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Da Oranienburg con furore, Rudi Molleker

Rudi Molleker si qualifica all’ATP 500 di Amburgo

Era dai tempi di Ryan Harrison (a Houston nel 2008) e prima ancora di Riccardino Gasquet (Montecarlo 2003) che non avevamo un giocatore così giovane qualificato in un main draw ATP. Rudolf “Rudi” Molleker, nato a Sjewjerodonezk, in Ucraina, il 26 Ottobre 2000, da Tanja e Roman, discende da una famiglia di “Spätaussiedler”, ovvero genti tedesche che per un motivo o per un altro – generalmente religioso o a seguito di guerre e successivi cambi di confine tra i vari paesi – si stabilirono nello spazio vitale dell’est europa, soprattutto Polonia, Ucraina e Russia (ma anche Kazakhstan, Bulgaria, Bielorussa, Moldavia…), e che dopo la caduta del muro e del comunismo in genere sono rientrate in massa nell’antica madrepatria, forti di una cittadinanza mai perduta o facilmente riacquistata. Per i Molleker questo è avvenuto nel 2004, quando la famiglia del piccolo Rudi, tre anni appena in quel momento, si stabilì a Oranienburg, cittadina brandenburghese appena a nord di Berlino, tra le vestigia di una perduta grandezza prussiana fatta di splendide ville e idillici scorci di parchi e laghi e la grigia – quasi asettica – funzionalità dei Plattenbau socialisti, i casermoni quadrati che tanto piacciono a Zio Gustav. E casermone fu per i Molleker; ci pensò mamma Tanja, dentista, a supportare la famiglia.

Come quasi sempre in questi casi di precoci successi tennistici, il piccolo e biondissimo Rudi mostrò fin da infante una passione irrefrenabile per il tennis, cominciato per gioco sulle orme del fratello maggiore German, di sei anni più anziano. Non è facile trovare tennis in mezzo ai casermoni; meno ancora è facile trovare dei futuri pro che siano usciti da tale milieu. Ma Rudi era un fenomeno; cominciò a giocare a 5 anni, e già a 6, dopo poche lezioni al club “Tennis Verein Frohnau” in Berlin-Reinickendorf, il coach lo mise a giocare con i ragazzi dell’età di suo fratello German. Quel coach è Benjamin Thiele, che rimane nell’orbita di Molleker ancora oggi in veste di coach accompagnatore e manager. Papà Roman si dedica praticamente da subito all’allenamento del figlio, curandone soprattutto la parte atletica, oltre a viaggiare sempre con lui.

Quando Thiele cambia club, Rudi lo segue. Per fortuna il nuovo club, “Sotos”, è proprio di fianco alla sua scuola. Già, fortuna. Per inciso, la scuola stessa è celebre per l’offerta sportiva data agli allievi: la Heinrich Böll Oberschüle. È il 2011; Rudi è già uno dei più forti under 12 di Germania e d’Europa. Nel 2014 Rudi è già in pianta stabile nell’organico della federazione tedesca, DTB, e con quella rappresentativa vince la Davis under 14 e diventa campione d’europa in singolare. Nella nidiata teutonica è presente anche il coetaneo Nicola Kuhn, recentemente passato alla Spagna (ma la federazione tedesca pare non demordere) e l’altra speranza teutonica Marvin Moeller. Sempre dal 2014, pur allenandosi sempre al “Sotos”, Rudi viene ingaggiato dallo storico club berlinese “LTTC Rot-Weiß“, quello di Gottfried von Cramm, per le competizioni sociali.

I primi risultati tra gli juniores propriamente detti sono incoraggianti, ma tra il 2015 e il 2016 una serie di infortuni frenano le ambizioni di crescita del giovane. Nondimeno Rudi si trasferisce per sei mesi a Oberhaching, sobborgo di Monaco di Baviera, per lavorare al centro federale DTB con il capitano Davis Michael Kohlmann. Sei mesi non fruttuosissimi anche a causa degli impegni del capo allenatore che non lo può seguire con la costanza necessaria, e per un paio di problemi fisici. Seguono esperienze con Benjamin Ebrahimzadeh, l’ex coach storico di Angie Kerber; segue un soggiorno di un mese alla Mouratoglou academy a Nizza, a Boca Raton da Chris Evert. I soldi ce li mette mamma Tanja ma anche la federazione tedesca: Rudi è al centro di un vero e proprio “Progetto Molleker” in seno all’iniziativa federale “Talent Team“, creata nel 2015. Attualmente, sempre seguito da Thiele e papà Roman, mi risulta che il giovane Rudi sia in cerca di un allenatore di peso in pianta stabile.

Trovata un po’ di continuità dal punto di vista fisico, a partire dalla seconda metà del 2016 i risultati nel mondo juniores non tardano ad arrivare. Rudi si piazza nei quarti di finale all’Orange Bowl, sconfitto solo da Kecmanovic; vince in scioltezza un paio di grade 1 in Germania; raggiunge la posizione numero 10 nel ranking giovanile poco prima di Wimbledon. Nonostante il suo torneo preferito sia Wimbledon come il suo idolo Roger Federer, i primi tornei su erba non arridono a Molleker. Sconfitte precoci, tra cui quella curiosa contro il britannico Loffhagen al secondo turno di Wimbledon, un avversario che un mesetto prima, nella nativa Berlino, su terra, si era preso un bel doppio 6-0.  In parallelo all’affermarsi nel panorama juniores, Rudi comincia anche a giocare i futures e raccoglie subito i primi punti ATP. Se non sbaglio, il primo punto lo coglie al future F4 Austria di Wels, esattamente un anno fa, luglio 2016. In ottobre, in terra tedesca, la prima semifinale.

Il buon Michael Stich, direttore del decaduto ma sempre pregno di storia torneo di Amburgo, è ben lieto di dargli una WC per le quali. Il giovane Rudi non delude: sconfigge in rimonta Casper Ruud e poi anche l’ex campione del torneo, nonché ex numero 21 del ranking ATP Leonardo Mayer, anche lui in tre set. Il veterano argentino, tds 6 del torneo cadetto, verrà ripescato come lucky loser e sconfiggerà al primo incontro del main draw la testa di serie numero uno Ramos-Vinolas. Al piccolo Rudi va peggio: incontra Kachanov e, anche a causa di un piccolo infortunio alla mano, perde 64 63 senza storia. Nondimeno, i 20 punti ATP conquistati grazie alla qualificazione significano un balzo di oltre 200 posti in classifica, che ora lo vede (nella live) intorno alla 680. Se non ho visto male, nessuno tra coloro che lo precedono in classifica è più giovane di lui.

La strada per il numero uno, suo sogno da sempre sbandierato, è lunga, come anche quella per diventare un buon tennista pro; ma chissà che non passi davvero da Oranienburg.

 

dommy