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Nascita e caduta di un impero: Bjorn Borg, la caduta

Dopo le puntate su Rod Laver e Jimmy Connors ritorna la raccolta degli articoli riguardanti la nascita e fine di un impero, di un dominio. Questa volta la scena spetta a Borg. L’analisi si dividerà in 2 parti, una per la nascita, una per la fine. In questa parte si parlerà della fine del suo dominio…

A inizio 1979 non si presenta al Masters di fine anno che viene vinto proprio da Mac, il ranking ATP per il 1978 premia Jimmy Connors, ma tutti sanno che il vero numero 1 è Borg, con 3 finali Slam pesanti di cui 2 vinte. Connors è stato bravo ad accumulare punti negli altri tornei che avevano un punteggio di poco inferiore agli Slam, ma tutti gli esperti non possono che dare la corona a Bjorn.

La certificazione ATP arriverà ad aprile tutto frutto di un calcolo un po’ approssimativo che invece di considerare i tornei più importanti come oggi si faceva una media, per cui addirittura un trionfo in un torneo minore di faceva perdere punti per non parlare di una sconfitta al primo turno che declassava allo stesso modo punti Slam e punti ottenuti nei tornei minori. Così la vittoria a Richmond serve a poco e la sconfitta al primo turno contro Bruce Manson a Rancho Mirage (oggi Indian Wells) è sanguinosa. New Orleans è terreno di scattato se non fosse per Mac che ancora una volta gli mette il bastone tra ruote. In semifinale arriva il 2° atto della super-sfida e John riesce a salvare anche match point nella semifinale. Un match point essenziale in ottica H2H visto che i 2 sono sull’11 pari e poteva essere proprio la sfida in Louisiana a fare pendere la bilancia da una parte piuttosto che l’altra.

In Europa arrivano prima le vittorie a Rotterdam e poi a Monte Carlo per continuare poi anche a Las Vegas nel super evento da $250,000 con annessa vittoria in finale contro Connors. Le WCT Finals non sono ancora estinte e Mac non manca occasione di fare sentire il peso della sua personalità anche nel 3 su 5 con la vittoria in finale proprio con Borg per 7-5 4-6 6-2 7-6. In preparazione al Roland Garros si presenta al torneo di Amburgo ma questa volta è una gamba a giocare un brutto scherzo e così come era successo con Manson si registra un altro clamoroso upset e questa volta a fare da mattatore, anche se con meno enfasi di Bruce, è Eliot Teltscher. A causa di questo ritiro Borg perde la leadership del ranking ATP, ma la riproverà più avanti.

Si presenta al Roland Garros da favorito e vince, ma quest’anno non è così dominante come lo era stato l’anno precedente e l’infortunio che ha patito in Germania si fa sentire. Addirittura durante la manifestazione si era paventata la possibilità di un suo ritiro ma per fortuna l’allarme rientra e la sorpresa Victor Pecci non può far altro che strappare un set al tiebreak al dominatore svedese.

La condizione non ottimale non si recupera in pochi giorni e la vicinanza al Roland Garros di Wimbledon non aiuta di certo Borg che è chiamato dall’impresa. A Londra non è brillante come ci si aspetterebbe ne è testimone il secondo turno in cui si trova sotto 2 set a 1 contro Amritraj. Dopo aver battuto piuttosto nettamente Connors in semifinale tutto sembra apparecchiato per il 4° successo consecutivo nello Slam britannico, ma Roscoe Tanner non ci sta. Il suo servizio mancino è micidiale e farà soffrire non poco il campione svedese che anche in questa circostanza si ritrova sotto 2 set a 1, ma riesce a recuperare e a vince per 6-7, 6-1, 3-6, 6-3, 6-4.

La striscia positiva continua anche sulla terra battuta di casa a Bastad, ma l’appuntamento più importante è quello degli US Open e Borg non nasconde il suo sogno di poter vincere a New York per poi completare il Grande Slam agli Australian Open postati a fine stagione. In preparazione di Flushing Meadows si reca in Canada dove hanno installato lo stesso cemento dello Slam newyorkese e si prende la rivincita contro Bruce Mason ma deve patire un’altra sconfitta contro John McEnroe in finale. Ancora una volta la campagna nella Grande Mela si rivelerà nefasta, ma questa volta non ci sono scuse. La sconfitta contro Roscoe Tanner non ha attenuanti e ancora una volta viene certificata l’avversione per i mancini che faranno penare non poco Borg.

Non c’è tempo per recriminazioni o frustrazioni. Si gioca la Davis e segnaliamo una sfida che allora passò quasi inosservata ma questa metteva di fronte 2 leggende di questo sport. Dall’altra parte della rete a giocare per la Cecoslovacchia c’è Ivan Lendl battuto in 3 set, ma sentiremo parlare più avanti anche di lui (e molto spesso).

