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Roland Garros 2016*: Djoker Slam, Djokovic vince per la prima volta a Parigi. È il suo 4° Slam consecutivo

Djokovic RG 2016 trophy

Dopo mille tentativi e fallimenti finalmente si realizza il sogno di Novak Djokovic di vincere il Roland Garros, l’unico Slam che mancava alla sua collezione realizzando il cosiddetto Career Grand Slam, ossia vincere almeno una volta in carriera le 4 prove dello Slam. In passato c’era andato sempre vicino, ma per un motivo o per un altro aveva dovuto abdicare. Nel 2011 c’era stato un grande Federer a fermare la sua rincorsa alla Coppa dei Moschettieri, nel 2012 una finale segnata dalla pioggia, nel 2013 uno smash che avrebbe potuto cambiare la storia del tennis, nel 2014 un malore in finale e nel 2015 uno Stan d’annata che l’aveva impallinato in finale. Quest’anno è andato tutto liscio, o meglio, è andato tutto storto per gli altri, soprattutto per gli organizzatori che hanno potuto subire il disprezzo di tanti appassionati per via della pioggia che ha impedito il normale svolgimento del torneo. Si è arrivati addirittura alla cancellazione di un’intera giornata, evento che non accadeva dal 2000. Il sole, che molto spesso è stato il nemico del serbo, praticamente non si è visto per tutte le 2 settimane e il tempo è stato intervallato da nuvole che a tratti facevano piovere o in altre occasioni erano più clementi e coprivano, per fortuna, solo il cielo permettendo così il normale (parolone) svolgimento del torneo.

La partita

La finale della 115a edizione del Roland Garros si presenta da subito come un appuntamento con la storia. Infatti questa partorirà sicuramente un nuovo vincitore così come era stata quella del 2015. In campo ci sono il numero 1 e il 2 del mondo, quindi la migliore finale possibile, ma solo sulla carta. Il tempo è clemente, anche se il sole latita, c’è qualche possibilità di pioggia, ma niente di preoccupante, si gioca regolarmente. Lo Chathier è gremito in ogni ordine di posto e molto stranamente il pubblico si schiera dalla parte di Nole. E’ strano perché in tante circostanze il serbo è stato in minoranza per quanto riguarda il tifo sopratutto nelle sfide a Wimbledon e New York contro Federer, oppure era stato neutrale come a Melbourne quando dall’altra parte della rete non c’era il campione svizzero. Molto probabilmente i parigini vogliono vedere finalmente trionfare il serbo e vogliono togliersi questo peso che per tanti anni è stato come una spada di Damocle sulla stagione di Djokovic. Tra le celebrità in tribuna c’è anche Leonardo Di Caprio, fresco vincitore dell’Oscar tanto agognato, che fa da totem per il raggiungimento dell’altro tanto agognato traguardo che ormai tutti sanno qual è.

Il sorteggio è a favore del numero 2 Andy Murray che decide di servire. Nel corso del torneo e soprattutto di tutta la stagione sul rosso lo scozzese ha dimostrato di essere migliorato molto in questo fondamentale, lo sa lui e lo sanno tutti che sarà quella la chiave della partita. Ma non appena partita la macchina si inceppa, Murray diventa improvvisamente “Muzza” e subisce il break a zero senza che Djokovic faccia più di tanto. Gli incubi di vedere un massacro come nel 2008 ci sono tutti, ma siamo solo nel primo game e meglio non disperare. La partita che stava per morire nella culla acquista subito un senso, anche se un senso non ce l’ha nel game di battuta di Nole che, divorato dalla tensione, sbaglia non poco e regala subito il controbreak all’avversario. 2 game, 2 break, non male per un match maschile, ma siamo sulla terra battuta, una terra battuta pesante che declassa leggermente l’efficacia del servizio che in questo modo non è così determinante come lo è in condizioni normali oppure su superfici veloci. All’improvviso il tacchino di Dunblane si trasforma in un airone e inizia a giocare come si fa solo in Paradiso, un po’ come fece Edberg nella finale di Wimbledon 1988 contro Boris Becker dove lo svedese abbandonò definitivamente la nomea di “tacchino freddo”. Murray è un cecchino al servizio e non sbaglia un colpo, tiene il servizio a zero e quando è Nole ad avere la patata bollente tra le mani trema, trema di paura e all’improvviso i fantasmi di Federer e Nadal entrano nella sua mente. Il break è presto servito e vani sono i tentativi di riacciuffare il set. Andy allontana ogni velleità di farsi breakkare e non concede nessuna palla break. Nole è teso, sospira ogni volta che può, mentre Murray da Highlander spezzante del pericolo va a prendersi il set con autorità. I meriti vanno allo scozzese, ma vanno sottolineati i parecchi gratuiti del serbo, 13, che in un set così veloce sono tanti a prescindere, figuriamoci per il numero 1 del mondo.

