezza e non ha dato nessun cenno di disagio a causa dell’operazione che ha subito. Questo non può che fare bene al tennis. Molti si potevano aspettare un Federer “zoppo” che facesse fatica a camminare, ma così non è stato. Tutti gli amanti del buon tennis vedendo lo svizzero in campo hanno potuto riassaporare quelle sensazioni che sembravano sopite se non perse per sempre. Il bel giuoco segue come un ombra Federer e dopo 2 mesi di Noiak si sono visti dei colpi degni di quello che noi chiamiamo tennis. Il suo rovescio ad una mano non perdona e il suo serve&volley che non è sistematico come lo era quello di un McEnroe o un Edberg è sempre pregevole. Il primo turno è stato di pura routine per lui e Garcia Lopez non poteva certo rappresentare un ostacolo anche con un Federer con le stampelle. Ci si poteva aspettare qualcosa di più da parte di AGUT che sta disputando un ottimo inizio di stagione, non a caso è 10° nella Race, ma ancora una volta Roger è stato impeccabile e l’operazione dopo questa vittoria è stata definivamente archiviata. Ma al primo avversario tosto il 17 volte vincitore Slam è stato costretto ad alzare bandiera bianca. Prima dell’inizio del match con Tsonga Roger aveva rilasciato un’intervista in cui si diceva molto stanco e privo di energie nonostante la vittoria netta con AGUT, molti potevano pensare ad un manavantismo coatto, ma aveva ragione. Jo non perdona e dopo aver perso il primo set ha approfittato di un Federer in riserva e ottenuto il break nel terzo ha portato a casa il match. L’uscita di Djokovic aveva aperto le porte ad una eventuale finale per il campione svizzero, qualcuno aveva parlato di Fedal, ma molto più razionalmente e a mente serena si può dire che il numero 3 del mondo ha disputato un buon torneo alla luce dell’operazione e quello che conta è che, sue parole, tutto sembra procedere per il meglio. Un tempo avremmo gridato allo scandalo per una sconfitta clamorosa, ma non oggi, oggi non lo possiamo fare, e se proprio vogliamo essere precisi ha migliorato il risultato dell’anno scorso quando fu eliminato nel terzo turno da Gael Monfils.
Tra i promossi del torneo c’è sicuramente Andy Murray chiamato a riscattare la bruttissima prestazione sul cemento americano. Nonostante non sia la sua superficie preferita, sulla terra battuta del Principato ha mostrato tanti miglioramenti e una condizione eccellente. Le sue vittorie contro Benoit Paire e Milos Raonic non sono un caso soprattutto contro quest’ultimo che è stato completamente annichilito. Purtroppo per lui ha incontrato il migliore Nadal degli ultimi 2 anni sulla terra battuta e in semifinale stava quasi per spuntarla dopo aver vinto il primo set, ma qui ha giocato a tutta e inevitabilmente ha pagato alla distanza. Ma la sua prestazione rimane. Bravo.
Nota di merito va data a Marc Granollers che da lucky loser è riuscito ad a spingersi fino ai quarti di finale come è accaduto in 16 occasioni dal 1990 ad oggi nei Masters. E’ riuscito ad avere la meglio su Zverev quando tutti davano per super favorito il tedesco, ma soprattutto contro David Goffin (da bocciare) che ha disputato un ottimo inizio di stagione, purtroppo per Marc Gael gli è stato superiore e il 6-2 6-4 non è certo un dramma per lo spagnolo che non doveva neanche essere nel tabellone principale. Rimandato è Stan Wawrinka che è riuscito a spingersi fino ai quarti di finale, ma ha giocato in maniera “scazzata” la partita contro Nadal perdendo malamente in una di quelle giornate in cui lo svizzero non ha proprio voglia di giocare. Bocciato senza pietà è Tomas Berdych che qui difendeva la finale dello scorso e uscito alla prima partita così come Djokovic. Era dal 2000 che i 2 finalisti dell’anno precedente non uscissero al primo turno dell’edizione successiva, allora Kuerten da detentore del titolo del 1999 perse nel primo turno contro Karol Kucera e Marcelo Rios contro Félix Mantilla. La sconfitta contro Dzumur è molto grave e fa fare cattivi pensieri sulla carriera di Tomas ondivaga tra buoni piazzamenti e brutte sconfitte che fanno pensare al ritiro.
Promossi sono i 2 semifinalisti della parte alta del tabellone ossia Gael Monfils e Jo-Wilfred Tsonga che sono arrivati a disputare il penultimo atto dell’evento mettendo in mostra delle ottimi prestazioni forse leggermente agevolati da un tabellone non troppo difficile con l’asterisco su Federer sconfitto da Jo ai quarti di finale.
I record
Onestamente non pensavo di dover rispolverare e aggiornare i record di Nadal, ma è un brutto mestiere e qualcuno lo deve pur fare. Nadal vince il suo 68° titolo ATP, il 48° sulla terra battuta ad appena uno dal record era Open di Vilas a quota 49. E’ il suo 28° Masters 1000 record che condivide insieme a Novak Djokovic. La finale di Monte Carlo è stata la numero 100 per lui. In era Open solo 5 tennisti ne hanno collezionato di più: Connors (163), Lendl (147), Federer (136), McEnroe (108), Vilas (104). Nadal ha messo a segno il suo 87° bagel, il suo 8° in finale. Ci era riuscito a Costa Do Sauipe nel 2005 contro Alberto Martin (6-0 6-7(2)), ad Acapulco 2005 contro Albert Montanes (6-1 6-0), Barcelona 2006 contro Tommy Robredo (6-4 6-4 6-0), Roland Garros 2008 contro Roger Federer (6-1 6-3 6-0), Doha 2010 contro Nikolay Davydenko (0-6 7-6(8) 6-4, qui perse), Monte Carlo 2010 contro Fernando Verdasco (6-0 6-1) e Acapulco 2013 contro David Ferrer (6-0 6-2). Nadal non otteneva 8 break in una partita 2 su 3 dalla semifinale degli Internazionali d’Italia 2007 contro Nikolay Davydenko.
Conclusione
Che dire? Non mi aspettavo assolutamente che Nadal sarebbe ritornato così di prepotenza. L’anno scorso con 0 Masters 1000 c’era da stare poco allegri in prospettiva 2016, ma ecco un fulmine a ciel sereno. Un titolo così importante in bacheca dà morale a tutti i tifosi dello spagnolo e non solo. Certo, la situazione del circuito rimane sempre la stessa, una rondine non fa primavera, quindi Djokovic rimane il numero 1 indiscusso anche sulla terra battuta lo sarà a Roma, a Madrid (se ci andrà) e al Roland Garros. I giovani continuano a latitare e ancora una volta mancano l’appuntamento con la vittoria di un torneo importante.
Fa sorridere la presa di posizione di alcuni presunti tifosi di Nadal che come Schettino avevano abbandonato la nave per schierarsi a favore di Djokovic con la speranza che questi possa rubare tutti i record a Roger Federer in chiave GOAT e proprio quando meno te lo aspetti Nadal torna a vincere togliendo un titolo importante al numero 1 del mondo. Non so se Nadal è tornato, ma Nadal c’è e quello che verrà da qui in avanti sarà tutto di guadagnato perché Rafa non ha nulla da dimostrare. Rafa c’è.