Coppa Davis 1920: l’inizio del dominio USA guidato da Bill Tilden
Turni preliminari
Nel 1920 inizia un dominio che mai si era visto del corso della storia del tennis: Bill Tilden guida i suoi al primo trionfo in Coppa Davis e lo fa in maniera perentoria spazzando via i detentori del titolo dell’Australia (o meglio Australasia) che devono cedere allo strapotere di Little e Big Bill. Gli americani vinceranno 7 coppe consecutive stabilendo uno dei record imbattibili non solo del tennis, ma dello sport in generale. L’anno precedente gli USA non si erano presentati, ma nel 1920 decisero di scendere in campo consapevoli di poter portare la Davis Cup nel luogo dove era nata. Il cammino verso il challenge round è netto, ma incontrano Nazionali molto inferiori dal punto di vista tecnico. La Francia schiera André Gobert e William Laurentz, due tennisti che oggi definiremo “terraioli” che sull’erba di Eastbourne non possono nulla contro gli USA particolarmente abituati a giocare su questa superficie. Lo stesso vale per la Gran Bretagna che non ha più grandi campioni tra le sue fila e terminata la grande epopea dei fratelli Doherty devono convocare James Parke e Algernon Kingscote che rimediano un severo 5-0 sull’erba di Wimbledon.
Challenge Round
Il Challenge Round è in programma per la fine dell’anno e si giocherà al Domain Cricket Club di Auckland in Nuova Zelanda (ricordiamo che nel 1920 l’Australia e la Nuova Zelanda parteciparono sotto la stessa egida). Le convocazioni per l’Australia sono presto fatte: il singolarista numero 1 è Gerald Patterson vincitore a Wimbledon nel 1919 e detentore perdente del challenge round nel Torneo di Wimbledon perso proprio contro Bill Tilden. La seconda scelta cade su Norman Brookes, il veterano del gruppo con i suoi 43 anni che aveva già in bacheca 6 Davis ed era stato grande protagonista della Coppa formando l’invicibile coppia con Tony Wilding scomparso durante la Prima Guerra Mondiale. Il terzo della compagine aussie è il giovane Pat O’Hara Wood campione in carica degli Australasian Championships. Per il doppio sono scelti Patterson e Brookes preferiti a Pat O’Hara Wood e Ronald Victor Thomas nonostante la sconfitta patita dai primi a Wimbledon l’anno precedente.
Il quartetto USA è formato da: Bill Tilden di Philadelphia, Bill Johnston di San Francisco, Watson Washburn di New York e Samuel Hardy di Chicago. Dando un’occhiata ad un ranking pubblicato su un giornale dell’epoca non sembra esserci spazio per gli australiani: Tilden è l’indiscusso numero 1, Johnston il 2 e Washburn il numero 5. Tutti gli altri fuori dalla top 10. Così oltre all’invincibile prima linea ci sono Watson, che potrebbe subentrare in caso di necessità, e Hardy il veterano del gruppo e vero guru dello formazione che fa le feci del capitano.
Passate le festività natalizie il sorteggio viene effettuato il 27 dicembre: nel primo singolare si affronteranno Bill Tilden e Norman Brookes, nel secondo Gerald Patterson e Bill Johnston. Le 2 coppie americane e australiane si sarebbero incontrate nel doppio il giorno seguente e nell’ultima giornata sarebbero ruotati gli accoppiamenti. Il tempo al momento del sorteggio è soleggiato, ideale per giocare a tennis, ma nei giorni successivi stava per cambiare.
Nella prima giornata è protagonista la pioggia che fa slittare l’inizio della tenzone: troppo battente per giocare e dopo che era cessata i campi in erba erano inzuppati di acqua e non si era riusciti a drenare l’acqua, così si decide per il rinvio al giorno successivo.
Quando il 30 dicembre finalmente inizia la competizione gli americani fanno vedere di che pasta sono fatti e tutti i pronostici della vigilia sono rispettati: troppo superiore la compagine USA contro un’Australia ormai priva del suo grande protagonista Anthony Wilding e con Brookes ormai troppo vecchio per esprimere il suo migliore gioco. Un primo sentore di come sarebbero andate le cose si era già avuto sia a Wimbledon che agli U.S. National: ai Championships era uscito vittorioso Tilden, alla sua prima partecipazione, che aveva battuto Patterson arrivato al challenge round da detentore del titolo quindi completamente riposato mentre Bill aveva dovuto affrontare 7 partite al meglio dei 5 set per arrivare alla sfida per la coppa e nonostante tutto era riuscito a vincere per 2–6, 6–3, 6–2, 6–4. Mentre al West Side Tennis Club di Forest Hills Tilden aveva trionfato in finale proprio contro Johnston per 6-1 1-6 7-5 5-7 6-3.