L’inerzia della partita sembra tutta dalla parte del numero 2 del mondo, ma nelle ultime 2 edizioni chi aveva vinto il primo set poi aveva perso l’incontro. Oscuro presagio che si rivelerà lungimirante. Djokovic ottiene a fatica il primo turno di servizio e quando concede una palla break sembra seriamente che il trofeo possa prendere la via della Gran Bretagna dopo la vittoria di Fred Perry del 1935. Niente di più sbagliato. Djokovic annulla di autorità e ottiene il break nel game successivo e all’improvviso è notte fonda. I primi ad accorgersene sono quelli che compulsivamente ricordano a memoria statistiche e precedenti tra i 2, un 23-10 che sa tanto di storia, dove le 10 vittorie di Murray sono arrivate senza che questi uscisse mai dalla partita, quando lo ha fatto anche solo per un microsecondo allora vuol dire che era finita. Più passa il tempo e più questa triste realtà diventa chiara ai più. Djokovic non sbaglia più e manda Murray a prendere la palla nell’ultima zolla di campo che è delimitata dalle righe bianche, Andy inizia a ciondolare come fanno i velociraptor (almeno così ci ha insegnato Spielberg nel famoso “Jurassic Park” ) e si consegna all’avversario inerme. L’esiziale break è nell’aria, potrebbe arrivare nel quarto gioco, ma è solo rimandato. La lezione serba è severa e quasi immeritata, ma è la dura legge dello sport. Djokovic brekka a 15 nel 6° gioco e agevolmente porta a casa il set alla prima occasione. Si sono chiusi 2 set ma sono trascorsi solo  46 + 36 = 82 minuti, troppo pochi per un match sulla terra battuta e per un Nole-Murray.

E’ vero che siamo sull’1 pari, ma di fatto la partita si conclude qui. Veloci scorrono i titoli di coda che lasciano il tempo per qualche saluto, ringraziare il pubblico che ci segue da casa, la regia, i costumisti, le sarte e tutti quelli che hanno reso possibile questa trasmissione. Djokovic esce dal bozzolo che lo aveva rinchiuso per un’ora e mezza e finalmente esprime quello che è il suo tennis, quello che gli ha permesso di essere il numero 1 del mondo. Nel terzo parziale il primo break arriva nel terzo gioco, c’è qualche sprazzo di spettacolo, ma è a senso unico, infatti quando Murray cerca di irretire Djokovic con dei drop il serbo balza come un felino verso la rete per mettere in campo una controsmorzata che entra di diritto negli hot shots di giornata. Un altro break per il serbo arriva nel quinto gioco. In quello successivo c’è una piccola reazione d’orgoglio scottish con Murray che si procura 4 palle per recuperare almeno un break, ma Djokovic è cinico e il suo sguardo è quello di una tigre, una tigre affamata che non vuole concedere nulla. Non ci sono problemi a chiudere il set alla prima occasione e sono trascorsi altri 47 minuti, 47 minuti di un non contest.