I tornei di Palermo e Marbella corrono via veloci e aggiungono in bacheca altri 2 trofei. E in più come le offerte al supermercato aggiungiamo la vittoria al World Star Challenge di Rotterdam con un grande fied ma non facente parte del Grand Prix. La striscia di vittorie si interrompe a Basilea ma viene presto riscattata dalla vittoria nel $300,000 di Tokyo che era una dei migliori tornei del circuito appena sotto i tornei della Triple Crown. Ci sarebbe da registrare un altro trionfo in una esibizione che tanto esibizione non è, ossia quella di Montreal nella WCT Challenge Cup dove sconfigge in finale Connors in 4 set. Ma l’appuntamento clou che chiude la stagione è il Masters di New York e finalmente Borg riesce a vincere anche questo prestigioso torneo chiudendo una splendida stagione che complessivamente (ossia considerando il Grand Prix e le esibizione) conta 109 vittorie e solo 9 sconfitte. Per la prima volta Borg è eletto giocatore dell’anno all’unanimità…e ci mancherebbe.

Se il 1979 era stato un anno di dominio il 1980 è ancora superiore. Finalmente Borg ha capito essere il numero 1 del mondo e gli altri sono anni luce lontani da lui, per questo motivo decide di giocare in maniera oculata senza aggiungere tornei “inutili” alla stagione e con un solo chiaro obiettivo: il Grande Slam. Le sconfitte saranno poche, pochissime, alcune ininfluenti, alcune poco gravi, una sanguinosa. Ma andiamo per ordine.

I primi successi arrivano subito: il primo è quello del Pepsi Grand Slam cui non poteva mancare avendo vinto 2 Slam l’anno precedente. Non concede nulla ai suoi avversari anche se avrebbe potuto al WCT Invitational di Salisbury, in cui vince il round robin con 5 vittorie e 0 sconfitte cui si aggiunge il successo in finale contro Amritraj. Lo svedese si concede anche il lusso di giocare un’esibizione a Buenos Aires contro Vilas dove vince in 3 set. E’ solo un antipasto di quello che avrebbe fatto sulla terra battuta perché quando arriva in Europa è devastante: a Nizza vince battendo in finale Manuel Orantes per 6-2 6-0 6-1 e a Monte Carlo non lascia scampo a Vilas demolito per 6-1 6-0 6-2. C’è tempo anche per volare a Las Vegas e vincere il $300,000 (cifra spaziale) giocato sul cemento. Prima del Roland Garros decide di giocare per la Svezia nella Nations Cup ed è qui che rimedia la prima sconfitta stagionale, poco grave, ma sempre una sconfitta. A batterlo è Vilas che difende i colori dell’Argentina.

Al Roland Garros, dopo il piccolo appannamento del 1979, ritorna la versione monstre del 1978. Non perde nessun set come 2 anni prima e nessuno arriva a collezionare più di 4 giochi in un set contro di lui. I bagel dati saranno 4, numero che certifica un torneo senza storie. Borg non gioca tornei di preparazione a Wimbledon ma non disdegna la convocazione in Coppa Davis, così tra uno Slam e l’altro gioca 2 rubber contro la Germania ovviamente vinti.

La doppietta Roland Garros-Wimbledon è stata sempre considerata la più difficile, farla una volta è difficile, 2 impossibile, 3 boh. Ma il Borg visto a Parigi si presenta anche a Londra. Lascia qualche set per strada e in finale dall’altra parte della rete c’è John McEnroe. La sfida che va in scena è famosissima ed è inutile approfondirla, 5 set di spettacolo puro e Il Tiebreak per eccellenza. Bjorn porta a casa il suo 5° titolo ai Championships stabilendo un record che solo Federer avrebbe eguagliato nel 2007.

Per preparare lo US Open decide ancora una volta di andare in Canada. Qui Borg è un po’ incauto perché nonostante delle avvisaglie continua il torneo fino alla finale dove però è costretto al ritiro, anche Mac sentiva qualche dolorino ed era stato più accorto del rivale e aveva lasciato subito il torneo, una decisione che si rivelerà determinante. Determinante perché agli US Open si rinnova l’appuntamento con la storia per l’orso svedese. Arriva in finale a fatica con 2 five setter nei quarti e semifinale ma è talmente in fiducia che sembra che nessuno possa impensierirlo. In finale si rinnova il duello con McEnroe e anche questa volta si gioca una partita memorabile. Ma più che il risultato finale che ancora una volta penalizza Bjorn è quella chiamata dubbia sul 3 pari del 5° set che entra nella storia. Una chiamata dubbia che manda ai pazzi Borg che commette 2 doppi falli consegnandosi all’americano. Non sarà la sua ultima occasione per vincere a New York, ma questa è stata la più ghiotta e quella dove è stato maggiormente penalizzato.

Dopo lo Slam americano si prende un mese di pausa per tornare a Basilea. Arriva in finale perdendo 8 game in 8 set e al massimo i suoi avversari arrivano a 2 game in un parziale, ma in finale c’è quel cecoslovacco di cui abbiamo parlato prima. Lendl è un adolescente in forte ascesa e la vittoria al 5° set dopo aver subito un bagel al 4° non è casuale. Dopo la sconfitta a Tokyo contro Bill Scanlon a casa sua, a Stoccolma, si presenta l’occasione per la rivincita contro Mac che arriva puntuale in finale per 6-3 6-4, ma niente e nessuno potrà mai cancellare quella finale di Flushing Meadows.

