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ATP Parigi-Bercy 2015: Ultimo tango a Parigi, Djokovic vince a Bercy il 6° Masters 1000 della stagione, è record!

Serbia's Novak Djokovic holds the trophy after winning the final of the BNP Masters tennis tournament in two sets, 6-2, 6-4, against Britain's Andy Murray at the Paris Bercy Arena, in Paris, France, Sunday, Nov. 8, 2015. (AP Photo/Michel Euler)

Continua il momento magico di Novak Djokovic che continua a macinare record su record e ancora la stagine non è finita. A Bercy vince il suo 6° Masters 1000 stagionale, stabilendo il record assoluto, in precedenza nel 2011 sempre lui e Nadal nel 2013 si erano fermati a 5. Si tratta del suo 58° titolo in carriera, il 4° a Parigi-Bercy, altro record, dove scavalca il suo coach Boris Becker e Marat Safin fermi a 3. E’ il 10° titolo in stagione dove ha fatto sempre finale in tutti i tornei a cui ha partecipato tranne a Doha quando fu fermato ai quarti di finale da Ivo Karlovic, per il resto: 14 finali, record dell’era Open, superato Guillermo Vilas che nel 1977 era riuscito a collezionare 13 finali nella stessa stagione ma di caratura sicuramente inferiore. A questo punto sembra ormai chiaro che la sua vittoria alle Finals lo proietterebbe verso la migliore di sempre scavalcando definitivamente quella di Federer 2006 e dietro solo a quella del 1969 di Rod Laver in cui completò il Grande Slam, ultimo tennista a riuscirci nell’era Open.

La finale contro Murray è un classico numero 1 contro numero 2, dove però il numero 1 è distante anni luce dal secondo del ranking ATP. Andy non dà mai l’impressione di poter in qualche modo fare girare il match dalla propria parte e così l’unica incognita è capire con che punteggio finirà la partita. Il 20-9 negli H2H si fa sentire subito nonostante Murray stia disputando una stagione molto regolare con ottimi piazzamenti in quasi tutti i tornei che contano venendo meno all’appuntamento che conta tranne a Montreal dove ha avuto la meglio proprio sul serbo in evidente affanno che sarebbe poi stato sconfitto anche nella finale di Cincinnati. L’Accor Hotels Arena è gremita in ogni ordine di posto e i 16.000 spettatori presenti sperano in un grande spettacolo che non c’è stato o meglio c’è stato ma senso unico.

I primi 2 game dell’incontro sono di riscaldamento e nessuno sempre voler prendere l’iniziativa. Nel 3° game inizia lo show serbo che durerà per tutta la partita, ottiene il break a zero, complice anche un Murray sempre deficitario con la seconda, ormai diventato un suo marchio di fabbrica, e generoso nel concedere errori gratuiti all’avversario anche quando non c’è bisogno di forzare la mano; addirittura alcuni di essi sono molto grossolani come dei rovesci in scambi interlocutori che finiscono parecchi centimetri in corridoio. Ottenuto il break il serbo ha una piccolissima difficoltà nel suo turno di servizio andato ai vantaggi, ma non concede palle break e siamo sul 3-1. Nel turno successivo Murray fatica parecchio per chiudere e concede ben 3 palle break che se concretizzate avrebbero distrutto subito il set e anche la partita, ma in qualche modo Andy si salva. Nole non ha problemi ad andare sul 4-2 con un turno tenuto a zero e sembra quasi che non faccia fatica. 4-2. Djokovic è in giornata di grazia ed è pimpante e si butta su ogni palla, Murray non manca di deliziare il pubblico con qualche dropshot qualcuno anche molto spettacolare, ma non c’è nulla da fare, Nole recupera tutto e rimanda dall’altra parte anche in scivolata, cosa rara da vedere in un campo in cemento. Ottenuto il break si va presto verso il 5-2 e poi 6-2 che in 43 minuti chiude il parziale demoralizzando non poco lo scozzese.