“Il 3 su 5 è un altro sport”, “io ne ho viste di rimonte da 2 set a uno”, “ancora non è finita”, sono frasi che riecheggiano nella mente di tanti e che si propagano alla velocità della luce per il web che dà modo di esprimere live i propri giudizi e sensazioni a caldo sul tennis. Tutte queste congetture evaporano quando Murray subisce il break in apertura di quarto set. Ormai è fatta, il serbo deve solo tenere il servizio e la Coppa sarà sua. Così come aveva fatto Federer con Soderling nel 2009, evidentemente teso, ma freddo a vincere il suo primo titolo, così il serbo va liscio come l’olio verso la gloria. Il break che porta a 5-2 Nole è un macigno per Andy che non sa più come difendersi. Ci siamo, il tanto agognato titolo sta per arrivare, un altro game e andiamo tutti a casa. La tensione è visibile sul volto del numero 1 del mondo che all’improvviso decide che non è il momento di festeggiare. Murray si sveglia i “fuck” e “let’s go” rieceheggiano in un luogo dove non sono percepiti in maniera così nitida, ma è solo il canto del cigno, perché, a dirla tutta è Nole che si inceppa, commettendo “IL”. Il serbo ha un’altra occasione per chiudere e non se la lascia scappare. Chiude al 3° set point e finalmente può esultare. Stringe la mano a Murray, stremato come non mai, guarda verso il pubblico e si ricorda della sua promessa fatta all’esilaromane Guga Kuerten presente in tribuna. Dopo la solita ovazione verso il pubblico accompagnata dai ball kids, disegna un cuore con la racchetta sul campo e si butta all’indietro come aveva fatto Guga quando trionfò nel 2001. L’incubo è finito. Nole è il campione del Roland Garros.

Il torneo

Il Roland Garros del 2016 ha offerto tantissimi spunti di riflessione e, come non mai, si sono susseguiti una serie di eventi che raramente si erano visti in un torneo dello Slam. La prima notizia che è stato un fulmine a ciel sereno, anche se era nell’aria, è stata la rinuncia da parte di Roger Federer. Il campione svizzero cavalcava una striscia di 65 partecipazioni consecutive nei 4 tornei più importanti del circuito e l’ultima sua assenza era stata agli US Open 1999 quando non era riuscito a qualificarsi per il tabellone principale. Il web si è sbizzarrito nel ricercare quello che c’era e non c’era quando Federer aveva saltato l’ultimo Slam, questo fa sorridere, ma la notizia è che Roger ha ancora mal di schiena e, data la sua età, c’è poco da stare allegri. L’assenza del 17 volte Slam, per quanto importante, non ha di certo scompaginato le gerarchie pre-torneo che a prescindere lo vedevano collocato nelle retrovie. In pole position c’era inevitabilmente Novak Djokovic con dietro Andy Murray e Rafael Nadal, protagonisti, oltre al serbo, di un’ottima stagione sul rosso. Staccato c’era il detentore del titolo Stan Wawrinka che non ha brillato particolarmente in questa stagione, ma che aveva trionfato a Ginevra nella settimana che precedeva il Roland Garros. L’assenza di Federer ha tolto un po’ di pathos al sorteggio del venerdì che poteva presentare Nadal come testa di serie numero 5 e quindi ripetersi lo scontro ai quarti con Nole così come era accaduto lo scorso anno.

Il sorteggio mette dalla stessa parte il serbo e lo spagnolo e l’eventuale scontro questa volta si dovrà consumare in semifinale. A conti fatti le prime 4 teste di serie non hanno sulla carta un torneo proibitivo, l’unico che sembra svantaggio rispetto a quello che avrebbe potuto pescare è Rafael Nadal che ha Fognini nel terzo turno, Thiem nel quarto e Tsonga ai quarti, ma questo ovviamente solo sulla carta. Djokovic è particolarmente fortunato e dalla sua parte non c’è nessuno che in qualche modo possa impensierirlo. Le non teste di serie sono dei tennisti che non hanno nessun arma per poter pensare di fare partita con il numero 1 del mondo e le teste di serie pescate sono dei quasi ex giocatori che galleggiano nella top 10 solo per inerzia. I vari AGUT, Berdych e Ferrer non sono e non possono essere considerati una minaccia seria. Anche Murray sembra baciato dalla fortuna e fino al quarto turno la strada sembra liscia e il primo vero ostacolo ipotetico sembra essere Nishikori che si incrocia con Andy nei quarti di finale.

