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ATP Shanghai 2015: L’ultimo imperatore, Novak Djokovic dopo Pechino conquista anche Shanghai

Djokovic Shanghai 2015 Trophy

 

Novak Djokovic continua a stupire il mondo del tennis aggiungendo un altro tassello al suo già straodinario 2015, con una prestazione monstre riesce ad annichilire il francese Jo-Wilfred Tsonga e conquista un altro titolo in Cina, nazione che ormai sembra essere diventata la sua seconda patria. Nole, evidentemente poco amato in altri luoghi radical chic del tennis mondiale come Parigi e New York, con l’incognita Wimbledon dove il pubblico è stato sempre molto neutrale e di una risma superiore a quello di tutti gli altri Slam, ha provato della Repubblica Popolare Cinese un grande apporto da parte della gente del posto che sicuramente non mastica tennis da secoli come negli USA o in Gran Bretagna, ma che, con lo sviluppo della sua galoppante economia, si sta sempre di più avvicinando all’elité di chi gioca e parla di tennis.

A Pechino non ha mai perso una sola partita e ha collezionato 6 titoli di cui 4 consecutivi con l’assenza del 2011, a Shanghai, da quando è nato il Masters nel 2009, 3 titoli; quando ha partecipato è sempre come minimo arrivato in semifinale e non ha mai perso nell’atto conclusivo. Un dominio mai visto in questa porzione di stagione che forse è possibile paragonare solo a quello di Connors nei tornei del circuito Riordan o IPA.

I numeri di Nole considerando tutta la carriera cominciano a fare impressione: 57 titoli, 43 sul cemento, 25 Masters 1000, ha vinto 6 tornei almeno 3 volte: Indian Wells Masters, Miami Masters, Roma, Canadian Open, Shanghai e Bercy superando Nadal fermo a quota 5 in questa particolare classsifica con Indian Wells, Montecarlo, Roma, Madrid e Canada e Federer con 4: Indian wells, Amburgo, Madrid, Cincinnati. Ha eguagliato anche Nadal 2013 come Masters 1000 vinti in una sola stagione ben 5 su 7 partecipazioni, con Madrid saltato e finale a Cincinnati e Canada e ha ottenuto il record di 7 finali disputate mai regstrato da nessuno.

Oltre ai numeri quello che emerge è un gioco molto migliorato sotto diversi punti di vista, difficilmente raggiungibile dai suoi avversari che inevitabilmente possono passare per poco competitivi, ma si sa, in questi casi non si riesce a capire dove sono i meriti tuoi e i demeriti dell’avversario. In questa fase della carriera è riuscito a trovare un sostanziale equilibrio tra i 2 colpi fondamentali che non tutti si possono permettere a partire dai grandi Federer e Nadal che hanno una maggiore propensione per un colpo piuttosto che per un altro. Roger è spostato verso il servizio e il dritto, mentre Nadal predirige il dritto inside-out, se vogliamo a questa lista possiamo aggiungere anche Stan Wawrinka che è sublime con il suo rovescio ad una mano, ma il suo dritto non è certo eccezionale rispetto a quello degli altri top player. Un altro aspetto che emerge dal gioco del serbo è la profondità dei colpi che è più unica che rara. Questa profondità gli ha permesso di contrastare il gioco d’attacco di Federer molto propenso a scendere a rete con l’aggiunta della nuova arma, la SABR (Sneak Attack by Roger) che con quei colpi che sfiorano la linea di fondo campo e soprattutto quelle laterali può fare ben poco per contrastarlo. A tutto questo si aggiunge la consueta elasticità che gli permette di fare dei recuperi eccezionali e in più possiamo aggiungere il gioco di controattacco e di anticipo che ricordano non tanto vagamente quello di Connors prima e soprattutto quello di Andre Agassi.

A questo punto sembra quasi doveroso un confronto con il 2011 anche se ancora manca l’ultimo spicchio di stagione che potrebbe, in via definitiva, svelare l’arcano su quale stagione sia migliore dal punto di vista dei numeri anche se rimarrebbe insoluto il paragone per quanto riguarda la qualità del gioco espresso e sulla forza degli avversari che come sempre divide gli appassionati, con i tifosi di Nole propensi a non fare distinzioni tra avversari forti e avversari scarsi e con qualche detrattore che recrinima una mancanza di competitività all’interno del circuito che era presente nell’annata mostre con un Nadal in grande spolvero e Federer che non era da meno e soprattuto con 4 anni in meno sul groppone.

Va sottolineato però come nel 2011 nel post US Open Nole raccimolò poco per gli standard di quella annata, non partecipando al China Swing, quindi niente Shanghai e Pechino. A Bercy si fermò nei quarti di finale e al Masters di fine anno non riuscì a superare il round robin, quindi da questo punto di vista ha ancora tanti margini di miglioramento, con una sua vittoria al Masters non ci sarebbero discussioni su quale stagione sia da considerarsi migliore, ma ancora non abbiamo la palla di vetro e il futuro, anche quello a breve termine, rimane un’incognita. Al 2011 monstre possiamo anche aggiungere una postilla che è la straordinaria prestazione agli Australian Open del 2012 che possono essere assimilati ad un finale di stagione 2011 visto da quel torneo in poi non riuscì a rimanere ai suoi livelli.