Nel secondo parziale il copione non cambia: il primo a servire è Murray che da subito concede una palla break ma la annulla prontamente. Nole non sembra mollare la presa e agevolmente tiene il servizio. Murray continua a regalare e complice anche qualche accenno ad un acciacco fisico viene breakkato. La partita ormai sembra in dirittura d’arrivo quando è Djokovic ad avere un momento di smarrimento. Capita anche ai grandi campioni. All’improvviso si ritrova sotto 0-40 e il pubblico applaude convinto che ci possa essere finalmente partita. Murray chiude il break e inizia a urlare per incoraggiarsi, ma è solo un fuoco di paglia. Dopo 2 game interlocutori Murray getta tutto alle ortiche si fa breakkare un’altra volta sul 3 pari e da lì in avanti è tutto in discesa per il numero 1 del mondo che sotto un applauso scrosciante della ex Bercy Arena brandisce il l’Arbre da Fanti, il trofeo a forma di albero senza foglie offerta dalla BNP Paribas sponsor ufficiale del torneo. Nell’intervista finale, un po’ sornione, ringrazia il pubblico parigino e auspica sotto gli occhi vigili del presidente della federazione francese di vincere nell’altra Parigi, al Roland Garros, unico grande rimpianto di questo fantastico 2015 e unico trofeo importante che manca al suo palmares.

Intervistato a fine match dirà che sta vivendo un momento straordinario della sua carriera (e su questo non avevamo dubbi), ma è anche un momento felice della sua vita in generale e si sente appagato per avere una famiglia che lo sostiene, la moglie Jelena, il piccolo Stefan che gli danno parecchia energia per andare avanti e raggiungere nuovi obiettivi che prima per lui sembravano inarrivabili. Non direttamente ma implicitamente si fa scappare qualche rivelazione che per molti può passare inosservata, ma che è sempre di piena attualità tra i fan del tennis: Nole dice di non sapere chi è il grande di tutti i tempi ed è impossibile deciderlo. Strana dichiarazione questa, perché ormai è consuetudine per i tennisti in attività indicare Roger Federer come GOAT, forse il serbo ha intenzione di superare Roger? Questo non si sa. Il suo prossimo obiettivo sono le Finals che inizieranno la prossima settimana e per l’anno prossimo auspica di aggiungere un altro Slam alla sua collezione e raggiungere così 2 super leggende come Bill Tilden e Rod Laver a quota 11. Forse Tilden è molto lontano dall’immaginario di Nole, ma conosce molto bene Rocket Man e per lui è un onore essere accostato alla leggenda australiana che rimane un gigante di questo sport e che non manca di presenziare alle cerimonie di premiazione di tornei importanti.

Quello che emerge da questo scorcio di stagione è un Nole strabordante che ha scavato un solco tra lui e tutti gli altri, questo lo testimoniano sia i numeri sia il suo gioco. Chiude la Race to London a 15.285 punti un record straordinario, stabilendo anche il distacco record sul secondo che è Andy Murray che arriva a Londra con 8470 punti, ben 6815 di meno rispetto al serbo, il che significa che Murray potrebbe vincere 3 dei prossimi Slam e Nole non fare alcun punto e questo non basterebbe per il sorpasso. Questo dominio così netto porta sempre, come successo in passato, a fare delle considerazioni sul circuito e sulla forza degli avversari di Djokovic. E’ evidente che lui sia il più forte, su questo non ci sono dubbi, ma il numero 2 è battuto sistematicamente, il numero 3 è il 34enne Roger Federer che sta facendo dei miracoli disputando una stagione eccezionale per i suoi mezzi e per 2 volte è stato in finale in uno Slam. Dietro di loro il vuoto: Stan Wawrinka è il quarto del ranking ATP grazie ai suoi risultati negli Slam e alla vittoria meritatissima contro Djokovic al Roland Garros, ma è incostante ed è uscito spesso presto nei Masters 1000 e tornei minori. Il grande assente di questo 2015 è Rafael Nadal che ha disputato una pessima stagione per i suoi standard rimanendo per la prima volta a secco negli Slam e nei Masters 1000 quindi retrocedendo virtualmente ai livelli del 2004 quando ancora non era esploso. Fa specie vedere lo spagnolo senza tornei importanti sulla terra battuta. L’anno scorso era riuscito ad acciuffare il Masters 1000 di Madrid approfittando del ritiro in finale di Nishikori che gli aveva dando linfa vitale per vincere il suo torneo che rimane sempre il Roland Garros, quest’anno la sconfitta a Madrid è stata una grande mazzata per lui, sia per come è maturata sia per l’avversario che aveva di fronte mai vittorioso con lui sulla terra battuta. Nonostante tutto è lui il numero 5 per Londra con appena 10 punti di vantaggio su Berdych che precede Ferrer e Nishikori.