A tenere banco nei primi giorni di torneo sono la pioggia ed Andy Murray. Lo scozzese, con dei turni facilissimi sulla carta, si complica non poco la vita e rischia di uscire già nel primo turno. Un Radek Stepanek di lusso mette in mostra tutto il suo tennis old style vincendo con nonchalance i primi 2 set prima di subire la rimonta nel terzo e nel quarto per presentare il conto nel quinto. Andy scherza con il fuoco ed è bravo ad annullare palle break che avrebbero spinto il ceco verso la clamorosa vittoria. Lo stesso copione s’inscena nel secondo turno contro lo sconosciuto Mathias Bourgue. wild-card francese, che strappa anche lui 2 set al britannico ma non ha la zampata giusta per chiudere la partita e finisce per essere rimontato. Sono trascorsi 2 turni e la testa di serie numero 2 ha già perso 4 set.

Nelle altre zone del tabellone procede celermente il cammino del numero 1 del mondo che ha vita facile con Lu e si complica un po’ le cose con Steve Darcis, ma nulla di preoccupante. Il migliore delle teste di serie è Rafael Nadal che annichilisce Sam Groth, sì poco abituato a giocare sulla terra battuta, ma sempre temibile come big server. La prestazione dell’australiano è oscena, ma questa esalta Rafa che per deliziare il pubblico mette in mostra un tweener vincente come solo Federer sa fare. Anche Bagnis non ha chance contro il maiorchino e permette allo spagnolo di collezionare l’ennesimo bagel al Roland Garros. Così come Murray, a faticare nel primo turno tra i big è Stan Wawrinka costretto agli straordinari contro Lukas Rosol che si porta avanti 2 a 1 prima di subire la rimonta decisiva. Facile poi è il successo con Daniel nel secondo turno.

Quando tutto stava andando secondo i piani ecco che arriva un fulmine a ciel sereno che segna in maniera indelebile il torneo. Nadal si ritira! Sì, attraverso una conferenza stampa Rafa annuncia che ha un problema al polso sinistro, nulla di rotto, ma i medici gli hanno consigliato di non giocare altrimenti quasi sicuramente ci sarebbe stata una lesione che avrebbe potuto compromettere in maniera irreversibile la stagione e non solo. Tutti sono sgomenti, e da qui che iniziano a nascere i primi asterischi del torneo. Nole risponde con diplomazia alle domande su quello che è successo, ma in cuor suo sa che mai come quest’anno il titolo è praticamente in tasca e il percorso verso la finale è limpido come l’olio appena spremuto. Di questo ritiro ne approfitta, chi? Ma sempre lui, Marc Granollers, che è diventato il “lucky” per eccellenza della stagione. Nadal non era certo il numero 1 dei pronostici, ma fino a qui aveva disputato un’ottima stagione sul rosso e il Roland Garros è il suo torneo con il 3 su 5 che mai come in quest’occasione poteva rivelarsi un amico prezioso.

The Show Must Go On, diceva Freddie Mercury e così si va avanti. Novak Djokovic non ha problemi a sbarazzarsi di Bedene, un altro malcapitato che aveva vinto al quinto con Carreno Busta. Il primo avversario serio, si fa per dire, è AGUT nel quarto turno, ma ad essere protagonista, più che i tennisti, è la pioggia che intavola “The Asterisks Game“, la partita degli asterischi per eccellenza. La pioggia su Parigi c’è, ma non è così grave da non poter permettere il normale svolgimento delle partite, anche se inevitabilmente vengono condizionate. Djokovic è palesemente nervoso e non riesce a capacitarsi di quello che sta succedendo, AGUT dal canto suo è tranquillo, mette in campo il suo tennis e vince meritatamente il primo set. Il gioco viene sospeso e da qui in avanti non si parla altro che di “torneo falsato”, “Slam di serie B”, “Nel 2016 senza tetto”, “Nel 2016 senza luci”. L’interruzione favorisce Nole e al rientro molto scherzosamente brandisce un ombrello per ripararsi dalla pioggia durante il riscaldamento, ma il tempo è migliorato, Bautista non è più concentrato come dovrebbe e perde il secondo set e si ritrova 4-1 sotto nel terzo quando c’è un’altra interruzione per pioggia. Questa volta è definitiva e i tifosi di Nole in coro gridano allo scandalo, con gli asterischi che aumentano e le congetture contro il Roland Garros si moltiplicano esponenzialmente e arrivano alla seguente conclusione: “Il torneo è falsato, non ha importanza chi lo vince“.

