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Australian Open 2016: Nole’s eleven, Djokovic vince il 6° titolo a Melbourne e sale a quota 11 Slam

11 Slam Nole

Novak Djokovic continua il suo dominio in solitaria e vince per la 6a volta gli Australian Open raggiungendo il record di Roy Emerson. Quello di Nole è un dominio incontrastato e non sembra avere freni: dall’inizio dell’anno non ha perso nessuna partita e addirittura è riuscito a fare meglio del 2015 quando a Doha fu sconfitto ai quarti di finale da Ivo Karlovic. La perfezione si concretizza in 2 titoli e fanno da appendice alla straordinaria e devastante stagione 2015. In pratica non perde un match dalla finale di Cincinnati contro Roger Federer considerando che la sconfitta contro quest’ultimo alle Finals di Londra è stata assolutamente ininfluente ai fini del risultato finale e questo concetto è stato rettificato dalla prestazione mostrata in finale dallo stesso Djokovic che quando c’era la coppa in palio non ha vacillato neanche per un istante.

L’unica nota negativa che possiamo trovare alla perfezione è che ancora una volta Nole non è riuscito a vincere il suo Slam senza perdere un set, record che non toglie e aggiunge niente al palmarès ma che fa una certa impressione se consideriamo che i suoi 2 maggiori competitor di questo millennio, Roger Federer e Rafael Nadal ci sono riusciti: Federer agli Australian Open 2007 e Rafa al Roland Garros del 2008 e 2010. Cambia poco nella sostanza e i set persi per strada ci fanno capire, anzi, che Nole quando vuole sa alzare il livello del suo gioco a piacimento e forse l’unico modo per scalfirlo, ma non batterlo, è cercare di annullare il suo gioco, così come ha fatto per 4 ore e mezza Gilles Simon l’unico che per un nanosecondo ha dato l’impressione di poter impensierire la conquista della Norman Brookes Challenge Cup in ghiaccio già dall’inizio del torneo. Quello visto in questo torneo è stato un Djokovic dominante che in certi momenti ha fatto registrare un tennis stellare al limite dell’umano. Sono ancora negli occhi di tutti i primi 2 set vinti contro Roger Federer in cui lo svizzero non ha capito praticamente nulla ed è stato assolutamente impotente e per qualche frazione di secondo sono apparsi i fantasmi di una stesa memorabile come quella patita nella finale del Roland Garros 2008 contro Nadal, fortuna per lui che è riuscito a riprendersi alla grande e a vincere il terzo parziale prima di capitolare inevitabilmente al quarto. La finale è stata una pura formalità, una partita mai messa in discussione e vana era stata la speranza quantomeno di vedere partita data dalla straordinaria vittoria di Angelique Kerber contro Serena Williams, un upset inaspettato che quasi per osmosi si poteva trasmettere anche al campo maschile. Una vana speranza perché il tennis targato WTA è stato sempre infarcito da upset inaspettati e così aggiungerne di nuovi non è così strano. Ma veniamo alla cronaca della partita.

La partita

La cronaca è quella di una mattanza già annunciata. Tutto il pathos del torneo si era concentrato nella semifinale Djokovic-Federer in cui si erano riposte tante speranze perché per una perversa questione cabalistica e di strane coincidenze astrali magari si poteva pensare: visto che Roger non riesce a battere Nole in finale forse sarebbe meglio incontrarlo in semifinale, niente di più sbagliato. Così, passata la grande paura per un’ultima grande zampata del vecchio leone, ci si appresta a vivere questa finale.

La Rod Laver Arena è stracolma, ogni anno i numeri degli Australian Open si incrementano sempre di più, questo può sembrare “normale”, ma non lo è, e forse ce ne accorgeremo quando i numeri inizieranno a calare (speriamo mai). Oltre a migliaia di spettatori ci sono tante leggende del tennis mondiale che sono sempre più presenti nei grandi eventi, tra tutti spiccano Rod Laver e Ken Rosewall, 2 monumenti viventi che nonostante la loro veneranda età non mancano di insegnarci che cosa sia il tennis e capire che magari la visione moderna di questo sport non è stata la sola e unica in tutte le epoche.