Un altro dato preoccupante che emerge da questa stagione è che non c’è stato nessun nuovo vincitore sia negli Slam, e questo era preventivabile, sia nei Masters 1000 che sono andati: 6 a Djokovic, 2 a Murray e 1 a Federer tutti giocatori vincitori Slam e Masters 1000 e giocatori navigati del circuito. Ad aggravare ancora il quadro clinico del circuito sono i finalisti degli Slam e dei 1000, tutti già vincitori di almeno un trofeo in passato: le uniche eccezioni, se così possiamo chiamarle, sono state le finali di Bedych a Monte Carlo e quella di Tsonga a Shanghai per il resto all’atto conclusivo sono arrivati i soliti noti con il nome di Fab Four: Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djovokic, Andy Murray. In tutto questo la vittoria al Roland Garros di Wawrinka sembra un fiore nel deserto che ha spezzato per un momento l’egemonia quasi imbarazzante di Djokovic, ma Stan, ricordiamo prima di questo successo era già stato vincitore Slam agli Australian Open del 2014. Al Masters di fine anno si presenteranno tutti veterani del circuito, il più giovane è Kei Nishikori con i suoi 25 anni che con la sua precaria condizione è in dubbio con Gasquet (29 anni) pronto ad subentrare eventualmente.

A questo punto della stagione ci si chiede inevitabilmente dove inserire il 2015 di Djokovic. Ma ancora è troppo presto per andare ad incassare le fiche, ancora il croupier sta facendo girare la pallina della roulette e le jeux ne sont pas fait, quindi ancora c’è un altra puntata bella grossa da fare sull’11 nero dei tornei vinti in stagione, sul 5 nero dei Masters di fine anno vinti, sul 16.785…no questo numero non c’è sulla roulette ma solo a vederlo dà una certa impressione. La stagione che è sulla bocca di tutti è quella di Federer del 2006 per alcuni versi uguale, per quanto riguarda il quadro degli Slam, inferiore per quanto riguarda i Masters Series, oggi Masters 1000, superiore perchè ancora mancano le Finals che Roger vinse in finale contro James Blake per 6-0, 6-3, 6-4 in una delle sue migliori performance della carriera insieme alla finale gli US Open 2004, quindi alla spicciolata ad oggi quantomeno le possiamo mettere sullo stesso piano. Andando indietro sembrano ormai demoliti il 1986 di Lendl, il 1984 di McEnroe, il 1980 di Borg e il 1974 di Connors, l’unica ottima annata rimane il 1969 di Rod Laver che volevo comparare ai prametri attuali fece circa 16.225 punti (ovviamente opinabili) ma che per certi versi rimane sempre superiore perchè arricchita del Grande Slam che rimane sempre il più grande traguardo che un tennista possa raggiungere. Questo per quanto riguarda l’era Open. Dando una sguardo indietro ci sono delle stagioni che meritano di essere menzionate:

-Wilding 1906: 24 titoli
-Wilding 1907: 19 titoli
-Wilding 1908: 16 titoli
-Wilding 1913: 14 titoli

-Tilden 1925: 15 + 1 finali
-Tilden 1926: 11 + 4 finali
-Tilden 1927: 13 + 3 finali
-Tilden 1930: 18 + 2 finali

-Trabert 1955: 18 + 2 finali

-Rosewall 1956: 12 + 5 finali
-Rosewall 1962: 9 + 2 finali (vincendo 7 dei primi 8 tornei dell’anno)
-Rosewall 1963: anno del Pro Grand Slam

-Laver 1961: 15 + 9 finali
-Laver 1962: 22 + 7 finali (con Grande Slam)
-Laver 1964: 11 + 3 finali
-Laver 1965: 17 + 8 finali
-Laver 1966: 16 + 10 finali
-Laver 1967: 21 + 5 finali (con Pro Grand Slam)

Traasciando Pancho Gonzales protagonista di grandi stagioni negli anni ’50 di grandissime stagioni che erano per la prima parte concentrate sulle World Series vinte per 6 anni consecutivi da Pancho.

Tutte stagioni frutto di situazioni molto diverse da quelle attuali: difficile al giorno d’oggi vedere un giocatore vincere 24 tornei in un anno, visto e considerato che il ranking è fatto al meglio di 18 tornei. Gli scenari che si prospettano da qui a fine anno sono:

-Nole non vince il Masters: rimane il dubbio amletico se considerare superiori 6 Masters 1000 a fronte di 4 Masters 1000 + le Finals.

.Nole vince il Masters: superarato senza dubbio il 2006 di Federer, ma il 1969 di Laver rimane davanti? La storia ci dice di sì, ma tutti saranno d’accordo? Ai posteri l’ardua sentenza.