Alla ripresa del gioco l’indomani Nole non ha problemi a chiudere comodo in 4 e forse il torneo diventa meno falsato pur non cancellando gli asterischi che accompagneranno inesorabilmente l’evento per tutta la sua durata.

A non essere penalizzati dalla pioggia sono i giocatori della parte bassa, tra tutti Andy Murray che finalmente non ha problemi a vincere in 3 set contro Karlovic che ottiene il suo migliore risultato al Roland Garros a 37 anni. Stessa sorte capita ad Isner, altro server bot sconfitto in 3 parziali. Anche Wawrinka procede spedito tranne nella sfida con Troici che riesce a strappargli un set, ma nulla di grave. Affascinante è la sfida nel quarto turno tra Nishiokri e Gasquet che premia a sorpresa il francese che raggiunge per la prima volta i quarti di finale nello Slam casalingo.

Nella parte alta del tabellone arrivano tra i migliori 8 Tomas Berdych che vince la sfida tra giocatori finiti contro David Ferrer, ormai giunto alla frutta nonostante le sue 34 primavere, Dominic Thiem e David Goffin, oltre al numero 1 del mondo. L’austriaco Thiem si è messo in mostra in questo torneo, approfittando sì di un tabellone agevole, ma riuscendo a sconfiggere Sasha Zverev nel terzo turno in una sfida della “next generation”. Goffin ha fatto la sua parte arrivando ai quarti battendo il cavallo pazzo, Barone Ernerst Gulbis, che è tornato ad alti livelli dopo mesi di tribolazione. La sfida Djokovic-Berdych è l’incarnazione del 3×2 dei supermercati. Una sfida scontata che non ha motivo di esistere perché il copione è sempre quello e il vincitore non può essere che il numero 1 del mondo. Invece mostra un bello spettacolo Goffin-Thiem, con Dominic che piazza vincenti a catinelle e il suo rovescio ad una mano delizia il pubblico. Mimmo perde il primo set, ma non si fa scoraggiare, sale di livello e ottiene a fatica il tiebreak del secondo annullando anche set point, vince anche il terzo e il quarto è solo una formalità: un 6-1 che sa tanto di bagel.

Nella parte bassa oltre ai pronosticati Murray e Wawrinka si fanno strada Ramos che riesce a battere la testa di serie numero 8 Milos Raonic non proprio a suo agio sulla terra battuta e non certo aiutato dalla pioggia che ha appesantito i campi vanificando la sua arma migliore che è il servizio e il già citato Gasquet che per arrivare tra gli ultimi 8 ha battuto Kyrgios e Nishikori. I pronostici sono rispettati in pieno, il solo a titubare per un momento è Murray che perde ancora per strada un set con un ottimo Gasquet sospinto dal tifo del pubblico amico. Stan non ha problemi a chiudere in 3, così almeno nella parte bassa ci sarà la tanto attesa semifinale.

La pioggia fa slittare lo schedule così per non fare torto a nessuno le 2 semifinali si giocano praticamente in contemporanea con il numero 1 relegato sul Suzanne Lenglen con i biglietti venduti a prezzi stracciati. Tra le 2 semifinali quella che dà maggiore spettacolo e incertezza è quella tra Stan ed Andy, ma nulla di trascendentale, Stan non è il solito Staminal e Murray è solido come non lo era mai stato al Roland Garros, vince lo scozzese, senza tralasciare il brivido di perdere nuovamente un altro set. Nella parte alta Thiem fa quello che può e appagato dall’aver raggiunto il suo miglior risultato in uno Slam a 22 anni e la 7a posizione del ranking ATP perde malamente contro Djokovic che non deve fare altro che ributtare la palla dall’altra parte, ci pensa Dominic a commettere l’errore gratuiti frutto di un gioco sì aggressivo, ma molto dispendioso e soprattutto pericoloso. La finale è Murray-Djokovic già raccontata.