E’ una giornata ideale per giocare a tennis ed è stata scongiurata la pioggia e la conseguente chiusura del tetto che durante questa settimana è stata molto frequente e le partite giocate  col tetto chiuso sui 3 campi più importanti sono state talmente numerose che quasi possiamo parlare di un torneo indoor. Al servizio parte Djokovic e per un momento qualcuno ha un deja vu che è sicuramente un errore di Matrix: un dritto spedito in rete consegna la prima palla break a Murray. Miracolo. Ma c’è poco da meravigliarsi, Djokovic durante il corso del torneo ha annullato palle break a iosa e aggiunge anche questa alla collection, così, tanto per incrementare questa statistica fine a se stessa. Quando è Murray a servire si palesano tutti i suoi spettri con una prima nella norma e una seconda orribile e se dall’altra parte hai il miglior ribattitore del circuito è difficile portare fiele in cascina. Detto, fatto. Turno perso a 15 e break. Quando è Djokovc a servire non ci sono problemi e tiene così il suo turno a 0 dimostrando i suoi miglioramenti anche in questo fondamentale che nella prima parte della carriera era stato molto deficitario. La partita sembra già chiusa ma si sa che nel 3 su 5 tutto può cambiare. Dove? Quando? Non oggi. Murray è di nuovo al servizio e non incide minimamente, Nole palletta un pochettino, così per divertirsi ed è subito doppio break e 4-0. La cronaca si potrebbe anche chiudere qua, perché parlare di una partita segnata come Caino dopo aver ucciso Abele? Ma il dovere ci spinge ad andare avanti. Nolampras è un cecchino al servizio e ancora una volta concede nulla o poco più al suo avversario e siamo 5-0. Tutti i tifosi di Nole vorrebbero il bagelozzo per poterlo esibire per spacconeria come quello inferto da Federer a Hewitt agli US Open 2004 in 15-20 minuti di grande tennis, ma Murray ottiene per la prima volta il turno di servizio e sventa l’umiliazione prima di capitolare inevitabilmente per 6-1 dopo 32 minuti di gioco.

Il secondo parziale è molto più combattuto ma in questi casi non si capisce mai in maniera empirica se sia Nole che tira il fiato o è l’avversario che sale di livello, noi, con salomonica parsimonia prendiamo metà e metà. Il parziale equilibrato poteva benissimo essere cassato quando è Murray a servire per la seconda volta, ma qui annulla prontamente 4 palle break mantenendo così un certo equilibrio che dura fino al maledetto settimo gioco che, come ci insegna Tommasi, è sempre quello fondamentale, anche se alcuni studi statistici ci dimostrano che non è proprio così. Murray perde il servizio a 30 e il suo “fuck” risolto verso l’alto è scontato come la vittoria quest’anno della regular season NBA dei Golden State Warriors. Il sipario si sta per chiudere quando il tennista in gonnella ha un sussulto di orgoglio, martella di rovescio e spara dei traccianti incrociati come missili caduti su Baghdad e ottiene così il suo controbreak. 4-4. Quando è al servizio Murray deve sudare 7 camicie: non è assolutamente proponibile questo copione di latticini fermentati contro la migliore risposta del circuito. Le palle break si sprecano, ma è bravo ad annullarle. Come già ribadito Nole non tentenna al servizio e si riporta subito sul 5-5. Nole inizia ad apparire meno perfetto e gli scambi si fanno molto affannosi per lui, ma dall’altra parte Murray regala e così, nonostante un ottimo game al servizio, viene breakkato ai vantaggi e Nole è cinico nel turno successivo a chiudere. Siamo 2 a 0 Nole e di spettacolo in campo se ne è visto poco o nulla, il campo ci sono i 2 migliori tennisti del mondo, ma il numero 1 gioca nello spazio e il numero 2 fa fatica anche ad allacciarsi le scarpe.