Per gioco o per passione si parla spesso di quello che potrebbe succedere a seguito di un’ottima annata e si scartabellano i libri di storia per cercare nel passato le risposte alla nostre domande sul futuro e quello che salta fuori della storia recente sono: il 2012 di Nole che non fu certo all’altezza di quella dell’anno precedente e che da allora etichettò Djokovic come “monoslam” ossia capace di vincere solo uno Slam, nella fattispecie lo Slam preferito, l’Australian Open, e ti ciccare sempre l’appuntamento che da tanti anni a questa parte è l’unico tassello che manca al suo straordinario palmares che è il Roland Garros, dove ha trovato prima un Nadal mai domo e assolutamente restio a cedere il trono di Parigi, ma dopo aver matato il toro quest’anno alla Bois de Boulogne si è trovato davanti il rovescio poesia di Wawrinka capace di sparare 60 vincenti in una sola partita. Spulciando nel passato possiamo constatare l’involuzione in termini di risultati di Connors nel 1975, che dopo un 1974 da record non riuscì a replicare e paradossalmente perse tutte le finali Slam che nell’anno precedente aveva vinto saltando sempre il Roland Garros. Ancora peggiore fu il contrappasso di McEnroe nel 1985 che fece un’annata appena sufficiente con il solo acuto della finale agli US Open. Come abbiamo ribadito in precedenza, non abbiamo la sfera di cristallo e non sappiamo cosa potrà capitare nel 2016 al campione serbo, ma fare delle previsioni sia negative che positive millantandole per assoluta certezza non è tanto onesto a livello intellettuale.

Djookvic ha 28 anni e con i 3 Slam su 4 di quest’anno sembra proiettato a superare verso quello che sembra essere il parametro fondamentale per giudicare la carriera e quindi fare un confronto tra giocatori, ossia il numero degli Slam. il 17 di Federer fa paura, è vero, ma quali sono le probabilità che Nole possa arrivare a questo ambito numero, ammesso e non concesso che Roger non arrivi al tanto agognato 18°? Anche in questo caso può venirci incontro il passato e quello che hanno fatto i grandi campioni dopo i 28 anni. Quello che ha fatto meglio da questo punto di vista è stato Andre Agassi ha raggiunto migliori risultati da “vecchio” piuttosto che da giovane, anche se questa espressione può risultare infelice: 5 Slam vinti dopo i 28 e 3 vinti prima. Connors ne vinse 3, Federer, Sampras e Lendl sono fermi a 2 e Becker a 1. Borg, McEnroe ed Edberg incredibilemente a quota 0 ognuno per ragioni diverse ovviamente. Nole dopo aver compiuto 28 anni ha messo in bacheca 2 Slam. Ora, alla luce di quello che hanno fatto i grandi del passato, è plausibile che possa vincere 7 o 8 Slam da qui in avanti? La storia ci dice che è quasi impossibile, ma 2 fattori giocano senz’altro a suo favore: lo scarso rendimento dei suoi maggiori competitors con Federer ormai troppo vecchio, con i suoi 34 anni, per poterlo contrastrare sul 3 su 5, un Nadal spettro del grande campione che era e un Murray sempre remissivo e mai capace di contrastare il serbo, in più aggiungiamo una nidiata di giovani che stenta a decollare e che non ha ancora vinto né un Masters 1000, né un Slam ed ecco che la mission non sembra più così impossible.

Numeri straordinari

Torniamo ai numeri per renderci conto della dimensione di questo Nole. Con la vittoria a Shanghai è arrivato a quota 16.785 punti che è ovviamente record e supera il precendente record aggiustato di Federer del 2006 (aggiustato perchè i punti assegnati prima del 2009 sono diversi da quelli di oggi). Dal 26 ottobre ci saranno 8.535 punti tra lui e il n.2 che non è più Federer, ma Murray (destinato a conservare la posizione fino al termine della stagione), altro record. Questo significa che avrà più del doppio dei punti del suo diretto inseguitore, situazione mai riscontrata nel corso dell’era ranking (dal 1973 in poi). Negli ultimi 12 mesi ha vinto 3 Slam e una finale persa, 6 Masters 1000 e 2 finali perse, il Masters di fine anno, un 500 vinto ed una finale persa, questo significa che nell’arco di 12 mesi nessuno è mai riuscito a fare come lui.

Facendo un veloce calcolo con il regolamento vigente oggi il massimo dei punti raggiungibile è:

  • 8000 nei tornei del Grande Slam
  • 8000 nei Masters 1000 obbligatori (Monte Carlo è escluso)
  • 1500 delle Finals
  • 1000 punti di Monte Carlo, 750 delle Olimpiadi, 625 della Coppa Davis, un ATP500
  • 2 ATP250 tra i migliori raggiunti

Sommando si ottiene un totale di 20.875, togliendo i 750 delle Olimpiadi che si giocano ogni 4 anni arriviamo a 20.125 e aggiungendo un ATP 500 siamo a 20.625 il che significa che Nole ha raccimolato l’ 81,38% dei punti disponibili.

Inoltre nel post US Open ha una striscia aperta di 22 set vinti consecutivamente. il record appartiene a Jimmy Connors che nel 1976 ne vinse 50 nei tornei di Palm Springs, Denver WCT, Las Vegas, Nottingham e Wimbledon. La serie fu interrotta ai Championships da Roscoe Tannner nei quarti di finale.

Con il titolo di Shanghai e i 57 complessivi si ritrova a -1 da Nastase, -3 da Agassi, -5 da Vilas e -7 da Borg e Sampras, tutti tennisti pienamente raggiungibili con Connors lontano a 109, irraggiungibile.

Dove può arrivare Nole? Ai posteri l’ardua sentenza.

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