I record

Con questo successo Djokovic riscrivere il libro dei record e si colloca tra i grandissimi di ogni epoca. Riesce a vincere il 4° Slam consecutivo, evento che non capitava dal 1969 quando Laver completò per la seconda volta in carriera il Grande Slam dopo quello del 1962 arrivato dopo Don Bugde che nel 1938 completò per primo nella storia il Grande Slam, ma allora gli Slam consecutivi furono 6. Ricordando sempre che sia per Laver nel 1962 che Budge nel 1938 non poterono continuare la striscia perché passarono al professionismo.

E’ il 12° Slam in carriera per Nole che eguaglia Roy Emerson e stacca definitivamente Bjorn Borg e Rod Laver fermi a 11, davanti al lui solo Nadal e Sampras a quota 14 e Federer a 17. E’ l’ottavo giocatore della storia a vincere almeno una volta tutt’e 4 le prove dello Slam così come avevano fatto: Andre Agassi, Rod Laver, Don Budge, Fred Perry, Roy Emerson, Roger Federer e Rafael Nadal.

Djokovic è il primo a vincere le prime 2 prove dello Slam dai tempi Jim Courier che vinse gli Australian Open e il Roland Garros nel 1992.

Djokovic arriva a quota 16.950 punti ATP, record assoluto che supera i 16.750 che egli stesso deteneva con 8035 punti di distacco dal secondo.

Grande Slam > 4 Slam consecutivi

Per quanto in giro si sia letto che detenere contemporaneamente i 4 titoli dello Slam equivale a fare il Grande Slam possiamo affermare con assoluta certezza che non è assolutamente vero, molti ci sono arrivati adducendo come motivazione il “prestigio” o altro, tutte motivazioni valide ma non condivisibili al 100% e soprattutto non scientifiche.

Dimostriamo che fare il Grande Slam è più difficile che vincere 4 Slam consecutivamente.

Supponiamo di disputare 2 stagioni con 4 Slam ciascuna, totale 8 Slam. In queste stagioni ho 2 possibilità di fare il GS: uno nell’anno 1 e l’altro nell’anno 2. Invece per vincere 4 Slam consecutivi ho le seguenti possibilità:

1) AO1-RG1-W1-U1

2) RG1-W1-UO1-A2

3) W1-UO1-AO2-RG2

4) UO1-AO2-RG2-W2

5) AO2-RG2-W2-UO2

Quindi ho 5 possibilità di realizzare la striscia, di conseguenza la seconda possibilità vale 5/2 = 2.5—>2 volte e mezzo in meno della prima ossia realizzare il Grande Slam.

Spero che almeno qui ci possa essere unanimità nell’accettare questo “teorema” altrimenti si dovrebbero denunciare tutti i professori di matematica del mondo.

Conclusione

Quello che emerge da questo Roland Garros è che esiste un unico e solo dominatore del circuito che fa il bello e cattivo, inutile dire che Djokovic è il numero 1 del mondo, su questo non ci piove (qui non c’entra l’acqua), ma quello appena conclusosi è un torneo che ha avuto parecchie lacune sia dal punto di vista dello spettacolo sia per quanto riguarda l’organizzazione. L’uscita prematura di Nadal ha tolto una semifinale che poteva essere la partita del torneo con un Nadal in grande spolvero che avrebbe potuto giocaserla con Djokovic a differenza dell’anno scorso. Nella parte di tabellone del serbo non c’è stato nessuno che sulla carta l’avrebbe potuto impensierire e così è stato. Murray poteva essere un grande avversario, ma si è sciolto come neve al sole forse anche stanco soprattutto dal punto di vista mentale dopo i 2 five setter dei primi 2 turni e gli altri 2 set lasciati per strada prima di arrivare in finale. Così come era stato per Federer nel 2009, Djokovic vince il Roland Garros senza avere battuto il suo padrone di casa: Rafael Nadal.