Nel 3 su 5 il regolamento impone che si giochi un terzo set, sembra una battuta anche di pessimo gusto, ma a guardare questa partita il terzo parziale sembra quanto di più tautologico. Apre Murray e subisce subito il break, Nole non concede nulla e siamo in un batter di ciglia sul 2-0. Finalmente Murray ha un turno al servizio senza patemi. 2-1. Come una particella di sodio in acqua Lete ecco una palla break Murray, una palla break Murray??? Sì, ma cancellata subito. Murray non ci sta a fare la vittima sacrificale anche se in cuor suo sa che non può rimontare 2 set al cannibale, ma nonostante tutto si prende con prepotenza il controbreak nel 6° gioco. E’ un fuoco di paglia, ma almeno si vede per qualche minuto un match equilibrato. Le 2 migliori risposte del circuito (con i dovuti distinguo) latitano da qui in avanti e entrambi i giocatori ottengono agevolmente i loro turni di servizio così si arriva all’inevitabile tiebreak. Qui Murray si scioglie come neve al sole giocando una dei peggiori tiebreak della carriera. Doppio fallo sul primo turno di servizio tanto per iniziare in bellezza, Nole amministra e si porta subito sul 3-1, doppiamente gaglioffo è il secondo doppio fallo di Andy che consegna il 4-1 a Nole. Poi subito 5-1 e 6-1: 5 championship point, 2 non bastano, e il terzo è quello buono. Murray sbaglia e manda fuori, Nole si gira di 180° guarda il suo angolo presenziato dallo speleologo Becker e accenna un timido sorriso, sono 11 e lui non festeggia tanta è la sua superiorità. La cerimonia merita qualche riga: da un lato troviamo un presidente della KIA Motors dall’inglese un po’ rivedibile, dall’altro un commosso Murray che aggiunge un altro piatto alla sua straordinaria collezione, ma ci ricorda che prima del tennis viene la vita e il suo pensiero non può andare alla moglie Kim in procinto di consegnargli il più grande trofeo che si possa vincere: un figlio.

I numeri

  • Con questa vittoria Nole sale a 11 Slam e raggiunge 2 leggende come Bjorn Borg e Rod Laver. Davanti a lui solo Roy Emerson con 12, Rafael Nadal e Pete Sampras con 14 e Roger Federer a 17.
  • Vince il suo 3° Slam consecutivo così come aveva fatto tra Wimbledon 2011 e Australian Open 2012. L’altro a realizzare una 2 strisce di 3 Slam consecutivi è stato Roger Federer: da Wimbledon 2005 agli Australian Open 2006 e da Wimbledon 2006 agli Australian Open 2007. Anche Sampras e Nadal hanno realizzato una striscia di 3 Slam consecutivi, ma solo Nadal su tutti è riuscito a vincere 3 Slam su 3 superfici diverse consecutivamente e nello stesso anno.
  • Nole ha vinto il suo 6° Australian Open e raggiunge uno dei record più edulcorati della storia del tennis che erano le 6 vittorie nello Slam australiano di Roy Emerson. Entra così nell’elite all time dei giocatori che hanno vinto 6 volte uno Slam di cui fanno parte: Richard Sears, William Renshaw, William Larned, Bill Tilden, Roy Emerson, Bjorn Borg, Pete Sampras, Roger Federer e Rafael Nadal.
  • 463 match vinti sul cemento, quarto all time.
  • Con questo successo arriva a 47 titoli sul cemento, al 4° posto all time dietro a Federer, Jimmy Connors e Andre Agassi.
  • Con questa vittoria arriva a 57 match vinti nello Slam australiano: secondo all time dietro solo a Roger Federer.
  • Sale a 61 titoli totali in carriera.
  • Con questa finale arriva a quota 17 consecutive pareggiando quelle di Federer e ad una dal record dell’era Open di 18 di Lendl. Le 53 di Tilden sono fantascienza.
  • Con 7 titoli consecutivi si avvicina al record dell’era Open di Borg che vinse 10 titoli consecutivi, dietro di lui Lendl con 8.