Primo giorno
Bill Tilden b. Norman Brookes 10-8, 6-4, 1-6, 6-4
I campi sono molto pesanti a causa della pioggia dei giorni precedenti ma quando scendono in campo i giocatori c’è un sole cocente, l’ideale per giocare a tennis. Il fisico di Brookes non è quello di una volta e i suoi spostamenti non sono certo quelli di un giovincello a differenza del campione del mondo Tilden che sembra essere in perfetto agio in quel di Auckland. L’Australia però conta sull’esperienza di Brookes. Il primo set è molto combattuto ma alla fine Norman cede per 10-8, 6-4, 1-6, 6-4. Bill serve per primo e il set segue i servizi fino al 3 pari. Brookes ottiene il break nel 7° gioco e tiene il suo servizio e così si porta avanti 5-3. Bill non ci sta e si riprende subito il break e tiene anche lui il servizio riportando tutto in parità. L’americano ha un attimo di smarrimento e Brookes ne approfitta togliendo nuovamente il servizio al suo avversario, ma quando è il momento di confermare il break spreca malamente e restituisce il favore a Bill che si fa ingolosire e così strappa il servizio all’australiano sull’8 pari, ottiene il suo e chiude il primo parziale. Il secondo set è molto combattuto, ma stavolta Norman non riesce mai a brekkare e Tilden ne approfitta ottenendo l’unico break del parziale sul 5-4 e così si porta sul 2 a 0. L’ultimo game è esemplificativo e testimonia la straordinaria potenza del giocatore di Philadelphia anche in risposta, troppa per poter essere retta dall’avversario più vecchio. Nel terzo set Brookes sembra evidentemente affaticato e sta quasi sul punto di cedere, ma dopo aver perso il primo game mette in mostra un grande tennis che fa impazzire il pubblico che si alza per applaudire il suo beniamino; pubblico molto corretto che non lesina lodi per l’avversario quando questi mostra dei colpi non ordinari, così Brookes chiude per 6 giochi a 1 e accorcia nel conto dei set. Norman sembra quasi inarrestabile e nel quarto parziale si porta subito avanti 3-0 portando a 9 la striscia di game vinti consecutivamente, qui però esce un grande Tilden che neutralizza i dropshot dell’avversario e vince facilmente 4 game consecutivi, continua indisturbato il suo magnifico show e chiude set e match portando il primo punto agli USA. Analizzando attentamente il match si nota chiaramente che Tilden ha quasi la stessa efficacia sia con la prima che con la seconda. Brookes si è tenuto a galla con le sue volèe che non necessitano di grandi doti fisiche, ma è stato deficitario al servizio per colpa anche di un Tilden molto efficace in risposta. Il match è durato complessivamente 2 ore e 15 minuti inclusi gli intervalli di 7 minuti tra i set. Il pubblico è stato particolarmente corretto anche se c’è da evidenziare un piccolo episodio di stizza di Brookes che ha lanciato la palla verso i suoi tifosi dopo un suo errore, ma nulla di particolarmente eclatante.
Bill Johnston b. Gerald Patterson 6-3 6-1 6-1
Nel secondo match di giornata l’ex campione degli US National ha dato una grande dimostrazione di forza spazzando via il giovane Patterson inerme di fronte alla netta superiorità dello statunitense. Johnston insiste molto sul rovescio dell’avversario che cerca di contrastrare con delle volèe ma presto viene annullato dalla velocità fulminante dello statunitense. Nonostante questa netta superiorità Patterson porta a casa 3 game. Nel secondo parziale è chiaro che Little Bill abbia preso le misure al suo avversario e, a suo piacimento, fa il buono e cattivo tempo. Perso il primo game vince i rimanenti 6 con estrema facilità e annulla facilmente le volèe che gli piovono addosso. Il terzo e ultimo parziale è una formalità e così gli USA dopo la prima giornata si portano sul 2-0 ipotecando di fatto il trofeo. Le speranze per gli australiani sono riposte nel doppio vincitore l’anno precedente agli US National contro la coppia formata da Bill Tilden e Vincent Richards.