Un grosso asterisco va al torneo in sé con l’assenza del tetto che ormai sembra qualcosa di scandaloso ai giorni nostri visto che tutti gli Slam, e non solo, ne hanno uno se non più di uno. In Australia quest’anno ci sono state delle condizioni atmosferiche simili a quelle di Parigi ma la copertura dei 3 campi principali ha permesso il normale svolgimento del torneo senza che nessuno si sia accorto di disagi o ritardi. La costruzione di una copertura sullo Chathier sembra un miraggio perché ci sono degli impedimenti dal punto di vista economico prima e burocratico dopo, la speranza è che non si ripetano le stesse condizioni atmosferiche anche per la prossima stagione visto che è sicura l’assenza di una copertura che possa riparare i giocatori dalla pioggia. Torneo falsato? No, ma evidentemente condizionato, ed è inutile stare a dire che Djokovic ha giocato 4 giorni di fila perché l’hanno fatto anche altri della sua parte di tabellone inficiando in qualche modo il normale corso che avrebbe dovuto prendere il torneo.

Dal punto di vista storico Djokovic mette un tassello essenziale nella sua carriera e lo colloca tra i più grandi. Molti avevano fallito a Parigi per diversi motivi come Connors, McEnroe, Edberg, Becker, Sampras e sembrava destinato anche lui a non sfatare mai il tabù Roland Garros, così come Lendl aveva fatto con Wimbledon e Borg con gli US Open, finalmente la Coppa dei Moschettieri è arrivata e con esso il record dei 4 Slam consecutivi vinti, impresa scappata anche ai più blasonati Nadal e Federer per non parlare degli altri che non si sono mai avvicinati a questo traguardo. A questo punto della stagione non ci sono limiti ai successi che il numero 1 può raggiungere. Federer al Roland Garros aveva Nadal che per tanti anni gli ha impedito di andarsi a giocare quello che tutti i tennisti agognano,  ossia il Grande Slam. Djokovic è a metà strada e da qui a New York non ci sono barriere, all’orizzonte non si vede nessuno che possa in qualche modo impensierirlo. Nadal è ai box e non si sa se tornerà, Federer è alle prese con un infortunio alla schiena e ha quasi 35 anni, quindi se già era indietro sia a Wimbledon che agli US Open l’anno scorso figuriamoci oggi. Murray è l’eterno secondo che ha dato 2 zampate importanti, ma ne ha beccate 8 altrettanto pesanti e non sembra in grado di poter arrivare al livello del numero 1. Di solito in questa fase di picco di un giocatore fanno capolino i giovani che iniziano ad accumulare degli ottimi risultati vincendo anche e soprattutto contro i top player, ma tutto questo non sta avvenendo. Ottimo Thiem che è arrivato alle semifinali, ma non ha battuto nessun top player per arrivarci, non è un Sampras che a 19 anni vince gli US Open battendo Lendl, McEnroe e Agassi, si può anche non vincere uno Slam, ma uno scalpo importante devi portarlo a casa altrimenti l’impresa, seppur di un certo spessore, viene ridimensionata. Non si sa cosa potrà fare Thiem, ma tutti ricordano il caso di Janowicz che arrivò in semfinale a Wimbledon nel 2013 battendo nell’ordine: Edmund, Štepánek, Almagro, Melzer e Kubot non proprio dei colossi e poi si è perso completamente. Dominic non sembra essere un nuovo Janowicz, ma adesso arriva l’erba e poi il cemento americano, saprà essere all’altezza di queste superfici veloci? L’anno scorso ha ottenuto pessimi risultati bilanciati solo dalle vittorie a Gstaad e Umago, tutto su terra, che non si sa se quest’anno disputerà.

Djokovic ha una grandissima occasione, quella di fare il Grande Slam e fortuna per lui quest’anno ci sono le Olimpiadi così ha anche la possibilità di fare il Grande Slam d’oro, impresa riuscita solo a Steffi Graf nel 1988 che si fermò solo alle semifinali del Masters per colpa di un raffreddore, lasciando così la possibilità di realizzare un record ancora più irreale: Grande Slam d’oro più Masters di fine anno e ad oggi non è così utopistico pensare che Djokovic possa realizzarlo.