Non avendo i 3/4 di Grande Slam in tasca non va in Australia come avrebbe sognato, ma riserva il suo ultimo show nel Masters di New York, qui si registra la 6a sconfitta dell’anno, ininfluente contro Gene Mayer. In finale si prende la rivincita e vince contro Ivan Lendl. Si chiude così un’annata straordinaria per Borg, la migliore sicuramente e ai primi posti nell’era Open. Sembra che tutto possa durare in eterno, ma non sarà così e il 1981 sarà un anno maledetto.

Il 1981 è un anno molto strano per un giocatore che fino all’anno prima aveva dominato in lungo e in largo. Il primo torneo giocato è a Toronto dove rimedia un’altra sconfitta da McEnroe. A Bruxelles rimedia una sconfitta inattesa da Rolf Gehring, numero 38 del mondo. Non c’è modo di riscattarsi neanche nelle esibizioni e a Milano deve cedere ancora a Mac che sta diventando per lui un incubo. La sconfitta al primo turno a Monte Carlo contro Pecci è pesante e per la prima volta da tanti anni a quella parte si presenta a Parigi con zeru tituli. Ma qui mette in mostra il suo ultimo capolavoro arrivando in finale senza perdere set e battendo un futuro protagonista del Roland Garros quale Ivan Lendl. E’ il suo ultimo torneo dello Slam vinto, ma nessuno lo può immaginare e Borg ha solo 25 anni.

La tragedia sportiva però si consumerà a Wimbledon. Il 6° titolo consecutivo avrebbe stabilito un record più unico che raro eguagliando quello del mitologico William Renshaw che vinse 6 trofei nei primi anni del torneo ma potendo usufruire del challenge round. Il sorpasso di Mac è nell’aria, ma non è così semplice come si possa pensare. A complicare il tabellone di Borg ci pensa Connors che si presenta in semifinale a sfidare lo svedese mentre Lendl fa la frittata nel primo turno contro il qualificato Charlie Fancutt. Risultato: la semi tra Connors e Borg è una super-partita che si conclude al 5° con il punteggio di 0-6 4-6 6-3 6-0 6-4. Mentre McEnroe arriva fresco all’atto conclusivo con una vittoria facile contro il semi-sconosciuto Rod Frawley. Borg ha la sola soddisfazione di vincere il primo set della finale, prima di cedere in 2 tiebreak e 6-4 al 4° set. È la fine di un’epoca. Si interrompono a 41 le vittorie consecutive di Borg ai Championships e dopo 46 settimane Bjorn perde la vetta della classifica ATP.

Non c’è tempo per recriminazioni e l’obiettivo numero 1 a questo punto non può essere che lo US Open. Borg va a Stoccarda per ritrovare fiducia e vince un torneo sulla terra battuta dove batte in finale Lendl. A New York non ha un tabellone facile, ma riesce comunque a farsi strada. Eliminata la sua bestia nera, Roscoe Tanner, ai quarti, vince anche contro Connors agevolmente questa volta a differenza che a Wimbledon e si presenta da favorito all’atto conclusivo contro Mac che aveva dovuto sudare più del previsto contro Vitas Gerulaitis. Lo scontro è simile a quello di Londra con Borg vincitore del primo set e perdente in 4.

Sarà l’ultimo torneo dello Slam in cui gioca Borg. La delusione per l’ennesimo fallimento a New York è pesante. Ma quello pesa maggiormente nella psiche dello svedese è la consapevolezza di non essere più il numero 1 del mondo. Lo scettro passa definitivamente a McEnroe e per Borg non deve essere stato facile: lui, abituato ad essere osannato e progettato per stare in cima, non accetta questo nuovo status e questo sarà uno dei motivi per cui non giocherà più ad alti livelli, anzi, per essere precisi non giocherà più nel circuito tradizione preferendo qualche esibizione che lo terranno lontano dai riflettori per sempre. Banali sono stati i tentativi di rientrare negli anni ’90 con la sua Donnay di legno a Monte Carlo quando ormai tutti erano passati alla grafite. Di fatto è il 1981 l’ultimo suo anno di carriera e ha solo 25 anni anni.

Perché si è concluso il dominio di Borg? Per diversi motivi: il primo lampante è la supremazia di Mac che con le vittorie a Wimbledon e US Open aveva spezzato le gambe allo svedese, un altro motivo è la psiche fragile che non accettava di essere il numero 2 del mondo, possiamo anche aggiungere dei motivi personali, ma sono solo illazioni per cui non vale la pena approfondire. In più a tutto questo si aggiunge un 1982 pazzo, dominato dall’incertezza e sconvolgimenti vari…ed ecco che mettendo insieme questi ingredienti esce fuori un cocktail letale anche per uno dei più forti di sempre.