Il doppio
Bill Johnston / Bill Tilden b. Norman Brookes / Gerald Patterson 4-6 6-4 6-0 6-4
Dopo appena 2 giornate la Coppa viene assegnata. Gli USA vincono il doppio e conquistano la loro 4a coppa della storia strappandola all’Australia vincitrice in 6 occasioni avvicinadonsi alle Isole Britanniche ferme a 5. Il cielo di Auckland è terso e tipico di un’estate australe. La partita di doppio all’inizio si era messa bene per la compagine aussie che aveva vinto il primo set per 6 giochi a 4, ma con il passare del tempo lo strapotere USA visto negli incontri di singolare si evidenzia anche nel doppio. Brookes e Patterson tentano una difesa disperata ma Tilden e Johnston sono di un’altra categoria e lo dimostrano già a partire dal secondo set. Nel primo parziale a farla da padrone è il servizio dove Brookes dimostra di essere un grande server. Il 9° gioco mostra qualche segno di debolezza da parte degli australiani non realizzando neanche un punto, ma si riprendono subito vincendo il 10° gioco e così anche il set. A mettersi in mostra maggiormente è Patterson che si rivela in splendida forma, molto più della giornata precedente a differenza di Brookes che appare molto opaco e stanco, così come Johnston, lento e non capace di concretizzare i punti importanti del match. Nel 2° set le piccole incertezze USA vengono meno e Johnston prende le redini della situazione e sul 3 pari aussie gli USA ottengono il break e vincono i 2 turni di battuta successivi. La voleè di Johnston è brillante ed efficace, mentre quella di Brookes è irregolare. E si va sull’1 pari. Nel terzo set Little Bill non perde nessun punto e insieme a Tilden mette in mostra il suo show con Patterson e Brookes inermi con la volèe che non vuole entrare e con errori gratuiti che fioccano a dismisura, gli USA non perdono nessun game e il set si chiude con una volèe di Patterson che si infrange nella rete. Nel quarto parziale gli USA si assicurano un buon vantaggio iniziale brekkando quando Gerard era al servizio. Tilden perde il suo servizio, ma subito Patterson gli restituisce il favore. Così gli USA si portano in vantaggio per 3-2. Brookes finalmente ottiene un servizio a zero e il pubblico molto desolato accenna un timido applauso di incoraggiamento per i suoi. Johnston è praticamente perfetto quanto tocca a lui battere, non fa altrettanto Brookes che perde la battuta consegnando così la coppa agli USA. La reazione alla vittoria dei 2 Bill è molto contenuta e si limitano ad andare a rete per stringere la mano ai loro avversari.
Quello che emerge da questo rubber è un Johnston straripante che ha saputo usare la sua straordinaria forza al servizio, di contro Brookes non ha saputo mettere in mostra la sua capacità di volleare che lo ha sempre contraddistinto. Tilden non ha brillato particolarmente, apparso molto spesso fuori posizione, ma è bastato per arrivare al successo.
Terza giornata
Bill Johnston b. Norman Brookes 5-7 7-5 6-3 6-3
Bill Tilden b. Gerald Patterson 5-7 6-2 6-3 6-3
L’ultima giornata dopo l’assegnazione della coppa, diventa pura “esibizione”, ma nonostante tutto i giocatori ci tengono a fare bella figura e gli spettatori non mancano. A differenza di oggi in cui i dead rubbers diventano solo delle esibizioni di basso livello giocate con il 2 su 3, o ancora peggio non vengono giocati, negli anni in cui la Davis era il torneo più importante dell’anno tutte le sfide avevano il loro peso soprattutto per determinare il ranking di fine anno in cui non essendoci tanti tornei in cui i migliori del mondo potevano confrontarsi la Coppa Davis rimaneva l’unico luogo per districare gli ex aequo.
L’impegno dei giocatori sul campo è massimo e gli USA vogliono dimostrare di essere la prima potenza mondiale del tennis e non fanno sconti ai già sconfitti australiani, portano a casa altri 2 punti e il 5-0 è servito. il 43enne Brookes, come era successo nella prima giornata, mostra tutti i suoi limiti dovuti all’età e Johnston questa volta sembra essere molto più forte dello stesso Tilden. Norman viene passato molto frequentemente ma di contro mette a segno molti ace. Nonostante la netta supremazia americana il secondo set tra Little Bill e Brookes arride allo aussie che riesce a contrastare l’avversario spingendosi fino al 5-2 dopo aver vinto il primo parziale per 7 giochi a 5, da qui in avanti Johnston inizia a salire con il gioco e Brookes cambia convincendo l’avversario a scendere a rete con la speranza di poterlo passare, ma l’australiano comincia a sbagliare soprattutto con il proprio servizio commettendo diversi doppi falli mentre lo statunitense non ne commetterà nessuno in tutto il match. Nel terzo e quarto set i gratuiti di Brookes si fanno sempre più numerosi e anche gli errori forzati non mancano sempre provocati dalla velocità notevole dei colpi dell’avversario in grande spolvero. Brookes si arrocca a fondo campo con la speranza di avere la supremazia ma è tutto inutile il match si chiude con il punteggio di 5-7 7-5 6-3 6-3 dimostrando che l’MVP (most valuable player) di questo challenge round è stato sicuramente Bill Johnston.
Nel quinto e ultimo match della sfida Patterson mette in seria difficoltà Tilden ma, nonostante una strenua resistenza, anche lui deve capitolare. Il primo parziale è appannaggio dello aussie che insiste prepotentemente sul rovescio di Bill e subito scende a rete per chiudere la volèe, così si ritrova avanti 1 a 0. Patterson però brucia presto la benzina e deve cedere alla distanza. Lo statunitense inizia a rispondere benissimo e non ci sono più chance per Gerald. Da lì in poi sarà tutto in discesa per gli USA Tilden chiude per 5-7 6-2 6-3 6-3 e dimostra ancora una volta di essere lui il numero 1 del mondo.